lunedì 26 maggio 2025

Netflix Original 181: L'Incredibile Storia dell'Isola delle Rose


Può accadere che vediamo pellicole, di produzione americana, basate su fatti realmente accaduti modificati a uso e consumo della macchina cinematografica, per pensare alla fine:"Queste cose solo negli Stati Uniti possono accadere".
Si potrebbe dunque pensare che la storia di un ingegnere che costruisce un'isola artificiale, la dichiara una nazione indipendente ed entra per questo in conflitto col proprio Stato sia qualcosa di prettamente americano. E invece no, tutto quello che segue è accaduto in Italia.
Una pagina un tempo poco nota del secondo dopoguerra e dell'era del boom economico riemerge in L'Incredibile Storia dell'Isola delle Rose, diretto da Sydney Sibilia, scritto da Sydney Sibilia e Francesca Manieri e distribuito su Netflix a partire dal 9 dicembre 2020.
Giorgio Rosa (Elio Germano) è un ingegnere pieno di inventiva e al tempo stesso uno spirito libero, insofferente delle troppe regole che limitano la capacità espressiva di una persona.
Dopo essersi separato dalla fidanzata Gabriella (Matilda De Angelis), Giorgio Rosa ha l'idea di creare - fuori dalle acque territoriali italiane - una piattaforma che funga da isola artificiale, dove dunque non sussistano regole di alcun tipo e possa vivere libero.
A lui si uniscono ben presto altre persone, animate dallo stesso desiderio, e in principio l'isola sembra nulla più che una divertente e insolita attrazione turistica. Ma quando quest'Isola delle Rose chiede ufficialmente alle Nazioni Unite lo status di nazione indipendente, Giorgio Rosa entrerà in conflitto con quel tremendo nemico che ha nome Democrazia Cristiana.
Certe storie sono così surreali che si fa fatica a credere siano davvero accadute, e spesso quando si fa questo pensiero non si tiene conto del contesto storico e sociale in cui suddette storie si sono svolte.
La breve epopea dell'Isola delle Rose, durata poco più di un mese da quando ha richiesto lo status di indipendenza, è anche figlia di quel preciso periodo della storia italiana. La Seconda Guerra Mondiale era ormai alle spalle, una nuova generazione era emersa sulla scena, con nuove idee (che in quell'anno esplosero con le rivolte studentesche) che non incontravano il gusto della precedente generazione e vi era un generale benessere economico che permetteva un tenore di vita migliore.
Ovviamente c'erano molte ombre dietro questo scenario da fiaba e la pellicola riesce a catturare tutte queste sfumature, altrettanto ovviamente modificando la storia e gli eventi reali per renderli più appetibili da un punto di vista cinematografico (anche se le cose più incredibili sono davvero accadute, compresa alla data odierna l'unica "dichiarazione di guerra" - molto sui generis - compiuta dallo stato italiano nel dopoguerra).
Il peana di libertà e inventiva di Giorgio Rosa mal si concilia col sentore della politica e della chiesa di stampo conservatrice dell'epoca... questi due organi lo sono sempre stati, dopotutto, a seconda della convenienza.
Luca Zingaretti e soprattutto Francesco Bentivoglio creano dei perfetti "villain", nel ruolo di alcuni storici rappresentanti della Democrazia Cristiana, la forza di maggioranza dell'epoca, di persone che non hanno capito di essere ormai fuori dalla realtà, ma rimangono disperatamente aggrappate al potere distruggendo quel buono che la società italiana aveva creato fino a quel momento.
Dopo la trilogia "americana" di Smetto Quando Voglio e prima di Mixed By Erry, Sydney Sibilia ricrea un'altra piccola pagina della storia italiana poco conosciuta. Quegli eventi per cui qualcuno potrebbe dire:"Solo negli Stati Uniti sarebbero potuti accadere".
E invece no, la società italiana è di certo piena di queste piccole storie di coraggio, di libertà e volontà che sono andate a scontrarsi contro lo status quo. Anche se in questi casi è difficile che vinca lo sfavorito, ricordare e approfondire certi eventi potrebbe allargare gli orizzonti e ridurre i confini, di spazio e mentali, che albergano nelle menti umane.

