venerdì 14 marzo 2025

Fabolous Stack of Comics: Superman - Alieno Americano


Superman è un alieno: si chiama Kal-El e proviene dal distrutto pianeta Krypton. Ma Superman è anche un terrestre, un americano: porta con orgoglio il nome di Clark Kent, è fiero del suo lavoro come giornalista e cerca di vedere il bene negli esseri umani e di aiutarli coi propri poteri.
Questa dicotomia è stata analizzata, rianalizzata, rovesciata, rivisitata e così via decine di volte in decine di anni. In principio Superman è un alieno e Clark Kent è la maschera (alla Kill Bill), poi per John Byrne Superman è un vero e proprio americano, nato su suolo americano e portatore dei valori ideali degli Stati Uniti. Poi c'è una sorta di dicotomia tra l'alieno e l'americano su cui giostrano più sceneggiatori nel corso del tempo.
Insomma, una vera e propria pletora di visioni che appaiono in contraddizione tra loro. Ma talvolta quelle che sembrano differenze possono risultare in realtà dei punti di contatto, come accade nella miniserie di sette numeri Alieno Americano (American Alien), pubblicata nel 2016, scritta da Max Landis e disegnata da sette differenti artisti: Nick Dragotta, Tommy Lee Edwards, Joelle Jones, Jae Lee, Francis Manapul, Jonathan Case e Jock.
Giunto da un pianeta distrutto, Clark Kent viene cresciuto e allevato con valori di altruismo e rispetto da parte dei coniugi Kent del Kansas, che lo adottano come se fosse figlio loro. Oltre a loro, pochi altri sono a conoscenza della sua natura non terrestre, tra questi il miglior amico di Clark, Pete Ross.
Con gli anni, Clark Kent impara a utilizzare i suoi poteri, conosce i primi supereroi e supercriminali della Terra come Batman e Lex Luthor, si trasferisce a Metropolis per diventare un giornalista, si innamora e adotta un'identità supereroistica. Ma nonostante apprenda infine le sue vere origini, non perderà mai quello spirito trasmessogli dai suoi genitori adottivi.
Si torna dunque a parlare dei primi anni di Superman come eroe, mentre cerca di apprendere da dove proviene. Un tema sempiterno, trattato sin dalla Golden Age (che ridusse la cosa a una sola pagina) e poi sviluppato negli anni e nei decenni per aggiungere nuovi particolari a fronte di una società che non era più quella in cui il personaggio era stato concepito dai suoi due creatori.
Ma Jerry Siegel e Joe Shuster avevano infuso in quel personaggio, forse senza accorgersene pienamente, una vitalità capace di reggere al passare del tempo. Ecco perché dunque (ovviamente se fatto bene) raccontare e riattualizzare le origini di Superman non è un'operazione così banale e ripetitiva... ok un po' lo è, ma fino a un certo punto.
Il titolo dice già tutto sulla dicotomia del personaggio. Clark Kent è un americano, cresciuto da una famiglia americana con valori "americani" (qui il virgolettato è d'obbligo), tra l'altro una famiglia della rural class, vista come incarnazione della genuinità e sincerità di siffatti valori.
Ma Clark Kent è anche Superman, un alieno. E questo viene visto in un'ulteriore accezione, poiché negli Stati Uniti un "alieno" è in realtà un immigrato clandestino (ricorderete forse questo termine dalla canzone Englishman in New York di Sting). Ma anche chi non è nato su suolo statunitense, come Superman, può contribuire alla società in maniera positiva e con sani valori, sia come supereroe che come giornalista.
Questa non è un'allegoria della condizione degli immigrati durante la prima presidenza Trump, in quanto la storia è stata scritta prima, bensì una metafora più ampia sul concetto di umanità e accettazione del "diverso", che può essere sotto i nostri occhi senza che ne accorgiamo. Quindi a maggior ragione non ha senso additare qualcuno solo perché proviene da un altro paese.
Questo è un fumetto profondamente patriottico, un patriottismo che non si deve ridurre semplicemente all'essere nati in una determinata nazione. Essere americani al giorno d'oggi è qualcosa di profondamente diverso rispetto al 1938.
Molte persone non nate su suolo americano, pur in tempi difficili quali quelli successivi all'undici settembre 2001, hanno contribuito alla società americana in cui si sono integrati. Superman è un personaggio di finzione, ma la sua appartenenza alla società americana è ormai qualcosa di consolidato nel tempo. Alieno, americano, ma prima di tutto un eroe.

