lunedì 28 ottobre 2019

A scuola di cinema: Gli Uccelli (1963)

1952: Viene pubblicata un'antologia di racconti della scrittrice Daphne Du Maurier intitolata The Apple Tree. In questo libro è presente la storia "The Birds", che trae spunto da una scena a cui la scrittrice ha assistito di persona e che ha visto protagonista un contadino che, mentre stava arando il suo campo, è stato assalito all'improvviso da un piccolo stormo di gabbiani.
Il racconto è ambientato nella contea inglese di Cornwall, durante un freddo inverno che segue il termine della Seconda Guerra Mondiale. Il protagonista è Nat Hocken, un veterano di guerra che ora lavora nei campi, e che un giorno inizia a notare uno strano comportamento da parte di uno stormo di uccelli. Uno di essi arriva addirittura a ferirlo a una mano.
Hocken attribuisce tale comportamento al freddo intenso, e pensa sarà limitato nel tempo, ma è costretto a ricredersi quando la BBC inizia a diramare comunicati che dichiarano che l'intera Inghilterra è sotto attacco e che occorre barricarsi nelle proprie case. Dopodiché le trasmissioni cessano.
In cerca di cibo, Hocken trova un mattino tutti i suoi vicini deceduti. Prima che riesca a tornare a casa, viene attaccato di nuovo da uno stormo e sembra che per lui non ci sia alcuna speranza.
Un racconto dai toni decisamente pessimistici che, poco più di dieci anni dopo, viene trasportato sul grande schermo da un grande regista.


Alfred Hitchcock aveva già diretto in passato due adattamenti di storie di Daphne Du Maurier: La Taverna della Giamaica, nel 1939, e Rebecca - La Prima Moglie, nel 1940. Seppur rimasta quasi sempre poco soddisfatta delle trasposizioni per il grande schermo delle sue storie, la scrittrice ritiene il medium cinema un altro mondo rispetto alla narrativa e quindi per ovvi motivi monetari ne concede i diritti di sfruttamento.
Hitchcock, tramite la sua società di produzione Alfred J. Hitchcock Productions, acquisisce i diritti su The Birds alcuni anni dopo la sua pubblicazione e in un primo momento pensa di adattarlo sotto forma di un episodio della serie televisiva Alfred Hitchcock Presenta.
Nel settembre 1961, il regista affida la sceneggiatura della storia a Evan Hunter, dopo il rifiuto di Joseph Stefano, non interessato alla storia e impegnato con la produzione della serie televisiva The Outer Limits.
Evan Hunter è noto ai lettori di romanzi gialli con uno pseudonimo, Ed McBain, col quale firma i romanzi incentrati sui poliziotti dell'87° Distretto. Hunter non è nuovo alle sceneggiature, sia per la televisione che per il cinema, e ha anche firmato alcuni copioni di Alfred Hitchcock Presenta.
Hitchcock chiede ad Hunter di mantenere solo il titolo e l'idea di base di Daphne Du Maurier, ovvero gli attacchi indiscriminati degli stormi di uccelli, e trasferire il tutto dall'Inghilterra agli Stati Uniti, in California, creando nuovi personaggi e situazioni inedite, non presenti nel racconto. Lo scrittore, dal canto suo, suggerisce - per cogliere di sorpresa lo spettatore - di far partire il tutto come una commedia leggera, che si tramuti poi all'improvviso in puro terrore.
Hunter completa la sceneggiatura nel novembre 1961, dopo aver apportato alcune modifiche richieste da Hitchcock stesso. Il regista decide poi di far visionare il copione ad alcuni suoi collaboratori fidati, che gli fanno alcuni appunti. Questo porta Hitchcock a chiedere delle revisioni a Hunter, che costui completa nel gennaio 1962. Ulteriori revisioni, tuttavia, giungono nelle settimane successive, alcune anche a riprese ormai iniziate.
Per il ruolo della protagonista, Melanie Daniels, Hitchcock pensa a un'attrice esordiente che ha catturato la sua attenzione durante uno spot pubblicitario visionato nell'ottobre 1961, incentrato su un latte dietetico. Il regista ne ammira la protagonista, un'elegante ragazza bionda. Si chiama Nathalie Hedren, soprannominata Tippi.
Pochi giorni dopo, lei e il regista si incontrano e un contratto per più film viene firmato, prima ancora che l'attrice effettui, qualche giorno dopo, un'audizione, la quale - basata sulla lettura di parti selezionate di precedenti pellicole di Hitchcock - va comunque a buon fine. Solo dopo quest'ottimo provino, comunque, a Tippi Hedren viene comunicato che sarà lei la protagonista del prossimo film di Hitchcock.
Per il ruolo del protagonista, Mitch Brenner, Hitchcock vorrebbe in un primo momento Cary Grant, ma sa che costerebbe troppo e si convince che il suo nome e la trama siano richiami sufficienti per il pubblico. Valuta dunque alcuni attori di seconda fascia, concentrandosi infine su Rod Taylor, a cui viene affidata la parte nel gennaio 1962.
Le riprese iniziano in via ufficiale il 5 marzo 1962. Hitchcock ha stretto un accordo con la Universal Pictures per la distribuzione della pellicola e molte scene vengono dunque girate presso gli Universal Studios. Per alcune riprese in esterni, necessarie seppur detestate dal regista, ci si trasferisce presso la località di Bodega Bay, in California.
Per i "protagonisti principali", si utilizzano oltre 3.000 uccelli, affidati alle cure di un abile addestratore, oltre a degli uccelli meccanici. Laddove questi ultimi non si rivelino efficaci, si ricorre a un effetto visivo speciale sviluppato dall'animatore Ub Iwerks, il cui apporto al film viene concesso dalla Disney.
Tippi Hedren ha il suo battesimo del fuoco come attrice, in tutti i sensi. Durante la scena nella cabina telefonica, pur venendo usato un vetro di sicurezza, alcune schegge infrangendosi le si piantano nel naso e sulla guancia sinistra, lasciandola ferita in modo lieve.
Ma il momento più difficile giunge per una delle ultime scene, durante la quale il suo personaggio viene assalito da dei gabbiani. In origine si pensa di utilizzare degli uccelli meccanici, ma Hitchcock cambia idea. Per girarla occorre una settimana. Il regista ordina ad alcune persone di lanciare i gabbiani contro l'attrice, molti rimangono attaccati ai suoi vestiti e occorre portarli via quasi con la forza. Poi il reparto trucco applica sul volto della donna alcune finte ferite e si ricomincia.
Verso la fine, tuttavia, le ferite diventano reali e, quando un gabbiano ferisce Tippi Hedren poco sopra una ciglia, la donna ha un crollo nervoso e quasi sviene. Il dottore presente sul set ordina in maniera categorica che le riprese siano interrotte e Tippi Hedren viene ricoverata in ospedale per una settimana, al termine della quale torna sul set accolta da un fragoroso applauso della troupe.
L'epilogo originale prevede una scena che inquadri il ponte Golden Gate, su cui si sono appollaiati centinaia di uccelli, tanto da farlo scomparire alla vista. Si capisce subito tuttavia che essa non potrà essere girata per motivi di budget e viene eliminata.
Con una decisione senza precedenti, si decide di non utilizzare alcuna colonna sonora e di affidarsi solo agli effetti sonori, e di non inserire la scritta "The End" dopo l'ultima scena, per dare l'impressione al pubblico che il terrore che hanno sperimentato non avrà mai fine. Le riprese terminano il 10 luglio 1962.
Gli Uccelli (The Birds) viene distribuito nei cinema americani a partire dal 28 marzo 1963. A fronte di un budget di 3 milioni e trecentomila dollari, il film arriva infine a incassare a livello internazionale 11 milioni e quattrocentomila dollari.
Il risultato è soddisfacente e Alfred Hitchcock è convinto di aver trovato una nuova Grace Kelly... ma questa è un'altra storia.

