domenica 8 agosto 2021

Fabolous Stack of Comics: Animal Man


Negli anni '80 del ventesimo secolo, il fumetto supereroistico americano subisce un processo di revisionismo che modernizza e contestualizza in un nuovo scenario sociale quelle che erano le atmosfere e le trame della Silver Age, un processo che ha avuto i suoi prodromi nel decennio precedente tramite alcune produzioni indipendenti.
Ma non sono degli sceneggiatori americani i principali artefici di questa nuova fase del fumetto americano, bensì scrittori anglosassoni, i quali portano una nuova sensibilità, più europea se così possiamo definirla, nelle colorate pagine dei supereroi.
Il primo e principale responsabile di questa fase di revisionismo è Alan Moore, ma dopo Crisi sulle Terre Infinite - visti i buoni riscontri in merito - altri sceneggiatori britannici vengono contattati, in particolar modo dalla DC Comics, che sta vivendo una fase di rinascita.
Uno di questi sceneggiatori è Grant Morrison, che come Alan Moore decide di concentrare il suo primo tentativo per il mercato americano su un personaggio fino a quel momento poco noto della DC Comics, Animal Man - il quale aveva collezionato in due decenni dalla sua creazione una decina o poco più di apparizioni, prima che lo scrittore scozzese decidesse di occuparsene.
Quella che in principio deve essere solo una miniserie di quattro numeri diventa ben presto una run più articolata, per un totale di 26 numeri, disegnati in buona parte da Chas Truog con qualche contributo aggiuntivo di Tom Grummett.
La serie regolare esordisce nel 1988 e le prime nove storie definiscono quello che sarà l'intero tessuto narrativo di questo ciclo.
Nei primi quattro numeri, Buddy Baker, sposato e con due figli di nome Cliff e Maxine, decide di diventare un supereroe a tempo pieno riportando in auge la sua identità di Animal Man. Il primo scontro con un personaggio dimenticato di nome B'wana Beast gli apre gli occhi sulle crudeltà che vengono inflitte nei confronti degli animali e decide così di diventare vegetariano e di iniziare a battersi in maniera proattiva per i diritti delle specie animali.
Subito dopo, Animal Man comincia a vivere strane avventure in cui il tessuto stesso della realtà sembra piegarsi, mentre al contempo subisce un attacco da parte del nuovo Mirror Master, il quale è al servizio di una misteriosa organizzazione.
L'aspetto più debole di questo ciclo, duole dirlo, è la parte grafica. Chas Truog non è un cattivo disegnatore, ma non sa rendere al meglio (tranne nella storia Il Vangelo del Coyote, lì forse aveva avuto una visione mistica come Morrison) le atmosfere surreali e metafisiche concepite dallo sceneggiatore scozzese, laddove invece risulta più efficace per le storie più prettamente supereroistiche... ma che si riducono praticamente solo ai primi quattro numeri.
Essendo, prima della pubblicazione di queste storie, il personaggio di Animal Man sostanzialmente una lavagna bianca, Grant Morrison ha potuto operare una costruzione del personaggio praticamente da zero (cosa che però non è così semplice come si potrebbe pensare) e ha trasferito in Animal Man parte delle sue idee e della sua personalità, essendo anche lui un convinto vegetariano e contro la crudeltà verso gli animali.
Sentimenti che comunque non vengono affibbiati al personaggio tanto per fare sensazionalismo, ma che sono frutto di una svolta narrativa ben precisa e che non rimangono poi lettera morta.
Al contempo, dopo la prima saga, Morrison inizia a trattare - nei primi numeri in maniera blanda - il tema del metafumetto. Il tutto inserito in una cornice più ampia: quella di una metanarrazione già appannaggio di certa letteratura e che qui viene applicata, forse non per la prima volta in assoluto ma di certo per la prima volta in maniera sistematica, in un'opera fumettistica.
Donandole così quella dignità artistica che essa merita e facendo capire la sua portata nel contesto di una narrazione che non deve temere confronti con altre opere o essere vista come una sorta di fratello minore o da ripudiare dell'arte.
Proprio perché il fumetto - nella sua accezione più pura - si è ormai evoluto da quegli ingenui ma adorabili anni di formazione della Silver Age e può ora ampliare il suo raggio, può aspirare a essere qualcosa di più. Senza dimenticare le proprie origini.

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