Già più volte, in questa manciata di romanzi che hanno visto protagonista il Commissario Maigret, ideato da Georges Simenon, lo abbiamo visto agire in località marine o in dei porti, come ad esempio in Il Cavallante della Providence o All'Insegna di Terranova.
L'autore, infatti, era un grande appassionato di navigazione e imbarcazioni, mi pare possedesse anche una barca con cui amava solcare i mari di tanto in tanto. Per contrasto, invece, Maigret si è spesso trovato a disagio in questi luoghi, lui che è uomo di città cresciuto in una piccola cittadina di provincia.
Eppure, dopo le indagini passate, questo sta per cambiare in Il Porto delle Nebbie (Le Port des Brumes), pubblicato nel 1932.
Un uomo viene ritrovato a Parigi in stato confusionale. Non parla, non ricorda il suo nome e si scopre che ha una brutta cicatrice alla testa, come il risultato di un'operazione fatta in fretta e furia. Eppure non è stato vittima di una rapina, avendo con sé centinaia di franchi francesi, e indossa abiti eleganti.
Dopo qualche tempo una giovane donna lo riconosce: è il capitano Joris, residente a Ouistreham. Maigret, incaricato dell'indagine, segue lei e il capitano fino alla città in cui vivono, ma quella stessa notte Joris viene avvelenato.
Quale terribile segreto custodiva Joris, da subire prima un tentativo di omicidio e poi un avvelenamento? Quale mistero si annida in questa città nascosta alla vista da un'imperante coltre di nebbia?
Sembra quasi di trovarsi in una proto Silent Hill in questo romanzo, con una città che di notte sembra trasformarsi e dove la nebbia impedisce di vedere anche a pochi centimetri, nascondendo dei pericoli a ogni svolta. Cosa che aumenta il disagio iniziale di Maigret.
Tutte le città marine, inclusa questa, che Georges Simenon ha sinora citato esistono davvero e la loro descrizione si basa con ogni probabilità su parte delle sue esperienze di navigazione vissute. E sulla vita vera che ha sperimentato di prima mano. E in ognuna, Maigret si sentiva fuori posto, all'inizio aveva qualche difficoltà ad ambientarsi.
Ma, come spesso accade, il Commissario ha solo bisogno di rischiarare le ombre che si parano davanti a lui per tornare ad avere il suo solito atteggiamento determinato a risolvere ogni tipo di mistero.
Quello che accade al capitano Joris, per quanto drammatico, sembra sia in realtà solo un pretesto per Simenon per mettere in scena una sorta di lotta di classe. La città infatti è come divisa in due. In pianura i marinai e i locandieri e le loro famiglie, il piccolo popolo, che ogni giorno compiono le stesse azioni e passano il loro tempo gestendo l'arrivo delle imbarcazioni e bevendo un bicchiere di liquore facendo quattro chiacchiere.
Su una piccola collina, invece, vi è la casa del sindaco, che in pubblico si dichiara amico di tutti e prova a mostrare il suo lato più altruista, nel suo privato invece è un uomo pieno di difetti che si approfitta delle situazioni.
La dicotomia è abbastanza evidente e risulta la chiave per la risoluzione del mistero. Verrebbe spontaneo dire che Maigret stia dalla parte dei primi. Ma già sappiamo che lui, di fronte alla verità e alla scoperta della natura umana, non si fa problemi a puntare il dito contro chiunque lo meriti.
Stavolta, però, per la prima volta il Commissario correrà un grande pericolo e arriverà a mettere a rischio la propria vita. Perché quelle che possono apparire come distanze si rivelano infine scomode alleanze, per coprire i più grandi segreti.

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