Il Commissario Maigret, ideato da Georges Simenon, vive e agisce principalmente a Parigi, ma già più di una volta, nei primi romanzi che lo hanno visto protagonista, ha indagato anche nelle città di provincia, talvolta anche coinvolto in casi con contorni da incubo quale L'Impiccato di Saint-Pholien. Poiché il male può annidarsi spesso e volentieri nei piccoli centri abitati, dove tutti conoscono tutti.
Lo schema si ripete in Il Cane Giallo (Le Chien Jaune), pubblicato nel 1931.
Il Commissario Maigret è distaccato temporaneamente nella città di Concarneau quando avviene un misterioso tentato omicidio ai danni di un commerciante di vini.
A questo seguono altri eventi criminosi fino a giungere a un delitto. E c'è un elemento che li accomuna: un cane dal pelo giallo, senza padrone, che come uno spettro compare sul luogo del misfatto per poi svanire nell'oscurità.
Ma Maigret non crede agli eventi soprannaturali, bensì a ciò che si può spiegare con la logica e l'analisi delle persone e delle loro personalità. Cose che riportano il soprannaturale a una dimensione più realistica.
Georges Simenon ha davvero un'abilità (non unica, ovviamente) nel delineare le trame di questi romanzi sottolineando col giusto tatto gli eventi drammatici che in essi accadono, ma donando loro - in quest'opera come in L'Impiccato di Saint-Pholien - una sorta di aura da horror, come se ci trovassimo davvero di fronte a dei fatti soprannaturali.
Maigret rappresenta dunque la voce della ragione, quella capace di grattare sotto la patina della finzione e dei tranelli per arrivare alla verità. E incarna questo ruolo non affidandosi troppo alle prove scientifiche - che non disprezza, ma che di certo per lui non sono così importanti - bensì esaminando i caratteri delle persone. Il loro modo di agire.
In tutto questo, comunque, il Commissario Maigret non perde mai la sua umanità, che talvolta dimostra in modo particolare con frasi dirette e burbere, quasi brusche, ma anche affezionandosi ad alcune persone coinvolte nel caso e arrivando a proteggerle.
Georges Simenon, inoltre, che ogni tanto non disprezzava di andare in giro per questi paesi e bere liquori coi locali, descrive al meglio la vita che ruota attorno alla piccola città con utilizzo di piccole scene. Un'esistenza fatta di persone che si incontrano in un locale, di notti ventose, di un'oscurità opprimente e di insignificanti politici che pensano solo al loro tornaconto.
C'è almeno un elemento tra quelli descritti qui sopra che nei decenni non è cambiato.
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