Spesso ci si pone la domanda:"Ma come mai i supereroi, con tutti i loro poteri, non si sforzano di risolvere i grandi problemi del mondo?". Per The Authority, di Warren Ellis e Mark Millar, la risposta è che questi supereroi di stampo classico sono "figli" di un preciso status quo e che quindi, in quanto tali, non intendono modificarlo. Sarà davvero così?
Paul Dini e Alex Ross, tramite l'one-shot Superman: Pace in Terra (Superman: Peace on Earth) pubblicato nel 1998 - pochi mesi prima dell'esordio di The Authority - offrono un punto di vista differente. Qui il protagonista è il più potente dei supereroi, Superman: nemmeno lui, capace di ogni impresa possibile, è in grado di risolvere i problemi nel mondo?
Dini e Ross lo mettono di fronte a un problema cardine: la fame nel mondo. Superman stesso riconosce di non essere stato proattivo nei confronti di alcune problematiche e decide di cambiare strategia. Partendo appunto dal problema della carestia.
Superman ha immensi poteri, ha l'appoggio di molti governi, è benvoluto dalla popolazione di tutto il mondo... eppure alla fine ammette a sé stesso e agli altri di aver fallito in questa impresa. Come mai? La risposta di Dini e Ross forse non è delle più confortanti: ci sono problemi che neanche Superman - o comunque un uomo solo - è in grado di risolvere.
Anche nella sua ricerca del bene assoluto, l'eroe incontra il male assoluto: gente che detiene il potere sulle persone e non vuole perderlo, signori della guerra capaci di uccidere innocenti purché la gente continui a vivere nel terrore, ma anche popolazioni che non vedranno quel problema risolto quando le scorte finiranno, poiché non hanno le infrastrutture necessarie a progredire a causa dell'economia globale. Situazioni che non si possono aggiustare con dei pugni.
Quindi Superman compie un gesto che riterremmo impensabile: si arrende. Capisce di poter fare di più non con la sua personalità superumana, ma con quella umana, come Clark Kent, insegnando agli altri quello che suo padre Jonathan insegnò a lui.
Dini e Ross infatti concludono il tutto con la morale - scontata o meno che sia - dell'uomo che deve aiutare i suoi simili, perché costoro aiutino altri uomini, in un continuo circolo virtuoso che faccia progredire tutti quanti.
La storia è e vuole essere molto dialogata e vista solo attraverso gli occhi di Superman - non c'è spazio infatti per i pensieri o le frasi di altre persone, che vengono filtrate dalle dichiarazioni dell'eroe - ma risulta comunque ben scritta, seppur in maniera inevitabile piena di un paio di scivoloni retorici.
Alex Ross dipinge un Superman maturo e provato, in contrasto con un Clark Kent più solare. La prova impossibile a cui l'eroe si sottopone ne fa emergere il carattere cupo, che si riflette nelle ombre che a volte compaiono sul suo volto o circondano l'ambiente in cui si trova. Vi è un ampio uso inoltre, come è consuetudine per questo disegnatore, di splash page e vignette doppie.
Cosa rimane dunque di questa storia, a più di vent'anni dalla sua pubblicazione? Di certo non poteva esserci una rappresentazione diversa di Superman e della sua personalità o un finale pessimista, ma quell'idea che questo status quo sia davvero impossibile da modificare oggi viene più che messo in dubbio, da The Authority e non solo.
Un po' come io che mi chiedo: perché Diabolik, per puro sfizio, non indossa maschere di papi o politici e dice cose sconvenienti? XD
RispondiEliminaMa lui è cattivo mentre Supes è buono... è il bene, e ci sta questa storia, come anche la morale.
Moz-