venerdì 23 maggio 2025

Netflix Original 180: Woman of the Hour


La televisione ha offerto e può offrire spezzoni e trasmissioni inquietanti. Tanto più se quelle trasmissioni hanno le loro radici nel passato e in una società, la quale cambia a ogni decennio che passa, che risulta molto diversa rispetto a quella attuale.
Tra questi momenti inquietanti vi possono essere le interviste ai serial killer, durante le quali questi assassini plurimi parlano con apparente distacco delle atrocità che hanno commesso. Tuttavia che un serial killer abbia partecipato senza problemi a un programma televisivo di intrattenimento risulta con ogni probabilità l'involontario apice del concetto di inquietudine.
Per quanto possa apparire surreale, tutto ciò è accaduto e viene descritto in Woman of the Hour, diretto da Anna Kendrick, scritto da Ian McDonald e distribuito su Netflix a partire dal 18 ottobre 2024.
Anni '70 del ventesimo secolo. Sheryl Bradshaw (Anna Kendrick) è un'attrice di basso profilo che riesce a ottenere solo incarichi poco significativi e, a parte questo, le vengono proposte solo scene di nudo.
Per farsi conoscere dal grande pubblico, la sua agente la invita a partecipare a The Dating Game/Il Gioco delle Coppie, nella speranza che questa apparizione funga da lancio pubblicitario per essere ricontattata per incarichi più prestigiosi.
Nel 1978, dunque, Sheryl partecipa al programma. Ma non può sapere che tra i suoi tre pretendenti vi è il serial killer Rodney Alcala (Daniel Zovatto), che ha già ucciso numerose donne negli ultimi sette anni. E la sua prossima vittima potrebbe essere proprio Sheryl.
Per quanto surreale, questa non è una storia di invenzione. Rodney Alcala è stato uno dei più spietati serial killer di sempre - si stima che le sue vittime siano superiori al centinaio, ma non vi è mai stata conferma al riguardo - ed effettivamente nel 1978, con già dei precedenti penali alle spalle e senza che nessuno si accorgesse di nulla, partecipò a Il Gioco delle Coppie, venendo scelto infine come compagno per un viaggio dalla partecipante, Cheryl Bradshaw.
Viaggio che poi non avvenne mai in quanto la donna, per sua fortuna, si accorse solo in un secondo momento di quanto risultasse inquietante Rodney Alcala e fece così perdere le proprie tracce.
Ecco un angolo oscuro degli anni '70, quello stesso angolo oscuro (seppur legato a una tematica differente, ma sempre avente sullo sfondo Il Gioco delle Coppie) esplorato in Confessioni di una Mente Pericolosa. Un angolo oscuro che diviene occasione per una delle ex interpreti di Twilight, anche se quella saga è ormai lontana, di fare il proprio debutto come regista e in maniera molto apprezzabile per quanto mi riguarda.
Chi ha sul groppone qualche annetto ricorderà senza problemi anche una versione italiana de Il Gioco delle Coppie, uno di quei programmi preconfezionati e in apparenza rassicuranti dell'era televisiva berlusconiana.
La puntata dello show americano in questione è ovviamente facilmente reperibile in rete - visto il clamore mediatico che aveva già prima che uscisse questo film - e, col suo tono grottesco e surreale, reso ancora più assurdo dalla presenza di una persona che sappiamo essere un serial killer, non è adattabile così come è stata concepita: troppo glamour raffazzonato, con momenti che oggi si definirebbero cringe che danno un nuovo significato al termine cringe.
Il film adotta dunque un differente approccio, poiché in ultima analisi non vuole essere una pellicola dalla perfetta aderenza storica. Prendendo spunto da questo evento, il film diventa una metafora di quello che era il trattamento riservato alle donne in certi contesti in quel decennio specifico, sì, ma di cui si vedono riflessi anche nel presente.
Nella pellicola, come nella realtà, Rodney Alcala partecipa alla trasmissione senza che si facciano dei controlli su di lui, nonostante avesse già dei precedenti penali e più volte fosse stato denunciato, senza che le autorità intervenissero.
Nella pellicola, come nella realtà, le denunce avanzate da donne nei confronti di Rodney Alcala non vengono tenute in considerazione, non vengono credute e al limite ci si prende gioco di loro.
A volte non è semplice calarsi nella visione del mondo di un'altra persona e capire che ciò che noi riteniamo assurdo, fuori dalla nostra comprensione, è in realtà qualcosa di ordinario o sconvolgente per quest'altra persona. A volte si ignorano i segnali che ci sono attorno a noi. E i mostri sono liberi di agire.

