martedì 6 marzo 2012

Quel megalomane di Jim Shooter (III)


7 – GUERRE (SEGRETE E NON)

Nel 1984 Shooter ottiene la sua ultima, personale soddisfazione. Tutto ha inizio quando una casa produttrice di giocattoli, la Mattel, si propone di lanciare una linea di action figures dedicata ai supereroi Marvel. Tuttavia chiede prima alla casa editrice di pubblicare qualcosa di epocale con il maggior numero di personaggi, di modo da suscitare curiosità intorno alla cosa. Anche stavolta piovono le critiche sul fatto che la storia che ne segue è semplicemente motivata da una scelta economica e nulla più. Probabilmente anche Shooter oggi sarebbe d’accordo, ma nonostante ciò decide di costruire attorno all’evento anche una epopea editoriale. Dopo un paio di titoli proposti e scartati, viene accettato MARVEL SUPERHEROES SECRET WARS, fondamentalmente perché la parola “secret” piaceva alla dirigenza. Il problema fondamentale che si pone attorno ad una cosa del genere è chi debba scriverla, poiché essendo coinvolti decine di personaggi appartenenti a svariati sceneggiatori è inevitabile che qualcuno possa vedere in malo modo il trattamento che un altro scrittore riserva ad un personaggio da lui gestito. La soluzione di Shooter è la più semplice, la maxiserie la scriverà lui: perché è il capo della baracca e, anche se qualcuno dovesse protestare, lui ha le spalle larghe ed inoltre potrà proporre interessanti evoluzioni narrative.
Su SECRET WARS ci sono alcuni tra i pareri più discordanti dell’intera storia del fumetto, tra chi la esalta e chi la boccia senza appello. Shooter ha cercato senz’altro di andare oltre il semplice concetto di “buoni contro cattivi”, cercando anche di introdurre nella storia alcuni elementi filosofici/esistenziali: in questo ha apportato uno dei cambiamenti più duraturi per quanto riguarda l’Uomo Ragno, facendogli assumere il costume nero che si sarebbe poi rivelato come Venom, uno dei nemici ancora oggi più insidiosi ed amati del tessiragnatele. Lo sceneggiatore non ha avuto problemi a gestire personaggi di cui si era già occupato in passato (i Vendicatori), ma ha avuto qualche difficoltà con quelli che non aveva mai scritto (gli X-Men). Aldilà di insignificanti questioni di continuity, SECRET WARS rimane ancora oggi una pietra miliare del fumetto. Shooter dice che è stato uno dei titoli più venduti della Marvel (vero) e non ne rinnega nemmeno una pagina, forse è l’opera che sente come la più personale e per questo non ha nemmeno voluto dare un’occhiata al “sequel” di qualche anno fa, che peraltro parlava di tutt’altro.
SECRET WARS avrebbe avuto l’anno dopo un secondo capitolo, dove gli elementi filosofico/esistenziali sarebbero stati maggiormente approfonditi, ma martoriati da disegni tremendi. Inoltre la descrizione dell’Arcano come sosia di Prince che cerca di sperimentare tutte le sensazioni umane toglie molto appeal a questo personaggio, che oggi alla Marvel è visto come una sorta di macchietta.
Nel frattempo i rapporti di Shooter con i pezzi forti della sua scuderia si incrinano drasticamente. Non è ben chiaro se ci sia lui dietro la partenza di Frank Miller dopo RINASCITA, ma di certo è da addebitare a lui l’allontanamento di Dennis O’Neil e Michael Carlin, due supervisori molto apprezzati dalla dirigenza. Ma di certo la diatriba più famosa rimane quella con John Byrne: nasce dopo il netto rifiuto di pubblicare una storia di Hulk piena solo di splash page ed alcuni contrasti in merito ad alcune trame future dei Fantastici Quattro. Di certo però dietro deve esserci qualcos’altro: un uomo pur rancoroso come Byrne deve avere un buon motivo se ancora oggi non può sopportare Shooter, e questo di certo non a causa solo di una storia bocciata. E così tutti questi nomi citati vanno alla DC Comics, che non è rimasta con le mani in mano. La pubblicazione di CRISIS ON INFINITE EARTHS e TEEN TITANS aveva dato nuova linfa ad una casa editrice che poco tempo prima era in condizioni disastrate ed il totale restyling di tutti i suoi personaggi più celebri (pur con le incongruenze del caso) attira molti nuovi lettori.
Byrne su Superman, Miller su Batman e tra i nuovi supervisori guarda caso Dennis O’Neil e Michael Carlin. Insomma, con le sue manovre Shooter si è creato dei nuovi, forti competitori e la dirigenza vede in lui il principale se non l’unico responsabile della rinascita della DC Comics ed il crollo delle vendite degli albi della Casa delle Idee. Non un crollo tragico, ovvio, però evidente. Appare chiaro che già dal 1986 i piani alti della Marvel cercassero un pretesto per poter allontanare Shooter: quel pretesto sarebbe arrivato presto ed avrebbe portato un nome infausto.

