sabato 25 gennaio 2014

Memorable Quotes: Green Arrow - The Longbow Hunters

Green Arrow: The Longbow Hunters
Anno di pubblicazione: 1987
Testi e disegni: Mike Grell


"I cacciatori si stanno estinguendo. Oh, puoi ancora trovarne... se sai dove cercare. Dietro gli sguardi, le maschere e i cartelloni pubblicitari. Nati nelle giungle d'asfalto, come i loro antenati lo erano nella foresta, i cacciatori di oggi cercano sempre le stesse cose. Cibo, riparo, conforto. Come in tutte le società di raccoglitori/cacciatori, ci sono quelli che si dedicano al baratto. Tu hai qualcosa che voglio io, io ho qualcosa che vuoi tu. Esistono cacciatori di tutti i tipi. Alcuni cacciano per sport. Alcuni cacciano per sopravvivere. E ad alcuni piace guardare mentre si muore."


"Sai che dicono che l'isola fosse frequentata dai pirati? E che io li sconfissi da solo? Leggende. Mi spiace deludere gli storici, ma erano solo in due, con una piantagione di marijuana. E li catturai quand'erano fatti persi. Freccia Verde! Con tutta quell'erba e funghi magici, quei due vedevano tutto verde. Li mollai alla guardia costiera insieme al loro carico e me ne andai a casa senza identificarmi. Vuoi sentirne una bella? Sparii perché non volevo essere coinvolto. La stampa venne a saperlo, abbellì il tutto... e in quattro e quattr'otto diventai una specie di Robin Hood! Già. Quel 'Robin Hood' mi fece scattare qualcosa dentro. Pensai, 'che diavolo! Ho soldi, tempo e irresponsabilità, sarà divertente!'. E così diventai quel che volevano loro, Freccia Verde. E... cavolo... era davvero divertente. Così divertente da costarmi la mia fortuna, i miei amici, e quasi mio figlio. È da allora che cerco la parte mancante, quel che ho dimenticato. Le basi."


"Voglio avere dei bambini, Dinah. Voglio costruire una famiglia. Non sono mai stato pronto o capace di impegnarmi, ma ora io... Cosa c'è?"
"Oliver, io... io non voglio avere dei figli."
"Ma dai. Tu adori i bambini."
"Sì."
"E allora?"
"È per quello che non voglio averne. Quel che facciamo è importante, Oliver. Non solo per noi, ma per tutta la gente che dipende dalla nostra protezione. È un lavoro pericolosissimo. Rischiamo la vita ogni volta che indossiamo la maschera. Quando scendiamo in strada, sappiamo che forse non torneremo. Il brivido, il pericolo, sono parte del fascino di questo lavoro. Anch'io ne ho bisogno, come te. Ce l'abbiamo nel sangue. Non ti chiederei mai di privartene, e tu non chiedermelo mai. Ma questi non sono i vecchi tempi delle rapine in banca e della caccia al ladro. Nelle strade c'è una razza diversa, oggi. Non sono cacciatori, sono predatori. Uccidono per coprire furti ridicoli. E sono quelli di bassa lega! Il mondo è pieno di gente con grandi piani. Piani globali. Trafficanti di droga, terroristi, gli Arafat e i Gheddafi. Io ti amo, Oliver. E vorrei avere dei figli con te. Ma non degli orfani."

martedì 21 gennaio 2014

Storia del New Universe (IV)

Nel marzo del 1990 uscì il quarto e ultimo numero della miniserie The War, che nelle intenzioni della Marvel avrebbe dovuto rappresentare il canto del cigno del New Universe. Ma si sa, c'è una categoria che difficilmente molla l'osso: gli sceneggiatori.