venerdì 25 ottobre 2019

A scuola di cinema: The Blair Witch Project (1999)

1999: Il terzo millennio è alle porte e nelle case di tutto il mondo si è ormai diffuso Internet. Per molti è ancora uno strumento nuovo, pieno di meraviglie da scoprire. Per qualcun altro, invece, è un mezzo che può offrire altre potenzialità, capace di trasformare un progetto amatoriale in un successo internazionale.


1993: Due studenti di una università di cinematografia della Florida, Daniel Myrick ed Eduardo Sanchez, concepiscono l'idea di un film che sia una sorta di mix tra un documentario sul paranormale e le pellicole horror che li hanno terrorizzati da ragazzi, soprattutto quelle dove il "mostro" non compariva che in poche scene.
Per sviluppare questo progetto, i due fondano in quello stesso anno insieme ad altri tre loro amici studenti la compagnia di produzione Haxan Films.
Myrick e Sanchez scrivono dunque un trattamento di 35 pagine dove non sono presenti dialoghi, ma tutti i dettagli delle varie scene, in quanto i due cineasti intendono lasciare il tutto all'improvvisazione.
Myrick e Sanchez iniziano perciò a tenere varie audizioni ad Orlando, Los Angeles e New York. Durano quasi un anno, durante il quale vengono intervistati circa 2000 attori. L'idea iniziale è di scegliere tre maschi. A ogni attore vengono poste delle domande insolite, per vedere qual è la sua reazione e il tempo di risposta, cosa che aiuta a capire se sia adatto a improvvisare o meno.
Da queste audizioni emergono Michael C. Williams, Joshua Leonard, scelto anche perché in grado di manovrare con agilità una telecamera, e Heather Donahue, il cui provino risulta così convincente da far abbandonare ai produttori l'idea dei tre protagonisti maschili.
All'inizio dell'ottobre 1997, la troupe si reca in Maryland. Come zone ideali vengono individuate il Seneca Creek State Park e la città di Burkittsville.  Agli attori vengono dati dei GPS che li portano a dei contenitori, dove trovano delle note giornaliere, le quali spiegano nel dettaglio quali scene devono effettuare, e istruzioni su come procedere, ma per il resto tutto è affidato alla loro improvvisazione.
Le riprese iniziano in via ufficiale il 23 ottobre 1997. Ai tre attori vengono affidate due telecamere, mentre i registi e il produttore Gregg Hale si nascondono nella boscaglia dove osservano da vicino tutte le loro mosse. Lungo il percorso, gli attori trovano dei segnali che indicano loro dove dirigersi. Per esasperare davvero la frustrazione fittizia dei tre giovani attori, costoro ricevono ogni giorno una dose di cibo inferiore alla precedente. Allo stesso modo alcune reazioni di terrore, come quando la tenda viene scossa dall'esterno, sono realistiche in quanto gli attori in alcuni casi non sanno cosa stia per accadere.
Nei piani originari di Myrick e Sanchez, Josh e Heather hanno una relazione e la persona che scompare nel nulla è Mike, ma questo viene cambiato in corsa poiché si nota una fin troppo eccessiva tensione tra Heather e Josh, il quale è dunque il primo a sparire.
La fine delle riprese è programmata per il 30 ottobre, ma quel giorno le batterie che alimentano le telecamere smettono di funzionare e si è così costretti a rinviare il tutto alla notte successiva, quella di Halloween. Le ultime riprese vengono effettuate presso la Griggs House vicino alla città di Granite, un edificio ultracentenario che viene demolito poco dopo il termine della produzione della pellicola.
Conclusa questa fase, Myrick e Sanchez passano circa otto mesi a visionare tutto il materiale girato per poi procedere al montaggio, lavorando a volte anche di notte, fino a giungere a una prima versione di circa due ore e trenta minuti.
In origine, Myrick e Sanchez intendono alternare le riprese del finto documentario di Heather, Josh e Mike con un altrettanto finto programma giornalistico incentrato sulla loro ricerca, con tanto di interviste a parenti e amici dei tre e a un detective incaricato di ritrovarli. Si è appena iniziato a progettare questa seconda fase quando i due capiscono che essa non è necessaria e può essere eliminata e che il focus della storia deve rimanere il finto documentario.
Nell'aprile 1998, il programma televisivo Split Screen, incentrato sulle produzioni di registi indipendenti, trasmette un segmento video delle riprese effettuate in Maryland. Il tutto viene trattato come se le ricerche e la mitologia dietro le vicende della strega di Blair fossero reali, col risultato che la chat del sito Internet del programma viene monopolizzata da questo argomento e si rischia il sovraccarico dei server.
Tanto che l'ideatore e produttore di Split Screen, John Pierson, chiede a Myrick e Sanchez di creare un proprio sito Internet sulla vicenda per allontanare l'eccessivo traffico dal sito di Split Screen.
Il sito web incentrato sulla strega di Blair va online nel maggio 1998, fornendo dettagliate informazioni sulla mitologia che circonda la strega di Blair e falsi rapporti di polizia, anche qui trattando le vicende, compresa la sparizione dei tre ragazzi, come se fossero realmente accadute.
L'interesse attorno alla vicenda cresce al punto che il Sundance Film Festival organizza una proiezione della pellicola per il 25 gennaio 1999. In vista del festival, i due registi effettuano un nuovo montaggio, che sia più fruibile, della durata di circa un'ora e venti minuti. Il giorno della proiezione vengono diffusi dei volantini in cui Josh, Heather e Mike sono dichiarati come dispersi.
Nonostante l'inizio del film sia programmato per mezzanotte, il riscontro del pubblico è senza precedenti. Cosa che convince la Artisan Entertainment ad assicurarsi i diritti di distribuzione della pellicola per un milione e centomila dollari.
La Artisan riesce anche a convincere l'Internet Movie Database (IMDB) a classificare i tre attori come scomparsi, presumibilmente deceduti, portando così avanti e all'estremo la finzione che gli eventi del film siano realmente accaduti. E molti ci credono, tanto che ai genitori di Heather Donahue arrivano addirittura telegrammi di condoglianze.
La Artisan Entertainment, tuttavia, ritiene il finale concepito troppo confusionario e ambiguo e chiedono un epilogo alternativo. Ne vengono girati quattro, ma nessuno di essi viene ritenuto soddisfacente, e alla fine si opta per mantenere l'epilogo originario.
The Blair Witch Project viene distribuito nei cinema americani a partire dal 14 luglio 1999. Il budget di questa pellicola è stato di 60.000 dollari. Il film arriva infine a incassare a livello internazionale oltre 248 milioni di dollari. Niente male per un progetto amatoriale per cui in principio la speranza maggiore era che venisse acquisito da qualche TV via cavo.
La fama della pellicola continua imperterrita negli anni successivi, fino a quando ne viene prodotto un sequel... ma questa è un'altra storia.