8 – IL NEW UNIVERSE

Quello che è stato forse il più grande fallimento economico della Marvel ha avuto radici profonde. Nel 1986 la Casa delle Idee festeggiava i venticinque anni di vita, essendo passato appunto un quarto di secolo dall’uscita del primo numero di FANTASTIC FOUR. Chiaramente la storia della Marvel ha origini più profonde e sotto altri nomi e serie, ma in questo caso si voleva celebrare degnamente l’anniversario di un evento che aveva segnato la storia del fumetto.
E per eventi del genere bisogna prepararsi con largo anticipo. Due anni e mezzo prima, avviene una riunione editoriale tra Shooter, il Presidente ed i vicepresidenti della Marvel per discutere al meglio come celebrare questo anniversario. L’EIC propone due idee: far ripartire tutte le serie da uno, come una sorta di rinascita (così come era stata una “rinascita” FANTASTIC FOUR 1), ma questa viene scartata poiché le testate non vendevano così male e ciò poteva rivelarsi una manovra fin troppo azzardata; la seconda idea sul piatto è quella di onorare la nascita di un universo narrativo dando vita ad un altro universo narrativo. Un New Universe, appunto. Stan Lee e soci avevano rotto gli schemi prefissati del medium fumetto dal 1961 in poi, questo nuovo progetto doveva fare altrettanto. E così alla fine l’idea viene accettata ed a Shooter viene offerto un budget di circa 120.000 dollari per svilupparla.
Dopo il meeting Shooter incontra Tom DeFalco, il quale si propone come assistente per sviluppare il progetto: lo spilungone gli consegna il budget e gli dà carta bianca. Tuttavia passano svariati mesi e Shooter non vede risultati: dopo circa un anno poco di quel denaro è stato speso e principalmente per la creazione di un paio di personaggi che non trovano il gradimento dell’EIC. Uno di questi, in versione abbozzata, qualche anno dopo avrebbe trovato gloria come Speedball. Shooter prende personalmente in mano le redini della cosa ed insieme a DeFalco ed il fido Eliot Brown passa una intera giornata a buttare giù idee per questo Nuovo Universo. A Shooter viene in mente una cosa: l’originale Marvel Universe, nella concezione di Stan Lee, cercava davvero di fare della fantascienza credibile inserendola in un contesto realistico. Nel primo numero di FANTASTIC FOUR, ad esempio, gli eroi non indossano alcun colorato costume. Solo successivamente sono state inserite idee fantasy come la Zona Blu o Atlantide, nella tipica grandeur di Kirby. Shooter propone di ritornare a quella originale concezione, con un contesto il più possibile realistico (il famoso detto “il mondo che potete vedere fuori dalla vostra finestra”) e veri fumetti (fanta)scientifici, dove gli eventi si basano su fatti reali. Niente elementi fantasy come la Zona Blu e soprattutto niente costumi.
Shooter scrive una pagina di presentazione di questo suo progetto e lo sottopone alle alte sfere ed a Stan Lee: tutti quanti lo approvano e lo esaltano. Vengono ideate otto testate: STARBRAND, DP7 (le uniche due che si sono viste anche in Italia), JUSTICE, SPITFIRE AND THE TROUBLESHOOTERS, KICKERS INC., NIGHTMASK, MARC HAZZARD: MERC, PSI FORCE. Col senno di poi si può dire che questa è stata una manovra azzardata: in un mercato di allora con molte buone proposte era improbabile che il pubblico si interessasse subito ad un progetto così sofisticato. Ma i problemi cominciano anche prima. La Marvel Comics ed il gruppo editoriale iniziano ad avere infatti i primi dissesti economici, quelli che in un futuro non troppo lontano avrebbero quasi portato al fallimento. Il budget per il New Universe viene ridotto a 80.000 dollari, poi a 40.000, poi a 20.000, infine bloccato del tutto. Shooter si incazza leggermente, ma non può fare altro. Chiaro che con queste premesse nessun grande nome del fumetto avrebbe preso parte al progetto, se non i fedelissimi di Shooter (DeFalco, Goodwin, Gruenwald) che lavorano praticamente pro-bono: le uniche due grandi firme sarebbero state John Romita Jr. e Al Williamson, solo perché conquistati dall’idea di STARBRAND e pagati praticamente una miseria, per loro scelta. Per il resto, molti di quelli che parteciparono allora oggi sono o sono state delle star (Lee Weeks, Peter David, Fabian Nicieza, Mark Texeira, Whilce Portacio, ecc…) ma all’epoca erano dei perfetti sconosciuti. Non è difficile dunque intuire cosa sia accaduto.
Entro un anno dall’inizio metà delle otto serie ha chiuso i battenti, mentre le altre sono state rilanciate a parte DP7, unica ad avere mantenuto lo stesso team creativo sino alla fine. Il motivo l’ho spiegato più sopra, aggiungiamo a questo il fatto che dopo CRISIS ON INFINITE EARTHS la DC Comics era tornata ad essere un forte competitor ed aveva sottratto quote di mercato alla Marvel, la quale ben si guardò dal promuovere minimamente il New Universe. Lo stesso Shooter ammette oggi senza troppi giri di parole che buona parte di quei fumetti era spazzatura (lui ha usato un termine anche più forte) fatta da gente che all’epoca non aveva lavoro. E se tutti si erano dichiarati entusiasti all’inizio, col fallimento del progetto la colpa ricade unicamente sull’EIC, che pure non è esente da negligenze in questi fatti, è giusto affermarlo. E così il pretesto, un ottimo e giustificato pretesto, per cacciare via lo spilungone arriva: alla fine del 1987 Jim Shooter non è più EIC della Marvel e viene licenziato in tronco.

