sabato 16 novembre 2024

A scuola di cinema: A Distanza Ravvicinata (1986)

Anni '60 del ventesimo secolo: La banda criminale capeggiata da Bruce Johnston Sr. inizia ad operare in Pennsylvania, nella Chester County, seppur col tempo le sue attività si espanderanno anche altrove.
Il modus operandi della banda, di cui fa parte anche il figlio omonimo di Johnston, è consolidato: rubare merci di vario tipo, sottraendole da depositi incustoditi o da camion non sorvegliati, sviando la polizia con annunci di false attività criminali in altri posti più lontani, per permettere ai componenti della banda di agire in maniera indisturbata.
La polizia e l'FBI iniziano a mettere nel mirino la banda di Bruce Johnston Sr. quando, nel 1972, uno dei loro componenti uccide due poliziotti. Invece che tenere un profilo basso, la banda di Johnston inizia a compiere rapine sempre più ardite, col risultato che le autorità iniziano a stringere il cerchio attorno a loro.
Temendo che i componenti più giovani possano testimoniare contro di loro, nell'agosto 1978 l'intero gruppo capeggiato dal figlio Bruce Johnston Jr., alcuni dei quali minorenni, e la fidanzata quindicenne di costui, Robin Miller, vengono assassinati dietro ordine del padre del ragazzo. Bruce Johnston Jr., però, miracolosamente si salva dall'attentato ai suoi danni, pur rimanendo gravemente ferito.
Questo gli consente, una volta ripresosi, di diventare un testimone chiave nel processo contro Bruce Johnston Sr. e gli altri componenti della banda, i quali nel 1981 vengono condannati a un numero considerevole di ergastoli, pari agli omicidi commessi.
Questi drammatici eventi diventano poco tempo dopo la base per una pellicola.