mercoledì 23 ottobre 2019

A scuola di cinema: Grosso Guaio a Chinatown (1986)

A volte i classici del cinema d'azione hanno origini impensabili. Uno dei film più iconici sviluppato negli anni '80 del ventesimo secolo poteva risultare ben diverso nella sua versione originaria, ma - per fortuna o casualità - il destino ha deciso che una strada diversa dovesse essere intrapresa.


1982: Gli sceneggiatori emergenti Gary Goldman e David Z. Weinstein stanno cercando un modo per sfondare a Hollywood. Goldman si è occupato in passato della regia di alcuni documentari, attività grazie alla quale è entrato in contatto col produttore Larry Gordon, che lo ha presentato ad altri produttori che si sono dimostrati interessati a ricevere una sua storia.
Sia Goldman che Weinstein sono degli appassionati del cinema orientale sulle arti marziali, soprattutto di quei film che mischiano i combattimenti col misticismo. Film che ammirano in una piccola sala cinematografica di Chinatown. Tanto che si convincono che un simile modello di cinema, opportunamente adattato per il mercato americano, possa interessare anche Hollywood.
I due scrivono così una sceneggiatura, ambientata nella California del 1899, incentrata su un cowboy di nome Wiley Prescott, a cui una compagnia ferroviaria assegna il compito di portare carne e cibarie ad alcuni operai cinesi incaricati di costruire un nuovo tratto ferroviario.
Nel corso di quest'incarico, Prescott vince una scommessa con uno di questi lavoratori, Sun: non avendo quest'ultimo soldi per ripagarlo, Prescott per ricevere il denaro che gli spetta è costretto ad accompagnarlo a San Francisco, la città dove si trova la futura moglie di Sun.
Qui il cavallo di Prescott viene trafugato e, per ritrovarlo e salvare la compagna di Sun, il cowboy dovrà calarsi in un reame sotterraneo governato dal misterioso Lo Pan, un mistico orientale capace di generare indicibili orrori.
Grazie ai contatti di Goldman, la sceneggiatura viene opzionata nel marzo 1983 dai produttori Paul Monash e Keith Barish. Goldman e Weinstein sono convinti della bontà della loro storia e certi che possa sia rivitalizzare il genere western che dare vita a un nuovo franchise di successo. Nonostante una loro successiva revisione della sceneggiatura, questa non viene notata che nel 1984, quando cattura l'attenzione dell'ex datore di lavoro di Goldman - Larry Gordon - e acquistata dalla 20th Century Fox.
Gordon propone il progetto a un regista con cui ha già collaborato in passato, Walter Hill, ma costui non è interessato, poiché non si ritiene adatto a dirigere un film con effetti speciali e pensa che il genere western abbia ormai fatto il suo tempo.
Anche Larry Gordon giunge a questa conclusione e contatta dunque lo sceneggiatore W.D. Richter per un'operazione di riscrittura. Richter legge la sceneggiatura di Goldman e Weinstein, giudicandola tremenda e dettata dall'inesperienza, ma l'idea di fondo rimane a suo avviso comunque valida.
Dopo essersi perciò documentato sulla storia e sul misticismo orientale, Richter procede a una totale revisione dei dialoghi, riscrive quasi del tutto alcuni passaggi, trasporta la vicenda dal passato all'era contemporanea e rinomina Wiley Prescott Jack Burton, che ora è un camionista. Inoltre vi aggiunge molti elementi di commedia e umorismo, quasi del tutto assenti nella sceneggiatura originale. Questo nuovo trattamento, dietro pressioni della Fox, viene completato in circa dieci settimane.
A Goldman e Weinstein viene chiesto di partecipare alla revisione, ma costoro rifiutano, poiché non intendono cambiare l'ambientazione temporale della loro sceneggiatura o apportare altre modifiche e così la Fox, senza troppe cerimonie, si libera di loro.
Weinstein giunge addirittura a chiamare per telefono Richter e definirlo un traditore della categoria degli sceneggiatori, ma costui ribatte che le revisioni ad opera di altri scrittori sono una pratica comune nel mondo del cinema, a cui lui stesso è stato sottoposto in passato.
Nel luglio 1985, la Fox assegna la regia del film a John Carpenter, il quale è intrigato dalla possibilità di poter omaggiare i film di kung fu che ha ammirato nel decennio precedente. Carpenter apporta alcune modifiche alla sceneggiatura, rimuovendo alcune scene per motivi di budget, dando uno spazio maggiore al personaggio di Gracie Law e modificando alcuni nomi di esistenti bande della Triade inseriti da Richter per evitare problemi di ogni sorta.
