lunedì 12 marzo 2012

Quel megalomane di Jim Shooter (IV)


10 – I SOGNI SON DESIDERI

Nell’epoca attuale, dominata dalla notizia dell’acquisto della Marvel da parte della Disney, forse stupisce un po’ che qualche tempo fa uno sceneggiatore abbia cercato di fare la stessa cosa. Con i se e con i ma non si arriva da nessuna parte, eppure mi chiedo come sarebbero andate le cose se fossero andate in un certo modo: la Casa delle Idee avrebbe mai rischiato il fallimento?
Dopo il suo defenestramento, Shooter tenta di rientrare in Marvel dalla porta principale: mette insieme una partnership e comincia a raccogliere soldi da una piccola compagnia creata per l’occasione, il tutto attraverso quello che lui stesso ha definito un anno da incubo. Alla fine la somma totale raccolta corrisponde a 81 milioni di dollari, sembra sia praticamente fatta, ma arriva la doccia fredda. Giunge all’ultimo istante un’offerta ritardataria da parte del gruppo di Ron Perelman (tramite una manovra di insider trading, peraltro) del valore di 82.5 milioni, che si aggiudica l’intera torta.
Ma non tutto il male viene per nuocere, come si suol dire. Perché quella somma di denaro raccolta c’era ancora e bisognava in qualche modo impiegarla. Dopo aver inutilmente tentato di acquistare anche la casa editrice Harvey, Shooter decide infine di fondare una propria compagnia editoriale. Dalla Voyager Communications nasce poi la casa editrice Valiant, grazie anche alla partnership con Steve Massarsky. Insieme i due si recano alla Fiera Internazionale del Libro di Francoforte, dove trovano un ottimo investitore nella Triumph Capital, che anch’essa tempo prima aveva avuto l’intenzione di acquistare la Marvel. Shooter li convince a gettarsi in questa nuova impresa. Verso la fine del 1989 l’avventura comincia.
Possiamo definire il Valiant Universe, anche se probabilmente sarebbe una definizione banale, come una sorta di New Universe 2.0: anche qui un universo non dominato dai supereroi, ma da un evento unico che corrispondeva al rilascio dei poteri della mente. Anche qui gli eventi di questo universo seguono il tempo reale del nostro mondo. Per procurarsi un solido background, Shooter acquista i diritti di pubblicazione di alcuni personaggi pubblicati tempo prima da un’altra casa editrice, la Gold Key Comics, come ad esempio Turok o Solar. Shooter coinvolge in questa impresa altra gente rimasta delusa dalle due grandi casi editrici di fumetti americane (questo due anni prima della fondazione dell’Image) come Bob Layton o anche Barry Windsor-Smith, nonostante la minaccia silenziosa per chiunque che, qualora qualcuno fosse andato a lavorare per lo spilungone, sarebbe entrato di diritto nella lista nera delle due big. Inoltre l’abilità di talent scout di Shooter non è mai venuta meno: nel corso degli anni la Valiant vedrà esordire quelli che sono oggi i grandi nomi del fumetto americano. Valga uno per tutti: su una serie di nome NINJAK, compare per la prima volta il nome di un certo Joe Quesada. Vi suona familiare, vero? E poi David Lapham, Tony Bedard…
Dopo un inizio inevitabilmente un po’ difficile (del resto agli esordi pubblicava fumetti dedicati al wrestling ed ai personaggi dei videogames), il Valiant Universe comincia ad ingranare circa un anno e mezzo dopo grazie soprattutto al crossover UNITY, scritto proprio da Shooter, che rende più coeso ed omogeneo il panorama di questo universo narrativo introducendo i primi, veri supereroi. Sempre Shooter si occupa inizialmente dei testi di ben sei serie regolari, qualcosa che lo fa quasi impazzire, soprattutto perché per la Valiant arriva a dare letteralmente l’anima lavorando anche nei giorni festivi. In un paio di anni questa nuova casa editrice si fa spazio nel mondo dei comics USA, fino ad insidiare le due big.
Ma anche questa vicenda non si conclude bene per lo spilungone. Tramite alcune manovre i suoi partner economici, che gli garantivano la quota di maggioranza della società, vengono licenziati e lui si ritrova in minoranza. La Triumph tuttavia afferma che la società è in perdita ed occorre l’inserimento di un nuovo investitore: Shooter inizia a pensare che questo non sia nient’altro che un modo per allontanarlo definitivamente dalla società, alla sua richiesta di maggiori spiegazioni riceve solo promesse di futuri chiarimenti e l’assicurazione che i nuovi partner, legati al colosso Toys R’Us, saranno fondamentali. Alla fine Shooter legge i termini dell’accordo e rimane scioccato: gli viene promesso un contratto di dieci anni da semplice dipendente, senza aumento di paga e con la sottrazione di tutti i suoi titoli come azionista della società. Inoltre i suoi nuovi compiti non sono ben definiti e c’è la possibilità di un immediato licenziamento in tronco al sorgere della prima, minima difficoltà. Al suo posto, con una classica manovra di nepotismo (ehi, esiste anche negli Stati Uniti, dunque) i parenti di altri azionisti.
Lo spilungone chiaramente non la prende bene, col carattere che si ritrova poi... Poco dopo ha un incontro con Bob Layton, il quale gli dice che i suoi compiti editoriali verranno rilevati da lui e da Barry Windsor-Smith: Shooter lo manda a quel paese e non gli ha più parlato da quel momento in poi. Poi fa fuoco e fiamme contro chiunque, sicuramente commettendo anche qualche errore di giudizio, minacciando cause e querele: inevitabile conseguenza, nel 1992 viene licenziato in tronco e deve successivamente affrontare lunghe e costose cause civili.
Cosa è accaduto dopo: il boom della Valiant termina, la società comincia a sperimentare gravi difficoltà finanziarie. Per farvi fronte la compagnia viene acquisita dalla Acclaim, una casa produttrice di videogiochi. La Valiant viene rinominata poco prima del 2000 Acclaim Comics, la quale decide di far ripartire tutti i titoli sfruttando sì il nome dei personaggi, ma introducendone nuove e più giovani versioni, senza apparentemente alcun punto di contatto col vecchio universo narrativo (questa storia l’ho già sentita). Fabian Nicieza viene nominato nuovo editor-in-chief. Ma ormai il periodo di vacche grasse è finito, tutte le case editrici di fumetti attraversano un periodo di crisi e la Acclaim non fa eccezione (aggiungiamo inoltre che qualche anno dopo la compagnia di videogiochi dichiarò bancarotta).
In un ultimo disperato tentativo di risollevare le sorti di questa casa editrice, nel 1999 Jim Shooter viene richiamato all’ovile. Lo scrittore progetta il crossover in sei parti UNITY 2000, col quale intende spiegare l’esistenza del nuovo universo narrativo, metterlo in correlazione col precedente e fonderli entrambi. Tuttavia è già troppo tardi, i gravi dissesti finanziari fanno sì che la casa editrice chiuda definitivamente i battenti quando solo tre capitoli del crossover sono stati pubblicati. E termina così una bella avventura, o forse no…

