Qualcosa di incredibile è accaduto: ho letto una storia di Grant Morrison che ho compreso in maniera immediata! Un'ulteriore conferma del fatto che questo 2020 è davvero un anno pieno di eventi fuori dall'ordinario.
Klaus è una miniserie di sette numeri pubblicata da Boom Studios tra il 2015 e il 2016 e disegnata da Dan Mora. Il protagonista, ebbene sì, è proprio lui: Babbo Natale! Avete presente quella simpatica persona amante dei caminetti e sponsorizzata da una nota marca di bibite che in un altro mondo si chiamava San Nicola da Bari?
Ebbene, scordatevela. Il Klaus di questa miniserie è un uomo tutto d'un pezzo che ritorna nella città dove è nato, Grimsvig, durante le festività del solstizio d'inverno, Yule. Trova un'atmosfera molto tetra e cambiata rispetto a prima e una popolazione governata col pugno di ferro e schiavizzata da Lord Magnus, il quale ha stretto un patto con un demone.
Klaus si imbatte ben presto in una sua conoscenza dell'infanzia, Dagmar, moglie di Lord Magnus, e si ritrova in possesso di strani poteri e tanti giocattoli che possono riportare la felicità tra i bambini e gli abitanti di Grimsvig. Sempre se il demone non si metterà in mezzo.
Ho volutamente esagerato con la prima affermazione, ma è di certo strano vedere una storia così lineare da parte di Grant Morrison, con i buoni e i cattivi ben chiari e delineati sin dall'inizio e soprattutto con motivazioni da ambo i lati molto "terrene", quali la brama di potere e il desiderio di portare giustizia a tutti i costi.
Ma siccome alla fin fine è sempre Grant Morrison, l'autore non manca di abbellire la sua storia con elementi folkloristici ed esoterici che si ispirano in particolar modo alla tradizione medievale e germanica, senza tener conto di influssi religiosi provenienti dal Cristianesimo che avrebbero rischiato di annacquare il racconto.
Ecco dunque perché la figura di Klaus si distacca così tanto dall'iconografia ordinaria associata a Babbo Natale. Se si fosse deciso di perseguire questa strada, premesso che una storia di Natale non può prescindere dalla retorica, nel bene e nel male, lo si sarebbe associato a una figura "cristiana" che per alcuni risulta troppo distante e in cui non ci si riesce a identificare.
Così invece viene costruito un personaggio diverso, di certo portatore di valori associati al Natale quali la felicità e la forza dei legami familiari, ma allo stesso tempo credibile come figura universale.
Dopo questa miniserie, il personaggio di Klaus ha continuato ad apparire negli anni successivi tramite speciali one-shot, che tuttavia risultano ancora inediti in Italia. Solo il tempo ci dirà se anche questi racconti perduti di Klaus arriveranno nel nostro paese.
Ora mi toccherà leggere un'altra storia di Grant Morrison, però: questo Nameless sarà una miniserie lineare come questa?
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