Il regista è anche noto per lavorare in tempi ristretti, così a Carpenter viene richiesto dalla Fox di accelerare la pre-produzione, da completare in circa dieci settimane, per far sì che la pellicola esca qualche mese prima de Il Bambino d'Oro con protagonista Eddie Murphy, un film la cui regia era stata proposta a Carpenter. Entrambi i titoli sono infatti incentrati sul misticismo orientale.
Per il ruolo di Jack Burton, la casa di produzione vorrebbe un nome di richiamo quale Jack Nicholson o Clint Eastwood, ma essendo costoro non disponibili, il regista affida la parte alla sua prima e unica scelta, Kurt Russell, che ha appena rifiutato il ruolo da protagonista in Highlander. Per prepararsi alle riprese, l'attore per due mesi solleva pesi e corre ogni giorno.
Per il ruolo di Wang Chi (Sun, nella prima sceneggiatura), Carpenter ha in mente Jackie Chan, ma Larry Gordon si dichiara contrario, in quanto ritiene che costui non padroneggi a sufficienza la lingua inglese.
In quei mesi tuttavia è uscito nelle sale cinematografiche L'Anno del Dragone: Carpenter ammira la recitazione di uno dei suoi comprimari, Dennis Dun, e lo contatta per affidargli la parte. Costui è esitante, poiché sarebbe solo il suo secondo film e stavolta in un ruolo da protagonista, ma Carpenter riesce infine a convincerlo pochi giorni prima dell'inizio delle riprese. Per Dun le arti marziali non sono un gran problema, inoltre, visto che le ha studiate sin da quando era un bambino.
Per il ruolo di Gracie Law, la Fox vorrebbe il casting di una rock star, ma Carpenter suggerisce il nome di Kim Cattrall. Lo studio è alquanto titubante, poiché costei fino ad ora ha interpretato principalmente commedie poco impegnate, ma il regista riesce a vincere infine le resistenze. Kim Cattrall, conquistata dalla forza del personaggio e dalla sua indipendenza, è ben felice di accettare la parte.
Le riprese iniziano in via ufficiale il 7 ottobre 1985, dipanandosi tra Los Angeles e San Francisco, per essere completate nel gennaio 1986.
Già prima che il film entri nella fase di pre-produzione, Gary Goldman e David Weinstein scoprono di essere stati estromessi anche come autori della sceneggiatura, che i loro nomi non compaiono nei comunicati stampa e che il loro apporto alla pellicola è ignoto ai più. Decidono dunque di presentare ricorso presso la Writers Guild of America, la quale sancisce infine che i due debbano essere citati come sceneggiatori della pellicola, ma che W.D. Richter sia comunque menzionato in quanto ideatore di quello che viene definito un adattamento.
La fase di post-produzione dura circa quattro mesi e si rivela un incubo per Carpenter, che subisce molte pressioni dalla Fox sul montaggio e le scene da eliminare. Ritenendo che il personaggio di Jack Burton non appaia troppo eroico, impongono che sia girata una scena aggiuntiva - quella iniziale del film - in cui Egg Shen discute con un avvocato dell'importanza di Jack nella risoluzione della vicenda. Nei piani originari, invece, la pellicola iniziava con Jack Burton diretto a San Francisco.
Gli effetti visivi e speciali vengono curati da Boss Film Studios, che riceve per questo incarico un budget di circa 2 milioni di dollari ritenuto appena sufficiente. Tanto che Carpenter non rimane troppo soddisfatto del lavoro complessivo e del risultato finale.
Tuttavia uno screening in anteprima della pellicola ottiene un riscontro così favorevole e positivo che sia Carpenter che Russell si convincono che il film sarà un successo. Non è così.
Grosso Guaio a Chinatown (Big Trouble in Little China) viene distribuito nei cinema americani a partire dal 2 luglio 1986. A fronte di un budget stimato attorno ai 25 milioni di dollari, la pellicola arriva infine a incassare poco più di 11 milioni di dollari. Un flop, dunque, in tutti i sensi.
Una delle ragioni principali di questo insuccesso è che la Fox, non credendo evidentemente troppo nel prodotto, lo ritira dalle sale dopo solo pochi giorni per fare spazio a una pellicola molto attesa, Aliens - Scontro Finale.
Con la successiva esplosione del mercato delle videocassette, Grosso Guaio a Chinatown diventa uno dei titoli più gettonati, guadagnandosi così negli anni seguenti quello status di film culto che gli introiti cinematografici non erano riusciti a fargli raggiungere.
John Carpenter, tuttavia, è rimasto molto deluso da quest'esperienza e promette a sé stesso di non voler avere più nulla a che fare con le major cinematografiche... ma questa è un'altra storia.