giovedì 22 maggio 2025

Netflix Original 179: I Due Papi


In circa 20 anni, tre Papi sono stati eletti dopo la scomparsa di Giovanni Paolo II, il cui pontificato è invece durato ben più di questo periodo temporale, lasciando inevitabilmente un segno.
Eppure - nel bene e nel male, ognuno faccia le dovute proporzioni secondo il proprio punto di vista - anche i successivi due Papi hanno lasciato un segno. E per qualche anno hanno messo da parte l'adagio per cui morto un Papa se ne fa un altro.
Un momento focale nell'esistenza dei due predecessori di Leone XIV viene descritto in I Due Papi (The Two Popes), diretto da Fernando Meirelles, scritto da Anthony McCarten e distribuito su Netflix a partire dal 20 dicembre 2019.
2012: Rimasto deluso dalla piega che sta prendendo la chiesa cattolica negli ultimi anni e dalla mancata condanna degli atti di pedofilia dei sacerdoti, il cardinale Jorge Bergoglio (Jonathan Pryce) medita di dimettersi e invia così formale richiesta al Vaticano.
Viene dunque contattato dalla Santa Sede e ha modo di incontrare Josef Ratzinger/Papa Benedetto XVI (Anthony Hopkins). Quella che in origine appare essere come una decisione netta e senza ripensamenti, diventa l'occasione per l'attuale e futuro papa di discutere di varie tematiche, di confrontare le loro passioni e di raccontare eventi lieti e drammatici dei rispettivi passati.
Fino a quando un'incredibile rivelazione viene svelata.
Quando pensiamo al Papa, ovvero a un capo di Stato e rappresentate massimo della Chiesa Cattolica, lo vediamo anche come una sorta di figura eterea, irraggiungibile per certi versi. Eppure personalità come Giovanni Paolo II e, appunto, Papa Francesco hanno provato a proiettare una dimensione più umana verso i propri fedeli, di fronte a un mondo che cambiava sotto i loro stessi occhi e rendeva antiquate e superate certe regole e procedure del papato e della chiesa.
Questo film, di forte impostazione teatrale, è una sorta di lungo dialogo tra i due precedenti Papi, ben sostenuto da due navigati attori, durante il quale i due si confrontano su svariati temi quali la pedofilia all'interno dei ranghi della Chiesa, la corruzione economica e la perdita di fede.
Ma discutono anche, ricollegando così i due a quella dimensione umana in cui lo spettatore può identificarsi, delle loro passioni, peraltro note e quindi non frutto di invenzione cinematografica. Quindi il calcio per padre Bergoglio e la musica per Josef Ratzinger, che si scopre anche insolito fan de Il Commissario Rex (non è una bufala). Sempre in quest'ottica non mancano momenti divertenti, come quando i due mangiano la pizza.
Tuttavia il dialogo è in particolar modo un'occasione - volta anche questa a ricondurre i due protagonisti a una dimensione umana - per aprire degli squarci nel passato dei due Papi e di chiedere ammenda per alcune azioni che hanno commesso.
Il finale è ben noto, dopotutto stiamo parlando di un evento storico, ora consegnato a un passato in cui queste due figure, un giorno o l'altro ma di sicuro non durante le nostre esistenze, potranno essere inquadrate e analizzate nel giusto contesto e col giusto distacco.

