sabato 12 ottobre 2019

Fabolous Stack of Comics: The Witching Hour


Magia. Mistero. Apparizioni. Sparizioni. Usando questa battuta presa in prestito da uno sketch di uno spettacolo comico così antico che all'epoca Greg Land ancora non ricopiava le pose da Playboy, vi introduco a un nuovo fumetto sottratto alla mia pila che non solo sfiora il soffitto, ma l'ha addirittura sfondato.
Stavolta a finire sotto i riflettori è la miniserie in tre numeri The Witching Hour, pubblicata dalla DC Comics sotto l'etichetta Vertigo tra gennaio e marzo del 2000, sceneggiata da Jeph Loeb e disegnata da Chris Bachalo. Il titolo riprende quello di una serie antologica pubblicata sempre dalla DC Comics dal 1969 al 1978, ma che con questa storia non ha nulla a che vedere... be' dai il titolo... il fatto che parla di magia, mistero...
Il presupposto e assunto di Jeph Loeb è molto semplice, seppur in apparenza non banale: la magia è parte integrante della nostra vita, seppure molti di noi non se ne accorgano o non vogliano capirlo. Anche piccoli gesti di altruismo che riceviamo da persone che non conosciamo possono essere visti come piccoli miracoli, qualcosa che riempie di gioia la nostra esistenza. E dunque magia... io non c'entro, prendetevela con Loeb.
Ma la magia, si sa, può essere sia buona che cattiva. E chi la governa può darti un dono o una maledizione, però alla fine la scelta definitiva spetta solo a te.
I protagonisti di questa miniserie, dunque, in particolar modo Amanda Collins e Gray, si muovono entro confini che paiono per loro prestabiliti, ma da cui cercano comunque di sfuggire, applicando nei confronti di chi diviene soggetto alla magia la giusta punizione o la giusta ricompensa.
Una storia più metafisica e dal sapore abbastanza ostico, vista a distanza di tempo, comunque gradevole nella parte finale.
Per quanto riguarda i disegni di Chris Bachalo, sono qualcosa di spettacolare. L'artista all'epoca non era un esordiente e aveva già alle spalle la realizzazione di alcune rinomate opere quali ad esempio le due miniserie su Death.
Qui è davvero scatenato. La magia non ha limiti, quindi nemmeno la tavola ne deve avere. I personaggi danzano come preda di un incantesimo, passano da una vignetta all'altra senza problemi e i giochi cromatici che il disegnatore apporta sono un riflesso della loro natura.
Ho solo trovato un po' ridondanti - ma qui penso sia un'idea di Loeb - le frasi a pezzettini che compaiono in fondo alla pagina. Nell'edizione che ho letto io mi sembravano pure deficitarie dal punto di vista della grammatica e sintassi italiana... ma sorvoliamo su questo aspetto.
Cosa rimane oggi di Amanda Collins, di Gray e di questa storia, a vent'anni dalla sua pubblicazione? Oserei dire poco o nulla, considerato che poi i suoi personaggi non sono più ricomparsi né è stato dato un seguito alle loro avventure. Anzi, una cosa rimane, a dire il vero: l'arte di Chris Bachalo, straordinaria e onirica oggi come allora.

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