domenica 20 ottobre 2019

Fabolous Stack of Comics: Spider-Man - Hooky


Spider-Man/Uomo Ragno e Bernie Wrightson. A prima vista costoro sembrano non avere nulla in comune, eppure... eppure le loro strade si sono incrociate una volta.
Correva l'anno (ho sempre sognato di poter scrivere questa frase un giorno) 1986 e nelle fumetterie americane compariva Marvel Graphic Novel 22, alias Hooky ("Assenza Ingiustificata" nella più recente edizione italiana). A sceneggiarla Susan K. Putney, una scrittrice di fantascienza e proprietaria di una fumetteria.
Ora io non sono esperto di sceneggiatura, ma a mio avviso - siccome in questa storia l'Uomo Ragno affronta una creatura che muta continuamente - ogni volta che avveniva una trasformazione, nella sceneggiatura era scritto:"Bernie, fai tu". Vi sfido a mettere a confronto i vari stadi di trasformazione della creatura, il Tordenkakerlakk (salute!) per avere la prova che Wrightson non faceva nulla per caso.
La storia è così modellata e a buona ragione sul disegnatore che l'Uomo Ragno abbandona subito i consueti scenari urbani, in cui Wrightson non si trova troppo a suo agio (sì, mi rendo conto che il fatto che io dica che Wrightson avesse qualche incertezza è come chi commenta le ricerche scientifiche dicendo di aver frequentato l'università della vita), per trasferire l'eroe in un mondo fantastico e surreale, dove le leggi della fisica non hanno più importanza.
Tuttavia, non bisogna neanche sottovalutare la sceneggiatura di Susan Putney. Seppure scritta molto di maniera, pone come protagonisti due personaggi in apparenza antitetici - l'Uomo Ragno e la giovane Mandi - ma che in realtà hanno molti punti in comune.
Peter Parker è il ragazzo cresciuto troppo in fretta e che, con le sue battute e i suoi atteggiamenti canzonatori, cerca di nascondere, ai criminali che affronta, il dramma della sua vita che lo ha spinto a maturare da un giorno all'altro a seguito della morte di zio Ben. Insomma, è un adulto che vorrebbe tornare bambino, ma sa di non poterlo fare.
Mandi invece è una ragazza intrappolata nel corpo di una dodicenne, che vorrebbe crescere, ma un blocco mentale sotto forma di un incantesimo lanciato dal suo defunto padre glielo impedisce. Una bambina che vuole diventare un'adulta. Il regno in cui entrambi si ritrovano è un punto di incontro delle loro due anime.
La creatura che lei e l'Uomo Ragno affrontano rappresenta la summa delle paure della ragazza e la sua definitiva sconfitta permette a Mandi di spezzare l'incantesimo - metafora del superare i propri blocchi psicologici - e ricominciare a crescere.
"È difficile smettere di essere bambini, assumersi le responsabilità" è ciò che infine le dice l'Uomo Ragno e lui lo sa bene. Lui che anni prima ha perso ogni speranza di tornare a essere bambino in pochi secondi.
Maturare comporta nuove sfide. E anche dolori, oltre che gioie. Ma continuando a restare bambini, quei dolori ci faranno più male quando inevitabilmente arriveranno e non saremo in grado di apprezzare a pieno le gioie.
Perché i fumetti sono robe per bambini, dicono ancora oggi alcune menti poco illuminate.

venerdì 18 ottobre 2019

A scuola di cinema: The Exorcism of Emily Rose (2005)

1968: Una studentessa tedesca sedicenne di nome Anna Elisabeth Michel, detta Anneliese, residente nella provincia della Bavaria, inizia a soffrire di attacchi di panico e convulsioni. Secondo le diagnosi mediche, si tratta di epilessia del lobo temporale, accompagnata da una forma di depressione.
Grazie alle medicine e agli antidepressivi, Anneliese Michel riesce a completare gli studi liceali e a entrare all'università, dove conosce anche un ragazzo di cui si innamora, ricambiata: Peter Himsel. Di tanto in tanto, però, soffre di altri attacchi.
Nel 1973, la sua condizione si aggrava: non solo le convulsioni continuano e diventano più intense, ma la ragazza inizia anche a soffrire di allucinazioni, dichiarando di vedere facce demoniache. Durante un viaggio in Italia, a San Damiano Piacentino, si dimostra insofferente nei confronti di simboli religiosi come il crocefisso e si accorge di non essere in grado di entrare in una chiesa.
Non riuscendo i trattamenti medici o psichiatrici a migliorare o alleviare la sua condizione, i suoi genitori - profondamente cattolici - si convincono che sia stata posseduta e chiedono al Vescovo della loro città di autorizzare un esorcismo.
Tale autorizzazione giunge nel settembre 1975, quando Anneliese Michel, la cui salute continua a peggiorare, inizia secondo le testimonianze raccolte a mostrare atti saltuari di forza sovrumana, a parlare in lingue antiche a lei sconosciute e a continuare ad avere allucinazioni.
Il 24 settembre 1975 avviene il primo tentativo di esorcismo, operato dai sacerdoti Ernst Alt e Arnold Renz. Durante il rito, sempre secondo le testimonianze riportate, Anneliese Michel con voce maschile dichiara che vi sono sei demoni presenti nel suo corpo: Caino, Fleischmann, Giuda, Hitler, Legione, Lucifero e Nerone.
Le sessioni di esorcismo alla fine sono oltre 60 e continuano per quasi dieci mesi, fino alla fine di giugno del 1976. Oltre a non alleviare affatto le sofferenze della ragazza, devastano il suo corpo in maniera irreparabile, portando alla sua morte il primo luglio 1976, all'età di ventitré anni, a causa di gravi forme di malnutrizione e disidratazione (il suo corpo arriva a pesare trenta chili).
A seguito dell'autopsia, secondo la quale la morte della ragazza avrebbe potuto essere evitata se si fosse proceduto a un'alimentazione forzata, nel 1978 vengono chiamati in giudizio i due sacerdoti e i genitori di Anneliese Michel. Durante il processo, viene chiesta una condanna per omicidio colposo.
A sostegno dell'accusa, vi sono alcune testimonianze di medici, i quali dichiarano che la condizione della ragazza era causata da una grave forma di epilessia - causa anche delle allucinazioni. La difesa invece fa udire le registrazioni di alcuni esorcismi per dimostrare che ci si è trovati davvero di fronte a un caso di possessione demoniaca.
La sentenza finale condanna i genitori e i sacerdoti a sei mesi di reclusione - pena che viene sospesa - e tre anni di libertà vigilata. Il caso attira grande attenzione mediatica e la tomba di Anneliese Michel negli anni successivi diviene meta di pellegrinaggi da parte di molti fedeli.
Decenni dopo, la sua tragica vicenda non è stata dimenticata e diviene la base di una pellicola di un giovane regista esordiente.