La storia del conflitto tra padre e figlio viene alla luce su alcuni giornali durante la fase processuale e cattura l'attenzione dello sceneggiatore Elliott Lewitt il quale, insieme al collega Nicholas Kazan, trae da essa una sceneggiatura.
Non è tuttavia così semplice trovare poi uno studio disposto a finanziare il progetto: nonostante la qualità della sceneggiatura, essa è anche ritenuta fin troppo cupa. Il regista Bob Rafelson, col possibile interesse da parte di Jack Nicholson di interpretare l'epigono di Bruce Johnston Sr., tenta invano per tre anni di ottenere un budget di 13 milioni di dollari per avere il via libera.
Quando Bob Rafelson rinuncia a perseguire questo intento, un altro regista, James Foley, che era a conoscenza di questa sceneggiatura da qualche tempo, si fa avanti. Il progetto attira infine l'interesse della Hemdale Film Corporation e della Orion Pictures, pronte a finanziarlo con 6 milioni di dollari.
Per il ruolo di Brad Whitewood Sr. (l'omologo di Bruce Johnston Sr.) viene scelto in prima battuta Robert De Niro, ma l'attore rifiuta in quanto ritiene il carattere del personaggio troppo cupo. La parte viene dunque affidata a Christopher Walken.
Elliott Lewitt invia una copia della sceneggiatura a Bruce Springsteen, con la richiesta se possa essere interessato a comporre una canzone per la colonna sonora.
A quel tempo, Sean Penn è fidanzato con la sorella del cantante, Pamela Springsteen, e dunque gravita attorno alla casa del celebre compositore. Steve Van Zandt, un musicista che collabora con Bruce Springsteen, passa dunque la sceneggiatura al fratello Billy, il quale a sua volta la condivide con Sean Penn.
L'attore ne rimane subito intrigato ed entra in contatto col regista James Foley, stringendo con lui una buona amicizia.
Poiché Sean Penn ha anche altre proposte sul piatto, con un compenso più remunerativo, Foley gli offre la possibilità di avere il ruolo del figlio di Brad Whitewood e l'approvazione finale della sceneggiatura e di poter suggerire delle modifiche, che saranno soggette unicamente alla sua supervisione. Elliot Lewitt non è molto entusiasta della cosa, ma questa manovra assicura la presenza dell'attore.
Le riprese iniziano in via ufficiale il 29 maggio 1985, in Tennessee.
Anche se la loro presenza sul set non è richiesta, i due sceneggiatori Elliot Lewitt e Nicholas Kazan supervisionano l'andamento delle riprese e invano tentato di bloccare le modifiche imposte dalla produzione, che preferisce concentrarsi maggiormente sulle dinamiche tra padre e figlio (laddove invece la sceneggiatura dei due scrittori era incentrata molto di più anche su altri personaggi).
Christopher Walken ha l'abitudine di controllare tutte le pistole presenti sul set che dovranno comparire in una scena che lo vede protagonista, per essere sicuro che tutto andrà bene e per suoi motivi personali (il minimo, per chi ha interpretato Il Cacciatore).
Durante il confronto finale tra lui e Sean Penn, l'attore controlla la pistola di scena come suo solito, ma prima che si dia inizio alle riprese Sean Penn si fa consegnare un'altra pistola.
Quando cominciano le riprese, dunque, Christopher Walken si avvede subito che l'arma non è quella da lui esaminata. Perciò le esclamazioni e i movimenti di terrore che ne seguono non sono motivati da esigenze recitative: Walken era davvero preda della paura in quel momento.
Le riprese si concludono a fine agosto 1985.
Elliot Lewitt e Nicholas Kazan tentato un'ultima sortita cercando di collaborare al montaggio del film, anche dichiarandosi pronti a investire il proprio denaro, ma questa possibilità gli viene negata.
Per la colonna sonora, è Sean Pean stesso a suggerire di affidare un pezzo a Madonna, all'epoca sua compagna (e James Foley gli aveva fatto da testimone). Il risultato è Live To Tell.
A Distanza Ravvicinata (At Close Range) viene distribuito nei cinema americani a partire dal 18 aprile 1986. A fronte di un budget di sei milioni e mezzo di dollari, la pellicola arriva infine a incassare circa due milioni e mezzo di dollari.
Bruce Johnston Sr., dopo la sentenza di condanna, tenta più volte di ricorrere in appello, ma questo gli viene negato. Muore infine nel 2002, mentre è ancora in prigione in Pennsylvania.
La vita di Bruce Johnston Jr. dopo il processo non diviene più idilliaca. L'uomo continua a porsi più volte dalla parte sbagliata della legge, finendo per essere infine condannato nel 2013 per traffico di sostanze stupefacenti.
A Distanza Ravvicinata rappresenta anche la prima collaborazione tra Sean Penn e Madonna, seppur su differenti aspetti lavorativi. Quello stesso anno i due rinnoveranno la loro collaborazione in ambito cinematografico recitando insieme in Shanghai Surprise, mentre il regista James Foley dirigerà la cantante in Who's That Girl... ma questa è un'altra storia.

