1969: Dopo una lunga gavetta come critico cinematografico per il quotidiano Paese Sera e una prolifica carriera come sceneggiatore di vari film, tra cui anche C'era Una Volta il West di Sergio Leone, il giovane cineasta Dario Argento vuole provare a compiere il grande salto e dirigere la sua prima pellicola. Ciò che ne conseguirà sarà il primo passo - seppur costellato di vari ostacoli - di una fulgida carriera, nonché l'inizio di una nuova fase per il cinema italiano.
L'occasione per Dario Argento arriva in maniera quasi inaspettata quando il suo amico Bernardo Bertolucci, con cui aveva collaborato alla stesura della sceneggiatura di C'era Una Volta il West, gli invia per un possibile adattamento una copia del romanzo del 1949 La Statua che Urla (Screaming Mimi), di Fredric Brown, incentrato su un killer seriale di Chicago che prende di mira giovani donne, sfregiandole.
Pur rimanendo intrigato dal libro, Dario Argento fa molto di più: prende solo spunto marginale dal romanzo di Brown, ne sposta l'ambientazione a Roma e unisce la trama a quella di un incubo da lui avuto, causato da una congestione, mentre si trova a Tunisi, in cui si è ritrovato intrappolato in una gabbia di vetro, incapace di aiutare una donna minacciata da un'oscura presenza. Il tutto unito a tematiche personali e oniriche.
La sceneggiatura viene completata in appena cinque giorni e opzionata dalla Titanus, che intende mettere in atto una produzione internazionale coinvolgendo anche attori americani e girando il tutto in inglese, di modo tale da poter vendere la pellicola oltreoceano.
La regia viene proposta in prima battuta a Terence Young, il quale però rifiuta. Dario Argento, tuttavia, crede molto in questo progetto e quindi insieme a suo padre Salvatore Argento fonda la società di produzione SEDA Spettacoli per poter gestire in piena autonomia lo sviluppo del film. A Salvatore Argento viene dunque affidata la produzione e lui ovviamente incarica suo figlio Dario della regia.
Con un budget di circa 200 milioni di lire, le riprese iniziano in via ufficiale nel settembre 1969, tenendosi a Roma e - per gli interni - presso gli Studi De Paolis.
Fin dal primo giorno Dario Argento si trova in netto contrasto con l'attore protagonista del film, Tony Musante, il quale è molto metodico e preciso, arrivando a volte anche a recarsi presso l'abitazione del regista per discutere su come girare una scena.
Proprio la direzione delle scene è la causa di maggior attrito tra i due: quello che è lo stile di regia del debuttante Argento, fatto anche di improvvisazione e di inquadrature inedite, viene invece visto da Tony Musante come segno di approssimazione e mancanza di professionalità. Col passare delle settimane, dunque, il rapporto tra i due si deteriora fino al punto di non ritorno.
Anche dalla casa di distribuzione, Dario Argento non ottiene un grande supporto. Il dirigente della Titanus Goffredo Lombardo, infatti, dopo aver visionato le prime scene, ritenendole insoddisfacenti, giunge alla conclusione che il giovane regista non sia la persona più indicata per portare avanti il progetto e dopo poco più di una settimana medita di sostituirlo con Ferdinando Baldi.
Convoca così Dario Argento nei propri uffici, offrendogli anche la possibilità di lasciare comunque il suo nome in cartellone come regista, ma quest'ultimo si impunta e resta al proprio posto. Goffredo Lombardo, tuttavia, per tutta la durata della lavorazione rimarrà convinto che il film non sia riuscito al meglio e non faccia davvero paura.
In questa sua prima pellicola, Dario Argento utilizza per la prima volta un metodo di lavoro che caratterizzerà altri suoi futuri film. Quando vengono inquadrate le mani dell'assassino, quelle sono in realtà le sue mani: il regista preferisce agire così per velocizzare la produzione, sapendo già quali movimenti utilizzare, invece che affidare l'incarico a un altro attore.
Una sequenza finale riguarda il suicidio di uno dei personaggi che cade dalla finestra di un palazzo e Argento vuole realizzarla con una sorta di effetto in soggettiva. Per questo fa lanciare di sotto la telecamera, la quale è legata a una corda. Tuttavia, le misure vengono mal calcolate dalla troupe e la telecamera si schianta al suolo, rimanendo distrutta. Per fortuna, il materiale girato è rimasto intatto.
Le riprese si concludono nell'ottobre 1969, dopo sei settimane di lavorazione. Quasi superfluo dire che, quando il film viene mostrato in anteprima ai dirigenti della Titanus, costoro lo ritengono assurdo e noioso e sono certi che nessuno lo andrà a vedere.
Temendo una mancata distribuzione, Salvatore Argento, lì presente, si reca presso gli uffici di Goffredo Lombardo durante una pausa pranzo e lì vi trova la segretaria del produttore che sta mangiando un panino, mentre le tremano forte le mani. Quando gliene chiede la ragione, la donna risponde che ha visto la pellicola, rimanendone molto impressionata. Salvatore Argento le chiede allora di andare a riferire questo anche a Goffredo Lombardo.
L'Uccello dalle Piume di Cristallo viene distribuito nei cinema italiani a partire dal 19 febbraio 1970. Certo comunque del suo fallimento, Goffredo Lombardo si reca in vacanza alle Seychelles. La pellicola arriva infine a incassare sul territorio italiano quasi un miliardo e mezzo di lire e ottiene un grande successo anche negli Stati Uniti.
Non appena gli giunge voce del grande successo della pellicola persino oltreoceano, Goffredo Lombardo telefona a Dario Argento e gli dice che è stato bravissimo e questo è un progetto in cui loro due hanno sempre creduto.
Non è altrettanto accomodante Tony Musante. Costui ormai l'ha presa sul personale e una sera, qualche tempo dopo, si presenta sotto casa di Dario Argento, chiedendo a gran voce che venga aperta la porta. Il regista si convince che lo voglia malmenare e fa finta di non essere presente, fino a quando l'attore si allontana. Da quel momento in poi, Dario Argento non vorrà avere più nulla a che fare con Tony Musante, nemmeno a titolo personale.
L'Uccello dalle Piume di Cristallo rappresenta inoltre la prima parte della cosiddetta Trilogia degli Animali, che proseguirà l'anno successivo con Il Gatto a Nove Code... ma questa è un'altra storia.
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