martedì 13 settembre 2022

Prime Video Original 31: Antebellum


Nel suo piccolo, Jordan Peele ha fatto scuola ad altri giovani cineasti afroamericani che, seguendo in parte il suo esempio come visto in Ritrova Te Stesso, hanno impostato in questi ultimi anni dei thriller e horror rivolti sì principalmente a un pubblico afroamericano, ma perfettamente fruibili da ogni tipo di spettatore, in quanto trattano tematiche che, in un mondo globalizzato, chiunque è in grado di conoscere.
Tra questi nuovi registi emergenti vi sono anche Gerard Bush e Christopher Renz, i quali hanno esordito dirigendo e sceneggiando Antebellum, distribuito su Amazon Prime Video a partire dal 14 dicembre 2020, dopo una mancata distribuzione cinematografica causata dalla pandemia del COVID-19.
In una piantagione di cotone della Louisiana gestita da soldati confederati sudisti, gli schiavi di colore vengono maltrattati e pestati, con le donne che vengono violentate e costrette ad abortire. Una ragazza di nome Eden (Janelle Monáe), stanca di questi continui soprusi, decide infine di scappare e cerca degli alleati, anche se questo potrebbe costarle la vita.
Ma... è davvero questa la verità? O c'è qualcosa di ancora più sinistro e drammatico sotto il velo dell'illusione? Come mai la Louisiana del periodo precedente la Guerra Civile Americana presenta dei tratti che non tornano?
Le basi di questo film poggiano quasi interamente sulla rivelazione che si cela dietro lo scenario iniziale e che, se non lo si è spoilerato prima (Prime Video nella sua descrizione del film lo fa senza problemi, mille grazie), può giungere abbastanza inaspettata.
Credo che l'inesperienza dei due registi, che pure hanno dimostrato in quest'occasione un notevole mestiere e dunque possono ancora crescere, si possa notare nel fatto che - suppongo per raggiungere un minutaggio accettabile - trascini in maniera eccessiva sia la prima parte dove descrive la vita nella piantagione di cotone e le violenze subite dalla popolazione afroamericana, sia la seconda parte dove viene spiegato il background di Eden e del mondo che le ruota intorno. La terza parte, che raccoglie quanto seminato e lo porta a compimento con una notevole dose di azione, risulta invece ben fatta.
Menzione di merito a Jena Malone che, forse provata dagli Hunger Games, ritrae in modo convincente una sudista così bastarda e cattiva che vorresti attraversare lo schermo e darle due schiaffi di persona.
Il messaggio di fondo di questo film - e in ultima analisi dei due registi/sceneggiatori - è ben evidente. Anche se oggi quell'epoca di schiavismo non esiste più e si vive in una società molto diversa, più libera, ci sono ancora rischi concreti che si possa tornare a commettere gli stessi errori del passato e vi è ancora un discreto numero di persone - alcune delle quali occupanti posizioni di potere - che non permetteranno che i loro privilegi siano condivisi con altri.
Oggi si vive un differente periodo di conflitto.

4 commenti:

  1. Non averlo potuto vedere al cinema, con le belle immagini di cui questo film è pieno, è stato davvero un peccato. In generale, mi era piaciuto molto, anche se l'idea di fondo è angosciantissima e neppure troppo distante da quello che certa gente vorrebbe fare davvero.

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    1. Eh sì, una metafora nemmeno troppo sottile dell'America odierna secondo la visione dei due registi. Un punto di vista molto interessante.

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  2. È nella mia lista "da vedere", debbo sbrigarmi perché mi è sempre sembrata una pellicola degna di visione.

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