sabato 27 settembre 2025

Libri a caso: La Parola alla Difesa


Nei romanzi gialli di solito ammiriamo le imprese di un investigatore, privato nella maggior parte dei casi, che indaga su un mistero che sembra in realtà già risolto. E con un colpevole pronto a essere condannato. Salvo poi scoprire un'altra, incredibile verità.
Ma difficilmente si vede il seguito, ovvero di come poi il vero colpevole venga portato davanti a un tribunale e condannato. Tanto che a un certo punto sia la letteratura, pensiamo solo al ciclo di Perry Mason, che soprattutto le produzioni televisive e cinematografiche hanno allegramente "pasteggiato" su questa fase, con letteralmente centinaia di prodotti all'attivo che continuano a essere sfornati.
E poteva forse Agatha Christie lasciarsi sfuggire questa occasione? Certo che no. Ecco dunque La Parola alla Difesa (Sad Cypress), pubblicato nel 1940.
Elinor Carlisle sembra avere ricevuto tutto dalla vita, nonostante alcune inevitabili difficoltà. C'è una persona accanto a lei che la ama, Roderick Welman, e una zia, Laura Welman, che le vuole bene come fosse una figlia. Tanto che nel testamento l'ha indicata come principale erede.
All'improvviso, però, proprio quando la zia si ammala gravemente, una lettera anonima informa Elinor che Laura Welman intende cambiare il testamento e che vuole nominare come erede principale Mary Gerrard, un'orfana che ha preso sotto la sua tutela.
Elinor si reca al capezzale della zia, ma costei muore all'improvviso e il testamento non viene cambiato, seppure fosse già prevista una rendita per Mary Gerrard che lei decide di mantenere. Ma quest'ultima muore all'improvviso.
La verità è sconvolgente: Mary Gerrard è stata avvelenata. E l'unica persona che aveva, oltre che il movente, la possibilità di farlo è proprio Elinor Carlisle! Trascinata in tribunale, una sentenza di condanna per lei sembra inevitabile. Ma in suo aiuto accorre Hercule Poirot.
La campagna inglese del tempo immediatamente precedente alla Seconda Guerra Mondiale, prima che lo scenario politico e sociale cambi in maniera drastica. Un tempo fatto di famiglie altolocate che vivono nei loro manieri in campagna, ma anche di invidie sotterranee e rancori.
Un tempo ritratto alla perfezione da Agatha Christie, avendone essa stessa fatto parte, e quindi in grado di riprodurre al meglio questi scenari. Scenari in cui la presenza di un omicidio giunge a scardinare quella patina di convenzioni e finte simpatie, mentre i protagonisti mostrano la loro vera natura, non solo gli assassini.
Il tutto a volte con solo brevi descrizioni dei personaggi o degli ambienti in cui agiscono e interagiscono, poche parole in grado di giungere subito al cuore della vicenda.
Come anticipato, rispetto ai romanzi precedenti vi è una predominante seconda parte che è incentrata sul processo contro Elinor Carlisle, mentre la prima si concentra nel delineare gli eventi principali che l'hanno portata a essere portata in giudizio. Ma non aspettatevi di vedere Hercule Poirot assumere il ruolo di avvocato o salire sul banco dei testimoni per sciorinare un'incredibile verità.
Il celebre investigatore belga è infatti quasi del tutto assente nella prima parte, metodo narrativo che abbiamo già visto utilizzato da altri scrittori e che la Christie adotta senza troppi problemi per togliere in via temporanea dalla scacchiera un elemento troppo ingombrante.
Come si può intuire, però, appena Poirot irrompe sulla scena prende subito il sopravvento sugli altri e la situazione - da caotica e disperata che era - diventa più chiara agli occhi di tutti, anche e soprattutto dei lettori, e giunge la soluzione al mistero.
C'è sempre poi una terza fase, quella in cui i protagonisti devono vivere i giorni successivi a questi drammatici eventi, ma suddetta fase non ha ancora trovato i favori del pubblico. Sappiamo solo che il nostro investigatore si ritroverà ben presto con nuovi casi da risolvere.