martedì 12 novembre 2024

Libri a caso: I Medici - Una Dinastia al Potere


La storia è foriera di tanti eventi che non sfigurerebbero in un romanzo. Eventi drammatici, spesso, come delle sanguinose guerre, oppure l'ascesa e la decadenza di una famiglia.
E i romanzieri sono ben felici di attingere a tali eventi e plasmarli in una forma che sia diversa da quella che si può trovare nei libri di storia, in una gioiosa commistione tra fantasia e realtà.
Ne è un esempio I Medici: Una Dinastia al Potere, scritto da Matteo Strukul e pubblicato da Newton Compton nel 2016.
Nel 1429, con la morte del patriarca Giovanni De' Medici, i figli Cosimo e Lorenzo gli succedono nella gestione del Banco e nelle attività politiche e culturali che animano la città di Firenze.
Mentre viene conclusa la costruzione, sotto la supervisione di Filippo Brunelleschi, della Cattedrale di Santa Maria del Fiore, Cosimo e Lorenzo si ritrovano invischiati loro malgrado nei giochi di potere e rivalsa portati avanti da Rinaldo degli Albizzi, il quale mira a scalzarli dal predominio sulla città toscana.
Nel mentre, una misteriosa donna medita vendetta contro la famiglia Medici per un drammatico evento subito in passato.
Il romanzo copre un arco temporale molto lungo, partendo dal 1429 e terminando nel 1453. Ci troviamo dunque nel tardo Medioevo, per la gioia di Alessandro Barbero, quando buona parte del mondo risultava ancora ignota e l'Europa, soprattutto l'Italia anzichenò, era la culla di conflitti, arte, storie d'amore e vendette, la ricetta perfetta per un disastro... o per un'opera.
Quindi questo libro è la storia, con la S maiuscola, che si piega alle esigenze della narrativa, ma al tempo stesso vede la narrativa rispettare il più possibile la storia. Poiché tutti gli eventi importanti descritti, compresi fatti che potremmo anche scambiare per licenze creative quali l'esilio di Cosimo e Lorenzo da Firenze e la prigionia del primo, sono in realtà fatti realmente accaduti e modificati quel tanto che basta perché siano funzionali alla storia con la s minuscola, ma senza stravolgerli.
E buona parte dei personaggi sono in realtà personalità realmente esistite a quel tempo, con la doverosa aggiunta di qualche personaggio di fantasia perché il tutto sia narrativamente più fluido. Suppongo che invece le varie descrizioni dei personaggi siano sì frutto di ricerca basata su documenti del tempo, ma anche di libertà creativa.
Ecco dunque Cosimo De' Medici visto come il mecenate e l'illuminato roso dai dubbi sui sacrifici che occorre fare per la lotta al potere. Oppure Rinaldo degli Albizzi descritto come un codardo, un leone da tastiera ante-litteram (e non c'erano nemmeno le tastiere al tempo). O infine, ma non ultimo, Filippo Maria Visconti ritratto come un mezzo pazzo.
Una concessione alla narrativa è la descrizione dei personaggi femminili. La concezione medioevale della donna secoli dopo non è più in sintonia col sentire moderno e dunque sia la moglie di Cosimo che la "villain" della situazione hanno un forte spirito intraprendente e motivazioni personali molto ben definite e che portano avanti a qualsiasi costo.
Perché può essere anche il Medioevo, ma certe emozioni e certi comportamenti rimangono immutati col tempo.

