Nel riprendere i miei numeri di All American Comics della Comic Art per preparare i riassunti di Rom Spaceknight, non ho potuto fare a meno di notare una cosa: i redazionali "fiume" che si facevano a quell'epoca (e il discorso non vale solo per questa testata).
Una bella lezione di storia? Ma sì, dai. Dopo il fallimento della Corno e della Labor, i diritti di alcune serie Marvel vengono rilevati nel 1987 dalla Star Comics, che con bravura e costanza riesce a rinvigorire la passione di vecchi e nuovi lettori (non svenite ora, la leggenda vuole che qualcuno comprasse anche due o tre copie di ogni testata per sostenere l'iniziativa). Redattore capo di queste testate è il baldo Marco M. Lupoi, eh sì esisteva già allora, divenuto celebre oltre che per le sue traduzioni (MML, fanne ancora!) per i suoi pezzi introduttivi su Uomo Ragno. Ne ho letto uno, che dissertava della Brand Corporation, al termine del quale ne sapevo più io di questa azienda che non i suoi azionisti.
Dopo il ragno è il turno degli X-Men, Fantastici Quattro, Devil, Hulk... solo che la Star è ancora all'epoca una piccola casa editrice e non può accaparrarsi in toto i diritti. E siccome quella torta era molto invitante, altri ne prendono una fetta. La Play Press è la più veloce e, in barba alla continuity, pubblica praticamente tutto il resto. Rimangono solo gli "scarti" (detto col massimo rispetto), le serie morte e sepolte da tempo come il succitato Rom o Defenders, nonchè il revival di una testata horror appena uscita che in USA sta facendo faville, Ghost Rider (non chiedetemi come una serie scritta da Howard Mackie potesse fare faville, sono i misteri della fede). E qui arriva la Comic Art e All American Comics, che poi pubblicava anche pregevole materiale DC prima di soccombere alla potenza Marvel... e alle richieste dei lettori... e ad uno sguardo al portafoglio... e alla comprensione che col materiale DC nel 1989 non riuscivi a vendere nulla, manco avessero pubblicato Swamp Thing di Alan Moore... ah no, aspetta.
Ma torniamo a quei redazionali. Ora essendo la rivista composta da serie perlopiù, ehm, datate, si era ancora ad un punto in cui la foliazione di un singolo numero americano era inferiore alle 22/24 pagine canoniche. E con cosa si riempivano le pagine restanti? Di pin-up e pubblicità, come si farebbe oggi? No, di redazionali. Quando andava male, le pagine erano 3, nel momento di massimo splendore addirittura 6 o 7.
Il mattatore di quella rivista era Paolo Accolti-Gil (PAG o, per i più esperti, Uatugil), che ne approfittava per chiarire che l'Uomo Ragno non avrebbe mai detto bastardo, incensare Secret Wars II (di meglio non c'era?), sparare a zero o quasi su traduzioni e adattamenti altrui (pagine, pagine e pagine per chiarire che Dire Wraiths non voleva dire Spettri Neri e Arcano non significava una ceppa, meraviglioso), "discutere" con qualche lettore e ribadire più di una volta che lui avrebbe preferito parlare di continuity, cosa che comunque ha fatto. Insomma, l'antagonista del politically correct.
Sotto la sua guida, All American Comics guadagna col tempo numero di pagine e, si presuppone, lettori. Ma la leggenda di cui sopra vuole che i suoi redazionali e la sua "posta polemica" lo rendano inviso all'editore stesso, che mette al suo posto ad un certo punto Luca Boschi (anche se PAG resterà curatore della rivista fino al 51° e ultimo numero).