11 - PROVOCATO

Nel 1993 Shooter fonda la Defiant Comics, coinvolgendo in questa sua nuova impresa alcuni artisti provenienti dalla Valiant che gli erano rimasti fedeli come Dave Lapham. Inoltre anche alcune “vecchie glorie” come Dave Cockrum e Chris Claremont entrano nella squadra. Anche qui ci sono gli inevitabili problemi iniziali e la qualità degli albi, soprattutto a livello colorazione, non è quella che un perfezionista come lo spilungone desidera.
Non ci vuole molto tuttavia perché le vere difficoltà facciano capolino, basta solo l’annuncio del primo titolo: PLASM. Al sentirne il nome la Marvel Comics fa immediatamente causa alla Defiant in quanto a suo dire questo titolo violerebbe un loro marchio registrato per la linea editoriale Marvel UK, PLASMER. Dietro consiglio dei loro avvocati, la Defiant cambia il titolo della serie in WARRIORS OF PLASM, ma la Marvel Comics va avanti con la sua causa. Alla fine il giudice dà ragione alla Defiant, ma c’è una controindicazione: tutta questa vicenda è costata alla compagnia ben 300.000 dollari di spese legali. Una inezia per dei colossi editoriali, una vera e propria tragedia per una piccola casa editrice, praticamente i fondi aziendali sono stati prosciugati. E così, nell’estate del 1995, la Defiant cessa del tutto le sue pubblicazioni. I diritti sul suo parco personaggi sono attualmente nelle mani della Golden Books e Shooter non esclude di potervi tornare a lavorare, un giorno, in futuro.

