4 novembre 1979: Un gruppo di studenti iraniani prende possesso dell'ambasciata statunitense a Teheran. Sono così tanti che, oltre a scavalcare le mura, riescono anche a sfondare il cancello dell'ambasciata. In breve tempo conquistano l'edificio e prendono in ostaggio i componenti dello staff.
Tale atto costituisce una rivalsa nei confronti del Presidente Jimmy Carter e dell'amministrazione statunitense, che stanno ospitando l'odiato ex monarca/dittatore Mohammad Reza Shah - seppur per motivi di salute e tenendolo sotto costante sorveglianza - e si sono rifiutati di consegnarlo alla nuova reggenza guidata da Khomeini.
Cinque componenti dello staff tuttavia riescono a fuggire da una porta laterale che si affaccia direttamente sulla strada. Sono i coniugi Mark Lijek e Cora Lijek, Robert Anders, Joseph Stafford e Kathleen Stafford, anch'essi sposati. Costoro cercano rifugio presso l'ambasciata britannica, ma anche questa è sorvegliata dai manifestanti.
I cinque capiscono che non sarà possibile entrare e si rifugiano in maniera temporanea presso l'abitazione di Anders, poi presso altre strutture, prima di trovare ospitalità presso le dimore di John Sheardown, un amico di Anders, e Ken Taylor, ambasciatore canadese. A loro si unisce poco dopo Henry Lee Schatz, sfuggito anch'egli alla cattura.
La notizia delle sei persone riuscite a scampare alla rivolta giunge all'attenzione della CIA e dell'agente Antonio Joseph "Tony" Mendez. Prelevare i sei e farli fuggire sarà ancora più difficile del previsto, poiché il nuovo governo iraniano ha tagliato ogni canale diplomatico e dunque occorre una perfetta storia di copertura. E bisogna anche fare presto, perché come la notizia della fuga è giunta alla CIA, può giungere ad altri.
Ma non è così semplice trovare una storia credibile per far uscire delle persone come se nulla fosse da una nazione reduce da una rivoluzione. La prima idea è di far passare i sei come insegnanti, ma ci si accorge che tutte le scuole in lingua inglese sono state chiuse. Poi di mascherarli da nutrizionisti, ma siamo ormai a gennaio e Teheran è sommersa dalla neve, non ci sono campi coltivati o agricoltura da osservare.
Finché Tony Mendez concepisce un'idea così assurda da funzionare alla perfezione. L'agente in passato ha avuto dei contatti con alcuni rappresentanti di Hollywood e se c'è una cosa che può attirare dollari in qualsiasi nazione è il cinema. Perché allora non far passare i sei come dei rappresentanti di una casa di produzione che stanno ispezionando alcune location per un film? Sia i superiori di Mendez che la Casa Bianca approvano l'operazione, che sarà condotta in collaborazione col governo canadese, il quale fornirà i passaporti ai sei. Tutto liscio? No, serve un film ora!
Come detto, la storia di copertura deve essere credibile e prevedere tutti i dettagli per ingannare le autorità iraniane. Mendez si reca dunque a Los Angeles, dove ha un incontro con John Chambers, un mago dei trucchi di Hollywood ideatore delle orecchie di Spock e delle maschere prostetiche de Il Pianeta delle Scimmie.
In quattro giorni viene creata una falsa società di produzione, Studio Six Productions (sei come il numero degli ostaggi), con tanto di biglietti da visita e credenziali. Si trova anche uno spazio per gli uffici, un set abbandonato dalla Columbia al termine delle riprese di Sindrome Cinese, che era riservato a Michael Douglas. Tale spazio viene riempito di telefoni, scrivanie, macchine da scrivere e manifesti. La copertura è così credibile che nelle sue poche settimane di vita la Studio Six Productions riceve più di venti sceneggiature.
Per quanto riguarda il finto film da promuovere, Chambers ha già quanto serve. Qualche mese fa era stato contattato da un produttore, Barry Geller, il quale qualche anno prima aveva opzionato i diritti del romanzo di fantascienza Lord of Light di Roger Zelazny per svilupparne un lungometraggio. Geller aveva anche contattato Jack Kirby, il quale aveva realizzato molte pagine di design, e aveva tenuto nel novembre scorso una conferenza stampa in cui annunciava il progetto. Solo che poi uno dei suoi soci era stato accusato di appropriazione indebita dei fondi e il tutto era naufragato.