mercoledì 21 maggio 2025

Libri a caso: Delitto in Cielo


Il delitto, così come l'amore, percorre tutto il mondo. Acqua, terra e pure cielo non sono esenti da questa insolita pratica. E quando la tecnologia avanza, in qualche modo chi compie un delitto troverà il modo di approfittarne.
Nel 1903 i fratelli Wright ideano il primo aeroplano e non passa molto tempo prima che questa invenzione inizi a fruttare denaro e sia utilizzata anche per scopi bellici, in special modo nel corso della Prima Guerra Mondiale.
Trent'anni dopo questa invenzione è ormai parte integrante della società, per chi può permettersela ovviamente. E li delitto giunge anche lì con Delitto in Cielo (Death on the Clouds) di Agatha Christie, pubblicato nel 1935.
Nell'aereo che parte da Parigi e deve giungere a Croydon ci sono svariate personalità: un dentista, due archeologi, una parrucchiera, due nobildonne... e un'usuraia. Il suo nome è madame Giselle Morisot e, come intuibile, nel corso degli anni si è procurata qualche nemico.
Così, quando l'aereo è in procinto di atterrare, un assistente di volo scopre con orrore che la donna, circondata da altre persone che non si sono accorte di nulla, è stata uccisa. L'arma che si ritiene sia stata usata è davvero particolare: una cerbottana utilizzata da alcune tribù africane che ha lanciato un minuscolo dardo intriso di veleno.
Tale cerbottana viene ritrovata sotto il sedile di uno dei passeggeri del volo, un detective belga di nome Hercule Poirot, il quale diviene così il primo sospettato!
Quando si tratta di delitti avvenuti in luoghi chiusi o in uno spazio confinato ben definito, la letteratura gialla va a nozze con questo tipo di concetto. Pensiamo solo ai celebri casi degli omicidi con la porta chiusa.
La gentile Agatha Christie si era già cimentata con questo topos narrativo l'anno precedente la pubblicazione di quest'opera, grazie ad Assassinio sull'Orient Express. Qui porta ancora più all'estremo quell'idea. Tra l'altro, per quanto ho potuto vedere, poi sfruttata davvero poco (in effetti quanti omicidi possono avvenire in un aereo, più consono per scene di azione alla Mission Impossible?).
Uno spazio ancora più ristretto, un delitto che è impossibile non vedere eppure avviene all'insaputa di tutti e la consueta rosa di sospettati che in apparenza non ha nulla a che fare con la vittima. Insomma, un Orient Express trasferitosi in cielo.
E un altro elemento in comune è la presenza di Hercule Poirot e delle sue cellule grigie. Agatha Christie ormai è più che a suo agio nel descrivere gli eventi: gli esordi sono ben lontani e anche quelli erano signori esordi. E dopo aver superato alcuni tragici eventi personali, la sua vena artistica non è venuta meno.
Tornano così, o meglio non sono mai scomparse, le descrizioni alla sua impeccabile maniera delle persone coinvolte nella vicenda e soprattutto le loro eccentricità. Qualche relazione amorosa lungo la via con tanto di Poirot nel ruolo di insolito Cupido. E i consueti trucchi di prestigio narrativi.
Alla fine Agatha Christie aderisce alla celebre teoria di Edgar Allan Poe per cui qualcosa di misterioso che avviene alla luce del sole, davanti a tutti, non viene notato. Anche un delitto tra le nuvole, dove il bianco candore viene macchiato dal rosso sangue.

venerdì 16 maggio 2025

Netflix Original 178: Murder Mystery 2


Nel 2019 gli affiatati coniugi Nick Spitz e Audrey Spitz si sono ritrovati coinvolti in un insolito e caotico caso da risolvere in Murder Mystery. Tuttavia, grazie al loro affiatamento (appunto), alla capacità di saper cogliere alcuni indizi... e a molta, molta fortuna sono venuti a capo del mistero tra una battuta e una situazione comica.
Un'alchimia che ha funzionato. Non stupisce, dunque, che un sequel giunga poco tempo dopo. Ecco così Murder Mystery 2, diretto da Jeremy Garelick, scritto da James Vanderbilt e distribuito su Netflix a partire dal 31 marzo 2023.
Dopo aver brillantemente, diciamo così, risolto il loro primo caso, Nick Spitz (Adam Sandler) e Audrey Spitz (Jennifer Aniston) hanno aperto un'agenzia investigativa, ma gli affari non stanno andando affatto bene.
Un momento di distensione giunge quando un amico incontrato durante il primo caso, il Maharajah Vikram (Adeel Akhtar) li invita in India per il suo matrimonio. Ma va tutto storto quando Il Maharajah viene rapito e viene chiesto un riscatto.
Mentre alcuni omicidi vengono commessi, i principali sospettati di quanto accaduto... esatto, sì... sono ritenuti Nick e Audrey. E come se non bastasse devono anche fare i conti con un detective professionista, Connor Miller (Mark Strong), che cerca di metterli in pessima luce.
Ebbene, quando si ritiene una formula vincente si tende a ripeterla nella speranza che funzioni una seconda volta. E questo è quanto è avvenuto in questo sequel.
Le dinamiche tra i due coniugi, reminiscenti della saga dell'Hollywood vintage dell'Uomo Ombra e di certi batti e ribatti stile Woody Allen/Diane Keaton, ritornano più spumeggianti che mai (è un'iperbole la mia, si sappia). Caratterialmente diversi, ma che in questa loro diversità trovano un punto di incontro e una relazione stabile di cui il lavoro da investigatori è parte integrante.
Tutto questo viene condito, esattamente come la prima volta, con scene da commedia slapstick e con personaggi che circondano i due protagonisti che risultano se possibile più surreali di loro. Credetemi, ce ne vuole.
Il film è praticamente un susseguirsi di colpi di scena e battute, senza soluzione di continuità, come a voler lasciare lo spettatore senza fiato. Quindi stavolta non si bada troppo alla trama (certo, neanche nel primo film, ma lì la cosa era più velata), che procede lungo binari prevedibili, per dare occasione di mostrare - secondo un'ottica americana - la superiorità degli Spitz nei confronti degli europei e asiatici.
Un diversivo, rispetto ai thriller drammatici e seriosi che di solito imperversano.

