E si arrivò al mese antecedente l'esordio della Marvel Italia, marzo 1994. I licenziatari mandarono in stampa gli ultimi loro albi con sopra impresso il marchio della Casa delle Idee, dovendo inevitabilmente avvertire i propri lettori del cambio gestione.
La Comic Art, come detto, aveva interrotto già alcuni mesi prima la sua principale testata con pubblicazioni Marvel, quindi non è dato sapere a noi poveri virgulti come Luca Boschi o Paolo Accolti Gil avrebbero ai tempi commentato il tutto. Dopo questo passaggio di consegne, la Comic Art passò dei brutti momenti: tentò di andare avanti con la Vertigo (fu la prima a pubblicare Hellblazer, Sandman e Swamp Thing di Alan Moore), i manga e qualche fumetto autoriale, ma il mercato si dimostrò poco ricettivo. Tra leggende che si rincorsero (il fondatore Rinaldo Traini "scappato con la cassa"), voci di corridoio e 35 anni di attività, oggi questa casa editrice non è più operativa ed esiste solo nei ricordi degli appassionati.
Anche la Play Press si limitò a poche righe di commiato, invitando (forse in segno di sberleffo) i suoi lettori a seguire le nuove pubblicazioni targate DC Comics e Valiant, etichetta fondata da un epurato dalla Marvel, Jim Shooter. Uscì fuori dal coro Marco Rufoloni. Questo nome dirà poco o nulla ai lettori di oggi, ma ha dominato sulle pagine della posta di buona parte delle testate Marvel italiane negli anni '80. Le sue lettere avevano grossomodo lo stesso contenuto: "pubblicherete quella testata?"; "recupererete quelle storie saltate, solo per rispetto a quei lettori che all'inizio compravano due copie delle vostre testate per supportarvi?". E tanto disse e tanto fece che alla fine Rufoloni venne promosso come redattore di alcune testate Play Press (Zona M, X-Marvel) in sostituzione - penso - di Alessandro Bottero. Sembra proprio uno di quei racconti hollywoodiani, il fan di una vita che arriva a coronare il proprio sogno nel mondo che ha conosciuto fin da piccolo: ma questo sogno durò poco, meno di due anni. E così alla fine, dopo aver detto che se avesse continuato la propria Marvel-avventura la Play Press avrebbe pubblicato di tutto e di più (anche se non si sa se a queste parole sarebbero seguiti i fatti), Rufoloni si dichiarò pessimista verso la nuova gestione in quanto a capo di essa c'era "quel" Marco Lupoi responsabile dei salti di storie di Hulk e Devil. Solo che, dette in quel momento, erano niente più che parole al vento, forse solo un piccolo sassolino nella scarpa.
La Play Press smise quasi subito di pubblicare le serie della Valiant - peraltro piccole gemme nella produzione degli anni '90 - in quanto il pubblico si dimostrò poco ricettivo nei loro confronti, e questo semplicemente perchè c'era una vasta offerta in edicola, con nomi di richiamo più celebri. Non solo la Marvel, ma anche Superman, Batman e l'intero DC Universe, di cui la Play Press divenne licenziataria in toto per il mercato italiano a partire dal 1995. Per cinque anni la Play Press cercò con fatica di imporre le proprie pubblicazioni nelle edicole, con abbinamenti anche azzardati (Flash/Lanterna Verde, Catwoman/Wonder Woman) e una rivista che cercava invano di ricatturare lo spirito di Star Magazine (il cui titolo non a caso era Play Magazine). Ma fu tutto inutile. Nel 2000, la Play Press ritirò le proprie testate DC dalle edicole e trasferì il tutto nelle fumetterie, ma sei anni dopo chiuse definitivamente i battenti in quanto un nuovo licenziatario era emerso sulla scena, Planeta DeAgostini. Tentò anche di pubblicare manga simil-porno, ma nemmeno qui andò bene. Essendo editori per passione, alla fine quelli della Play Press capirono che la nuova, vera passione degli italiani erano i videogiochi e lanciarono molte riviste dedicate a quel segmento di mercato, abbandonando del tutto il mondo del fumetto. Ignoro se oggi questa casa editrice sia ancora attiva in qualche modo. Marco Rufoloni invece scomparve dalle scene, anche se collaborò poi con qualche sito specializzato e pubblicò negli anni successivi un saggio dal titolo Marvel The Best, dedicato alle 50 migliori storie della Marvel (a suo dire). Io comunque oggi continuo a rendergli merito per la supervisione di una edizione di Watchmen che conservo ancora gelosamente. Chissà se avrà recuperato il volume che ha iniziato a pubblicare le famose storie saltate di Hulk, voluto anche da "quel" Marco Lupoi.