Tuttavia, Chambers è ancora in possesso sia della sceneggiatura, scritta da Geller stesso, che dei disegni di Kirby. Soprattutto questi ultimi, Mendez li trova perfetti per lo scopo prefisso e capaci di convincere chiunque della veridicità di questo finto progetto. Inoltre, dopo il successo di Star Wars, l'idea di un film di fantascienza, capace di portare migliaia di dollari in termini di indotto in un paese straniero, avrebbe di certo suscitato l'interesse delle autorità iraniane. Chambers e Mendez si limitano solo a modificare il titolo del film, chiamandolo Argo.
La pellicola che non sarà mai prodotta riceve addirittura una pagina di pubblicità su Variety e The Hollywood Reporter e Studio Six Productions tiene un party per la sua promozione.
Mendez si reca dunque in Iran, con la falsa identità di Kevin Costa Harkins, un produttore associato del film, insieme a un altro agente della CIA, portando con sé i biglietti da visita della Studio Six Productions, materiale promozionale come delle scatole di fiammiferi personalizzate col logo di Argo, una copia della sceneggiatura, i disegni di Kirby e tutti i documenti che dimostrano che otto persone della società di produzione si trovano in Iran per ispezionare delle location. Il 27 gennaio 1980 incontra i sei rifugiati, spiegando loro il piano e modificando il loro aspetto estetico.
Il mattino del 28 gennaio, otto persone presentano imbarco per un volo della SwissAir diretto a Zurigo. Il nome dell'aereo, per una curiosa coincidenza, è AARGAU. Essendo da poco passata l'alba, ci sono solo il personale di servizio necessario e pochi agenti di polizia iraniani, quindi tutto fila liscio grazie alla perfetta copertura e ai disegni di Kirby, che dimostrano ai doganieri quanto il progetto abbia solide fondamenta (inesistenti, in realtà) e così i sei rifugiati abbandonano l'Iran. Missione compiuta.
Poi cala un velo di silenzio e segretezza su questa storia. Che viene sollevato molti anni dopo.
La storia del salvataggio e del finto film prodotto dalla CIA, per evidenti motivazioni diplomatiche, viene secretata per ragioni di stato. Solo nel 1997 gli atti vengono resi pubblici. Tuttavia, la storia ottiene una prima rilevanza mediatica quando nel 2007 il giornalista Joshuah Bearman pubblica sulla rivista Wired un dettagliato articolo sull'intera vicenda.
I diritti su questa storia vengono subito opzionati dalla Smoke House Pictures, una società di produzione guidata da George Clooney e Grant Heslov che ha stretto un accordo di distribuzione con la Warner Bros. La sceneggiatura viene affidata a Chris Terrio, che si permette alcune drammatizzazioni dell'evento.
Il progetto si sblocca a febbraio 2011, quando Ben Affleck viene selezionato come regista. L'anno precedente, Affleck ha stretto un accordo con la Warner Bros., che gli consente di esercitare anche l'opzione di dirigere alcuni film. La storia di Mendez e dei sei cattura subito la sua attenzione.
Affleck sceglie per sé la parte dell'agente della CIA, pur non avendo origini latine (ma avendo vissuto per un po' di tempo in Messico). Mendez stesso comunque si dichiara non toccato dalla cosa e ha un incontro con Affleck nel mese di marzo per discutere della cosa e dei retroscena di quei giorni.
Affleck sceglie per sé la parte dell'agente della CIA, pur non avendo origini latine (ma avendo vissuto per un po' di tempo in Messico). Mendez stesso comunque si dichiara non toccato dalla cosa e ha un incontro con Affleck nel mese di marzo per discutere della cosa e dei retroscena di quei giorni.
Una volta radunato il cast, le riprese iniziano nel settembre 2011, dividendosi tra alcune località della California e Istanbul - che funge da "controfigura" dell'Iran. Per alcune scene ambientate alla CIA, grazie ai buoni uffici di Tony Mendez, l'Agenzia in via eccezionale autorizza le riprese presso la sede di Langley, in Virginia. La fase delle riprese termina a novembre 2011.
Argo viene distribuito nei cinema americani a partire dal 12 ottobre 2012. A fronte di un budget di 44,5 milioni di dollari, la pellicola arriva infine a incassarne a livello internazionale 232. Non solo, consegue l'anno successivo il Premio Oscar come migliore sceneggiatura e miglior film.
Un dovuto riconoscimento alle capacità di Affleck come regista e Clooney come produttore. Affleck e Terrio avrebbero portato poi avanti la loro collaborazione grazie a un personaggio iconico come Batman... ma questa è un'altra storia.
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