venerdì 26 settembre 2025

Disney+ Original 25: La Ragazza del Mare


Chi è spesso immerso nel cinema americano e nelle sue atmosfere, vive al tempo stesso immerso anche nel concetto di sogno americano, pur appartenendo tale concetto a un'altra nazione.
L'idea che una persona, spesso proveniente dalle classi sociali più umili, possa realizzarsi grazie solo alla propria volontà e lavorando per raggiungere i propri obiettivi, è un tipo di narrazione che affascina gli spettatori da quando il cinema stesso esiste.
E che in questo medium trova una sua decisa presenza nei film a sfondo sportivo. Salvo rari casi, chiunque può appassionarsi a una disciplina sportiva. E allora perché non raccontare quelle storie di quelle persone che sono diventati qualcuno grazie a questo?
Ecco dunque La Ragazza del Mare (Young Woman and the Sea), diretto da Joachim Rønning, scritto da Jeff Nathanson e distribuito su Disney+ a partire dal 19 luglio 2024.
La storia si ambienta principalmente a New York, nel periodo tra i due conflitti mondiali. Gertrude "Trudy" Ederle (Daisy Ridley) è la secondogenita di una famiglia di immigrati proveniente dalla Germania che ha alcuni problemi di udito dovuti a una grave forma di morbillo che ha rischiato di ucciderla.
In un'epoca in cui a poche donne veniva concesso di apprendere le discipline sportive, Trudy si appassiona al nuoto, nonostante rischi di aggravare la sua condizione a contatto con l'acqua. Ben presto Trudy diventa una delle atlete più abili, ma il continuo osteggiamento delle autorità sportive la spinge a ritirarsi.
Trudy, però, non si arrende del tutto e decide di tentare un'impresa mai riuscita prima a una donna: attraversare a nuoto il Canale della Manica.
E con un titolo ripreso da un celebre romanzo di Ernest Hemingway, ritroviamo quelle consuete e consolidate atmosfere di cui sopra. Gli elementi ci sono tutti.
In primo luogo una protagonista appartenente a un'umile classe sociale e che vive una doppia condizione di percepita inferiorità in quanto donna che vive in una società dove molte attività le sono precluse. Altro elemento imprescindibile è la presenza di una famiglia, che in principio sembra osteggiare le aspirazioni della propria figlia, salvo poi starle a fianco nei momenti più difficili.
Un'eroina venuta dal nulla e che trova dunque i propri principali sostenitori in chi vive la sua stessa condizione i quali, in classiche scene alla Spider-Man di Sam Raimi, arrivano infine ad aiutarla a compire un'impresa in apparenza impossibile.
Per quanto rimaneggiata e stritolata a uso e consumo di un pubblico moderno e un mezzo comunicativo che ha regole precise, Trudy Ederle è una figura storica realmente esistita la cui impresa ha segnato un punto di svolta nella storia dello sport e non solo ma che ha anche pagato col tempo le conseguenze di questa sua grande forza di volontà, arrivando a perdere quasi del tutto l'udito.
Va da sé che, come era diversa la società cento anni fa, diverso è il modo di narrare questo tipo di storia rispetto a oggi. Dunque i temi delle prevaricazioni sociali nei confronti delle donne, della discriminazione e dell'arroganza del potere sono inquadrati in un'ottica moderna per far sì che il pubblico li faccia suoi.
L'impresa di Trudy Ederle rimane comunque un elemento perfetto per una storia di riscatto, soprattutto da parte della Disney - pur non essendo affatto l'unica - che ama questo tipo di racconti che seguono questo preciso, identico schema della storia della campionessa (Il Più Bel Gioco della Mia Vita, Un Anno da Ricordare, Un Sogno, Una Vittoria... e ho citato solo i primi titoli che mi sono venuti in mente) da consegnare a un pubblico che vive di speranza e che ogni giorno crede, nonostante una realtà schiacciante e crudele, nel fatto che un giorno potrà realizzare i propri sogni.
Ma è anche vero che... uno su mille ce la fa.