giovedì 13 marzo 2025

Libri a caso: La Ballerina del Gai-Moulin


Sin dal primo romanzo, Pietr il Lettone, tutti gli eventi di tutte le indagini li abbiamo vissuti seguendo il Commissario Maigret ideato da Georges Simenon.
Lo abbiamo visto pedinare i sospettati, sbuffare davanti alla stufa presente nel suo ufficio, confidarsi con la moglie, recarsi all'estero e molto altro. Ed è sempre stato sulla scena, a dettare il proseguimento degli eventi.
Questo schema viene infine scardinato nel decimo romanzo, La Ballerina del Gai-Moulin (La Danseuse du Gai-Moulin), pubblicato nel 1931.
A Liegi, due giovani scapestrati di nome Jean Chabot e Rene Delfosse sono soliti dilapidare le somme di denaro su cui riescono a mettere le mani, anche facendo piccoli furti, appagando così i loro vizi. Ogni sera, dunque, sono clienti fissi del locale Gai-Moulin e passano il loro tempo principalmente con la ballerina Adele.
Una sera, essendo a corto di denaro, decidono di rapinare la cassa del locale facendo finta di uscire e chiudendosi nel bagno. Ma, quando credono di aver visto un cadavere per terra, fuggono.
Subito dopo, però, notano che qualcuno li sta seguendo e anche i frequentatori del Gai-Moulin potrebbero non essere ciò che sembrano. E in tutto questo dove si trova il Commissario Maigret?
Esatto, dove si trova Maigret? Dopo aver letto nove romanzi dove non lo abbiamo mai perso di vista, risulta in principio un po' straniante non vedere il Commissario sulla scena e questo si prolunga per svariati capitoli... o meglio, in realtà Maigret c'è, ma è sullo sfondo e con un po' di abilità lo si riesce a intuire.
Però non preoccupatevi: questo è e rimane un romanzo del Commissario Maigret tanto che, quando infine emerge sulla scena, subito la sua presenza si fa sentire e ruba la scena a tutti gli altri protagonisti di questa insolita vicenda, che sembra più un thriller spionistico che un romanzo giallo, in realtà.
Georges Simenon, dunque, ha adottato un intelligente stratagemma narrativo. Nei primi capitoli ci ha fatto seguire la vicenda attraverso gli occhi dei due scapestrati, che hanno dunque una visione diversa e parziale dei vari eventi, quella dell'uomo comune che assiste impassibile al dipanarsi della vicenda davanti ai suoi occhi e in cui ne è protagonista suo malgrado.
Dopodiché subentra l'altro, vero protagonista, che quegli eventi li manipola a suo uso e consumo per giungere a uno scopo più alto. E - io ritengo - anche per soddisfare il suo ego, decisamente cresciuto dal primo romanzo sopra citato.
Certo, infine, bisogna ammettere che quando si tratta di sospensione dell'incredulità per romanzi di ormai un secolo fa a volte bisogna compiere salti carpiati, rovesciati. L'idea che Maigret sposti un cadavere da un luogo all'altro e sostanzialmente manipoli delle prove criminali, pur con l'intento di cercare la verità, senza che poi debba renderne conto a nessuno è abbastanza forzata a mio avviso anche per gli standard dell'epoca.
Ma si sa, come si ama dire in occasioni del genere... erano altri tempi.