LA FINE È SOLO IL PRINCIPIO

Due degli sceneggiatori dei titoli del New Universe, infatti, ovvero Mark Gruenwald e Peter David, non avevano intenzione di gettare alle ortiche il loro lavoro di quasi quattro anni.
Il primo a far sì che il New Universe non cadesse nell'oblio fu Gruenwald. In Quasar 31, del 1992, il protagonista si ritrovò catapultato in questa realtà, due anni dopo il termine del conflitto e col Pitt ancora presente. Dopo un incontro col pilota dell'aeronautica detentore dello Starbrand, Quasar ottenne da lui il marchio delle stelle e sfruttando quasi del tutto le sue energie tornò nel suo mondo. Solo che, inavvertitamente, passò ciò che rimaneva dello Starbrand alla segretaria Kayla Ballantine.
Con una fonte di potere così incredibile nel palmo della sua mano, la donna divenne presto oggetto di numerosi attacchi da parte di svariate entità interessate a fare loro il potere del marchio delle stelle, tra cui i pirati spaziali noti come Starblasters. Il tutto culminò con la saga Starblast, in cui rientrarono in scena anche gli eroi del New Universe, il cui mondo venne trasportato nell'universo 616. Intervennero allora lo Straniero e il Tribunale Vivente, i quali sigillarono il mondo dei Paranormals ponendo attorno a esso una barriera impenetrabile: anche Kayla Ballantine vi fu confinata, in quanto ultima detentrice dello Starbrand. Quindi teoricamente il New Universe esisterebbe ancora, a meno che qualche evento cosmico successivo non lo abbia in qualche modo distrutto.
Il secondo sceneggiatore a dire la sua fu come detto Peter David. E lo fece con... un altro universo! Nel 1993 esordì uno dei tanti "futuri ufficiali" del Marvel Universe, vale a dire il 2099, e David si occupò di sceneggiare le storie dell'Uomo Ragno del futuro, Miguel O'Hara. Nel cast di comprimari era presente anche un personaggio noto come Il Profeta della Rete, proveniente da un'altra dimensione e preda di una amnesia che gli impediva di ricordare la sua vera identità. Col progredire della serie, e il recupero della memoria da parte del personaggio, venne infine rivelato che Il Profeta della Rete altri non era che John Tensen, ovvero il protagonista della serie Justice, scritta in gran parte proprio da Peter David, che si era ritrovato catapultato in questo futuro alternativo.
Fu questo un revival del New Universe, per quanto affascinante, che alla fine non lasciò però traccia di sè. E a questo punto si potrebbe pensare che ci sia stata la parola fine su questo progetto, giusto? Sbagliato.

CONTINUA...

