1986: Viene pubblicato Doppio Inganno (The Bourne Supremacy), il secondo romanzo della trilogia originaria dedicata a Jason Bourne, scritto da Robert Ludlum, che fa da seguito a Un Nome Senza Volto (The Bourne Identity) del 1980.
Jason Bourne ora ricorda qual è il suo vero nome, David Webb, e ha recuperato, grazie all'aiuto dello psichiatra Morris Panov, buona parte delle memorie del suo passato da spia. In pace, ora insegna filosofia orientale presso un'università del Maine e vive insieme alla sua nuova compagna Marie St. Jacques.
Il passato torna a tormentarlo quando un sicario, che adotta il suo stesso alias di Jason Bourne, inizia a rendersi responsabile di omicidi di stampo politico in Cina, guidato dal fanatico nazionalista Sheng Chou Yang, e Marie viene rapita.
Minacciando un agente governativo, Alexander Conklin, David Webb riesce ad apprendere che Marie si trova prigioniera a Hong Kong e si reca lì. Il tutto è in realtà un elaborato piano di una frangia dei servizi segreti volto a far riemergere la personalità di Jason Bourne, per portarlo a fargli uccidere Sheng Chou Yang.
Dopo aver ritrovato Marie, Webb si allea con un altro agente governativo, Edward McAllister, e riesce ad ammazzare sia Sheng che il Jason Bourne impostore, per poi recarsi alle Hawaii insieme a Marie per trovare pace, ora consapevole che la personalità oscura di Jason Bourne sarà sempre presente accanto a lui.
La trilogia originaria si conclude nel 1990 con Il Ritorno dello Sciacallo (The Bourne Ultimatum) e anche questo seguito diviene oggetto di un adattamento cinematografico.
Robert Ludlum non riesce sfortunatamente a vedere la sua creatura portata sul grande schermo, morendo nel marzo 2001, mentre invece The Bourne Identity viene distribuito nel giugno 2002.
Una pellicola che ha vissuto una tormentata e quasi disastrosa storia produttiva, tanto che all'epoca della sua uscita tutti, a partire da Matt Damon, sono convinti che sarà un disastro in termini di incasso e non ci sarà quindi alcun seguito - infatti la pellicola non lascia alcun punto in sospeso.
Quando invece, contro ogni previsione, The Bourne Identity si rivela un grande successo, la Universal si rende conto di avere tra le proprie mani un James Bond dal taglio più realistico e mette subito in cantiere un sequel.
Viene tuttavia identificato un capro espiatorio per il disastro produttivo della precedente pellicola, il regista Doug Liman, che viene perciò estromesso dalla regia del sequel, ma a cui viene affidato comunque un ruolo da produttore esecutivo.
Tony Gilroy viene confermato come sceneggiatore, dietro un pagamento di 3 milioni di dollari. L'esitazione iniziale svanisce dopo l'allontanamento di Liman, con cui si era più volte scontrato durante le riprese del primo film. Avendo ormai già deviato molto dal materiale originario, Gilroy può solo prendere alcuni spunti dal romanzo di Robert Ludlum e adattarlo al muovo scenario creato da lui e Liman. Dietro richiesta della Universal, Gilroy fa sì che anche la storia di questo film non lasci punti in sospeso, poiché non è nei piani la produzione di una terza pellicola.
In cerca di un nuovo regista, lo stesso Gilroy suggerisce il nome di un altro professionista proveniente dalle produzioni indipendenti, Paul Greengrass, di cui ha apprezzato un film da lui diretto, Bloody Sunday. Il consiglio viene accettato dal produttore Frank Marshall.
In una prima stesura della sceneggiatura, parte della storia è ambientata in Unione Sovietica - ormai caduta da diversi anni - e il personaggio di Marie, che qui viene uccisa da Kirill e non sopravvive, a differenza del romanzo, diviene vittima di un incidente causato dall'autista di un autobus. Jason Bourne, preda dell'ira, tenta di uccidere l'autista del mezzo, ma viene arrestato e rinchiuso in una prigione indiana. Qui rischia la vita, ma trova anche dei preziosi alleati, prima di riuscire a fuggire e andare alla caccia di Kirill.
Il risultato finale non è del tutto gradito a Greengrass, che richiede dunque una riscrittura. Non venendo accontentato nonostante numerose promesse in tal senso, a poco più di una settimana dall'inizio delle riprese il regista contatta lo sceneggiatore Brian Helgeland perché lo aiuti in tal senso. I due passano quattro interi giorni a riscrivere il copione di Gilroy, mentre il giorno successivo Greengrass ha una lunga riunione coi produttori. Buona parte del materiale scritto da Helgeland viene rigettato, ma Greengrass riesce comunque a far tenere le parti che gli interessano di più. Per questo motivo, Helgeland non viene accreditato come uno degli sceneggiatori ufficiali.
Le riprese iniziano nel mese di novembre 2003, tenendosi in Germania, Russia e India. Durante la scena di un interrogatorio, mal calcolando gli spazi e la sua manovra d'azione, Matt Damon manda davvero KO con un pugno l'attore Tim Griffin, procurandogli anche una microfrattura al setto nasale. Una volta ripresosi, Griffin afferma di essere contento che il tutto sia stato ripreso. La scena, opportunamente montata, rimane nella versione finale.
In origine, la pellicola si conclude con l'uccisione di Kirill e le scuse di Bourne alla figlia di Neski, una delle sue prime vittime, ma molti ritengono che non abbia un impatto adeguato come epilogo. Tuttavia, possibilità di girare altre scene paiono svanire poiché Matt Damon al termine delle riprese è subito coinvolto nella produzione di Ocean's Twelve del suo amico George Clooney.
Sul set l'attore ha un colloquio con lo sceneggiatore George Nolfi e i due, durante una pausa pranzo, concepiscono un nuovo finale - la telefonata di Jason Bourne a Pamela Landy, durante la quale Bourne viene infine a conoscenza del suo vero nome. Anche se quest'unica ripresa aggiuntiva viene a costare duecentomila dollari e mancano appena due settimane all'uscita ufficiale del film, Matt Damon si allontana per un giorno dal set di Ocean's Twelve e si reca a Manhattan, dove la scena viene girata.
The Bourne Supremacy viene distribuito nei cinema americani a partire dal 23 luglio 2004. A fronte di un budget di 75 milioni di dollari, la pellicola arriva infine a incassare a livello internazionale poco più di 290 milioni di dollari, una somma persino superiore a quella conseguita col primo film.
Le avventure di Jason Bourne non sono ancora finite, c'è un ultimo romanzo che può fungere da ispirazione e sarà proprio la scena finale concepita da Damon e Nolfi la base di partenza... ma questa è un'altra storia.
Nessun commento:
Posta un commento