mercoledì 14 maggio 2025

Libri a caso: I Medici - Una Regina al Potere


Continua la saga della famiglia Medici a opera di Matteo Strukul. Dopo Una Dinastia al Potere e Un Uomo al Potere, è giunto ora il momento di puntare i riflettori sulla prima donna di questa famiglia che ha occupato un posto molto importante nella storia, non solo italiana.
Ecco dunque il terzo capitolo, Una Regina al Potere, pubblicato da Newton Compton nel 2017.
1536: La morte improvvisa per avvelenamento di Francesco di Valois, primo in discendenza per il trono di Francia, getta nello scompiglio la nazione e il regno.
Il nuovo primo discendente diviene Enrico di Valois, il quale ha sposato un'italiana costretta a fuggire dalla propria patria: il suo nome è Caterina De' Medici.
Mentre su Caterina, delfina di Francia, si abbattono sospetti e maldicenze, lei deve fare i conti con letali intrighi di corte, un'amante del marito che non vuole saperne di farsi da parte e una presunta sterilità che potrebbe causarle l'allontanamento dalla corte. Ma in suo aiuto giunge uno degli alleati più particolari e insospettabili: il suo nome è Michel de Nostradame, ma è più noto come Nostradamus.
La struttura è ormai consolidata, si prendono gli eventi storici - nulla di quello che viene descritto è stato inventato, anche alcune cose in apparenza inverosimili - e li si plasma quel tanto che basta per adeguarli alle esigenze narrative, che hanno obiettivi diversi nei confronti dei lettori rispetto ai libri di storia, che devono essere più rigorosi e tecnicamente obiettivi.
Anche in questo caso, il periodo in questione è molto lungo: dal 1536 fino al 1589, anno della morte di Caterina De' Medici (sorry per lo spoiler).
Data questa premessa finora comune a tutti e tre i romanzi della saga, vi si operano anche due - per quanto piccoli - significativi cambiamenti.
Il primo, evidente, è che stavolta la protagonista assoluta è una donna, ovvero Caterina De' Medici. Con un diverso approccio rispetto agli eventi e agli intrighi che avevano Cosimo e Lorenzo il Magnifico, i quali potevano intervenire direttamente, essendo un periodo storico differente.
Il secondo, in principio quasi non lo si nota, è che l'azione si sposta dall'Italia alla Francia. Altra nazione focale della storia europea, e in questo caso ai livelli più alti del potere, fino a giungere al trono stesso, al centro del potere. Quindi terreno perfetto per intrighi, tradimenti e piani segreti.
La figura di Caterina De' Medici è stata per molto tempo controversa, ritenuta una delle principali fautrici di conflitti religiosi che causarono centinaia di vittime, nonché responsabile di molte altre nefandezze.
Pur non essendo stata esattamente una persona moralmente ineccepibile, un piccolo atto di revisione storica e analisi degli eventi ha inquadrato dopo secoli questa personalità in una luce diversa. Qui Matteo Strukul la ritrae come una donna, che quindi parte sfavorita già in partenza, guidata da sentimenti puri come l'amore e il rispetto, ma che eventi a lei avversi la costringono a prendere decisioni controverse. Decisioni che a un certo punto chiederanno conto alla storia e al popolo di ciò che ha fatto.
Ne esce il ritratto di una donna divisa profondamente tra luce e oscurità, tra bontà d'animo e istinto di sopravvivenza, nessuno dei quali ha il sopravvento. Una figura lacerata, come lacerata è stata la Francia in quel secolo, prima che altri uomini di potere facessero il loro ingresso nella storia.
Coprotagonista è il celebre Nostradamus, l'ideatore delle Centurie. Seppur Caterina De' Medici lo consultasse in materia di astrologia e oroscopi, in questo caso il suo ruolo per scopi narrativi viene ampliato, essendo mediaticamente più conosciuto e riconoscibile. Ma non è necessariamente un male.
Perché sapete come dice quel vecchio detto: accanto a una grande donna...