sabato 18 gennaio 2014

Quando il mondo era a 56k


Torniamo indietro nel tempo. Pensate, c'è stata un'epoca dove i social network ancora non esistevano, persino Myspace era ancora in divenire. Un'epoca in cui per poterti connettere a Internet dovevi usare un modem 56k che, col suo crepitio urticante, ti metteva in comunicazione con il mondo. Erano tempi difficili, un download durava una vita e per vedere le donnine nude ci impiegavi un'eternità... non che io indulgessi in simili passatempi, sia chiaro.
Eppure anche in questi tempi pionieristici gli appassionati di fumetti trovarono il modo di interagire tra loro e lo fecero tramite... le famigerate mailing list! Il service provider più usato era Yahoo, quando ancora Yahoo contava qualcosa e, pensate, era persino tra i motori di ricerca più utilizzati! Oggi per registrarti a un sito ti chiedono (giustamente) mille dati, compreso il gruppo sanguigno di tuo cognato; per iscriverti allora era necessario mandare una mail senza testo a un indirizzo predefinito, aspettare un reply e rispondere senza aggiungere nulla. Siccome il tuo account di posta te lo gestivi come volevi, potevi iscriverti coi soprannomi più disparati. E alla fine venivi catapultato in uno strano, nuovo mondo.
Esordii in questo universo parallelo nell'anno di grazia 2000, col soprannome di Mr. Sinister (il perchè avessi scelto questo alias rimane un mistero anche per me): a quel tempo stavo completando gli studi universitari e il fumetto era la mia passione (ma va!), avevo anche già partecipato alla mia prima Lucca (portato da dei parenti, voi non fatelo mai). Ora mi piacerebbe ricordare le circostanze esatte in cui venni a sapere dell'esistenza delle mailing list, ma chiedete troppo alla mia memoria, quasi certamente le vidi pubblicizzate su qualche sito. Su Yahoo mi iscrissi a quella dedicata agli X-Men e poi a quella più "generalista" dedicata alla Marvel: qualche tempo dopo appresi che molti dei loro componenti erano esuli di un'altra mailing list Marvel sita su un altro service provider, tal Enetec, e per curiosità mi iscrissi anche lì... anche se per pochi mesi, ma ci torneremo.
Due o tre volte al giorno (argh, gli scatti alla risposta!) mi collegavo, ricevevo i messaggi (nei giorni di gloria erano anche più di 100) e rispondevo. Era un mondo curioso quello di allora, siti specialistici come Comicus o Lo Spazio Bianco erano ancora dei pargoli, le testate italiane avevano ancora un distacco siderale rispetto a quelle statunitensi e in pochi conoscevano siti come CBR o Newsrama. Più in generale la lettura dei fumetti in lingua originale era una pratica semi-sconosciuta. Il vero punto di riferimento, e di confronto, per la maggioranza dei lettori rimanevano dunque le testate italiane (il panorama fumettistico americano ma traslato un anno indietro, un mirabile paradosso), un punto di incontro comune. Ecco dunque discussioni sulle storie (disquisizioni sul ciclo mutante di Alan Davis, sul second run di Chris Claremont e sull'inizio della rivoluzione morrisoniana, questo è stato il fulcro; Marvel non ricordo, l'Ultimate non arrivò che in ultimo prima dell'oblio... ci fu la transizione da Harras all'era Quemas, questo passava allora il convento).
Le mailing list non videro mai la nuova stagione dei crossover e forse fu un bene. E c'erano meno "tormentoni" rispetto a oggi. Pensate a un argomento come la nomina a EIC Marvel di Joe Quesada nell'era di Facebook, ci sarebbe da impazzire con i tanti soloni che ci sono in giro e si trascinerebbe per giorni e giorni. Lì invece venne commentata quel tanto che bastava da chi sapeva. Perchè quello di cui si voleva parlare erano le storie, le emozioni che ci avevano regalato.
La mailing Enetec era un po' strana: non so da quanto tempo fosse in attività e quanti fossero gli iscritti, ma quando feci il mio ingresso fondamentalmente ci scrivevano in 5, con dichiarazioni assolutiste che - col senno di poi - mi ricordano molto quelle odierne. La sua agonia fu rapida e indolore (avrò portato sfiga io, probabilmente)
Dopo alcuni anni il numero dei messaggi giornalieri cominciò bruscamente a calare fino a che nel 2005/2006 (pur rimanendo ufficialmente ancora attive a tutt'oggi), le mailing list erano ormai state abbandonate. Vari sono i fattori che hanno contribuito: il diffondersi della banda larga, ma soprattutto l'espansione dei forum (in primo luogo quello di Comicus), i quali divennero il nuovo luogo di incontro preferito degli appassionati di fumetti. Questo almeno fino al boom dei social.
E questa potrebbe essere la fine, ma penso che una considerazione finale sia necessaria, anche se probabilmente è solo un pensiero del tipo "Come erano belli i tempi in cui...", che personalmente detesto. Come ho detto era un'epoca diversa, un'epoca particolare: ci si confrontava, sì, ma lo si faceva rispettando le idee altrui. C'era l'occasionale flame, ma veniva subito ridimensionato... e appunto succedeva una volta ogni tanto. Oggi invece, sarà che sono io a non essere in sintonia col mondo, ma vedo litigi quotidiani (per delle cavolate, sempre e comunque) e quando uno argomenta in maniera puntuale una sua lettura e un altro non ha i mezzi per ribattere si limita a dire "de gustibus" (traduzione: non capisci niente). Una continua guerra tra poveri che denota un cambiamento del modo di interagire da cui mi distacco alle prime avvisaglie. Dopotutto io sono solo un aspirante nerd che ricorda ancora quando un crepitio urticante ti metteva in comunicazione con il mondo.

Dove sono finite oggi.
Mailing List X-Men: ogni tanto torna attiva grazie a decine di messaggi spam, di sicuro inviati dal Re delle Ombre
Mailing List Marvel: ogni due o tre anni, l'ultimo utente rimasto manda il messaggio "Prova", più che altro per provare a sé stesso di essere ancora digitalmente connesso
Mailing List Enetec: è stata avvistata tra i trofei del Collezionista in una scena post-credit di un Marvel Movie

domenica 12 gennaio 2014

Storia del New Universe (III)

Dopo la defenestrazione di Jim Shooter dalla Marvel sembrava che anche la sua ultima creazione, il New Universe, ne avrebbe seguito presto il destino. Ma il destino appunto aveva fatto i conti senza l'oste, in questo caso un opulento tipo inglese barbuto... e non stiamo parlando di Alan Moore.