lunedì 11 novembre 2024

Fabolous Stack of Comics: Tex - Il Potere delle Tenebre


Il fumetto supereroistico americano ci insegna e ci ricorda in maniera costante che niente e nessuno può placare la sete di vendetta di un criminale, nemmeno la morte.
E per quanto possa essere difficile crederlo, questo concetto - seppur in maniera differente e minore - si applica anche a una parte del fumetto italiano. E se dobbiamo pensare a una storica rivalità del fumetto seriale, uno dei primi esempi, se non il primo, che ci viene in mente è l'eterna inimicizia tra Tex Willer e Mefisto.
Nata sin da quando Tex non era ancora un Ranger del Texas, nella storia Fuorilegge, dove Steve Dickart era ancora una spia che aveva al proprio fianco la sorella Lily, e giunta fino a Black Baron, le cui conseguenze hanno visto Mefisto divorato vivo dai topi e precipitato nei regni infernali.
Ma può appunto questo fermare la sua sete di vendetta? Ovviamente no ed ecco dunque l'arcinemico di Tex ritornare nella saga Il Potere delle Tenebre, pubblicata nel 2002 negli albi dal 501 al 504 di Tex, scritta da Claudio Nizzi e disegnata da Claudio Villa.
Rifugiatasi a Parigi e rimasta nascosta per decenni, Lily Dickart si è sposata con un nobile russo di nome Boris. Costui la mette in contatto con un potente medium indiano di nome Narbas, in grado di comunicare con l'aldilà.
Grazie a lui, Lily ha la possibilità di poter parlare con suo fratello Steve, alias Mefisto, trattenuto sul piano della realtà per via del suo odio verso Tex e i pards. Un odio che potrebbe trovare nuova linfa, poiché vi è un rituale mistico padroneggiato da Narbas che potrebbe riportarlo in vita.
Al contempo Nuvola Rossa, stregone della tribù Navajo, avverte quanto sta accadendo sul piano mistico e avvisa Tex e i suoi pards, i quali però rimangono scettici rispetto a un ritorno di Mefisto, ormai dato per morto in maniera definitiva.
Le formule narrative consolidate, quelle che risultano tanto gradite ai lettori di fumetto seriale, diventano poi qualcosa di difficile di cui liberarsi per sempre. Gli scontri tra Tex, i pards e Mefisto - che ritornavano ogni tanto con regolarità seguendo precise strade - evidentemente rientrano in questo concetto di formula.
Tanto che quando lo stregone è scomparso dalle scene dopo Black Baron è diventato appunto qualcosa di complicato da rendere definitivo. Perché si sa, i lettori ogni tanto richiedono di essere rassicurati con una di quelle saghe narrative che così tanto hanno apprezzato. Lamentarsi di questo è inutile, lo si fa quantomeno dai tempi di Sherlock Holmes.
E dunque questo ritorno letterale di Mefisto dalla morte, laddove prima era solo stato dato per deceduto, ha il preciso scopo di rimettere in piedi quella rivalità storica e quella formula narrativa. Che proseguirà poi esattamente come sempre fatto prima (Mefisto rapisce i pards, concepisce arditi e alquanto arzigogolati piani di vendetta con i suoi alleati occasionali, Tex intuisce tutto e lo stregone fugge): sì non è nulla di nuovo ed è proprio ciò che si è voluto.
A dare qualcosa in più a questa nuova saga due elementi. In primo luogo il ritorno di Lily Dickart, personaggio che avrebbe potuto rivelarsi fondamentale ma era stata dimenticata dagli sceneggiatori precedenti e che si dimostra persona diabolica alla pari del fratello.
In secondo luogo i dettagliati e mirabolanti disegni di Claudio Villa, abile in particolar modo a risaltare i volti dei protagonisti, dando quegli sguardi indemoniati e malvagi a quelli negativi e ammantando di una sorta di aura di positività quelli positivi.
Un ritorno dalla morte è solo il preludio a un nuovo inizio, consolidato. Tale questo è.

martedì 5 novembre 2024

Libri a caso: Un Delitto in Olanda


Prima o poi deve succedere, per ogni investigatore che si rispetti questa è una tradizione da seguire. È accaduto al progenitore di tutti, Sherlock Holmes, come a Hercule Poirot e molti altri. E non poteva non accadere al Commissario Maigret, il personaggio ideato da Georges Simenon, ovvero quella di un'indagine che si svolge fuori dalla sua nazione di appartenenza.
Evento verificatosi già marginalmente in L'Impiccato di Saint-Pholien, ritorna come argomento principale in Un Delitto in Olanda (Un Crime en Hollande), pubblicato nel 1931.
Il Commissario Maigret viene inviato in Olanda, presso il piccolo villaggio di Delfzijl. Un uomo del posto di nome Conrad Popinga è stato ucciso da un colpo di pistola è il principale indiziato è Jean Duclos, un conferenziere e cittadino francese.
Tuttavia, prima e nel momento dell'omicidio, alcuni eventi e numerose altre persone sono gravitate attorno alla vittima prima del colpo fatale. Tra amanti segrete, misteri di famiglia e difficoltà di comprensione linguistica, Maigret si ritroverà con una ragnatela di intrighi difficile da disfare.
Cambia la nazione in cui si svolge l'azione, ma non cambiano certi punti fermi della saga di Maigret, giunta qui all'ottavo capitolo. A partire da un tipo di ambientazione molto caro allo scrittore, ovvero il piccolo villaggio dove poche decine di anime interagiscono tra loro (peraltro una città realmente esistente, di certo visitata da Georges Simenon che la descrive con dovizia di particolari).
E passando poi per la personalità dell'investigatore, un tipo tranquillo capace di restare indifferente di fronte a ciò che gli si dice, lasciando molti di stucco col suo mutismo e con le sue risposte monosillabiche, salvo poi esplodere quando qualcuno gli fa perdere tempo.
Il fatto che Maigret si ritrovi, per doveri istituzionali, fuori dalla sua nazione di appartenenza è occasione per mettergli di fronte un insolito ostacolo, considerato che alcuni dei sospettati non parlano il francese e lui a sua volta non conosce l'olandese. E inoltre non conosce la città e le sue caratteristiche.
Ma laddove non arriva la reciproca comprensione, giunge l'intuito del commissario e la sua capacità di analizzare le personalità dei vari sospettati. Perché anche se i popoli sono differenti, certi sentimenti come l'amore, l'approfittarsi del prossimo e il rancore rimangono invariati.
Seppure forse questo romanzo non sia incisivo come i precedenti, Maigret - sempre più guidato da un personale senso di giustizia, che non coincide con quello della massa - giunge alla soluzione con una costanza che ha dell'invidiabile, arrivando a escludere ogni singolo sospettato fino a lasciare solo il vero colpevole.
In una sorta di raduno dei possibili assassini in stile Agatha Christie, ma personalizzato e diversificato. E alla fine una sola cosa è davvero importante per Maigret: poter tornare a casa. In un territorio che ben conosce.

