martedì 14 aprile 2020

Libri a caso: Sherlock Holmes - La Misteriosa Scomparsa del Signor Crane


Il mare magnum degli apocrifi dedicati a Sherlock Holmes è, alla data odierna, divenuto così magnum da poter essere definito gigantum... no, con ogni probabilità il termine mare gigantum non esiste.
In vita, Arthur Conan Doyle - creatore del celebre detective - scrisse sessanta storie dedicate a Sherlock Holmes e al dottor Watson (qualcuna in più, in realtà, ma se vi spiegassimo ora per filo e per segno vi verrebbe il mal di testa, quindi vi chiediamo per il momento di fidarvi sulla parola). Queste sessanta storie rappresentano il Canone con la C maiuscola.
Molti vi consiglieranno di fermarvi qui con le letture e, da un certo punto di vista, fanno bene. Se però voleste espandere i vostri orizzonti, ci sono molti apocrifi di Sherlock Holmes in giro per il mondo. Apocrifi vuol dire, a costo di risultare banale, che sono storie non scritte o abbozzate da Conan Doyle e, no, nemmeno se sono storie scritte da suo figlio contano.
Esiste persino una collana da edicola qui in Italia che li pubblica su base mensile! Anche ben curata, per quello che ho potuto vedere. Ed è dal ventinovesimo numero di questa collana - Il Giallo Mondadori: Sherlock - che ho tratto il romanzo sottoposto a questa disamina... se così la vogliaiamo definire: Sherlock Holmes - La Misteriosa Scomparsa del Signor Crane (Sherlock Holmes and the Baron of Brede Place), pubblicato nel 2015 e scritto da Daniel D. Victor.
L'autore compie due operazioni interessanti: in primo luogo riprende uno dei racconti del Canone, sempre con la C maiuscola, intitolato L'avventura di Charles Augustus Milverton, ampliandolo e offrendo un più ampio di vista, tanto che la storia si dipana in un arco di tempo molto lungo, partendo dal 1898 e concludendosi nel 1900.
Sorvoliamo su dibattiti quali se sia davvero necessario andare a toccare i testi sacri e, casomai non vi ricordaste di Milverton... avete presente il Charles Augustus Magnussen del serial Sherlock? Ecco, lui.
La seconda particolarità è che i co-protagonisti di questo romanzo sono figure letterarie realmente esistite a cavallo tra il diciannovesimo e il ventesimo secolo. Accanto a nomi noti come Joseph Conrad o H.G. Wells troviamo dunque personalità meno famose come il Crane del titolo, ovvero Stephen Crane, un originale scrittore statunitense precursore delle battaglie per l'uguaglianza sociale, e Harold Frederic, anch'egli uno scrittore statunitense trasferitosi su suolo inglese.
La realtà storica che coinvolge in particolar modo questi due ultimi autori citati, tanto incredibile da ritenere in un primo momento che sia frutto di fantasia, si fonde con la realtà narrativa e la mitologia che circondano Sherlock Holmes e il suo mondo. Del resto, Sherlock Holmes è ormai per tutti un'icona letteraria, conosciuta in ogni angolo del globo. Perché dunque non dovrebbe confrontarsi con altre, reali, icone letterarie vissute nella sua stessa epoca?
Quindi in effetti non c'è un vero e proprio mistero da risolvere, poiché esso è già stato risolto nel racconto originario di Conan Doyle. L'interesse viene dunque indirizzato sull'interazione di Holmes e Watson con questo mondo di cui - volenti o nolenti - fanno parte e che permea la società inglese dell'epoca. Inoltre lascia la curiosità di approfondire le biografie di alcuni scrittori e metterle a confronto con quanto descritto in questo romanzo.
Intendiamoci, non ci troviamo di fronte a un gioiello letterario, mi rimane sempre il dubbio che le opere derivative non possano esserlo per natura. Rimane comunque una lettura piacevole, in ultima analisi. Qualcosa per cui vale la pena spendere parte del proprio tempo. E ringraziare Sir Arthur Conan Doyle per questa sua mirabile invenzione.

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