domenica 26 dicembre 2021

Netflix Original 23: Clinical


E neanche gli psichiatri riescono ad avere un attimo di pace! Tipo la sfortunata Sigourney Weaver che, oltre agli Aliens, ha affrontato pure un serial killer in Copycat - Omicidi in Serie. Oppure Annabella Sciorra, nel misconosciuto Perversione Mortale (Whispers in the Dark).
A quanto sembra puoi essere perseguitato da un assassino solo se sei una psichiatra donna, come accade anche in Clinical, film diretto da Alistair Legrand, scritto dallo stesso Legrand e da Luke Harvis e distribuito su Netflix a partire dal 13 gennaio 2017.
La dottoressa Jane Mathis (Vinessa Shaw) viene attaccata da una sua paziente, Nora Green (India Eisley), la quale la ferisce alle braccia prima di tagliarsi la gola e finire in terapia intensiva.
Due anni dopo, mentre si avvicinano le festività natalizie, Jane Mathis si è ripresa dal trauma e torna a occuparsi di pazienti con disturbi della personalità. Il primo caso che decide di affrontare è quello che riguarda Alex (Kevin Rahm), un uomo rimasto sfigurato al volto in seguito a un incidente.
Ma l'incubo di Jane Mathis sta per tornare quando qualcuno che sembra essere la rediviva Nora Green inizia a perseguitarla. Qualcuno che cerca vendetta contro di lei.
Questo film cerca di unire il thriller, genere in cui può essere inserito, con l'horror, grazie ad alcune scene in cui avvertiamo la presenza spettrale di Nora Green, pronta a colpire. E vi è anche qualche discreto jumpscare. Tanto che in alcune occasioni, per un effetto voluto, si cerca di fare commistione tra realtà e fantasia, con la seconda che va a influenzare la prima.
Fatto notare questo particolare reso in maniera buona sullo schermo, va tuttavia detto che la trama - causa in primo luogo la sua scarsità di personaggi - risulta a un certo punto del tutto prevedibile, cosicché quando arriva il colpo di scena, a meno di non essersi distratti lungo la via, non ti colpisce più di tanto.
Inoltre non sono solito fare troppo il puntiglioso sulle piccole produzioni, ma le scene ambientate in luoghi di solito affollati come gli istituti di cura, dove si vedono solo gli attori che devono recitare in quel momento e nessun'altra persona presente, nemmeno sullo sfondo, fanno capire la dimensione ridotta in cui questa pellicola naviga.
In conclusione, un'ottima partenza, ma più si va avanti più si riconoscere di avere di fronte uno di quei thriller che hai già visto più volte in passato. Almeno in questo caso non abbiamo pagato la seduta.

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