lunedì 4 novembre 2024

Libri a caso: Il Tempo delle Metamorfosi


Si sa, la fantascienza può essere terreno di avventure spaziali e cosmiche, nella pura tradizione dell'avventura e dell'intrattenimento di massa, ma può anche essere utilizzata per storie più intimiste. Dove la fantascienza diviene lo specchio dei tempi, non necessariamente solo dei tempi in cui vive lo scrittore.
Ne è un esempio Il Tempo delle Metamorfosi (A Time of Changes), scritto da Robert Silverberg e pubblicato nel 1971.
Sul pianeta Borthan vi sono svariate regioni che vivono seguendo ognuna un proprio governo e un proprio codice. Ma per tutte queste vige il Comandamento, che vieta severamente di parlare di sé in prima persona, atto considerato esibizionista e blasfemo e punibile col carcere.
Kinnall Darival è il secondogenito della più importante autorità di una regione del pianeta. Quando il padre muore in un incidente di caccia, temendo di venire esiliato oppure ucciso dal proprio fratello maggiore, fugge in cerca di fortuna altrove.
Quella fortuna, se così la si può definire, si concretizza nell'incontro con un terrestre di nome Schweiz, il quale lo porterà a mettere in discussione il Comandamento e il suo stesso stile di vita.
Se la contestualizziamo nel periodo in cui è uscita, quest'opera è e rimane molto particolare. Poiché cerca di sfruttare le potenzialità della fantascienza, tra cui quella di descrivere probabili scenari futuri derivati dal presente, abbandonando ogni pretesa di un crescendo di azione o utilizzo di numerosi colpi di scena.
Infatti quello di Kinnall Darival, come il titolo stesso lascia presagire, non è un viaggio avventuroso, bensì un percorso interiore che lo porta a scoprire dei lati inediti di sé stesso, attivando quel cambiamento, quella metamorfosi prima mai immaginata. Una sorta di insolito romanzo di formazione, dunque.
Metamorfosi che avviene sia da un punto di vista fisico, tramite l'uso di una droga speciale che mette in comunione le anime, sia da un approccio metafisico, che porta da quella comunione a scoprire lati inediti di sé e delle persone che circondano il protagonista.
Siamo, al tempo della pubblicazione, agli inizi degli anni '70 del ventesimo secolo. I moti giovanili del 1968 e il festival di Woodstock sono eventi recenti e ancora ben scolpiti nella memoria. Così come era ben viva e pulsante la cultura hippie, che utilizzava le droghe per esplorare lati inediti della propria coscienza, approccio forse un po' semplicistico ma tant'è.
Quindi la metafora di un paria della società, che di quella società stessa diviene poi parte integrante e cerca di destabilizzarla mettendosi contro l'establishment che lo crocifigge per l'utilizzo di una droga, pare un'allegoria abbastanza evidente.
Noi non sapremo mai se la crociata di Kinnall Darival avrà successo, questo punto viene lasciato volutamente in sospeso. Il protagonista - e l'autore insieme a lui - lascia al lettore questo giudizio, chiedendogli di non farsi offuscare dai pregiudizi.
Cinquant'anni dopo la risposta a questa domanda ha ancora importanza? Se questa domanda è se valga la pena talvolta, in certi contesti, di mettere in dubbio ciò che altri ti impongono e cercare di cambiare le cose, allora forse sì, ha ancora importanza.

