venerdì 23 febbraio 2024

Netflix Original 173: His House


L'orrore più grande è quello che si può vedere nella vita di tutti i giorni. In un'epoca dove ormai i conflitti tra popoli nemmeno più fingono di essere per la democrazia e la giustizia e definiscono "danni collaterali" vittime di bombardamenti come i bambini, a volte è meglio rifugiarsi negli horror popolati da creature inesistenti come i fantasmi o i licantropi.
Ma l'horror non può prescindere del tutto dalla realtà ed è spesso dall'orrore che esso viene generato, come abbiamo visto in Nanny. E la stessa cosa può dirsi per His House, diretto da Remi Weekes, scritto da Remi Weekes, Felicity Evans e Tony Venables e distribuito su Netflix a partire dal 30 ottobre 2020.
Bol Majur (Sope Dirisu) e la moglie Rial (Wunmi Mosaku) riescono con fatica a fuggire dal Sudan del Sud, dove è in corso una guerra civile, e approdano in Inghilterra. Trattati con sufficienza dalle autorità governative, viene comunque garantito loro un visto, alla condizione che riescano a integrarsi nella società inglese.
Dopo che è stata assegnata loro una casa in un quartiere periferico e degradato lontano da Londra, i due devono affrontare il pregiudizio degli altri abitanti del quartiere, ma anche qualcosa di peggiore. La casa, infatti, è perseguitata da uno spirito. Uno spirito che ha inseguito i due coniugi anche in questa nazione in cui sono approdati e che vuole tormentarli facendo ricordare loro gli orrori che hanno dovuto subire.
Se pensiamo agli horror classici, questi vedevano spesso protagonisti giovani virgulti e attraenti ragazze preda del serial killer soprannaturale di turno. In un elegante quartiere americano dove l'elemento horror andava a infrangere una patina di apparente felicità oppure in un campeggio immacolato e con una natura verdeggiante.
Ma non siamo più negli anni '80 del ventesimo secolo, a quando il mondo intorno a noi era l'unico che potevamo materialmente conoscere e sperimentare. Ora gli orrori di questo mondo moderno ci colpiscono come un maglio.
Come le esperienze di coloro che fuggono da un paese in conflitto, costretti ad abbandonare le loro precedenti esistenze e ricominciare da capo in una nuova nazione, con difficoltà di integrazione e circondati dal pregiudizio (persino dai discendenti di coloro che vennero deportati secoli prima, in un'emblematica scena di questo film).
La minaccia soprannaturale che i due protagonisti devono affrontare è dunque l'incarnazione dell'orrore da cui sono fuggiti, e da cui sembra proprio non siano in grado di liberarsi, che li ha seguiti sotto diversa forma persino in un paese per ricordare loro un tragico evento di cui si sono resi responsabili.
Un diverso paese che certo ha usi e costumi molto distanti rispetto alla loro nazione di origine, ma alcuni aspetti come il degrado in cui vengono confinati, le occhiate delle persone quando i due compiono azioni di tutti i giorni come andare a fare la spesa e l'indifferenza dell'autorità di sicuro non aiutano.
Ancora una volta l'orrore della vita predomina sull'horror e forgia i due coniugi, capaci così di respingere la minaccia sovrannaturale. Hanno affrontato ben di peggio.

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