Aldilà del numero di pagine, quello che mi ha colpito in positivo di quei redazionali (così come quelli di altre riviste dell'epoca come Starmagazine) è come essi fossero fitti, divisi in più colonne, pieni di parole... insomma il loro tempo di lettura era maggiore rispetto a quello dei fumetti pubblicati. Si potrebbe fare oggi una cosa del genere? Meglio ancora, si fa oggi una cosa del genere? La risposta è no e non per il fatto che il tempo per la lettura oggi si è drasticamente ridotto, i motivi li conosciamo tutti. No, come ha fatto notare qualcuno (credo il giornalista Riccardo Corbò) i redazionali vanno pagati: e che senso avrebbe, oggi, pagare articoli fiume che nessuno leggerebbe? Che ritorno economico ne avrebbe oggi un editore? Nessuno. Anche a mio parere, è questa la triste verità; molto meglio allora, per quanto criticabili, due colonne smilze con scritte gigantesche dove metà dello spazio è occupato da battutine che cercano a fatica di strappare un sorriso o pubblicità ad altri fumetti.
Però su una cosa PAG aveva ragione: l'Uomo Ragno non ha mai detto bastardo. Al limite, caccapupù.
Una bella lezione di storia? Ma sì, dai. Dopo il fallimento della Corno e della Labor, i diritti di alcune serie Marvel vengono rilevati nel 1987 dalla Star Comics, che con bravura e costanza riesce a rinvigorire la passione di vecchi e nuovi lettori (non svenite ora, la leggenda vuole che qualcuno comprasse anche due o tre copie di ogni testata per sostenere l'iniziativa). Redattore capo di queste testate è il baldo Marco M. Lupoi, eh sì esisteva già allora, divenuto celebre oltre che per le sue traduzioni (MML, fanne ancora!) per i suoi pezzi introduttivi su Uomo Ragno. Ne ho letto uno, che dissertava della Brand Corporation, al termine del quale ne sapevo più io di questa azienda che non i suoi azionisti.
Dopo il ragno è il turno degli X-Men, Fantastici Quattro, Devil, Hulk... solo che la Star è ancora all'epoca una piccola casa editrice e non può accaparrarsi in toto i diritti. E siccome quella torta era molto invitante, altri ne prendono una fetta. La Play Press è la più veloce e, in barba alla continuity, pubblica praticamente tutto il resto. Rimangono solo gli "scarti" (detto col massimo rispetto), le serie morte e sepolte da tempo come il succitato Rom o Defenders, nonchè il revival di una testata horror appena uscita che in USA sta facendo faville, Ghost Rider (non chiedetemi come una serie scritta da Howard Mackie potesse fare faville, sono i misteri della fede). E qui arriva la Comic Art e All American Comics, che poi pubblicava anche pregevole materiale DC prima di soccombere alla potenza Marvel... e alle richieste dei lettori... e ad uno sguardo al portafoglio... e alla comprensione che col materiale DC nel 1989 non riuscivi a vendere nulla, manco avessero pubblicato Swamp Thing di Alan Moore... ah no, aspetta.
Ma torniamo a quei redazionali. Ora essendo la rivista composta da serie perlopiù, ehm, datate, si era ancora ad un punto in cui la foliazione di un singolo numero americano era inferiore alle 22/24 pagine canoniche. E con cosa si riempivano le pagine restanti? Di pin-up e pubblicità, come si farebbe oggi? No, di redazionali. Quando andava male, le pagine erano 3, nel momento di massimo splendore addirittura 6 o 7.
Il mattatore di quella rivista era Paolo Accolti-Gil (PAG o, per i più esperti, Uatugil), che ne approfittava per chiarire che l'Uomo Ragno non avrebbe mai detto bastardo, incensare Secret Wars II (di meglio non c'era?), sparare a zero o quasi su traduzioni e adattamenti altrui (pagine, pagine e pagine per chiarire che Dire Wraiths non voleva dire Spettri Neri e Arcano non significava una ceppa, meraviglioso), "discutere" con qualche lettore e ribadire più di una volta che lui avrebbe preferito parlare di continuity, cosa che comunque ha fatto. Insomma, l'antagonista del politically correct.
