giovedì 26 marzo 2020

Fabolous Stack of Comics: La Terra dei Figli


Gian Alfonso Pacinotti, alias Gipi, è un autore che, per quanto mi riguarda, ho sentito nominare le prime volte quando una sua opera, Unastoria, è stata inserita tra i candidati per il Premio Strega (all'epoca era il primo fumetto che veniva inserito in questa categoria, riservata prima di allora solo alle opere letterarie, con tutto quello che ne consegue).
Incuriosito, ho acquistato quest'opera e la mia attenzione è stata catturata, oltre che dallo stile pittorico, dal contrasto/unione tra passato, presente e sogno. E quindi - commettendo il classico errore del principiante - quando ho iniziato a sfogliare La Terra dei Figli mi aspettavo questi stessi ingredienti. Per mia fortuna, ero in errore.
Molti sono gli scenari post-apocalittici che cinema, letteratura e fumetto hanno ritratto in questi decenni, ma credo che quello descritto in La Terra dei Figli sia unico nel suo genere. A partire dall'ambientazione italiana, popolata da uno sparuto manipolo di persone che parlano un italiano ormai imbarbarito e che sembra figlio di certa "comunicazione" da social e di analfabetismo funzionale.
L'autore inserisce in questo scenario due "McGuffin" narrativi. Il primo è relativo, come si può immaginare, alle cause che hanno portato al disastro. Il secondo - in parte correlato al primo - è scoprire il contenuto del diario di un padre di famiglia ritrovato dai suoi due figli, essendo questi ultimi analfabeti e non potendo dunque capire cosa c'è scritto su quelle pagine.
Con abilità si viene portati a pensare che la trama sia collegata a questi due punti, che in realtà alla fine si rivelano irrilevanti... e infatti sono domande che rimarranno senza risposta. Il focus principale in realtà è sui figli che hanno ereditato dai loro padri questa terra dannata e su cui sembra non abbiano alcun potere. Il titolo non è casuale.
Invece la situazione si ribalta. Nel corso della storia, i due figli, da vittime di questa situazione non da loro causata, si liberano delle vestigia del tempo passato e diventano artefici del loro destino e cercano un'altra terra, se davvero esiste, in cui possano cominciare davvero a vivere.
I disegni mi hanno spiazzato. Abituato a quello stile pittorico, ritrovarmi davanti a un tratto solo in apparenza abbozzato mi ha in principio confuso, prima di capire che era quello più funzionale alla storia che veniva narrata, pagina dopo pagina. Un paesaggio e scenario caotico descritto da un tratto che può apparire caotico, ma è al contempo anche ben curato.
Ognuno dà il valore che ritiene consono ai premi: per alcuni non valgono nulla, per altri sono il non plus ultra. E detto questo, suona strano come La Terra dei Figli non abbia avuto lo stesso riconoscimento di Unastoria.

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