lunedì 15 giugno 2020

A scuola di cinema: Grandi Magazzini (1986)

Nella seconda metà degli anni '80 del ventesimo secolo, la cosiddetta commedia all'italiana ha ormai esaurito la sua spinta propulsiva e creativa, dopo più di vent'anni di onorata carriera. Vuoi per l'invecchiamento o la scomparsa di alcuni attori e registi che ne hanno segnato le sorti, vuoi per l'imporsi di un nuovo scenario sociale ed economico - che offre in apparenza più opportunità a tutti - i vecchi interpreti lasciano spazio a una nuova generazione di registi e attori comici, i quali esasperano con le loro interpretazioni alcuni caratteri e situazioni dell'epoca.
Forse per caso, forse per destino, giunge infine un film a riunire queste due generazioni.


Nel 1985 i due produttori Mario Cecchi Gori e Vittorio Cecchi Gori ideano - come era loro abitudine a quell'epoca - un canovaccio attorno a cui costruire un film: una serie di scene ambientate in un centro commerciale, interpretate da vari attori.
I registi selezionati per questo progetto sono Franco Castellano e Giuseppe Moccia, alias Castellano e Pipolo. I due hanno già diretto un film corale nel 1982, Grand Hotel Excelsior, inoltre sono abili sceneggiatori e si dividono i compiti sul set, con ovvi benefici di tempi e costi. Da quel primo film corale, Castellano e Pipolo richiamano Enrico Montesano, a cui affidano il ruolo di Evaristo Mazzetti.
Un altro attore subito scritturato è Nino Manfredi, ma è qualcun altro a decidere per lui la sua parte. Il ruolo dell'attore in declino Marco Salviati viene infatti in principio proposto ad Alberto Sordi, che rifiuta e suggerisce a sua volta il nome di Manfredi poiché, non si sa se detto con ironia o cattiveria, è perfetto nel ruolo di una ex star del cinema in disgrazia.
Un attore che Castellano e Pipolo tengono molto ad avere è Renato Pozzetto, con cui hanno collaborato con successo negli anni passati in tre pellicole. Per lui viene infine ideato il personaggio di Fausto Valsecchi. Non ci si preoccupa affatto di spiegare come un milanese sia finito da più di dieci anni a Roma a lavorare come fattorino, quel che conta è avere Pozzetto tra le proprie fila.
Lino Banfi offre un suggerimento per il suo personaggio, dopo aver assistito a un piccolo spettacolo musicale tenuto da alcuni mendicanti vicino a un centro commerciale milanese. Nasce così Nicola Abatecola, nato a Cerignola.
Per il ruolo del Direttore dei Grandi Magazzini, Franco Castellano ha in mente una scelta particolare: un attore che si è concentrato principalmente negli anni passati in ruoli drammatici, sia sul grande schermo che in televisione, ma ha manifestato l'intento di dedicarsi anche alle commedie, Michele Placido. Insieme a lui, nel ruolo della segretaria, vi è la sua compagna dell'epoca, Simonetta Stefanelli.
Altri personaggi vengono invece modificati rispetto a come sono concepiti in origine. Antonio Borazzi, interpretato da Christian De Sica, nella prima stesura è un ragioniere pignolo che vuole sfruttare sino all'ultima lira del suo buono acquisto da 500.000 lire. De Sica interviene e modifica il personaggio, facendolo provenire dalla borgata romana, ma mantenendo il suo intento di sfruttare il buono fino all'ultima lira.
In origine il film è pensato come la classica commedia dalla durata di circa 100 minuti, ma durante la produzione Vittorio Cecchi Gori si incaponisce nel cercare altri attori per dare una parte anche a loro (Ornella Muti e Paolo Villaggio vengono scritturati praticamente a riprese iniziate e questo spiega il loro ingresso ritardato), costringendo Castellano e Pipolo a modifiche e aggiunte alla sceneggiatura in corso d'opera.
Per il comico genovese, e il suo fido compare Gigi Reder, Castellano e Pipolo pensano in prima battuta a due taccheggiatori che tentano un furto nei Grandi Magazzini. Villaggio tuttavia è rimasto affascinato da un personaggio comparso più volte in televisione, David Zed, il quale imita alla perfezione le movenze di un robot. Villaggio propone dunque che lui e Reder siano due truffatori e lui finga di essere un robot. Sarà lo stesso David Zed a fungere da consulente a Villaggio per la sua parte e insegnargli come muoversi al meglio.
Nell'insolita parte di sé stesso infine vi è Luciano Bonanni, un pilastro della commedia all'italiana attivo da più di trent'anni. Questa pellicola rappresenta il suo canto del cigno cinematografico.
Le riprese in esterni vengono effettuati presso l'Hotel Ibis di Agrate Brianza, mentre per gli interni dei Grandi Magazzini si utilizzano due centri commerciali di Viterbo e Paderno Dugnano.
La scena conclusiva con Lino Banfi è un dichiarato omaggio a Cantando Sotto la Pioggia. L'omaggio doveva in origine essere ancora più esplicito, con tanto di colonna sonora ripresa dal film con Gene Kelly. I diritti di utilizzo tuttavia non vengono concessi, ma la scena rimane comunque, seppur con musica composta ad hoc. Per un caso fortuito, la sera stessa in cui vengono effettuate le riprese piove davvero.
Per la sigla finale, composta da Detto Mariano, ognuno degli attori canta la propria parte dietro uno sfondo grigio-celeste. Le varie versioni vengono poi raccolte e montate ad arte da Antonio Siciliano.
Il continuo protrarsi delle tempistiche e le numerose scene aggiunte portano infine a quasi tre ore di girato, qualcosa per l'epoca di improponibile. Castellano e Pipolo intervengono in fase di montaggio e, eliminando alcuni sketch secondari e tagliando qualche scena (ognuna delle storie principali viene accorciata, senza fare sconti), si arriva a un risultato finale di 110 minuti.
Grandi Magazzini viene programmato nelle sale cinematografiche italiane a partire dal 31 ottobre 1986, arrivando infine a incassare circa 315 milioni di lire, a dire il vero non un risultato eccezionale se si pensa al cast che è stato coinvolto e tutto il lavoro che c'è stato dietro.
Tuttavia, negli anni successivi questa pellicola si guadagna lo status di culto, dal momento che inizia a essere programmata sulle reti televisive private. Per l'occasione, Castellano e Pipolo riciclano molte delle scene tagliate in fase di montaggio, dando vita a una versione estesa della durata di quasi due ore e trenta minuti.
La cosiddetta commedia all'italiana non è di certo più la stessa che imperava fino al decennio precedente, ma ha saputo trovare nuovi stimoli e nuove sfide, senza dimenticare il passato. Ma questa... è un'altra storia.

3 commenti:

  1. Un film divertente, come Grand Hotel Excelsior se lo trovo in tv me lo rivedo sempre molto volentieri :) I più divertenti sicuramente Villaggio, De Sica, Pozzetto...ma c'è pure Boldi! Dev'essere uno dei primi film in cui ci sono De Sica e Boldi, anche se qui non interagiscono affatto

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    1. Ciao, se non ricordo male Boldi e De Sica hanno interagito la prima volta in Yuppies, dello stesso anno, 1986

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  2. Cast stratosferico per un film che è ancora parte dell'epoca che ci traghetta tra le due commedie all'italiana: la precedente e quella nuova.
    Lo rivedo sempre in tv, sketch entrati nella storia :)

    Moz-

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