Ogni autore, quando crea un personaggio, spera in cuor suo che abbia successo. Non solo per un mero e giustificato motivo economico, ma anche perché la cosa permette all'autore di essere ricordato nel tempo.
E quindi, se oggi qualcuno pronuncia il nome Paul Dini, subito con ogni probabilità viene alla mente il personaggio di Harley Quinn, da lui ideata nel 1992 e comparsa in principio in una serie di animazione, Batman: The Animated Series, quella dove Batman è rapidissimo, furbissimo e giustissimo.
Sorvolando a piè pari sul fatto che Harley Quinn nasca grazie a una scena onirica di una dimenticata soap opera che vedevano i nostri genitori interpretata da un'attrice di nome Arleen (come è strano e affascinante il mondo dello spettacolo), pattiniamo sul tempo fino al 1994 quando ormai il personaggio di Harley Quinn è divenuto un beniamino del pubblico. Tanto che Paul Dini, in coppia col disegnatore Bruce Timm, ne narra le origini nell'albo speciale Batman: Amore folle (The Batman Adventures: Mad Love).
Una storia davvero surreale (tra dentisti fasulli, pirahna col sorriso, improbabili scene di seduzione), ma che nel contesto del mondo che gravita attorno al Batman della serie animata risulta del tutto funzionale.
Ciò che colpisce del personaggio di Harley Quinn - che si scopre essere diventata una psichiatra senza aver studiato davvero... mi ricorda qualcosa - è il suo essere come persona, almeno in questa sua prima fase, assolutamente sottomessa al Joker. Ogni volta che si ripromette di abbandonarlo, per le sevizie e le male parole che da lui riceve, ogni volta ritorna sui suoi passi, commette gli stessi errori. Come quelle persone che continuano a scrutare nell'abisso del male e non riescono a staccarsene, quelle persone che magari svolgono un servizio utile a una comunità.
Dini tuttavia non la dipinge come una vittima delle circostanze, altrimenti non sarebbe un amore folle, poiché la natura malvagia e perfida di Harleen Quinzel era presente anche prima che conoscesse il Joker, ed è lei che decide di andare incontro a questo destino. Ma quando un male minore incontra il male assoluto, esso è destinato a essere sovrastato.
Argomenti di certo non semplici da trattare, ma che lo sceneggiatore invece descrive col giusto distacco, facendo sì che le scene surreali distraggano la nostra attenzione da questo particolare e ci divertano, ma una volta terminata la lettura certi particolari ritornano alla nostra mente, lasciandoci in bocca un retrogusto amaro e un sorriso a denti stretti.
Non c'è da stupirsi dunque se questa storia all'epoca venne premiata con un Eisner Award e ancora adesso viene ricordata.
Oggi il personaggio di Harley Quinn si è evoluto, si è infine affrancato (o forse no) dal Joker, ma quel primo bozzolo da cui è nata rimane indelebile. E anche quel primo costume ideato da Bruce Timm... perché non farlo tornare?
Anche io sono per il ritorno a questo costume, così cartoonesco (sinceramente non mi dispiacerebbe vedere nemmeno quello ideato inizialmente, molto anni '60).
RispondiEliminaIl volume in questione stavo per acquistarlo in fumetteria, poi ho desistito... non so perché.
Moz-