lunedì 28 ottobre 2024

Fabolous Stack of Comics: Capitan Marvel - E un Fanciullo Ti Guiderà


Al termine del ciclo realizzato da Arnold Drake e Gary Friedrich, Capitan Marvel è riuscito a riscattarsi dalle accuse che i suoi nemici gli avevano affibbiato e a ottenere un nuovo costume ideato dalla Suprema Intelligenza in persona... esatto, Gil Kane.
Ma con Yon-Rogg ancora a piede libero, Carol Danvers sua prigioniera e Mar-Vell rimasto bloccato nella Zona Negativa, sembra non mettersi bene per il nostro eroe. Ed ecco dunque che ritorna il team creativo originario, o quasi, ovvero Roy Thomas ai testi e Gil Kane ai disegni, che rimette Capitan Marvel in carreggiata con un nuovo ciclo che viene tuttavia pubblicato a fasi alterne tra il 1969 e il 1970, viste le vendite non eccelse.
Rimasto imprigionato nella Zona Negativa, Mar-Vell riesce a contattare Rick Jones, reduce da una sfortunata collaborazione con Capitan America. Il giovane ritrova in una caverna delle negabande appartenute al popolo Kree in passato e, sbattendole, scopre di potersi scambiare di posto per tre ore con Capitan Marvel.
L'eroe può dunque andare al salvataggio di Carol Danvers e avere la resa dei conti finale con Yon-Rogg, ma questo è solo l'inizio di un periglioso viaggio che lo porterà ad affrontare Hulk. Mentre la convivenza con Rick Jones, che sta cercando un proprio scopo nella vita, non è delle più facili.
Il ciclo si pone l'obiettivo dichiarato di dare un nuovo percorso narrativo a Capitan Marvel, allontanandolo dal precedente status quo, evidentemente ritenuto non soddisfacente (e che comunque giocava sempre sulle stesse variabili che si ripetevano in continuazione).
Via dunque lo storico avversario Yon-Rogg, che finisce seppellito sotto una valanga di rocce. Fuori dai giochi Carol Danvers, anche se solo temporaneamente come vedremo. Ed ecco l'ingresso di un nuovo comprimario, Rick Jones, peraltro ben noto ai lettori della Marvel.
Da qui si iniziano a costruire nuove dinamiche, inserite all'interno di una consolidata cornice supereroistica, basate sull'interazione e la convivenza forzata tra Mar-Vell e Rick Jones, convivenza che non li porta peraltro a incontrarsi mai fisicamente.
Rick Jones è il giovane ribelle che vive di ideali e vuole sfondare nel campo della musica, la sua passione, mentre Mar-Vell è l'adulto saggio e che già molte drammatiche esperienze di vita alle spalle. Sembra quasi, ma toglierei il quasi, che questa sia un'allegoria del periodo in cui le storie vennero pubblicate.
Anni che facevano seguito alle contestazioni giovanili del 1968, con dei ragazzi - cresciuti in una società in continua crescita - con nuove idee che non riuscivano a parlare o farsi comprendere dalle generazioni precedenti, che avevano vissuto almeno un conflitto bellico mondiale. Dinamiche peraltro che si sono poi ripetute nel tempo in maniera costante.
A seguito di questo breve ciclo, Capitan Marvel continua a vivere altre avventure, in una serie di fill-in che vengono pubblicati in un arco di tre anni in maniera molto intermittente. Fino a quando giunge uno sceneggiatore che cambia tutto.