Da ormai svariati mesi, sugli albi Panini Comics, salvo rari casi non fa più capolino - nella pagina di introduzione e nelle note finali - il nome di uno storico editor che ha accompagnato una intera generazione di lettori. Il suo nome è Luca Scatasta. O, come universalmente noto, LucaS: un uomo a cui tutti noi dobbiamo qualcosa per la diffusione del verbo Marvel in Italia.
Quando pensiamo a Luca Scatasta, immediatamente e inevitabilmente la nostra mente lo associa agli X-Men, tuttavia la storia del suo rapporto con la Marvel risale a molto prima. Come giovane lettore, addirittura dall'era Corno, come editor a partire da poco dopo l'esordio della Star Comics. Nato ad Ascoli Piceno, Scatasta si trasferì negli anni '80 per motivi di studio a Bologna dove entrò in contatto con l'ambiente fumettistico della città. Abitava infatti a pochi metri da Alessandro Distribuzioni, dove strinse amicizia con i suoi futuri colleghi Marco Lupoi e Massimiliano Brighel, più altri che adesso scordo. Grazie a Lupoi, Scatasta si guadagnò la stima della redazione di Fumo di China e iniziò così la sua carriera professionistica come editor e redattore. La Marvel, però, sembrava ancora lontana.
Solo che a un certo punto, per cavalcare il successo del rinato interesse in Italia verso i personaggi della Marvel, un altro editore oltre alla Star Comics si affacciò all'orizzonte, la Play Press, che nel 1989 immise sul mercato alcune sporadiche testate come Iron Man, DP7 e addirittura The 'Nam... accompagnate da un reparto redazionale di certo non all'altezza di quello della Star. La Play Press affidò dunque ben presto l'editing delle sue testate ad una agenzia esterna, la Granata Press (che poco meno di due anni dopo sarebbe divenuta essa stessa una casa editrice, prima di un drastico fallimento), la quale poteva annoverare tra le sue fila anche Scatasta. E quindi per quanto oggi questo possa apparirci strano, il suo esordio non avvenne su una testata mutante.
Grazie all'apporto della Granata Press, gli albi Play Press migliorarono e videro aumentare la loro foliazione, quindi si decise di ampliare il parco testate. A quel tempo negli Stati Uniti stava dilagando l'universo mutante, che poteva contare su molte testate a disposizione. Non potendo opzionare Uncanny X-Men, saldamente in mano alla Star Comics, la Play acquisì i diritti delle serie satellite: New Mutants, X-Factor, Excalibur, Wolverine. Queste ultime due erano all'epoca molto recenti, quindi spoileravano (in un'epoca senza Internet) i finali di alcune saghe mutanti o il destino di alcuni personaggi che i lettori italiani dovevano ancora conoscere. La Play Press non se ne preoccupò, il profitto è profitto dopotutto. E fu così che Scatasta esordì come editor mutante, grazie alle testate Wolverine e X-Marvel (di cui probabilmente solo io ho un bel ricordo). Penso comunque che almeno un paio di volte Scatasta abbia confessato di essersi pentito di aver (indirettamente, dopotutto lavorava su commissione) causato le discrepanze di continuity che avrebbero caratterizzato le serie Marvel negli anni a venire.
Ma la Play Press non si limitò a questo, acquisì anche i diritti di pubblicazione di alcune serie della DC Comics a partire nientemeno che da Crisi Sulle Terre Infinite. Testate che avevano bisogno di un serio apparato redazionale, considerate le modalità non certo esaltanti in cui negli anni precedenti era stato gestito il DC Universe. LucaS, ormai persona di cui la Play Press aveva piena fiducia, si prese in carico l'improba missione e la portò a termine con successo, tanto che i lettori dell'epoca ricordano ancora oggi le sue Note di Crisi Sulle Terre Infinite come tra le più competenti e accurate di sempre. Tuttavia più la mole di lavoro aumentava, più Scatasta faceva fatica a rispettare le scadenze editoriali (la sua bestia nera negli anni a venire) e a ciò si aggiunse una incrinatura nei rapporti con Granata Press per motivi economici. E così nel 1990, accettando una proposta di Lupoi, Scatasta entrò a far parte della redazione della Star Comics.
L'avventura era appena iniziata.
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