lunedì 22 settembre 2025

Fabolous Stack of Comics: Berserk - Il Guerriero Nero


Le epopee fantasy, quelle classiche, erano ambientate in reami sfarzosi e terre incantate, dove forze oscure cercavano di rovesciare questi insoliti paradisi terrestri, confrontate ovviamente dagli eroi di turno (spesso gente venuta dal basso o dai popoli meno considerati, un classico anche questo).
Poi però al classico si è alternato un differente tipo di fantasy, di cui George Martin è uno dei principali esponenti. Un fantasy più "sporco", pieno di sangue, violenza e crudeltà, dove i confini tra bene e male non sono così netti e dove quelle magie incantate sono talvolta ridotte al minimo.
Trasposte in forma di fumetto, queste epopee fantasy trovano il loro maggior esponente in Berserk, opera scritta e disegnata da Kentarō Miura, che inizia a essere pubblicata a partire dal 1989 sulla rivista Young Animal e che nei primi due capitoli introduce la sua epopea.
Un misterioso guerriero di nome Gatsu vaga di città in città, con un altrettanto misterioso obiettivo. Vede solo da un occhio, al posto del braccio sinistro ha una sorta di arto metallico pieno di armi, ma soprattutto porta con sé una gigantesca lama di ferro che nessun altro uomo sarebbe in grado di maneggiare, figuriamoci utilizzarla in combattimento.
Dopo aver salvato, senza volerlo in realtà, un elfo di nome Pak, Gatsu dichiara di essere alla ricerca dei Cinque della Mano di Dio e di tutti coloro che li spalleggiano. Chi siano e dove si trovino è un altro dei tanti misteri che si devono affrontare, ma di fronte ai quali Gatsu e la sua incredibile determinazione non intendono arrendersi.
Un prologo aiuta a inquadrare subito la saga, a presentare i protagonisti, a descrivere l'ambientazione di base che fa da sfondo a suddetta saga. Di solito. Da questo punto di vista Berserk adotta un approccio alquanto minimalista. I protagonisti presentati, infatti, sono solo due - uno e mezzo, diciamo - e l'ambientazione sarà sì accennata ma è comunque già sufficientemente delineata.
In una saga che ha appena cominciato a gettare sul tavolo le proprie carte, due elementi in particolare catturano l'attenzione. Il primo è la violenza: dal forte impatto grafico, mostrata al lettore in tutta la sua crudezza, senza cercare di nasconderla o attenuarla. Questo per far subito capire che non siamo nella Terra di Mezzo di Tolkien, ma in un mondo dove non c'è spazio per la debolezza e l'arrendevolezza.
Il secondo, il più rilevante, è lui, il protagonista. Gatsu. Strano, a ben pensarci, poiché di lui a parte il nome non sappiamo nient'altro (se non quello che l'autore ci mostra graficamente e che ci suscita altri interrogativi).
E non è di certo un eroe. L'autore vuole subito far capire di non provare eccessiva simpatia per lui, potremmo avere una delusione.
Gatsu, infatti, parla pochissimo, quelle poche volte che parla dimostra in maniera molto evidente una totale misantropia e cinismo e lascia che i propri discorsi vengano portati avanti dalle sue armi. Da quelle infinite frecce che fuoriescono dalla sua faretra meccanica e da quella lama di ferro che definire lama è un eufemismo e che apre in due qualsiasi cosa.
Il tutto in un tripudio di energia cinetica e fiotti neri/rossi che sono il colore predominante di questo mondo appena nato. Che ha ancora molti angoli e sfaccettature che devono essere scoperte.