12 – LA STRADA VERSO IL SUCCESSO

Jim Shooter si lancia subito in una nuova impresa, immediatamente dopo la chiusura della Defiant: Broadway Comics. Anche in questo caso l’universo narrativo che prendeva forma dai vari titoli ricordava molto come concetti di base il New Universe ed il Valiant Universe (avventure in tempo reale, scarsa presenza di uniformi supereroistiche), tuttavia la cosa ha breve vita poiché la compagnia a supporto della casa editrice (la Broadway Video Entertainment) nel 1996 viene ceduta alla Golden Books, la quale però ne dichiara immediatamente la bancarotta.
Quello che segue subito dopo è probabilmente, da un punto di vista strettamente editoriale, uno dei periodi più neri per Jim Shooter. Dopo il breve e fallimentare ritorno alla Valiant/Acclaim cui abbiamo già accennato, nel 2000 diviene consulente creativo di una ditta che si occupa di creare contenuti di entertainment per siti Internet.
Nel 2002 quella che sembra una svolta. A quel tempo Joe Quesada è già divenuto nuovo editor-in-chief della Casa delle Idee e contatta Shooter perché dia un seguito alla celebre saga vendicativa di Korvac: dopo numerose, gentili insistenze da parte di Quesada lo spilungone accetta e la notizia del suo imminente ritorno alla Marvel rimbalza su molti siti specializzati. Shooter scrive un soggetto di base di 8.000 parole per una miniserie di otto numeri, che incontra l’approvazione sia di Quesada che dell’editor designato, Tom Brevoort. Ma poi, alla prova dei fatti, tutto crolla. Per la prima volta da molto tempo Shooter si ritrova dall’altra parte della barricata, non è più il capo e deve sottostare alle indicazioni di altre persone. Aggiungiamo a questo che la figura dell’editor è decisamente cambiata dagli anni ’80 e che Brevoort è una forte personalità, capace di influenzare direttamente le trame altrui, e non avremo difficoltà a capire come mai questo progetto finisce prima ancora di iniziare.
Seguono altri anni di buio, di oscurità, ma alla fine qualcosa accade. Nel 2007 Jim Shooter torna al titolo che lo aveva reso celebre da ragazzino, LEGION OF SUPER-HEROES: non si tratta della Legione classica, ma di quella ideata da Mark Waid qualche tempo prima. Il problema è che proprio in quello stesso periodo la dirigenza DC inizia ad ideare progetti che possano riportare in auge la Legione del passato. Il risultato è che la serie viene lasciata un po’ a sé stessa e termina dopo neanche un anno. Nel suo classico linguaggio senza peli sulla lingua, Shooter afferma che ciò è stato fatto semplicemente per allontanare lui, dal momento che il disegnatore è stato subito assegnato ad altri progetti.
E proprio quando tutto sembra perduto, una nuova luce risplende. Nel 2008 i diritti della Valiant/Acclaim sui personaggi della Gold Key da lei acquisiti, ma anche quelli sui suoi personaggi, scadono. Messi all’asta, i diritti su Solar, Turok e Magnus Robot Fighter vengono acquisiti dalla Dark Horse, la quale ha recentemente annunciato l’intenzione di rilanciarli. E chi si occuperà di questo progetto, nonché delle sceneggiature? Proprio lui, Jim “Jimbo” Shooter. A quanto pare per lui la parola fine non vuole proprio arrivare e presto sicuramente sentiremo riparlare di lui, nel bene e temiamo anche nel male. Ma è per questo che abbiamo imparato a conoscerlo e ad apprezzarlo.

E così si concludeva il mio articolo originario. Da quel giorno in poi Shooter è stato coinvolto nel rilancio di alcuni titoli della Gold Key (Solar, Magnus, etc...) i cui diritti erano passati alla Dark Horse. Solo poche storie tuttavia sono uscite ed ancora si attende un vero e proprio revamp di questi personaggi... oh, poi tra un po' torna anche la Valiant, eh? E chiudo con questa sua frase:

“Se tu fossi l’attuale EIC della Marvel, cosa faresti di diverso?”
“Renderei migliori i fumetti”

2 commenti:

  1. Il periodo più bello di quando leggevo comics è stato proprio alla fine degli anni '80 primi '90 quando la Star pubblicava la Marvel di Shooter. Ci misi un po' a capire l'acrimonia che una personalità come la sua poteva suscitare soprattutto quando gli autori e i disegnatori stavano sempre più assurgendo a ruolo di "star" (Byrne in primis ma poi i vari McFarlane, Lee, Liefeld...) ma non posso non ricordare quelle storie con straordinario affetto. L'universo Marvel non era solo coerente da un punto di vista narrativo ma viveva anche una inedita vitalità scrollandosi di dosso i vent'anni precedenti. Del New Universe ho conosciuto praticamente solo Starbrand e DP7 e sinceramente mi sembravano ottimi fumetti con buone idee poi riprese da tanti altri, ho sempre sperato che prima o poi potessero avere un seguito (qualche anno fa mi sembra hanno avuto una sorta di chiusura definitiva con degli one-shot).
    Shooter continuerà ad essere un nome sconosciuto ai più e soprattutto ai lettori di oggi ma ha comunque cambiato il modo di farli, i comics.

    zavits@tiscali.it
    http://colorienumeri.blogspot.it/

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  2. Grazie per il tuo bellissimo commento. Sul New Universe originario in effetti sono stati pubblicati cinque one-shot nel 2006, ma non li ho mai letti (però dovrebbero essere ambientati poco dopo l'Evento Bianco).

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