giovedì 8 maggio 2025

Italians do it better? 57: Cento Domeniche (2023)


Le cronache finanziarie e anche giudiziarie di questi ultimi anni hanno parlato anche delle difficoltà di alcune banche, causa per certi versi di varie crisi economiche, nonché di scelte aziendali errate. Scelte che però si riverberano sui clienti delle banche, che sono perlopiù consumatori, esponenti del ceto medio.
Crisi che hanno coinvolto banche di questi ultimi anni hanno riguardato il Monte dei Paschi di Siena, molto "chiacchierato" a livello mediatico, e la Banca Popolare di Vicenza, la quale invece ha proprio chiuso i battenti.
Da queste premesse parte Cento Domeniche, diretto da Antonio Albanese, scritto da Antonio Albanese e Piero Guerrera e distribuito nei cinema nel novembre 2023.
Antonio Riva (Antonio Albanese) è un umile e onesto operaio, separato, tornitore che deve andare in pensionamento anticipato per evitare guai di natura fiscale all'azienda per cui lavora.
La sua vita si ripete costante giorno dopo giorno: la partita a bocce con gli amici, l'accudire la madre malata e una relazione extraconiugale che prova invano a tenere segreta.
Questo cambia quando la figlia Emilia (Liliana Bottone) gli annuncia che si sposerà. Antonio è un uomo di vecchio stampo e vuole pagare lui tutte le spese per il matrimonio. La spesa che si prospetta però è ingente e così si reca a chiedere un prestito alla banca presso cui è cliente da sempre.
Qui, con abili parole e lusinghe, un consulente lo convince a sottoscrivere un acquisto di azioni a tutela del capitale. Ma iniziano a circolare poi strane voci: che la banca sia in difficoltà e queste siano manovre per capitalizzare sui conti dei clienti. Antonio non crede a queste voci, ma ben presto avrà modo di ricredersi.
Si può ben notare come questo sia un progetto a cui l'attore Antonio Albanese crede molto. Non solo ne é l'interprete protagonista, ma ha anche curato la regia e scritto la sceneggiatura, la prima per lui di stampo drammatico.
Ovviamente la pellicola vuole puntare i riflettori sul tema delle speculazioni bancarie ai danni dei consumatori, carpendo la loro fiducia. Problematica che ha messo in gravi difficoltà economiche molte famiglie e a cui il film è dedicato, come si legge in una dedica alla fine, e si evince anche dal titolo, che sottolinea un aspetto forse ai più ignoto che riguarda le famiglie appartenenti al ceto medio.
Partendo da questa tematica, tuttavia, l'attore descrive in maniera abile e magistrale la discesa all'inferno di un uomo umile e onesto. Un uomo umile e onesto, anche ingenuo ci mancherebbe, che lentamente vede crollare tutte le proprie certezze, di cui la banca presso cui è cliente da decenni rappresenta una delle fondamenta.
Tutti quei valori su cui il protagonista ha fondato la propria vita a uno a uno crollano, portandolo a uno scenario di depressione e rabbia descritto - seppur in termini cinematografici - in maniera non banale, soprattutto per quella che è la progressiva fase di alienazione dalla famiglia e dagli amici.
Antonio Albanese sottolinea tale discesa all'inferno con la sua recitazione, non solo vocale, ma anche col tremito delle mani, con i suoi sguardi che progressivamente perdono la luce iniziale, fino a spegnersi. Insomma, davvero un'ottima prova che questo progetto personale ha portato.
Qualcosa che di certo è difficile possa lasciare indifferenti. Perché è vero che è una tematica che non riguarda tutti noi, ma è al tempo stesso un argomento per cui dovremmo quantomeno essere sensibili e a conoscenza.