L'EVENTO NERO

Due fattori permisero la sopravvivenza nel New Universe tra la fine del 1987 e l'inizio del 1988. Il primo fu il fatto che a quel tempo negli Stati Uniti era già diffusa la pratica della vendita di alcuni titoli direttamente nel circuito delle fumetterie, o meglio comic shops: edizioni più pregiate, a un costo maggiore ma con tiratura limitata, che facevano sì che i titoli di minor successo trovassero uno sbocco più favorevole. E fu appunto in questo circuito che vennero alla fine dirottati i quattro titoli rimanenti del New Universe. Il secondo, oserei dire più decisivo, fu l'arrivo di John Byrne.
E qui una premessa è d'obbligo, anche se per molti è storia nota. Byrne aveva contribuito al grande successo della Marvel nella prima metà degli anni '80, grazie prima al suo ciclo di Uncanny X-Men (come disegnatore e sceneggiatore non tanto occulto), poi successivamente come autore completo su Fantastic Four e Alpha Flight. La Marvel dell'era Shooter, appunto. Solo che ad un certo punto, dopo un breve ciclo di Hulk (6 episodi), i suoi rapporti con la Casa delle Idee si interruppero e lui si trasferì alla DC Comics per rilanciare il personaggio di Superman a seguito di Crisi Sulle Terre Infinite. La ragione principale di questo abbandono fu proprio il rapporto non tanto idilliaco tra Byrne e Shooter: aldilà di storie bocciate o cassate, evidentemente le loro personalità erano del tutto inconciliabili. Con l'aggravante, per Shooter, che Byrne era ed è uno che notoriamente se la lega al dito per una vita intera. Quando Shooter venne cacciato, a Byrne non parve vero di potersi prendere la sua vendetta.
DP7, Justice e Psi-Force subirono un restyling. Gli ultimi due titoli, dal nr. 16, trovarono finalmente team creativi stabili (Peter David-Lee Weeks per il primo, Fabian Nicieza-Ron Lim per il secondo). Più in generale i toni supereroistici mai esplorati prima divennero parte integrante delle trame. La revisione più intensa la subì Justice: gli eventi dei numeri precedenti furono classificati infatti come una allucinazione indotta da un paranormale e venne rivelato che John Tensen era in realtà un agente della DEA la cui famiglia era stata uccisa dalla mafia e la cui missione era andare alla caccia di paranormali instabili o pericolosi.
Infine Starbrand. Spesso si parla di metafumetto, di messaggi subliminali che gli autori inseriscono nelle loro storie per criticare altri sceneggiatori o le ingerenze editoriali. Il numero 11 di questa serie ne fu l'esempio più eclatante. In una sola storia vennero demoliti tutti i concetti su cui era stato costruito il personaggio di Ken Connell e più in generale le fondamenta stesse del New Universe. Ken un personaggio complesso? In realtà un perdente donnaiolo con niente di meglio da fare che scaricare le sue frustrazioni sulle persone a lui vicine. Niente costumi da supereroe? Ne venne mostrato uno in prima pagina e poi indossato. Realismo? In un dialogo rimasto nella storia, John Byrne, Mark Gruenwald e Howard Mackie spiegarono a Ken come tale pretesa, per usare un eufemismo, fosse roba da far ridere i polli.
