Quando nasce una nuova iniziativa editoriale, c'è grande entusiasmo: inevitabile e doveroso, soprattutto se tale genuino entusiasmo proviene da gente che da anni lavora nel settore. E grande entusiasmo c'era nel 1994, alla nascita di Marvel Italia, fortemente voluta da Marco Lupoi e supportata in buona parte dal punto di vista redazionale da ex collaboratori della Star Comics con cui aveva già interagito. Ma alcune ciambelle non riescono col buco.
Oggi ci si lamenta per un nonnulla: se in un volume di 400 pagine c'è un balloon leggermente difficile da leggere ma comunque capibile, c'è un flash mob di protesta; se certi toni di nero non vengono al meglio e per alcune didascalie ti devi sforzare, si viene denunciati alla Corte di Giustizia Europea. C'è questo atteggiamento perchè chiunque sarà il primo a lamentarsi sul niente (cosa che oggi, purtroppo, si può fare in molti modi) sarà anche il primo ad avere una cassa di risonanza, da parte di quella speciale categoria sociale nota anche come "rompicoglioni".
Però ci si scorda spesso che ci sono stati tempi più pioneristici, con pagine con colori sbiaditi, lettering approssimativo, carta porosa... eppure - appunto - erano altri tempi. Altri tempi nel senso di più ingenui, ovvero che quei lettori di allora erano più sprovveduti poichè non chiedevano il meglio? Volendo la si può anche pensare così. C'è da dire che se fossero esistiti Internet e i social network nel 1994 (sì, lo so che Internet esisteva già nel 1994, ma stiamo parlando dell'Italia, ricordate?), la futura Panini Comics sarebbe stata massacrata da quella categoria sociale di cui sopra. Oggi invece certi svarioni iniziali vengono ricordati quasi con una risata, persino dalla Panini Comics stessa.
Tuttavia, per non essere buonista a tutti i costi, c'era anche meno ipocrisia. Laddove oggi le case editrici, dalla più piccola alla più grande, difficilmente ammettono i loro errori (talvolta anche di fronte a evidenze oggettive), nel mese di giugno 1994 Luca Scatasta non ebbe alcuna esitazione nell'affermare, sulle pagine di una testata ufficiale, "abbiamo scoperto problemi di cui ignoravamo perfino l'esistenza", riferendosi alla stampa di alcuni albi non uscita esattamente in maniera ottimale (soprattutto il primo numero di Marvel Miniserie, con l'inizio del crossover mutante - oggi ricordato con affetto solo dai nerd senza speranza - Programma Extinzione).
Ma su questo punto ci fu l'apoteosi, qualcosa che nemmeno i letteristi e i redattori di Planeta DeAgostini dopo una nottata di sbronze avrebbero saputo concepire. Ci fu il lancio di una nuova testata, X-Force, che conteneva la fantasmagorica, eccezionale, omonima serie di Rob Liefeld (ehm... ma c'era Deadpool... ehm... andiamo avanti) e il rilancio di X-Factor ad opera di Peter David (meglio). Quindi c'era da evidenziare la nascita di questa nuova serie, un pargolo che portava con sè il miracolo di un nr. 1 in copertina! E infatti la testata uscì, solo che in copertina venne scritto che era il numero 2! Nemmeno la presenza del coloratissimo X-Orologio (no, dico, l'X-Orologio, c'è gente che ancora oggi se ne bulla) riuscì a far passare questa "piccolezza" in secondo piano.
Però alla Marvel Italia la presero bene, dopotutto: dopo un paio di riti sacrificali al dio Crom, infatti, il mese successivo venne allegato al vero numero 2 un adesivo con stampato sopra numero 1 da attaccare al falso numero 2 che in realtà era il numero 1... il Dr. Destino ha concepito piani molto meno complicati. E poi, scusate, sarebbero stati in futuro anche la Panini, quindi stavano facendo le prove per le figurine.
Errori di gioventù, comunque, inseriti in un mondo (quello dei lettori) che era ancora capace all'epoca di emozionarsi e di perdonare cose simili. E infatti col tempo, imparando dai propri errori, la Marvel Italia crebbe e ridendo e scherzando... Intanto sulle varie pagine della posta comparivano in dose massiccia le missive di un esule degli ex licenziatari, tal Guido Cocco. Cocco, coccobello, chi era costui?
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