La Star Comics (la casa editrice che, da un punto di vista di presenza editoriale, fu quella maggiormente colpita) si limitò a pubblicare su tutte le sue testate un trafiletto in cui ringraziava i redattori che si sarebbero tuffati in questa nuova avventura editoriale, solo poche righe tuttavia, perchè poi passava subito ad illustrare le grandi novità post-Marvel; solo Marco Lupoi aggiunse su Fantastici Quattro qualcosa di suo ringraziando Sergio Cavallerin e Giovanni Bovini per i 7 anni di "convivenza" e dedicando le pubblicazioni passate presenti e future alla memoria di Jack Kirby, scomparso un mese prima. Solo una rivista sopravvisse dopo l'aprile 1994, cambiando ovviamente registro, e fu Star Magazine (incluso il supplemento quadrimestrale "Oro") che cominciò a pubblicare alcuni titoli delle "neonate" Image e Malibu, nonchè qualche serie della Dark Horse, in primo luogo Next Men di John Byrne. Alle serie Image verranno dedicate molte testate nel corso degli anni successivi (la prima delle quali, forse non a caso, lanciata qualche mese prima della perdita dei diritti Marvel), in un tentativo della Star di ritagliarsi un proprio nuovo spazio dopo l'esordio della Marvel Italia e le nuove serie DC della Play Press, con un editore americano che all'epoca andava per la maggiore e veniva osannato per ragioni a tutt'oggi ignote. Tuttavia anche qui alla fine l'abbondanza di titoli delle due big ebbe la meglio: nel 1998 le due incarnazioni di Star Magazine chiusero i battenti e l'anno successivo venne interrotta del tutto la pubblicazione delle serie Image. Ci fu tuttavia un revival qualche anno più tardi di Star Magazine, con la presentazione di serie di piccoli editori americani, che durò 26 numeri e si concluse nel 2006.
Laddove invece Star Comics concentrò le sue attività fu la pubblicazione dei manga, iniziata peraltro già prima del cambio gestione. Non fu la prima casa editrice italiana a presentare questo tipo di fumetto ai lettori, ma di certo fu quella che contribuì maggiormente a farlo conoscere negli anni '90, grazie alla pubblicazione nel formato originale (ovvero con lettura da destra a sinistra) di moltissimi titoli, anche storici (uno su tutti, Dragon Ball). Oggi la Star Comics è ancora una importante realtà editoriale del panorama italiano: oltre ai manga, pubblica anche fumetti realizzati da autori italiani in formato bonellide - seppur a volte interrompendoli bruscamente. Il suo titolo di punta in tal senso fu - e rimane - Lazarus Ledd di Ade Capone.
Questo fu il destino degli ex licenziatari: ma cosa accadde agli esordi di Marvel Italia?
Marco Rufoloni, il sottoscritto, è ancora vivo anche se da 5 anni, ahimè, non legge più Marvel.
RispondiEliminaTroppo cambiati i fumetti di oggi rispetto a quelli che ho amato in gioventù. Addio continuity, addio tante altre piccole accortezze che rendevano la Marvel inimitabile...