Il cinema italiano ha sempre avuto una buona tradizione nel genere horror, seppur non secolare come quella che può vantare il cinema americano.
Essendo il cinema associato a questo genere, dalle nostre parti, fatto più di mestiere che di budget, non ha quasi mai potuto contare su grandi somme o grandi mezzi. Fino a quando si aveva un Mario Bava che ti creava dei piccoli capolavori letteralmente col nulla e molta inventiva, si andava (quasi) sul sicuro, ma parliamo ormai di un mondo che non esiste più e non può più tornare.
Tuttavia, ogni tanto qualche pellicola horror ricompare, poiché non sempre gli effetti e i grandi budget possono essere tenuti in considerazione. Ne è un esempio Madre Notturna, scritto e diretto da Daniele Campea e distribuito nei cinema nel novembre 2022.
Agnese (Susanna Costaglione), dopo alcuni anni in cui è rimasta internata in un istituto psichiatrico, può infine tornare a vedere la propria famiglia, anche se solo per poche settimane. La cosa sembra però non suscitare gli entusiasmi né del marito Riccardo (Edoardo Oliva) né della figlia Arianna (Sofia Ponente), che trova nella danza una personale valvola di sfogo.
Con difficoltà si provano a rinsaldare i legami familiari, ma un imprevisto sta per travolgere tutto. Sta per arrivare la pandemia del COVID-19 e il lockdown, che più che unire dividerà la famiglia. E riporterà a galla quei demoni che hanno causato l'internamento di Agnese, convinta che nei boschi attorno alla casa in cui vivono ci siano degli spiriti della natura. E che abbiano preso di mira proprio lei.
L'horror può essere creato con gli effetti speciali e i jumpscare, questo è certo. Ma a volte l'orrore è intorno a noi, quell'orrore molto reale su cui non vogliamo volgere il nostro sguardo. Anzi, non solo intorno a noi, ma dentro di noi.
Senza entrare nel merito di discorsi sociali e sociologici di cui non ci sono le competenze necessarie, il lockdown del 2020 ha messo tutti di fronte - tutti, senza distinzioni di alcun tipo - ai concetti di alienazione e solitudine e ognuno ha reagito come poteva. Altri, invece, non hanno cercato alcuna reazione e hanno semplicemente osservato lo scorrere degli eventi.
Quindi tutti tecnicamente si possono ritrovare nella situazione vissuta dai protagonisti della pellicola. Per quanto la loro sia una famiglia disfunzionale ai massimi livelli - il padre traditore, la figlia menefreghista, la madre in perenne crisi di nervi - la loro solitudine e anche la loro pazzia sono state parte della nostra vita per qualche tempo.
La cornice fantastica, che emerge lentamente passando da una dimensione domestica a una allegorica e surreale, arriva dunque come pena del contrappasso di questa loro condizione. Tutti vengono puniti per i loro peccati: il marito per il tradimento, la figlia per la mancanza di empatia.
Forse l'unica, vera vittima rimane Agnese, la madre. Che è riuscita a vedere il mondo per ciò che era davvero, diventando pazza per ciò che la sua famiglia aveva fatto a lei, e per questo non è stata creduta.
Alla fine, tuttavia, la verità ha prevalso, ma ha richiesto un prezzo molto alto.
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