lunedì 24 marzo 2025

Libri a caso: La Terra Morente


La Terra che si avvicina ai suoi ultimi giorni, il sole che sta per esplodere e l'umanità consapevole di avere le ore contate. Sempre che qualcosa non accada nel mentre. Sì, siamo di nuovo dalle parti degli scenari apocalittici, da fine del mondo, dopo Il Lungo Meriggio della Terra.
E tocca stavolta a La Terra Morente (The Dying Earth), scritto da Jack Vance e pubblicato nel 1950.
Ci troviamo in un lontanissimo futuro, dove il sole è rosso fuoco e sta per andare in supernova, cosa che causerà la fine della vita sulla Terra e la scomparsa dell'umanità dalle galassie. In quest'era le distanze tra le classi sociali sono molto ampie e la magia e le superstizioni hanno una forte presa sulla gente, considerata la fine che si ritiene imminente.
In questo scenario assistiamo alle imprese di alcuni personaggi. A partire dai maghi Mazirian e Turjan, in eterna lotta tra loro per il dominio delle creature ideate artificialmente e a cui manca ancora la scintilla della vita.
Passando poi dalle sorelle genetiche T'Sais e T'Sain, ai due lati opposti della barricata delle emozioni, ma al tempo stesso fortemente legate.
E finendo infine con Liane il Viaggiatore, Ulan Dhor e Guyal di Sfere, cercatori di conoscenza a vario titolo (ma non tutti spinti da motivi altruistici) le cui cerche potrebbero avere un forte impatto sul mondo e sul futuro, breve o lungo che sia, dell'umanità.
A volte lo scenario apocalittico imminente è parte integrante della narrazione ed è uno dei motivi che spinge i protagonisti ad agire. A volte, invece, è un'affascinante cornice entro cui imbastire altri scenari che vanno a creare una sorta di più ampio paesaggio narrativo.
La Terra Morente rientra in questa seconda categoria. La Terra del lontano futuro dove il sole sta per andare in supernova - entro quanto tempo non è dato sapere - diventa infatti il presupposto di base su cui costruire poi storie che, in realtà, non esplorano più di tanto questa tematica.
Il romanzo è più un'antologia, a ben vedere, in quanto è composto da sei racconti che tra l'altro hanno dei collegamenti minimi tra loro. Solo il primo e il secondo a ben vedere sono una sorta di prosecuzione diretta, mentre i rimanenti quattro - pur recuperando alcuni personaggi già apparsi in precedenza - fanno sostanzialmente storia a sé.
Tutti questi racconti, però, creano un mondo ampio di cui noi iniziamo a intravedere qualche barlume che tende la mano più al fantasy che alla fantascienza, con tanto di creature incantate e paesaggi immacolati.
Il pianeta in questione rimane la Terra, seppur sia molto diversa da quella che conosciamo. Pare tornata a una sorta di era medievale, dove predominano più le credenze sovrannaturali che la ragione. E dove chi è in grado di detenere il potere della magia si ritrova nei posti più alti della società.
Sotto questa patina mi è parso di vedere una non tanto velata critica alle religioni, senza alcuna distinzione, nella parte in cui abbindolano gente disperata per dare loro promesse di un futuro migliore che mai arriverà e annunciando punizioni divine che in realtà sono impartite dall'essere umano. Quindi più che la religione, chi la sfrutta per i propri fini.
Caratteristica che l'uomo a quanto sembra non abbandona, nemmeno di fronte alla fine del mondo.

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