mercoledì 26 maggio 2021

Libri a caso: Sei Donne e un Libro


Dopo Il Banchiere Assassinato, il Commissario Carlo De Vincenzi - personaggio ideato da Augusto De Angelis - ritorna a indagare in Sei Donne e un Libro, pubblicato nel 1936.
Siamo ancora a Milano, nella primavera del 1926, pochi anni dopo la Marcia su Roma e l'ascesa al potere da parte di Benito Mussolini (anche se tutto ciò ovviamente non viene citato). Il Commissario De Vincenzi è incaricato di investigare sull'omicidio dello stimato medico - ed ex senatore - Ugo Magni, ritrovato morto in una libreria con le serrande chiuse.
Attorno a Magni e al suo studio medico giravano numerose persone, e tra queste sei donne, ognuna per un motivo o per l'altro rimasta affascinata dalla sua personalità. La risoluzione del caso, tuttavia, potrebbe risiedere non nelle prove o nell'esame del luogo del delitto, bensì in elementi ultraterreni e nello spiritismo, di cui la vittima era un fervente seguace. Nonché nella scomparsa di un libro che non si riesce più a ritrovare.
Questo secondo romanzo estende le premesse del primo, ampliando il mondo e le motivazioni di De Vincenzi. Se nel romanzo originario, l'azione era solo su di lui, stavolta ci si concede degli stacchi basati sul punto di vista di altri personaggi e si inizia ad approfondire una serie di personaggi secondari, appena accennati in Il Banchiere Assassinato, che assisteranno il Commissario in questa indagine e nelle successive.
Anche il personaggio di De Vincenzi subisce una piccola mutazione, pur suggerita nel primo romanzo: scopriamo che è una persona che ama leggere e acculturarsi utilizzando testi sulle più svariate materie od opere poco conosciute, inoltre conosce almeno un paio di lingue. Per risolvere il caso, a lui non interessano le prove o le deposizioni - o meglio, non gli interessano più del necessario - quanto piuttosto capire le psicologie delle persone coinvolte (le teorie di Sigmund Freud a quel tempo erano molto diffuse).
Pur rimanendo una personalità cupa, De Vincenzi non appare più così fatalista come nel primo libro e, in questa nuova opera, cerca di ampliare la sua mente e la sua prospettiva tenendo in conto anche di elementi ultraterreni e una filosofia per cui tutto ciò che appare agli occhi può non essere sufficiente a comprendere la realtà.
Questo personaggio diviene, così, meglio definito, con ogni probabilità De Angelis ne ha preso le misure da un libro all'altro, e perciò risulta più sfaccettato. Come se fosse maturato come uomo e come personaggio letterario in sé. In attesa di una nuova indagine.
Sempre affascinante, infine, leggere un romanzo con un lessico che oggi può apparire superato. Grazie a questo libro ho scoperto cos'è un "delitto di teppa".

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