E infine l'apoteosi: nel tentativo di liberarsi del potere dello Starbrand, Ken Connell trasferì parte delle sue energie in un oggetto inanimato. La conseguenza fu una terrificante esplosione che distrusse Pittsburgh, ovvero la città natale di Jim Shooter. La metafora della distruzione del mondo che aveva ideato simboleggiata dalla scomparsa dalle mappe e dall'esistenza della sua città fu più che evidente. La vendetta è un piatto che va servito freddo, dicono, anche se ci va di mezzo un intero universo narrativo. Pittsburgh non esisteva più, ora c'era The Pitt, la terribile conseguenza dell'Evento Nero.
Come l'Evento Bianco, anche l'Evento Nero - ovvero la distruzione di Pittsburgh - ebbe una data ben precisa: 22 dicembre 1987, ore 18.06. The Pitt fu anche il titolo di un graphic novel che esplorò le conseguenze del disastro. Scritto da John Byrne e Mark Gruenwald e disegnato da Sal Buscema (pubblicato anche in Italia), vide il recupero del personaggio di Jenny Swensen, alias Spitfire, la quale poco dopo entrò a far parte del cast di DP7.
Il fatto che nessuno sapesse quale fosse stata la causa precisa della tragedia, portò ad un clima di terrore, alla sospensione di alcuni diritti civili (ma guarda un po') e all'idea che il tutto fosse stato un attacco nucleare nemico su suolo americano. E nel 1988 il nemico per eccellenza degli Stati Uniti era la Russia, anzi, l'Unione Sovietica. Gli Stati Uniti iniziarono allora una campagna di reclutamento militare forzato dei paranormals: alcuni si offrirono volontari, altri si diedero alla macchia. Le conseguenze di tutto questo vennero esplorate, oltre che negli altri titoli del New Universe, anche nel graphic novel The Draft.
Nel frattempo, su Starbrand, Byrne introdusse lo Star Child, il figlio di Ken Connell in possesso di straordinarie capacità, che affidò il marchio dello Starbrand ad altre persone prima che la verità fosse rivelata. Ovvero che il Vecchio e Ken Connell fossero la stessa persona e che l'Evento Bianco fosse stato generato quando il Vecchio aveva tentato di liberarsi delle energie dello Starbrand, dando vita ad un ciclo temporale chiuso su sé stesso (questa stessa idea Byrne l'avrebbe poi ripresa due anni dopo nella miniserie OMAC). Tutto ciò accadde nel diciannovesimo e ultimo numero della serie, uscito a metà del 1989. Contemporaneamente, col numero trentadue, chiusero anche le altre serie rimaste: DP7, con una promessa di cura per i paranormals; Justice, col protagonista finalmente libero da vincoli governativi; Psi-Force, col gruppo ancora unito nonostante alcune defezioni.
L'ultimo atto del New Universe fu la miniserie del 1989/1990 The War: la tensione tra Stati Uniti e Russia crebbe e portò ad un tremendo conflitto. Solo l'intervento dello Star Child impedì che venissero usate delle testate nucleari e, per impedire ulteriori spargimenti di sangue, il figlio di Ken Connell cancellò tutte le armi presenti sulla faccia della Terra. Prima di scomparire, infine, affidò il potere dello Starbrand ad un pilota dell'aeronautica militare statunitense.
Poco meno di quattro anni di vita, circa 200 albi prodotti: questa fu l'eredità del New Universe originario. Al che uno potrebbe supporre che non se ne sentì più parlare... sbagliato.

