In dodici romanzi si è saputo sinora molto poco del Commissario Maigret, personaggio ideato da Georges Simenon. Sappiamo che ha una moglie, l'indirizzo a Parigi dove risiede e persino il nome, pronunciato nei primi romanzi, ovvero Jules, poi non è stato più ritirato fuori. Quasi come se l'autore volesse suggerirci che lui è tutt'uno solo col caso su cui sta indagando di volta in volta.
Ma alla fine Simenon stesso alza in parte il velo su questo insolito mistero in Il Caso Saint-Fiacre (L'Affaire Saint-Fiacre), pubblicato nel 1932.
Presso la sede della Squadra Mobile di Parigi giunge una strana lettera, che annuncia un omicidio che avverrà nella piccola cittadina di Saint-Fiacre durante una messa in un giorno preciso.
Tutti la bollano come una bufala, tranne il Commissario Maigret, che a Saint-Fiacre ci ha vissuto quando era bambino e dove lavorava suo padre come intendente di un castello. Maigret partecipa alla messa, ma nonostante non accada nulla e il Commissario non noti alcun evento significativo, una morte avviene.
Quella della Contessa del luogo, la stessa Contessa tenutaria del castello dove lavorava il padre di Maigret, il quale ora dovrà indagare sia nel passato che nel presente per venire a capo del mistero.
Dei tredici romanzi che hanno visto protagonista il Commissario di Parigi, pochissimi hanno deluso le aspettative, ma al momento rimangono davvero memorabili due opere: la prima e questa. La prima per aver introdotto - anche se non è proprio così - questo straordinario personaggio e il contesto in cui agisce.
Questa, invece, poiché fa più luce sia sul passato di Maigret e, in senso più lato, sulle motivazioni che lo spingono ad agire. Ora sappiamo dove è nato, come mai conosca così bene come ragionano le persone che vivono in una piccola città, che infanzia ha avuto e che lavoro faceva il padre.
Un lavoro che si potrebbe ritenere ben distante da quello attuale del figlio, però delle similitudini ci sono. Anche il padre portava l'ordine nel piccolo paese di Saint-Fiacre come intendente del castello, che rappresentava per gli abitanti del posto una sorta di mondo irraggiungibile. Un mondo che invece era alla portata di Maigret, per via del lavoro del padre.
Quando il Commissario ha abbandonato questa città vi è poi tornato solo per il funerale del padre, uno dei due legami emotivi che aveva ancora con essa. E vi torna ora, per il secondo e ultimo legame emotivo che gli viene sottratto, ovvero l'anziana Contessa.
Tutti i casi su cui ha indagato in precedenza toccavano da vicino Maigret, confuso di fronte a un'umanità tesa alla propria distruzione. Questo omicidio lo tocca ancor più da vicino, poiché va a "sporcare" quell'immagine idilliaca che il Commissario ha del suo passato. Un passato fatto di momenti divertenti, di giochi insieme ad altri bambini, di quella magia di fronte a una realtà che si ripete ogni giorno che solo i ragazzini riescono a cogliere.
Ecco perché dunque risolvere questo mistero diventa per lui una faccenda molto personale, poiché rischia di infrangere quella visione di mondo perfetto che lui ha di Saint-Fiacre, che lui ha della sua stessa infanzia. Nessun uomo può sopportare di aver vissuto svariati anni in una completa bugia.
Un mondo idilliaco che poi non ha più ritrovato nella metropoli parigina, piena di esseri umani corrotti. Ma anche di ancore di salvezza, come la moglie, che permettono a Maigret di essere uno degli investigatori più determinati di sempre.
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