La storia di Anneliese Michel cattura l'attenzione del regista Scott Derrickson quando ascolta alcuni nastri dei riti di esorcismo tenuti dai sacerdoti, portati anche in tribunale. A quel tempo, l'uomo ha una relativamente scarsa esperienza cinematografica, avendo sceneggiato un paio di pellicole horror e diretto un film della saga di Hellraiser riservato al mercato dell'home video.
Derrickson trasferisce la vicenda negli Stati Uniti, modificando nomi e circostanze anche per evitare problemi di natura legale, e scrive la sceneggiatura insieme al suo fido collaboratore Paul Harris Boardman.
Oltre ad aver già collaborato con lui in passato, Derrickson - che è propenso a credere al misticismo e al sovrannaturale - ritiene che lo scettico Boardman possa donare una prospettiva differente alla storia, facendo sì che alla fine il film non dia le risposte che il pubblico necessariamente vuole. Oltre alla storia di Annaliese Michel, i due usano come riferimenti cinematografici Rashomon di Akira Kurosawa e Anatomia di un Omicidio di Otto Preminger.
Laura Linney accetta di far parte del cast quando scopre di avere la possibilità di poter lavorare insieme a Tom Wilkinson, che stima profondamente come attore. Al contempo, suggerisce al regista - per il ruolo della protagonista, Emily Rose - il nome di un'attrice con cui ha recitato in una rappresentazione teatrale e che ritiene straordinaria. Si chiama Jennifer Carpenter.
Costei sostiene un provino e, quando si esibisce in un prolungato urlo silenzioso, Derrickson non ha bisogno di altro e le affida il ruolo di Emily Rose. Per prepararsi al meglio, l'attrice passa molte ore in una stanza piena di specchi, di modo tale da provare svariate espressioni facciali e movimenti del corpo.
Derrickson ha intenzione di utilizzare degli effetti visivi e alcuni manichini per mostrare la possessione di Emily Rose, ma quando scopre che Jennifer Carpenter ha un corpo flessibile che riesce a contorcere in maniera fuori dall'ordinario capisce di non averne troppo bisogno. Si preoccupa solo che l'attrice, per i movimenti più difficili, indossi delle protezioni.
Le riprese si svolgono a Vancouver e Los Angeles negli ultimi mesi del 2004.
The Exorcism of Emily Rose viene distribuito nei cinema americani a partire dal 9 settembre 2005. A fronte di un budget di 19 milioni di dollari, il film arriva infine a incassarne a livello internazionale 144 milioni.
Alcuni anni dopo l'uscita del film, nel giugno 2013, la casa dove viveva Anneliese Michel prende fuoco. Le indagini delle autorità classificano l'evento come un incendio doloso, ma gli abitanti della città lo vedono come un residuo di quei riti di esorcismo che anni prima hanno reclamato una giovane vita.
Scott Derrickson avrebbe poi continuato a esplorare il mondo mistico e la demonologia grazie al Dottor Strange... ma questa è un'altra storia.

martedì 15 ottobre 2019

A scuola di cinema: Compagni di Scuola (1988)

1987: l'attore e regista Carlo Verdone è ormai un apprezzato professionista del mondo del cinema, dopo gli inizi come comico teatrale e televisivo. Tuttavia fino ad ora ha diretto solo commedie e vorrebbe compiere un ulteriore salto di qualità. Un salto di qualità che comporta anche dei rischi, che lui è disposto ad accettare.


Terminata la partnership lavorativa con Sergio Leone, Verdone trova un nuovo mentore e produttore in Mario Cecchi Gori, che ha apprezzato l'episodio dell'emigrante in Bianco, Rosso e Verdone, e produce i suoi film successivi, fino a Io e Mia Sorella.
Nel 1986, Verdone partecipa a una cena coi suoi ex compagni di scuola del liceo Nazareno: di una classe composta da oltre trenta persone, se ne presentano circa un terzo. Pur dovendo essere un'occasione felice, il fatto che non ci si veda da tanto tempo porta alcuni partecipanti a provare a essere gli alunni di un tempo, a cercare di ricatturare un periodo che ormai appartiene a un'altra epoca. Cosa che porta a scherzi pesanti e, addirittura, verso la fine della serata, al lancio di un sasso contro un'automobile.
Rimasto sconvolto da questa esperienza, Verdone, avendo anche sentito di separazioni e divorzi tra alcuni suoi amici, nota come ormai i concetti classici di famiglia e di società patriarcale siano entrati in crisi. Molti matrimoni falliscono, alcuni anche dopo solo pochi mesi, e la società di allora è radicalmente diversa da quella del decennio precedente, reduce da battaglie sociali e civili.
Verdone trova questi due elementi, in apparenza non correlati, ottimi spunti da utilizzare per un suo nuovo film, traendo una piccola ispirazione anche da Il Grande Freddo di Lawrence Kasdan.
Trasferisce questa suo soggetto di massima a Mario Cecchi Gori, il quale però non ne è altrettanto entusiasta. Sono previsti circa 20 personaggi, qualcosa di difficilmente gestibile, Verdone non è tra i protagonisti come accaduto in tutti i suoi precedenti film di successo e sono previste poche situazioni comiche.
Il produttore dà comunque il via libera per la stesura della sceneggiatura, che Verdone realizza insieme a Leonardo Benvenuti e Piero De Bernardi in circa sei mesi. Il primo trattamento è di oltre duecento pagine, che Cecchi Gori impone sia tagliato di almeno trenta. Verdone, con l'aiuto degli altri due sceneggiatori, fa quanto richiesto e riporta il copione al produttore.
La reazione che riceve il giorno dopo è davvero inattesa. Come entra nella stanza privata di Cecchi Gori, Verdone viene quasi centrato in pieno dal copione, mentre le pagine iniziano a sparpagliarsi per tutta la stanza. A lanciarlo è stato ovviamente Mario Cecchi Gori, il quale ripete di nuovo che ci sono troppi personaggi, che la sceneggiatura non fa ridere ed è troppo verbosa.
Irato, Verdone inizia a raccogliere le pagine sparse a terra e, avendo capito di aver esagerato, Cecchi Gori lo aiuta. Forse è quella stessa sensazione di comprensione e pietà che fa infine dire al produttore che il film ha il suo via libera, anche se è ancora convinto che sarà un disastro.
Dopo aver ottenuto, pur con fatica, l'approvazione, Verdone inizia a cercare i componenti del cast. Se il regista riserva per sé il personaggio di Ruffolo, per il ruolo di Finocchiaro ha invece in mente un esordiente: un libraio che abita nella sua zona, frequenta il suo stesso meccanico di fiducia e col quale a volte prende un caffè al bar. Si chiama Angelo Bernabucci. Costui all'inizio è esitante, vista la sua totale inesperienza, ma Verdone lo mette a suo agio prima con un piccolo provino, poi dandogli dei consigli sul set per non farlo sentire troppo spaesato in un mondo per lui del tutto nuovo.
Per il ruolo di Valenzani, Verdone contatta un attore che ha apprezzato in teatro e con cui a volte gioca a calcio il sabato mattina. Si chiama Massimo Ghini. Costui all'epoca è sposato con una giovane attrice di nome Nancy Brilli. Accompagnando il suo compagno a un provino, Nancy Brilli ne sostiene uno a sua volta e ottiene il ruolo di Federica Polidori.
Per il ruolo di Fabris, viene scelto il caratterista Fabio Traversa. Pur essendo un personaggio che scompare dopo pochi minuti dalla scena, il trattamento che riceve sullo schermo dagli altri protagonisti - e in cui molti spettatori riescono a identificarsi - porta l'attore, che pure ha lavorato e lavora con altri rinomati registi quali Nanni Moretti e Pasquale Squitieri, a rimanere fortemente identificato negli anni successivi con questo personaggio.
Le riprese iniziano in via ufficiale il primo agosto 1988. La quasi totalità della pellicola viene girata presso un edificio dell'Appia Antica, Villa Fiorucci. Ogni tanto si presenta sul set il produttore Mario Cecchi Gori che, senza neanche vedere il girato della giornata, continua a elencare in pubblico i suoi motivi di insoddisfazione del film tra lo stupore generale.
Durante la lavorazione, tra gli attori nasce una grande intesa e alcuni di loro stringono forti amicizie che continuano anche dopo il termine delle riprese, che avviene il 16 ottobre 1988.
Prima dell'uscita ufficiale della pellicola nei cinema, viene programmata una visione privata e ristretta a cui partecipa il principale contestatore del film, Mario Cecchi Gori. Costui alla fine si alza e, pur non ammettendo il suo errore di giudizio, si congratula con Carlo Verdone dichiarando che dirige i film meglio di come li scrive.
Compagni Di Scuola viene distribuito nelle sale italiane a partire dal 21 dicembre 1988, arrivando infine a incassare oltre 3 miliardi di lire (462.000 Euro al cambio attuale). Carlo Verdone ha vinto la sua scommessa più importante, anche e prima di tutto con sé stesso, e può ora pensare a nuovi obiettivi... ma questa è un'altra storia.