venerdì 19 settembre 2025

Fabolous Stack of Comics: Tex - Il Giuramento


Già più volte abbiamo visto Tex Willer ribellarsi alle ingiustizie, anche se sobillate o coperte da gente potente, incurante di quelle che possono essere le conseguenze. Ad esempio per vendicare una tribù Navajo in Sangue Navajo o ancora per riscattare gli Apache in Fiesta di Morte.
Ma quando queste ingiustizie lo toccano nel personale, negli affetti più profondi? Sì, la sua vendetta sarà davvero spietata, come ne Il Giuramento, pubblicato nel 1969 nei numeri dal 103 al 106 della collana di Tex, scritto da Gianluigi Bonelli e disegnato da Aurelio Galleppini.
Mentre stanno procurandosi viveri e munizioni, i quattro pards leggono su un giornale della fuga di un banchiere di nome Brennan, dopo che costui ha truffato decine di persone.
La cosa suscita l'ira di Tex, ma non per la notizia in sé come si potrebbe pensare. Brennan, e un altro banchiere di nome Teller, sono infatti stati i responsabili, molti anni prima, di una fornitura di coperte infettate dal vaiolo che hanno portato un'epidemia nella tribù Navajo. E una delle vittime è stata Lilyth, moglie di Tex Willer.
Per anni il ranger ha cercato i responsabili dell'epidemia e portato avanti una sua personale vendetta. Ora questo percorso vendicativo può concludersi, ma potrebbe comportare anche un prezzo molto alto da pagare.
Una vendetta personale per Tex. Che si riallaccia alla storia Il Patto di Sangue, in cui aveva incontrato la sua compagna Lilyth. Che poi non era più ricomparsa, se non per ricordare come Tex fosse rimasto vedovo e con una "traccia" fondamentale quale il figlio Kit.
Questo per una convinzione diffusa del fumetto italiano, e non solo, per cui un eroe deve combattere le proprie battaglie senza avere una famiglia o legami stretti, che limiterebbero tali battaglie (esistono delle eccezioni, comunque, anche all'interno della Bonelli stessa). E quindi, all'epoca, via Lilyth senza troppi ripensamenti.
Salvo poi ripensarci alcuni anni dopo, quando si capisce che comunque una figura quale quella della moglie rimane importante nella vita di una persona, anche se questa vive solo sulla carta. La scomparsa, però, non può che essere tragica, per spronare l'eroe a nuove battaglie da portare avanti e giurare la propria vendetta sulla tomba di Lilyth stessa.
E questa è la parte drammatica della storia. Dopodiché si passa all'azione, ovvero di come un determinato Tex, nell'arco di venti anni, riesca infine a portare a termine questa vendetta, scovando ed eliminando tutti gli esecutori materiali e i mandanti della procurata epidemia di vaiolo.
Se oggi ci ritroviamo di fronte a eroi più spietati e che non si fanno scrupolo ad uccidere a sangue freddo, Tex Willer nasce e vive in un'altra epoca fumettistica, dove la figura dell'eroe è qualcosa di simile al sacro (ancor più nel suo caso) e dove dunque si vedrebbe male qualcosa di diretto e immediato come un'agguato non annunciato.
Quindi la vendetta è più fumettistica che realistica. Per eliminare l'ultimo mandante, pur sapendo dove si trova, Tex e i pards organizzano un piano talmente complicato e con decine di variabili che possono sfuggire al loro controllo da chiedersi - con la forse eccessiva malizia odierna - come mai si siano dati tanta pena.
Si potrebbe risolvere in tutto tirando in ballo l'ingenuità, o forse le minori preoccupazioni e aspettative, dei lettori di 60 anni fa, cosa che non si presenta necessariamente come un male.
Di umano, invece, rimane la rabbia di un eroe che compare solo sulla carta ma che, nel giurare vendetta sulla tomba della moglie piantandovi una lancia a eterno ricordo, si distacca - per quelle poche volte - da quella sua aura di incrollabilità e fiducia nei propri mezzi. Avvicinandolo dunque a quel lettore, di qualsiasi età, il quale in quella perdita può ritrovarsi e, ognuno a modo suo, trovare la forza di andare avanti.

venerdì 12 settembre 2025

Fabolous Stack of Comics: Deadman - Action Comics Weekly


Dopo il ciclo su Strange Adventures, realizzato in buona parte da Neal Adams, Deadman entra a far parte di quella schiera di personaggi secondari della DC Comics che ogni tanto saltano fuori, per ricordarci che ancora esistono, anche se solo in forma immateriale nel caso di Boston Brand.
Ma dopo la Crisi sulle Terre Infinite nuove possibilità si aprono un po' per tutti, anche per Deadman, il quale ricompare in un ciclo pubblicato nel 1988 sui numeri dal 618 al 626 di Action Comics Weekly, intitolato Imprese Funebri (Grave Doings), scritto da Mike Baron e disegnato da Kelley Jones.
Deadman si trova a New Orleans quando si imbatte in Wellman Legros, autoproclamatosi re del voodoo della città. Costui, sfruttando il potere mistico di due gemelle, intende richiamare un esercito di zombie per distruggere la città.
Boston Brand interviene e, nella città americana dell'occulto per eccellenza, può trovare degli insoliti alleati. Tuttavia Deadman non può immaginare che la vera minaccia non sia Legros e si nasconda sotto i suoi stessi occhi.
Quando un personaggio rimane nelle retrovie per così tanto tempo, come in questo caso, un nuovo punto di partenza diventa inevitabile. Per quanto all'epoca le storie di Neal Adams fossero già diventate leggendarie sarebbe stato con ogni probabilità troppo limitante continuare a riferirsi ad esse, con quella infinita ricerca dell'assassino di Boston Brand.
Quando le storie compaiono in una rivista antologica, dove dunque un personaggio condivide lo spazio con altri personaggi, c'è il rischio che non tanto gli eventi quanto ciò che ruota attorno a quegli eventi non venga approfondito al meglio. Per mancanza di spazio più che per mancanza di volontà.
In parte si può dire sia stato per questo ciclo. Compressa in capitoli di otto pagine l'uno, la saga non perde tempo con troppi fronzoli, per usare un termine caduto in disuso. Va subito dritta al punto e al tempo stesso, per tenere desta l'attenzione del lettore, effettua dei continui capovolgimenti di fronte da perderne a un certo punto il conto.
Non si candida dunque a essere qualcosa di memorabile, eppure contribuisce al ritorno sulla scena dopo la Crisi del personaggio di Deadman. Diventando una sorta di lavagna bianca dove tutto si può di nuovo sceneggiare su di lui, Boston Brand si appresta dunque a vivere - se si può usare questo termine nel suo caso - nuove avventure terrene e ultraterrene.

