lunedì 18 novembre 2019

A scuola di cinema: La Ragazza con l'Orecchino di Perla (2003)

1665: Il pittore olandese Johannes Vermeer realizza il ritratto di una ragazza dove spiccano in particolar modo il turbante che usa come copricapo e un orecchino splendente che porta sul lobo sinistro.
Vermeer è quel tipo di artista che ci è noto quasi unicamente per le sue opere, considerato che per vari motivi poche sono le notizie storiche certe su di lui giunte fino ai tempi nostri.
Vermeer realizza quasi 40 opere, ma questa spicca in particolar modo. Non ci è dato sapere quale fosse il nome di quella ragazza o il suo legame con l'artista olandese, ma il dipinto - che negli anni viene nominato Ragazza Col Turbante o, successivamente, Ragazza con l'Orecchino di Perla - acquisisce fama internazionale e oggi, grazie a una celebre pellicola, risulta il quadro più celebre di Vermeer.


Nel 1999, la scrittrice Tracy Chevalier pubblica il suo secondo romanzo, La Ragazza con l'Orecchino di Perla. Il suo romanzo d'esordio, La Vergine Azzurra, ha avuto risultati discreti, ma questo suo nuovo parto letterario si rivela un vero e proprio bestseller.
Una riproduzione del celebre quadro di Vermeer è stata attaccata a una parete della casa di sua sorella per anni e anche l'autrice ne ha posseduto una stampa per molto tempo. Continuando a vedere ogni giorno quest'opera, essa l'ha incantata, tanto da convincerla a incentrare un romanzo sul dipinto.
A tale scopo, Tracy Chevalier compie indagini sul pittore olandese e il periodo storico in cui viveva, per meglio contestualizzare il romanzo dove la ragazza, che lei chiama Griet, è la protagonista. Indagini durate otto mesi e rivelatesi alquanto complicate, poiché poche sono le informazioni sicure a disposizione relative all'Olanda del diciassettesimo secolo.
Prima ancora che il libro sia pubblicato, suscita l'interesse di alcune società di produzione, tra cui la Miramax Films. Accade tuttavia che una copia del libro - anche in questo caso prima della sua pubblicazione ufficiale - giunga tra le mani della sceneggiatrice inglese Olivia Hetreed, la quale ha lo stesso agente di Tracy Chevalier.
La donna legge il libro in una sola giornata e, prima che esso diventi un bestseller, convince suo marito Andy Paterson e il produttore Anand Tucker ad acquisirne i diritti, per circa diecimila sterline, in quanto convinta che possa essere oggetto di un adattamento cinematografico
In un primo momento, l'autrice del libro è tentata di scriverne anche la sceneggiatura, ma poi vi rinuncia. Olivia Hetreed allora si mette al lavoro: dopo aver effettuato anche lei delle ricerche storiche, concepisce la prima bozza, la quale risulta molto fedele all'opera originaria.
Le successive revisioni eliminano invece alcune sottotrame presenti nel libro, per concentrare la storia principalmente sul rapporto tra Johannes Vermeer e Griet. Cambiamenti e tagli che tuttavia non preoccupano Tracy Chevalier, conscia delle differenze tra cinema e narrativa.
Il primo regista scelto per questo progetto è Mike Newell, mentre il ruolo di Vermeer viene affidato a Ralph Fiennes e quello di Griet a Kate Hudson, la quale si rivolge personalmente ai produttori per ottenerlo.
Viene programmato l'inizio delle riprese per ottobre 2001 ma, circa un mese prima, Kate Hudson sceglie all'improvviso di ritirarsi dal progetto, ufficialmente a causa di divergenze creative. Addirittura si vocifera che l'attrice non volesse indossare il soggolo (il copricapo di Griet) e questo, unito a qualche contrasto coi produttori, abbia causato il suo allontanamento.
Con l'abbandono di Kate Hudson, anche Mike Newell decide poco tempo dopo di rinunciare per perseguire altri progetti. Resta dunque Ralph Fiennes, il quale però ha solo una finestra temporale a disposizione, prima di dover partecipare alle riprese di Un Amore a 5 Stelle. Finestra che si esaurisce e così anche lui si allontana.
La pellicola sembra perciò destinata a non essere realizzata, ma alcuni mesi dopo il regista Peter Webber - che fino a quel momento ha diretto solo documentari e un paio di film per la televisione inglese - capita nello studio dei produttori Tucker e Paterson, coi quali ha già avuto qualche contatto in passato, e nota un poster del dipinto di Vermeer. I tre iniziano a parlare della pellicola e, dopo che Webber ha letto la sceneggiatura e dimostrato interesse, il progetto riprende vita.
Mentre revisiona la sceneggiatura insieme a Olivia Hetreed, Webber inizia la procedura di casting per trovare la nuova interprete di Griet. In un primo momento sembra debba essere selezionata Kirsten Dunst, ma costei ha anche la possibilità di poter partecipare al primo Spider-Man diretto da Sam Raimi, e dunque non si lascia sfuggire questa occasione.
Vengono allora tenute delle audizioni a circa 150 attrici di età compresa tra i sedici e i ventiquattro anni. Ne emerge infine vincitrice Scarlett Johansson, all'epoca in procinto di concludere le riprese di Lost In Translation. Per essere il più possibile somigliante alla ragazza del dipinto, l'attrice - dietro indicazione del reparto trucco - si schiarisce le sopracciglia.
Né lei né il regista Peter Webber decidono di leggere il libro di Tracy Chevalier, per non pregiudicare la loro visione del film e dei personaggi come appaiono nella sceneggiatura.
Per il ruolo di Vermeer, viene scelto Colin Firth. Per prepararsi alla parte, l'attore indaga sul periodo storico in cui è vissuto il pittore e visita i musei dove sono presenti i dipinti dell'artista.
Le riprese si tengono in Amsterdam, Belgio e Lussemburgo. Parte di esse vengono girate a Delft, la città dove venne dipinto il quadro.
La Ragazza con l'Orecchino di Perla (Girl with a Pearl Earring) viene distribuito nei cinema americani a partire dal 12 dicembre 2003. A fronte di un budget di 10 milioni di sterline, la pellicola arriva infine a incassare a livello internazionale poco più di 31 milioni di dollari.
Per il tipo di film e la difficoltà del tema trattato è un esito più che buono e anche Tracy Chevalier rimane soddisfatta del risultato finale. Inoltre permette a Scarlett Johansson, dopo il buon riscontro di Lost In Translation, di continuare su un percorso autoriale che, paradossalmente o forse no, pochi anni dopo le spalanca le porte a ruoli più significativi... ma questa è un'altra storia.

2 commenti:

  1. Un buon film direi. Visto la difficoltà di conoscere l'autore e la storia del suo quadro.
    Interessante recensione. Buona giornata e grazie.

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