9 – JIMBO ALLA CONQUISTA DEL MONDO

Il giorno in cui Jim Shooter venne cacciato dalla Marvel probabilmente fu acclamato con un grido di gioia collettivo, senza barriere editoriali: i nemici, i rancori ed i risentimenti che l’EIC si è guadagnato nel corso degli anni  lo perseguiteranno per molto tempo. Deve essere davvero dura sperimentare sulla propria pelle le sensazioni di essere visto come un reietto, quando poco tempo prima eri in cima al mondo. Infatti per molto tempo il telefono di Shooter non suona più.
Così decide di prendere in mano lui la situazione, ma come detto le mura erano già state erette. Un esempio concreto Shooter lo ha quando contatta Paul Levitz e gli propone una storia della Legione dei Supereroi, una sorta di ultima avventura. Una storia senza legami di continuity, da pubblicare a parte, insomma che non pestava i piedi a nessuno. Eppure l’ex EIC si premura di avvisare Levitz che ci sarebbe stato qualcuno che avrebbe protestato, ma lui lo esorta a non pensarci e gli promette di richiamarlo presto. La promessa non viene mantenuta e così Shooter ricontatta Levitz, la sua risposta è disarmante: i rancori sono ancora troppo forti, si creerebbe troppa tensione, meglio lasciar perdere. Shooter allora si propone di diventare direttore della divisione editoriale della Disney, ma persino lì le voci a lui contrarie lo scalzano da quel ruolo prima ancora che possa conquistarlo.
Ciliegina sulla torta: con la cacciata di Shooter il New Universe viene ridimensionato, ma STARBRAND continua comunque ad uscire. E c’è qualcuno che non vede l’ora di metterci le mani addosso: si chiama John Byrne. Il suo intento dichiarato è quello di ridicolizzare le idee ed i personaggi di Shooter e far capire chiaramente quanto il suo allontanamento sia stato un bene per tutti. Gli basta un solo numero. Ken Connell è un personaggio complesso e dalle molte sfaccettature? Diventa un idiota che viene deriso dai suoi amici e dalla sua fidanzata. Niente costumi colorati? Arrivano subito e senza troppi ripensamenti. Realismo? Ken Connell incontra ad una convention di fumetti John Byrne, Mark Gruenwald e Howard Mackie, i quali gli fanno capire che lui è un personaggio irreale che vive in un contesto irreale.
Ed infine l’apoteosi: nelle ultime pagine Ken Connell con un’azione avventata distrugge Pittsburgh. Sì, proprio la città natale di Jim Shooter. Non c’è molto sottotesto in questa decisione, è tutto perfettamente chiaro. Shooter (come EIC) è morto, sono morte anche le sue idee e la sua città.
Insomma, sembra proprio sia arrivato il periodo più buio per lo spilungone, un qualcosa che lui non poteva prevedere. Ed è allora che ha una idea folle, una idea che rischiava quasi di concretizzarsi: comprare la Marvel Comics.

3 commenti:

  1. L' immancabile stoccata al Milgrom disegnatore. XD In realtà lo spunto di SWII è anche più interessante, però Shooter sceneggia anche qui in maniera bizzarra e troppo da commedia. Meglio l' Arcano sulle altre serie. A proposito, all' epoca era una novità che ci fosse una miniserie portante collegata ai titoli soliti. Poco dopo anche la DC fará una cosa simile e negli anni 2000-2010 la Marvel ne ha abusato.
    Forse il gioiellino di Shooter è "Dazzler the movie".

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  2. In quel periodo, ricordiamo, esordí anche il primo credo mega cross-over con tanto di mappa promozionale da seguire! Non solo più 2 testate che si intersecavano! Ancora oggi "Massacro mutante" è bello e basato su una idea semplice, ma di forte impatto tragico e destinato, questo si, ad avere effetto duraturi sulla continuity.

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    1. Sì, Shooter - e il team di sceneggiatori e disegnatori che era accanto a lui - ha inventato o ricreato strumenti editoriali di cui poi si è abusato. Credo che gli mancasse da fare solo le variant cover e poi era a posto.

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