martedì 9 settembre 2025

Libri a caso: Il Caso Saint-Fiacre


In dodici romanzi si è saputo sinora molto poco del Commissario Maigret, personaggio ideato da Georges Simenon. Sappiamo che ha una moglie, l'indirizzo a Parigi dove risiede e persino il nome, pronunciato nei primi romanzi, ovvero Jules, poi non è stato più ritirato fuori. Quasi come se l'autore volesse suggerirci che lui è tutt'uno solo col caso su cui sta indagando di volta in volta.
Ma alla fine Simenon stesso alza in parte il velo su questo insolito mistero in Il Caso Saint-Fiacre (L'Affaire Saint-Fiacre), pubblicato nel 1932.
Presso la sede della Squadra Mobile di Parigi giunge una strana lettera, che annuncia un omicidio che avverrà nella piccola cittadina di Saint-Fiacre durante una messa in un giorno preciso.
Tutti la bollano come una bufala, tranne il Commissario Maigret, che a Saint-Fiacre ci ha vissuto quando era bambino e dove lavorava suo padre come intendente di un castello. Maigret partecipa alla messa, ma nonostante non accada nulla e il Commissario non noti alcun evento significativo, una morte avviene.
Quella della Contessa del luogo, la stessa Contessa tenutaria del castello dove lavorava il padre di Maigret, il quale ora dovrà indagare sia nel passato che nel presente per venire a capo del mistero.
Dei tredici romanzi che hanno visto protagonista il Commissario di Parigi, pochissimi hanno deluso le aspettative, ma al momento rimangono davvero memorabili due opere: la prima e questa. La prima per aver introdotto - anche se non è proprio così - questo straordinario personaggio e il contesto in cui agisce.
Questa, invece, poiché fa più luce sia sul passato di Maigret e, in senso più lato, sulle motivazioni che lo spingono ad agire. Ora sappiamo dove è nato, come mai conosca così bene come ragionano le persone che vivono in una piccola città, che infanzia ha avuto e che lavoro faceva il padre.
Un lavoro che si potrebbe ritenere ben distante da quello attuale del figlio, però delle similitudini ci sono. Anche il padre portava l'ordine nel piccolo paese di Saint-Fiacre come intendente del castello, che rappresentava per gli abitanti del posto una sorta di mondo irraggiungibile. Un mondo che invece era alla portata di Maigret, per via del lavoro del padre.
Quando il Commissario ha abbandonato questa città vi è poi tornato solo per il funerale del padre, uno dei due legami emotivi che aveva ancora con essa. E vi torna ora, per il secondo e ultimo legame emotivo che gli viene sottratto, ovvero l'anziana Contessa.
Tutti i casi su cui ha indagato in precedenza toccavano da vicino Maigret, confuso di fronte a un'umanità tesa alla propria distruzione. Questo omicidio lo tocca ancor più da vicino, poiché va a "sporcare" quell'immagine idilliaca che il Commissario ha del suo passato. Un passato fatto di momenti divertenti, di giochi insieme ad altri bambini, di quella magia di fronte a una realtà che si ripete ogni giorno che solo i ragazzini riescono a cogliere.
Ecco perché dunque risolvere questo mistero diventa per lui una faccenda molto personale, poiché rischia di infrangere quella visione di mondo perfetto che lui ha di Saint-Fiacre, che lui ha della sua stessa infanzia. Nessun uomo può sopportare di aver vissuto svariati anni in una completa bugia.
Un mondo idilliaco che poi non ha più ritrovato nella metropoli parigina, piena di esseri umani corrotti. Ma anche di ancore di salvezza, come la moglie, che permettono a Maigret di essere uno degli investigatori più determinati di sempre.