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martedì 7 gennaio 2014

Storia del New Universe (II)

Il New Universe originale è probabilmente l'unico universo narrativo fumettistico che ha una data di inizio ben precisa: 22 luglio 1986, ore 04.22. Cosa accadde allora? L'evento scatenante.

L'EVENTO BIANCO

La premessa narrativa fondamentale del New Universe era che la nascita dei superesseri, che sarebbero stati definiti Paranormals, doveva essere ricondotta ad una unica causa, mentre tutto il resto doveva aderire al maggior realismo possibile. L'Evento Bianco fu un misterioso, accecante lampo di luce che durò pochi istanti e colpì la Terra in quella giornata. A seguito di ciò, alcune persone cominciarono o a sviluppare strani poteri o a mutare fisicamente. Questo fu il filo conduttore di tutti gli otto mensili che esordirono quel mese. Vediamoli in breve.
Starbrand: scritto da Jim Shooter e disegnato da John Romita Jr. (con le preziose chine di Al Williamson). La serie cardine di tutto il New Universe. Protagonista il meccanico Ken Connell, che diviene l'essere più potente della Terra dopo aver ricevuto da un misterioso Vecchio lo Starbrand, il marchio delle stelle che viene impresso sul palmo di una mano. Nei pochi numeri della sua gestione (sette in tutto), Shooter fece intendere come lo Starbrand e l'Evento Bianco avessero un qualche tipo di collegamento.
DP7: scritto da Mark Gruenwald e disegnato da Paul Ryan. L'unica testata del New Universe che può vantare il record di aver mantenuto lo stesso team creativo per la sua intera durata, 32 numeri. Sette "Displaced Paranormals", dopo aver ottenuto i loro poteri, si rivolgono in cerca di aiuto alla Clinica per le Ricerche sul Paranormale. Ben presto, però, scoprono che la clinica ha intenti poco onorevoli e intende trasformare loro ed altri in un esercito superumano. Questa serie, e la precedente, sono le uniche ad essere state pubblicate anche in Italia.
Justice: creato da Archie Goodwin, ma sceneggiato poi in buona parte da Peter David. Nella concezione originale, il personaggio di John Tensen è un visitatore proveniente da un'altra dimensione che compare all'improvviso sulla Terra del New Universe in preda ad una forte amnesia. Mentre cerca di recuperare i ricordi, Tensen diventa un vigilante combattendo criminali di strada, anche in maniera spietata.
Kickers Inc.: scritto da una pletora di sceneggiatori, disegnato da una pletora di artisti. Incentrato su un gruppo di giocatori di football americano, appartenenti alla squadra dei New York Smashers. Il loro leader è il quarterback Jack Magnicone, il quale, dopo aver ricevuto una incredibile superforza a seguito dell'Evento Bianco, decide di trasformare la squadra in un gruppo di eroi a pagamento! Molto realistico, sì...
Mark Hazzard: Merc. Come per Justice, ideato da Archie Goodwin, ma scritto poi in buona parte da Peter David. Veterano della guerra del Vietnam, Mark Hazzard diviene un mercenario, cosa che gli costa il matrimonio con sua moglie Joan. Muore nell'ultimo numero della serie, il dodicesimo.
Nightmask: creato da Archie Goodwin. In seguito all'Evento Bianco, il giovane Keith Remsen si risveglia dal coma scoprendo di aver ottenuto l'abilità di proiettarsi nei sogni altrui.
Psi-Force: creato da Archie Goodwin, ma poi scritto in buona parte da Fabian Nicieza. Psi-Force è un gruppo messo insieme dall'esper Emmett Proudhawk dopo che, a seguito dell'Evento Bianco, alcuni ragazzi si ritrovano dotati di poteri psichici. Dopo la morte del loro mentore, costoro si ritrovano a dover combattere contro autorità governative russe e americane interessate alle loro capacità.
Spitfire and the Troubleshooters: creato da Eliot Brown. Con l'aiuto di cinque studenti geek, la dottoressa Jenny Swensen entra in possesso dell'armatura M.A.X. ideata da suo padre per evitare che divenga un'arma di distruzione di massa.
Già come si può notare da queste brevi presentazioni, fin dall'inizio il New Universe andò contro il suo principio base di aderire a premesse realistiche, visto che si accennò ad alieni e visitatori extradimensionali. Inoltre parte della tecnologia descritta non era certo disponibile nel 1986. Si aggiunga a questo il fatto che, a parte Starbrand e DP7, tutti gli altri titoli ebbero numerosi cambi dei propri team creativi, anche da un numero all'altro, e l'inserimento di svariati fill-in, e si può facilmente comprendere come il New Universe fosse un progetto destinato a fallire dall'inizio.
Nel 1987 cadde la tegola più grande. Kickers Inc., Mark Hazzard: Merc, Nightmask e Spitfire chiusero i battenti, mentre l'ideatore del progetto, colui che ci aveva messo la faccia, ovvero Jim Shooter, venne allontanato dalla sua posizione di EIC della Marvel. Le ragioni erano anche altre, ma diciamo che il fallimento del New Universe (da lui a onor del vero mai negato) fu una ottima motivazione. Quindi poco più di un anno e il New Universe morì? Non proprio.

