lunedì 4 novembre 2019

A scuola di cinema: Bianco, Rosso e Verdone (1981)

1980: L'attore e regista Carlo Verdone, dopo anni di apparizioni televisive e in teatro, ha appena visto lanciata la sua carriera cinematografica grazie al suo primo lungometraggio, Un Sacco Bello. La partnership lavorativa con Sergio Leone, che gli ha portato sia grandi soddisfazioni che severe lezioni su come comportarsi fuori e dentro il set, si è rivelata fruttuosa. E Leone per primo vuole che la collaborazione tra loro due continui, esortando dunque Verdone a ideare un nuovo film sulla falsariga del precedente.
L'attore sa che non sarà affatto semplice bissare il successo del suo film d'esordio, ma è di certo determinato a provarci.


Per trovare la concentrazione necessaria a sviluppare una nuova storia, Carlo Verdone si ritira presso una villa di campagna nella regione della Sabina. Lì, circondato dal silenzio e da una natura incontaminata, idea un soggetto incentrato su tre diversi personaggi - tutti da lui interpretati - che attraversano l'Italia per andare a votare, sviluppandolo poi in una sceneggiatura scritta in collaborazione con Leonardo Benvenuti e Piero De Bernardi.
Il personaggio di Furio Zoccaro, già portato con successo da Verdone a teatro per alcuni sketch comici, è basato su alcune persone (uno zio, un amico di famiglia, una persona che frequenta lo stesso bar dove si reca l'attore) che Carlo Verdone ha incontrato nel corso degli anni. Verdone ne esaspera alcuni aspetti - la logorrea, l'eccessiva precisione - circondandolo di una famiglia.
Forse per contrasto alla loquacità di Furio, Verdone idea il personaggio dell'emigrante Pasquale Amitrano, per cui trae in parte ispirazione dal mimo e attore Jacques Tati. Costui - eccezion fatta per la scena finale - non parla mai e si esprime solo tramite risate e borbottii.
Infine, il personaggio di Leo Nuvolone di Un Sacco Bello viene rimodellato come Mimmo, stavolta affiancato da una nonna.
Il casting di quest'ultimo personaggio non si rivela semplice. Seguendo il consiglio di un amico, Verdone si sintonizza su una radio privata, Radio Lazio, dove viene trasmesso un programma incentrato in particolar modo sulle telefonate di donne tradite, e che viene condotto, con fin troppa veracità e spontaneità, da Elena Fabrizi, alias Sora Lella, sorella del grande attore Aldo Fabrizi.
Verdone rimane conquistato dalla sua verve, tanto che si reca subito a incontrarla presso un bar da lei frequentato, proponendole la parte. Elena Fabrizi è entusiasta, ma allo stesso tempo si convince che l'attore non manterrà la sua promessa.
Verdone invece tiene fede alla parola data. C'è qualcuno, tuttavia, che non è altrettanto entusiasta quanto lui ed è Sergio Leone. Il produttore è infatti preoccupato per lo stato di salute della donna, affetta da diabete. Temendo che l'assicurazione non garantirà la sua copertura, impone dunque dei provini con altre attrici. Nessuna di queste, tuttavia, si rivela brava ed efficace come Sora Lella e Leone, che pur non abbandona i suoi timori, è costretto a capitolare.
Per il personaggio della moglie di Furio, Magda, vengono provinate numerose attrici, tra cui Ornella Muti e Isabella Rossellini. Verdone e Leone cercano qualcuna che possa esprimere malinconia col proprio sguardo e la trovano infine in un'attrice russa, Irina Sanpiter, presente a Roma in visita da una sua parente.
Irina Sanpiter ha mandato due sue fotografie alla produzione e, dovendo recuperarle, si imbatte in Leone, che la convince a sostenere l'audizione con cui viene scelta. L'attrice viene poi doppiata con accento torinese da Solvejg D'Assunta.
Per il ruolo del seduttore Raoul, viene scelto Angelo Infanti. Verdone lo incontra durante un pranzo a casa di Sergio Leone e rimane affascinato dalla sua comicità un po' sopra le righe.
Quando si arriva al titolo della pellicola, Leone si dichiara contrario rispetto a quello proposto, da un lato per non andare a toccare la sensibilità di alcuni mettendo in gioco il tricolore, dall'altro perché c'è stato alcuni anni prima, nel 1972, un film con un titolo simile, Bianco, Rosso e..., che non è andato molto bene. Alla fine tuttavia le titubanze vengono messe da parte.
Le riprese iniziano nel tardo e freddo settembre 1980, programmate su un periodo iniziale di circa quattro settimane e concentrate in particolar modo nelle città di Roma, L'Aquila e Tivoli.
Le basse temperature complicano la vita a Verdone, visto che la storia è ambientata poco prima dell'estate e un paio di personaggi indossano magliette a maniche corte. Tanto che a un certo punto contrae una lieve forma febbrile e di bronchite che poi peggiora, costringendolo a sospendere per qualche giorno le riprese. Sospensione che si verifica ancora quando una parte dell'attrezzatura viene rubata in autostrada.
Per la scena finale, con lo sfogo di Pasquale Amitrano, Verdone decide di farlo esprimere con un mix di dialetto pugliese/lucano incomprensibile. Dopo alcuni minuti di concentrazione, l'attore parte col monologo, che riesce al primo ciak.
Completate le riprese ed effettuato un primo montaggio, Sergio Leone mostra un'ultima perplessità rispetto al personaggio di Furio, che a suo dire potrebbe risultare antipatico al pubblico. Organizza allora una proiezione privata della pellicola, a cui partecipano Alberto Sordi e Monica Vitti, i quali alla fine si complimentano con Verdone e non sollevano alcuna obiezione. Anzi, Sordi afferma che il personaggio di Furio è meraviglioso.
Bianco, Rosso e Verdone viene distribuito nei cinema italiani a partire dal 20 febbraio 1981. Dopo due settimane di buoni riscontri, vi è poi un calo quasi drastico dovuto in particolar modo all'arrivo nelle sale del primo lungometraggio diretto da Massimo Troisi, Ricomincio Da Tre.
Alla fine, dunque, il nuovo film di Carlo Verdone, pur ottenendo buoni incassi, non riesce a replicare il successo di Un Sacco Bello. Cosa che porta Sergio Leone, che pur continuerà a mantenere sempre ottimi rapporti con lui, a ritirarsi dalla produzione di un possibile terzo film e a tagliare i ponti lavorativi con l'attore.
Questo tuttavia non impedisce a Elena Fabrizi di vincere un Nastro d'Argento come miglior attrice esordiente (pur essendo apparsa in qualche film in passato, era sempre in ruoli da comparsa o comprimaria minore). Un esordio avvenuto a sessantasei anni.
Dopo aver meditato se abbandonare dunque il mondo del cinema, Verdone trova un nuovo mentore e produttore in Mario Cecchi Gori... ma questa è un'altra storia.

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