martedì 20 settembre 2022

Netflix Original 77: The Outsider


Il tema dello straniero in terra straniera risulta inevitabilmente affascinante in molti settori artistici, tra cui anche il cinema, ovviamente.
Per gli americani, l'Oriente ha spesso costituito una terra misteriosa e incantata, ma al contempo anche un luogo dove si annida la sinistra criminalità della Yakuza, come si è visto ad esempio in Black Rain - Pioggia Sporca.
Un nuovo straniero in terra straniera, con tanto di Yakuza incorporata, si ritrova in The Outsider, film diretto da Martin Zandvliet, scritto da Andrew Baldwin e distribuito su Netflix a partire dal 9 marzo 2018.
Ci troviamo nel 1954, ad Osaka. L'ex soldato Nick Lowell (Jared Leto), dopo aver passato alcuni anni in prigione, viene accolto da Kiyoshi (Tadanobu Asano), a cui aveva salvato la vita nel corso di un attentato dietro le sbarre, e introdotto nel clan Yakuza degli Shiromatsu.
L'ingresso di un gaijin in un clan giapponese suscita ovviamente sdegno e disprezzo da parte degli altri componenti, ma col tempo Nick Lowell si guadagna il loro rispetto, risultando fondamentale nel confronto con un altro clan Yakuza, quello dei Seizu. Si innamora inoltre della sorella di Kiyoshi, Miyu (Shiori Kutsuna).
Sia il tema di fondo che l'ambientazione di questo film (il Giappone post-seconda guerra mondiale, di solito poco trattato in pellicole americane) risultano interessanti, ma lo svolgimento risulta un po' zoppicante.
Del protagonista, Nick Lowell, che comunque Leto interpreta con quel giusto distacco che lo caratterizza, ci viene fornito il minimo indispensabile. Cosicché la motivazione di certe sue scelte, come l'aderire alla Yakuza senza ripensamenti o il perseguire ciecamente gli obiettivi del clan, non ricevono il necessario approfondimento, lasciandoci il dubbio che il protagonista segua quei sentieri narrativi solo perché è lì che deve andare la storia.
In senso più lato, si intuisce che Nick Lowell è in sostanza un uomo che intende essere senza passato e che non vuole farsi ritrovare da quel passato che si è lasciato alle spalle. Senza una famiglia, senza un vero scopo nella vita, si può dunque capire come mai entri a far parte del clan Shiromatsu. Alla fine questo per lui rappresenta un nuovo inizio, con una nuova "famiglia" e dei nuovi obiettivi. Ma un minimo di approfondimento non ci sarebbe stato male.
Le atmosfere "nere" della pellicola si riflettono nelle scene che la contraddistinguono, spesso caratterizzate da pioggia od oscurità. Oscurità che si solleva in quei pochi momenti di serenità.
Il film è anche un melting-pot di linguaggi, visto che alterna in maniera continua il giapponese e l'inglese (e per questo motivo non è stato doppiato in italiano, sarebbe risultato troppo confusionario). Una dimostrazione del suo voler essere poco mainstream, considerato che è il giapponese la lingua predominante.

Nessun commento:

Posta un commento