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domenica 5 gennaio 2014

La Profezia Dell'Armadillo


Michele Rech, alias Zerocalcare, è stato il fenomeno fumettistico del 2013. Un fenomeno capace di varcare gli angusti confini del panorama fumettistico e arrivare persino alla critica specializzata e al giornalismo di massa. Un giusto riconoscimento.
Nel mio piccolo, fino a settembre 2013 Zerocalcare quasi non sapevo chi fosse: certo, avevo sentito il suo nome, ma era allora uno dei tanti che passava davanti ai miei occhi e rapidamente svaniva. Fino a quando andai all'edizione 2013 di Narnia Fumetto, il giorno successivo ad una giornata dedicata interamente a lui. E lì venni a sapere che c'era stato un vero e proprio bagno di folla, addirittura gente venuta appositamente da Roma solo per avere un suo sketch. La cosa, superfluo dire, scatenò la mia curiosità e quindi andai ad acquistare la sua prima opera, La Profezia Dell'Armadillo. E improvvisamente per me uno sconosciuto Zerocalcare non lo fu più.
Questa opera prima apparve inizialmente nel 2011 in bianco e nero, dietro consiglio del disegnatore Makkox (Zerocalcare era, ed è, molto famoso nel web per via delle sue vignette che compaiono sul suo sito), il quale gli chiese una storia a più ampio respiro. Una opera che acquisì ancora più popolarità quando, l'anno successivo, la Bao Publishing la ristampò a colori.
La Profezia Dell'Armadillo gioca su due piani narrativi, o forse tre (il passato, il presente e il piano onirico), ognuno dei quali influenza l'altro. L'improvvisa morte di un'amica d'infanzia porta Zerocalcare a confrontarsi col suo passato e la sua coscienza (rappresentata appunto dall'Armadillo) per capire cosa è rimasto di quei sogni che lui e i suoi amici facevano da ragazzi. Ma non è uno sguardo cupo, pessimista a tutti i costi, c'è al massimo un velo di malinconia. In realtà Zerocalcare inserisce una buona dose di ironia, penso una amara ironia, sia in quelle che sono le scene di vita quotidiana (la visita periodica a "una famosa catena di fast food", una camminata nel quartiere del centro sociale e così via) sia nel ricordare il suo periodo al liceo e le prime esperienze lavorative nel campo dell'animazione.
C'è un messaggio di fondo in tutto questo? Non saprei dirvi, quello che è certo è che tutto questo (il passato e il presente) ha come filo conduttore la Profezia dell'Armadillo, sarebbe a dire... "Si chiama Profezia dell'Armadillo qualsiasi previsione ottimistica fondata su elementi soggettivi e irrazionali spacciati per logici e oggettivi, destinata ad alimentare delusione, frustrazione e rimpianti, nei secoli dei secoli. Amen".
Questo è quanto. E comunque, a Rebibbia c'è un mammut, ne sono convinto.

giovedì 2 gennaio 2014

Storia del New Universe (I)

Ci sono idee, concetti narrativi così forti che resistono al passare del tempo e periodicamente ritornano. Ci sono idee, concetti narrativi così forti che nonostante si sia fatto di tutto per affondarli, questi non vengono dimenticati. Ci sono idee, concetti narrativi così forti da adattarsi ai più disparati scenari. Quella che segue è la storia di un nuovo universo, la storia del New Universe.

"THE WORLD OUTSIDE YOUR WINDOW"

