Magia. Mistero. Apparizioni. Sparizioni. Usando questa battuta presa in prestito da uno sketch di uno spettacolo comico così antico che all'epoca Greg Land ancora non ricopiava le pose da Playboy, vi introduco a un nuovo fumetto sottratto alla mia pila che non solo sfiora il soffitto, ma l'ha addirittura sfondato.
Stavolta a finire sotto i riflettori è la miniserie in tre numeri The Witching Hour, pubblicata dalla DC Comics sotto l'etichetta Vertigo tra gennaio e marzo del 2000, sceneggiata da Jeph Loeb e disegnata da Chris Bachalo. Il titolo riprende quello di una serie antologica pubblicata sempre dalla DC Comics dal 1969 al 1978, ma che con questa storia non ha nulla a che vedere... be' dai il titolo... il fatto che parla di magia, mistero...
Il presupposto e assunto di Jeph Loeb è molto semplice, seppur in apparenza non banale: la magia è parte integrante della nostra vita, seppure molti di noi non se ne accorgano o non vogliano capirlo. Anche piccoli gesti di altruismo che riceviamo da persone che non conosciamo possono essere visti come piccoli miracoli, qualcosa che riempie di gioia la nostra esistenza. E dunque magia... io non c'entro, prendetevela con Loeb.
Ma la magia, si sa, può essere sia buona che cattiva. E chi la governa può darti un dono o una maledizione, però alla fine la scelta definitiva spetta solo a te.
I protagonisti di questa miniserie, dunque, in particolar modo Amanda Collins e Gray, si muovono entro confini che paiono per loro prestabiliti, ma da cui cercano comunque di sfuggire, applicando nei confronti di chi diviene soggetto alla magia la giusta punizione o la giusta ricompensa.
Una storia più metafisica e dal sapore abbastanza ostico, vista a distanza di tempo, comunque gradevole nella parte finale.
Per quanto riguarda i disegni di Chris Bachalo, sono qualcosa di spettacolare. L'artista all'epoca non era un esordiente e aveva già alle spalle la realizzazione di alcune rinomate opere quali ad esempio le due miniserie su Death.
Qui è davvero scatenato. La magia non ha limiti, quindi nemmeno la tavola ne deve avere. I personaggi danzano come preda di un incantesimo, passano da una vignetta all'altra senza problemi e i giochi cromatici che il disegnatore apporta sono un riflesso della loro natura.
Ho solo trovato un po' ridondanti - ma qui penso sia un'idea di Loeb - le frasi a pezzettini che compaiono in fondo alla pagina. Nell'edizione che ho letto io mi sembravano pure deficitarie dal punto di vista della grammatica e sintassi italiana... ma sorvoliamo su questo aspetto.
Cosa rimane oggi di Amanda Collins, di Gray e di questa storia, a vent'anni dalla sua pubblicazione? Oserei dire poco o nulla, considerato che poi i suoi personaggi non sono più ricomparsi né è stato dato un seguito alle loro avventure. Anzi, una cosa rimane, a dire il vero: l'arte di Chris Bachalo, straordinaria e onirica oggi come allora.
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