lunedì 8 settembre 2025

Libri a caso: Sherlock Holmes e le Ombre di Shadwell


Sherlock Holmes è il campione dell'ordine, del saper portare logica anche quando la mente umana sembra dover cedere all'ignoto. Maledizioni secolari, cani infernali, valli del terrore: tutto viene infine ricondotto al buon senso e a una soluzione che non lascia punti in sospeso.
Quindi è un personaggio che, proprio per questa sua natura, gli scrittori hanno spesso la tentazione di metterlo a confronto davvero con l'ignoto. Arthur Conan Doyle, pur appassionato di spiritismo e occulto, con ogni probabilità non avrebbe apprezzato, ma credo che neanche lui avrebbe potuto intuire quanto un personaggio da lui ideato sarebbe divenuto universale nel corso dei decenni.
Sherlock Holmes incontra dunque gli orrori e i miti di Chtulhu concepiti da H.P. Lovecraft in Sherlock Holmes e le Ombre di Shadwell (Sherlock Holmes and the Shadwell Shadows), scritto da James Lovegrove e pubblicato nel 2016.
1880: Il dottor John Watson è appena ritornato dall'Afghanistan, dove ha combattuto oltre le linee nemiche ed è stato testimone di orrori inimmaginabili. Mentre cerca di rimettere insieme i pezzi della propria esistenza e sanità mentale, ritrova in un locale un suo ex studente, Stamford, mentre quest'ultimo è coinvolto in attività illegali.
A sorvegliare Stamford vi è un uomo ancora sconosciuto a Watson: Sherlock Holmes. Da quella che sembra una semplice indagine per risolvere una serie di omicidi rituali, nasce in realtà un vero e proprio incubo che rischia di far crollare tutte le certezze di Holmes e Watson, mentre dei ultrasecolari attendono nell'ombra di essere richiamati. Da una mente crudele e affinata.
Quando si tratta di retcon, non si bada a spese. Questa storia effettua una vera e propria riscrittura de Uno Studio in Rosso, rinarrando e ambientando in un differente contesto il primo incontro tra Sherlock Holmes e John Watson, nonché riscrivendo gli eventi di un altro paio di successive opere del canone holmesiano per legarli a un diverso, e in apparenza distante dalle atmosfere holmesiane, canone.
E le principali ispirazioni lovecraftiane in questo caso sono Il Richiamo di Chtulhu e Le Montagne della Follia.
Conan Doyle incontra dunque Lovecraft. Di certo in vita ognuno conosceva l'altro e forse apprezzavano rispettivamente le opere del loro collega, ma nessuno di loro poteva prevedere le evoluzioni della narrativa e la possibilità che un giorno le loro creazioni avrebbero condiviso le stesse pagine.
Intendiamoci, l'opera è stata scritta da un abile narratore che ben conosce entrambe queste mitologie narrative e ha trovato buoni escamotage per farle incontrare, ricreando al contempo con efficacia le atmosfere che i suoi due illustri colleghi del passato avevano concepito.
Quindi chi è appassionato solo del ciclo di Sherlock Holmes o solo dei cicli lovecraftiani forse è meglio che si tenga lontano da quest'opera. Una storia dove l'orrore, la fantasia e la sfrenata immaginazione la fanno da padrone e i confini narrativi vengono spostati ancora più in là, oltre i limiti.
Ed è incredibile come in poche pagine le strade fumose di Londra siano sostituite da regni oltre la sfera terrestre pieni di inimmaginabili orrori e non si avverta un così forte distacco tra un mondo e l'altro, poiché i due cicli trovano qui un terreno comune.
Un terreno, due strade che si incrociano, che è giusto si ritrovino ancora.