venerdì 7 novembre 2014

Kick-Ass e la creazione dell'universo

Con Kick-Ass Mark Millar ha cercato di dare una nuova impronta al genere supereroistico e, nel contempo, ha creato attorno ad esso un universo narrativo col suo background, le sue regole e i suoi personaggi. Certe volte, però, la realtà (e le ipotesi di complotto) supera ogni più sfrenata fantasia.


Premessa all'articolo: se non avete letto tutte e tre le miniserie dedicate a Kick-Ass ci capirete poco o nulla. Dave Lizewski è un nerd sfigato: a scuola è deriso da tutti, il padre deve provvedere da solo al suo sostentamento e di sesso neanche a parlarne. L'unica sua via di fuga dalla realtà è la lettura dei fumetti di supereroi, che però su di lui innesca anche un desiderio di riscatto personale, come accade a un Peter Parker o a un Bruce Wayne. Laddove Dave è la burla, la sua maschera Kick-Ass è il vincente. Il problema però è che quei personaggi sono irreali, esistono solo nella fantasia: nella realtà non si può saltare da un grattacielo all'altro come se nulla fosse o incutere terrore nei criminali solo con il proprio aspetto. Tanto che, alla sua prima sortita, Kick-Ass viene duramente pestato da una banda di criminali e, dulcis in fundo, investito da una macchina. Trasportato d'urgenza in ospedale, dopo alcune settimane di coma indotto, fisioterapia e parziale perdita di sensibilità ritorna in attività e grazie al prezioso aiuto della piccola, spietata vigilante Hit-Girl diventa un punto di riferimento di una nuova comunità supereroistica, la Justice Forever. E alla fine troverà anche il vero amore della sua vita, rinunciando alla sua "maschera".
La prima miniserie, pur con qualche esagerazione, cercava di mantenere un tono realistico. Le successive miniserie invece, compreso lo spin-off dedicato a Hit-Girl, hanno portato all'estremo il concept iniziale, rendendo la violenza mostrata nelle storie alquanto grottesca, improbabile e surreale per chiudersi infine (in maniera un po' strana e in apparente contrasto con le premesse iniziali) con un messaggio buonista del tipo siamo tutti eroi se vogliamo esserlo. Non solo, Kick-Ass è divenuto la pietra angolare di un intero universo narrativo sviluppato da Millar in altre miniserie come Superior, Nemesis, The Secret Service e dove opere come Supercrooks appaiono come film hollywoodiani ad alto budget. Il Millarverse, alla faccia dell'umiltà: un universo narrativo che ha visto nel suo passato una prima generazione di supereroi spazzata via da una società di supercriminali (Wanted), a sua volta eliminata. Dopo anni di silenzio, emerge Kick-Ass, il quale rappresenta la nuova voce di un nuovo supereroismo che porta alla nascita di una nuova comunità supereroistica e una nuova generazione di superesseri. All-New Millar Now.
Un po' strano in effetti, se pensiamo al fatto che la prima scena di Kick-Ass vede un aspirante supereroe sfracellarsi al suolo poiché il suo dispositivo di volo artificiale non funziona. Potremmo anche chiosare però dicendo che è questa la magia del fumetto, capace di sovvertire persino quelle che sembravano essere le premesse iniziali. Eppure... Sì, c'è un elemento insolito in tutto questo e lo troviamo nelle pagine conclusive della terza e ultima miniserie. Come ho detto, nella sua prima, sventurata sortita Kick-Ass viene investito da un'automobile ed entra in un coma da cui esce alcune settimane dopo. Prima di perdere i sensi si vede trascinato su una barella e si accorge di non aver più indosso il costume, al che giunge alla conclusione di essere riuscito a sfilarselo e gettarlo via prima che arrivassero i soccorsi, pur non ricordandosi di averlo fatto. La cosa viene accennata e mai più ripresa. Epilogo di Kick-Ass: Dave trova il vero amore in una infermiera di nome Valerie, è proprio il classico caso di amore a prima vista. Dopo che la banda Genovese è stata definitivamente sgominata, va da lei e le annuncia che rinuncia alla sua carriera supereroistica, ma c'è un cartello alle loro spalle, un cartello che dice che uno dei degenti del reparto si chiama "D. Lizewski".


Nulla di strano, volendo, poiché nella comunità ebraica di New York è un nome comune. Poi però in una vignetta successiva si vede un ragazzo riverso a letto, pieno di fasciature e accudito da una persona, che pare proprio essere il padre di Dave... ucciso nella seconda miniserie!


Quindi la conclusione quale sarebbe, per i fanatici delle teorie del complotto? Chissà, forse Kick-Ass dopo essere stato investito non è mai uscito da quel coma, la sua prima sortita come supereroe è stata anche l'ultima. Tutto quello che è accaduto dopo (Hit-Girl e Big Daddy, Red Mist, Justice Forever) è un sogno di Dave indotto dal coma e Valerie è l'infermiera che lo accudisce tutti i giorni e nella sua immaginazione diventa la sua fidanzata. E quindi il lieto fine buonista, dopo il superamento di mille avversità, è inevitabile per chi legge fumetti di supereroi. Non solo, la fervida fantasia di Dave lo porta a concepire un intero universo supereroistico, con un proprio passato alle spalle e nuovi eroi a prendere il posto dei precedenti in una perfetta tradizione di "legacy".
Un'allucinazione da coma dello sfigato Dave Lizewski, nulla più: ecco cosa sarebbe in realtà il Millarverse. Caro amico scozzese, ah, sarebbe proprio da te. Però non saltiamo alle conclusioni: Millar ama divertirsi e divertire i suoi lettori. Quelle due vignette (che chiaramente non sono casuali) sono state messe lì forse solo per gioco, per parodiare un po' certe situazioni fumettistiche. Ognuno avrà la sua opinione e altre opere del Millarverse usciranno: alcune saranno ambientate in quell'universo narrativo, altre saranno produzioni hollywoodiane ad alto budget. L'importante in ultima analisi (non poteva mancare il mio messaggio buonista) è che siano belle storie.

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