sabato 12 ottobre 2019

Fabolous Stack of Comics: The Witching Hour


Magia. Mistero. Apparizioni. Sparizioni. Usando questa battuta presa in prestito da uno sketch di uno spettacolo comico così antico che all'epoca Greg Land ancora non ricopiava le pose da Playboy, vi introduco a un nuovo fumetto sottratto alla mia pila che non solo sfiora il soffitto, ma l'ha addirittura sfondato.
Stavolta a finire sotto i riflettori è la miniserie in tre numeri The Witching Hour, pubblicata dalla DC Comics sotto l'etichetta Vertigo tra gennaio e marzo del 2000, sceneggiata da Jeph Loeb e disegnata da Chris Bachalo. Il titolo riprende quello di una serie antologica pubblicata sempre dalla DC Comics dal 1969 al 1978, ma che con questa storia non ha nulla a che vedere... be' dai il titolo... il fatto che parla di magia, mistero...
Il presupposto e assunto di Jeph Loeb è molto semplice, seppur in apparenza non banale: la magia è parte integrante della nostra vita, seppure molti di noi non se ne accorgano o non vogliano capirlo. Anche piccoli gesti di altruismo che riceviamo da persone che non conosciamo possono essere visti come piccoli miracoli, qualcosa che riempie di gioia la nostra esistenza. E dunque magia... io non c'entro, prendetevela con Loeb.
Ma la magia, si sa, può essere sia buona che cattiva. E chi la governa può darti un dono o una maledizione, però alla fine la scelta definitiva spetta solo a te.
I protagonisti di questa miniserie, dunque, in particolar modo Amanda Collins e Gray, si muovono entro confini che paiono per loro prestabiliti, ma da cui cercano comunque di sfuggire, applicando nei confronti di chi diviene soggetto alla magia la giusta punizione o la giusta ricompensa.
Una storia più metafisica e dal sapore abbastanza ostico, vista a distanza di tempo, comunque gradevole nella parte finale.
Per quanto riguarda i disegni di Chris Bachalo, sono qualcosa di spettacolare. L'artista all'epoca non era un esordiente e aveva già alle spalle la realizzazione di alcune rinomate opere quali ad esempio le due miniserie su Death.
Qui è davvero scatenato. La magia non ha limiti, quindi nemmeno la tavola ne deve avere. I personaggi danzano come preda di un incantesimo, passano da una vignetta all'altra senza problemi e i giochi cromatici che il disegnatore apporta sono un riflesso della loro natura.
Ho solo trovato un po' ridondanti - ma qui penso sia un'idea di Loeb - le frasi a pezzettini che compaiono in fondo alla pagina. Nell'edizione che ho letto io mi sembravano pure deficitarie dal punto di vista della grammatica e sintassi italiana... ma sorvoliamo su questo aspetto.
Cosa rimane oggi di Amanda Collins, di Gray e di questa storia, a vent'anni dalla sua pubblicazione? Oserei dire poco o nulla, considerato che poi i suoi personaggi non sono più ricomparsi né è stato dato un seguito alle loro avventure. Anzi, una cosa rimane, a dire il vero: l'arte di Chris Bachalo, straordinaria e onirica oggi come allora.

mercoledì 9 ottobre 2019

A scuola di cinema: Ritorno Al Futuro (1985)

Quanti film entrati nella storia hanno rischiato di non essere mai prodotti? Tanti, troppi per essere elencati. Il film di cui vi parleremo ora è uno di questi e, anche se ha dovuto affrontare mille avversità lungo la via, è riuscito infine a entrare nella storia... proiettandosi nel futuro!


