Un virus che trasforma gli esseri umani in creature simili a zombie, affamate di carne umana. Un gruppo di veterani dell'esercito che deve sventare questa minaccia e salvare il mondo, o almeno così viene fatto loro credere. Un uomo portato al limite, costretto a compiere una scelta che potrebbe sconvolgere per sempre la sua vita e quella delle persone attorno a lui.
No, stavolta non si parla di un fumetto americano. Stavolta sotto i riflettori vi è una produzione al cento per cento italiana, tranne che per il titolo: Life Zero. Una miniserie in 3 numeri pubblicata tra il 2015 e il 2016. Soggetto e sceneggiatura sono stati ideati da Stefano Vietti e Marco Checchetto, con quest'ultimo che si è occupato anche della parte grafica.
Nell'immaginaria città di New Easton, un reparto speciale dell'esercito americano preleva dalla prigione il loro ex capitano, Derek Shako, lì finito dopo essere caduto in una trappola ai suoi danni. A capo della spedizione c'è la moglie di Shako, Laura, il quale ha bisogno dell'aiuto di suo marito per salvare la loro figlia Anna.
Anch'essa, infatti, è ora prigioniera dell'incubo in cui versa New Easton, vittima di un'invasione di creature mutate da una nube. La ricerca di sua figlia e la scoperta della vera natura di quella nube saranno i primi passi di Shako verso una progressiva discesa all'inferno, fisico e metafisico.
Un fumetto scritto e disegnato da un team italiano e ambientato negli Stati Uniti. No, non ne è venuta fuori una "americanata", ma un prodotto con una sensibilità tutta italiana. Non mancano le scene di azione, anzi, si può dire che Life Zero non lasci quasi mai un attimo di respiro in tal senso. Eppure ben presto l'azione e l'introspezione di tutti i vari personaggi, anche quelli destinati a sparire in poche pagine, iniziano a progredire di pari passo, una non riesce a fare a meno dell'altra.
I disegni di Marco Checchetto sono funzionali a questo percorso narrativo parallelo, con tavole impostate come se ci trovassimo di fronte a un blockbuster hollywoodiano pieno di effetti speciali, esplosioni, cervelli zombi che saltano e molto altro. La parola all'ordine del giorno è dinamicità e non viene mai meno.
Va fatta inoltre una menzione d'onore ad Andres Mossa. Spesso - in maniera colpevole - mi accorgo dell'apporto del colorista a un fumetto solo in un secondo momento. In questo caso però è impossibile non rimanerne colpiti fin dall'inizio: c'è un contrasto tra luci e ombre, colori chiari e scuri, che non ha forse eguali e contribuisce a dare ancora più "vita" alle matite del disegnatore romano.
Sotto una neve battente che sembra essersi trasferita dalle pagine de l'Eternauta, Shako si ritrova catapultato in questo strano, nuovo mondo così come accade a Rick Grimes nel primo numero di The Walking Dead. Entrambi ne erano esclusi all'inizio, Grimes perché in coma, Shako perché in prigione, e come uomo di autorità e autoritario alla pari di Grimes, Shako sarà la molla che causerà un drammatico punto di non ritorno. Non vittima di questo mondo, ma suo carnefice.
Ogni personaggio è destinato a soffrire, ogni personaggio è destinato a divenire incapace di tracciare una propria strada e, quando prova a farlo, giunge in maniera drammatica e rapida una pena del contrappasso.
Life Zero è un progetto a sé stante? Sì e no. Chi legge questa miniserie ne vede l'epilogo, ma viene lasciato anche qualche appiglio per possibili storie future. Sono passati quattro anni e con pazienza aspettiamo. Gli impegni di Vietti e Checchetto di certo rendono difficile questo compito. Ma noi attendiamo, con pazienza, poiché... Non sai cosa porti la sera inoltrata.
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