martedì 6 maggio 2025

Netflix Original 177: Cheerleader Per Sempre


Come possono mancare le cheerleader nei film ambientati nei licei/college americani? Come possono? A dire il vero, sì, possono, ma questa nota di colore - del tutto assente in molti altri istituti scolastici lungo tutto il mondo - è spesso divenuta oggetto di pellicole quali ad esempio Ragazze Nel Pallone.
Tuttavia ci sono sempre elementi originali anche in questo contesto. Come nel caso di Cheerleader Per Sempre (Senior Year), diretto da Alex Hardcastle, scritto da Andrew Knauer, Brandon Scott Jones e Arthur Pielli e distribuito su Netflix a partire dal 13 maggio 2022.
2002: Stephanie Conway (Angourie Rice) è la capo cheerleader del liceo da lei frequentato, dopo anni in cui è stata emarginata dagli altri studenti. La sua popolarità è tuttavia messa in pericolo dalla rivale Tiffany, che un giorno sabota una coreografia da lei preparata e senza volerlo la fa precipitare in coma.
Passano 20 anni: una ora trentasettenne Stephanie (Rebel Wilson) si risveglia dal coma, ma il mondo è decisamente cambiato nel frattempo. Certi termini non si utilizzano più in pubblico, i social hanno preso il sopravvento, il cheerleading è ridotto ad attività di secondo piano e il nuovo idolo del college è ora la figlia di Tiffany.
Ma c'è una cosa che Stephanie può fare, qualcosa che le è stato sottratto venti anni prima. Finire gli studi, diplomarsi e ritornare ad essere la studentessa più popolare vincendo il titolo di reginetta del ballo.
Fin dai tempi di John Hughes, che ha "canonizzato" questo specifico genere cinematografico, i film ambientati al liceo si configurano come il riscatto degli ultimi. I nerd, gli "sfigati", quelli attraversati con un rullo compressore dalla vita qui trovano la rivincita. Una rivincita che spesso manca nella realtà.
Anche se qui stavolta si prova un po' a rimescolare le carte. Nel senso che la protagonista è sì popolare, ma dopo aver modellato sé stessa come tale, vestendosi in un certo modo e frequentando certe persone, immaginandosi un futuro mondo perfetto per lei, all'americana (quindi villone, piscina e marito ricco).
Il tutto, però, a discapito degli amici veri che non la giudicavano per ciò che era e per i suoi difetti e mettendo da parte la sua vera natura per indossare una maschera sociale.
In tutto questo il coma, che costituisce solo un pretesto narrativo in fondo (non ne verranno mai davvero analizzate le conseguenze e le responsabilità), arriva per dare alla protagonista un nuovo starting point.
Si gioca ovviamente molto con l'ironia e la comicità dovuta allo "shock culturale" dei venti anni perduti con varie battute sulla cultura pop e qualche easter egg, puntando infine a far riscoprire alla protagonista la sua vera identità.
Identità che chiaramente passa da un chiaro e scontato messaggio morale di essere sé stessi, di stare accanto agli amici veri e non quelli che stanno accanto a te per convenienza e non aver paura a fallire, poiché ci sarà sempre una seconda occasione.
Inoltre mi sembra che si metta abbastanza alla berlina chi sfrutta termini come "woke" solo per obiettivi personali e non perché creda davvero in quello che dice: è solo una parola per riempire un vuoto esistenziale, in fondo. Riempire invano.
A chi piace questo tipo di narrazione e di messaggio, credo potrà apprezzare questa pellicola e una comicità che non è mai davvero cattiva, al limite talvolta un po' sopra le righe. Ora, se però non vi dispiace, vado a rivedermi le coreografie di Kirsten Dunst ed Eliza Dushku.