Nel 1986 ricorreva un importante anniversario, erano passati esattamente 25 anni dall'esordio del Marvel Universe. Certo, ufficialmente il Marvel Universe esisteva da ben prima, ma l'impatto e la storicità di quel titolo uscito nel 1961, Fantastic Four 1, meritava una degna celebrazione. Nel 1986, anche se ancora per poco, l'editor-in-chief della Marvel Comics era Jim Shooter. Già da oltre due anni la dirigenza Marvel di allora si interrogava su come dare un giusto riconoscimento a questo evento.
Shooter portò avanti questa idea: Fantastic Four, e i titoli che ne erano seguiti, avevano ribaltato le "regole del gioco". Stan Lee, Jack Kirby e soci avevano dimostrato coi fatti che il modo con cui si narravano allora le storie di supereroi (perfetti, come dei, mai un graffio) era vecchio e non più affascinante. I supereroi dovevano avere superproblemi, trovarsi ad affrontare i propri dilemmi esistenziali nonchè le problematiche di tutti i giorni come il lavoro, lo studio o le tormentate relazioni amorose, tanto che la vittoria contro il supercriminale di turno non era mai veramente completa. Questo concetto, semplice eppure così forte al contempo, era ancora valido, bastava solo dargli qualche tocco di modernità. Sì, perchè Lee e Kirby nella loro grandeur avevano riempito quell'universo di dei norreni, alieni, attrezzature fantascientifiche, maghi, razze segrete, nazioni fittizie...
Quello che serviva, in sostituzione del Marvel Universe che non poteva certo rinunciare a questi elementi, chiave del suo successo, era un Nuovo Universo. Gli eroi non sarebbero stati eroi nel senso classico del termine, ma persone comuni, magari anche non moralmente ineccepibili. L'emergere dei loro poteri, invece di molteplici cause, sarebbe stato ricondotto ad un'unica causa. Gli eventi si sarebbero svolti in tempo reale, quindi sarebbe passato davvero un mese tra una storia e l'altra. Più in generale, infine, bisognava adottare un approccio il più realistico possibile e far sì che i racconti di questo nuovo universo riflettessero gli scenari politico/sociali del tempo (all'epoca la Guerra Fredda non era ancora del tutto conclusa). Nacque così il famoso slogan per cui i lettori, leggendo le storie, avrebbero riconosciuto quel mondo come lo stesso che avrebbero potuto vedere fuori dalla loro finestra.
La dirigenza Marvel accettò l'idea e diede a Shooter mandato di concretizzarla su carta. Fu già allora che cominciarono i primi problemi.
Fu subito chiaro a Jim Shooter che le cose non sarebbero andate secondo le sue previsioni. L'EIC, di solito molto cauto nel lanciare serie su serie (a quel tempo si poteva), decise che era giusto celebrare la nascita del New Universe con l'esordio in contemporanea di un buon numero di nuove testate regolari, anche perchè narrativamente tutti i nr. 1 si sarebbero ricondotti a un unico filo conduttore. Tuttavia il budget previsto per questo progetto venne più che dimezzato dalla dirigenza Marvel. Fu un bel problema: nessun grande artista o sceneggiatore, a quelle condizioni economiche, avrebbe mai partecipato a un progetto simile. Shooter si circondò allora dei suoi più stretti collaboratori: Archie Goodwin, Tom DeFalco, Mark Gruenwald. E insieme a loro delineò le basi narrative di questo nuovo universo. Le serie sarebbero state otto. Impegnato su mille altre fronti, però, Shooter non poté dedicarvi tutta l'attenzione possibile e lasciò tutto in mano ai suoi collaboratori. Intervenne solo quando l'anniversario era ormai prossimo per far sì che tutto esordisse al momento opportuno. Col senno di poi, si può dire che questa fu una grave mancanza.
Sul versante artistico, c'era poco da fare: vennero reclutati solo disegnatori emergenti o esponenti della vecchia guardia non più sulla cresta dell'onda, gli unici che accettarono di lavorare a "salario minimo". C'è da dire comunque che, tra questi, vi furono nomi che poi negli anni successivi avrebbero sfondato: tra questi Lee Weeks, Mark Texeira e i fratelli Kubert. L'unico nome di richiamo fu quello di John Romita Jr., al tempo già una star, che accettò volutamente di lavorare ad un compenso più basso del solito poiché conquistato dal concept della serie principale di questo progetto, Starbrand (ci torneremo su).
Per le sceneggiature, invece, sostanzialmente furono gli stessi ideatori del New Universe a farsene carico, visto che il loro desiderio di far funzionare questo progetto fu più forte delle questioni economiche (va beh, avevano anche altri introiti più consistenti provenienti da altre fonti e potevano permetterselo, non facciamone dei martiri a tutti i costi). In seguito, laddove loro non poterono intervenire, furono assoldati altri sceneggiatori, anche loro perlopiù degli sconosciuti per i motivi già esposti. E anche qui alcuni di loro avrebbero trovato la gloria negli anni successivi. Tra questi Fabian Nicieza e Peter David.
Queste erano le premesse, non del tutto esaltanti. Il New Universe esordì ufficialmente il 22 luglio 1986.

CONTINUA...