Sotto la sua guida, All American Comics guadagna col tempo numero di pagine e, si presuppone, lettori. Ma la leggenda di cui sopra vuole che i suoi redazionali e la sua "posta polemica" lo rendano inviso all'editore stesso, che mette al suo posto ad un certo punto Luca Boschi (anche se PAG resterà curatore della rivista fino al 51° e ultimo numero).
Aldilà del numero di pagine, quello che mi ha colpito in positivo di quei redazionali (così come quelli di altre riviste dell'epoca come Starmagazine) è come essi fossero fitti, divisi in più colonne, pieni di parole... insomma il loro tempo di lettura era maggiore rispetto a quello dei fumetti pubblicati. Si potrebbe fare oggi una cosa del genere? Meglio ancora, si fa oggi una cosa del genere? La risposta è no e non per il fatto che il tempo per la lettura oggi si è drasticamente ridotto, i motivi li conosciamo tutti. No, come ha fatto notare qualcuno (credo il giornalista Riccardo Corbò) i redazionali vanno pagati: e che senso avrebbe, oggi, pagare articoli fiume che nessuno leggerebbe? Che ritorno economico ne avrebbe oggi un editore? Nessuno. Anche a mio parere, è questa la triste verità; molto meglio allora, per quanto criticabili, due colonne smilze con scritte gigantesche dove metà dello spazio è occupato da battutine che cercano a fatica di strappare un sorriso o pubblicità ad altri fumetti.
Però su una cosa PAG aveva ragione: l'Uomo Ragno non ha mai detto bastardo. Al limite, caccapupù.
DOVE SONO FINITI OGGI
STAR COMICS: Non pubblica più fumetti Marvel dal 1994. La sua produzione attuale si concentra sui manga e qualche miniserie italiana d'autore.
MARCO M. LUPOI: È il megadirettore galattico della Panini Comics. A volte ci casca ancora e torna a curare qualche testata, ma non traduce più nulla ed è un peccato.
PLAY PRESS: Dopo la Marvel, la Valiant, la DC e i manga simil-porno, ha capito che può guadagnare di più vendendo riviste sui videogiochi... e mi sa che ha pure cambiato nome.
UATUGIL: Fondatore e direttore della Italycomics, le cui pubblicazioni lottano ogni giorno per trovare un posto al sole... ed un trono di spade.
Sinceramente i redazionali ma soprattutto le note mi mancano perché allora erano ben scritti e curati e traspariva la cura e l'amore dei vari Lupoi, Scatasta &C. per quei fumetti che stavano riguadagnando spazio nelle edicole (ovviamente negli antologici si scatenavano, Star Magazine era un gioiellino...) soprattutto per chi come me allora ne sapeva ancora poco del Marvel Universe e la sua storia. Anche la Play, che ho maledetto ogni giorno che è esistita in terra, faceva un buon lavoro almeno per emulare la Star, vedi il lavoro di note a corollario di Crisis on Infinite Earths (che finchè ho potuto mi rileggevo una volta all'anno solo per rivedere le tavole dell'impareggiabile duo Perez/Ordway). Le polemiche sulle traduzioni, poi, che nostalgia! Arcano/The Beyonder, Spettri neri/Dire Wraiths...d'altronde quando hai tre diverse case editrici che pubblicano fumetti di una sola casa madre...che tempi che erano!
RispondiEliminaZavits
Le note di Crisis by Scatasta... non esiste un singolo detrattore poichè sono un piccolo gioiello... chissà se oggi una cosa simile è fattibile.
RispondiEliminaIo credo che si dovrebbe fare, non foss'altro per il lettore casuale o come me vecchio lettore che vorrebbe riavvicinarsi a qualche numero. Bisognerebbe studiare qualcosa, oltre i vari claim sugli ennesimi n°1 che strillano "PUOI PARTIRE DA QUI!" ovviamente in concomitanza con i film, serie. ecc...
RispondiEliminaPer me sarebbe una buona soluzione
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