Agosto 1980: Lo sceneggiatore Bob Gale sta cercando di rilassarsi presso la casa dei suoi genitori a St. Louis, in Missouri, mentre è impegnato nel tour promozionale di un film da lui co-sceneggiato, La Fantastica Sfida.
Rovistando tra le cose dei suoi, gli capita tra le mani un annuario scolastico del liceo frequentato da suo padre dove scopre - con sua grande sorpresa - che costui è stato il presidente della sua classe durante l'ultimo anno di studi.
Gale inizia a chiedersi cosa sarebbe successo se il lui di adesso e il suo papà di allora, due giovani di due differenti generazioni dai caratteri molto diversi, fossero divenuti amici al liceo.
Lo sceneggiatore condivide quest'idea col suo amico e regista Robert Zemeckis, insieme al quale in passato ha già firmato altre sceneggiature, e i due ne discutono con la Columbia Pictures, la casa di produzione che ha prodotto La Fantastica Sfida, la quale nel settembre 1980 dà il via libera per la stesura della sceneggiatura.
Gale e Zemeckis si mettono all'opera, decidendo di proiettare il protagonista della storia ventinove anni indietro nel passato, quindi in quel momento nel 1952, ritenendo che il film possa uscire l'anno successivo, ovvero nel 1982.
La prima bozza di sceneggiatura viene infatti completata nel febbraio 1981. In questo primo trattamento, un certo Marty McDermott si guadagna da vivere vendendo videocassette piratate che cerca di rifilare in un teatro abbandonato al Professor Emmett Brown. Costui vive qui insieme al suo fido scimpanzé Shemp e sta cercando un modo per viaggiare nel passato, tramite una macchina del tempo di sua invenzione - il campo canalizzatore - che attinge a una scorta di plutonio.
In maniera accidentale, Marty rovescia della Coca Cola sul dispositivo, causando la reazione a catena che attiva il viaggio nel passato. Quasi contemporaneamente, due agenti governativi di nome Reese e Foley irrompono nell'edificio, poiché Brown ha rubato da un deposito federale la scorta di plutonio di cui ha bisogno. Nella sparatoria che ne segue, Marty viene catapultato nel passato, l'undici marzo 1952.
Si reca a casa di sua madre, Eileen Baines, ma costei non lo riconosce. Contatta allora l'Emmett Brown del passato, che gli raccomanda di non creare danni al continuum mentre lui prepara una macchina del tempo. Marty tuttavia non segue il consiglio.
Da questo momento in poi, la trama non differisce troppo da quella che conosciamo. Per tornare nel presente, infine, Marty usa l'energia rilasciata da una detonazione di un test su un'esplosione atomica in Nevada, effettivamente accaduto nel 1952. Per proteggersi dalle radiazioni, Marty si rifugia in un frigorifero rivestito di piombo dentro cui Emmett Brown ha piazzato il dispositivo temporale. Tornato nel 1982, scopre che suo padre è diventato un affermato pugile.
La sceneggiatura arriva nelle mani della Columbia che, pur apprezzandola, decide di non metterla subito in produzione, ritenendo la trama troppo leggera e poco incisiva. Il suggerimento è di portarla alla Disney, che potrebbe essere interessata a svilupparla.
Gale e Zemeckis tuttavia decidono di provare con altri studi cinematografici. Nei successivi due anni, la sceneggiatura riceve oltre 40 rifiuti, qualcuno anche dallo stesso studio più di una volta. A corto di opzioni, i due sceneggiatori portano dunque il progetto alla Disney, ma anche in questo caso - pur essendoci un interesse - il film non ottiene il via libera poiché si ritiene il sottinteso incestuoso troppo audace per gli standard della Disney.
Ci sarebbe, però, un'altra possibilità. Far produrre il film dalla Amblin Entertainment di Steven Spielberg. Ma c'è un problema. Gale e Zemeckis hanno scritto qualche anno prima la sceneggiatura di un suo film, 1941 - Allarme a Hollywood, che non ha ottenuto i risultati sperati, così come La Fantastica Sfida, che è stato prodotto da Spielberg e si è rivelato un flop. I due ritengono indelicato chiedere ancora aiuto a lui.
Così Zemeckis accetta un altro progetto, per non rimanere con le mani in mano: la regia del film All'Inseguimento della Pietra Verde. La pellicola ottiene un grande successo e incoraggia Gale e Zemeckis a farsi infine avanti con Spielberg, che aveva comunque già letto e apprezzato la prima bozza.
Ma c'è un nuovo problema adesso: i diritti sulla sceneggiatura sono ancora legalmente nelle mani della Columbia Pictures. E chi aveva dato il via libera a quel progetto, tre anni e mezzo prima, Frank Price, ora lavora per la Universal Pictures da quando la Columbia è stata acquisita nel 1982 dalla Coca Cola. Quindi non si può essere certi che la Columbia possa voler produrre o distribuire il film.
Price trova tuttavia una scappatoia quando un suo amico rimasto alla Columbia, Guy McElwaine, lo chiama per chiedergli un favore. La Columbia ha dato il via libera alla produzione di una pellicola intitolata Il Grande Imbroglio, ma il dipartimento legale ritiene che questa abbia svariati punti in contatto col film del 1944 La Fiamma del Peccato (i cui diritti sono detenuti dalla Universal), da farla apparire quasi come un remake.
Per evitare problemi di ogni natura, McElwaine chiede a Price i diritti sulla sceneggiatura de La Fiamma del Peccato. Price accetta di cedere questi diritti, purché McElwaine e la Columbia cedano a loro volta i diritti sulla sceneggiatura di Gale e Zemeckis. Non avendo alcuna intenzione di produrla e non sapendo che farsene, McElwaine accetta lo scambio.
Finalmente con un produttore e un distributore a supportare il progetto, Gale e Zemeckis lavorano a una nuova bozza di sceneggiatura, col supporto di Spielberg e del presidente della Universal Sidney Sheinberg, che viene completata nel luglio 1984. L'azione viene spostata al 1955, Marty McDermott - ora un semplice studente - diviene Marty McFly e il Professor Brown è ora Doc Brown.
Spielberg produce il film tramite la sua società, Amblin Entertainment, affidando a Frank Marshall e Kathleen Kennedy il ruolo di produttori esecutivi.
Un'ultima e definitiva bozza di sceneggiatura viene completata nell'ottobre 1984. La macchina del tempo diviene una DeLorean, poiché il suo look futuristico viene ritenuto adatto per impressionare la popolazione del 1955 e convincerla che sia un UFO, mentre il campo canalizzatore viene rinominato flusso canalizzatore.
Inoltre, Doc Brown ha ora un cane e non più uno scimpanzé, poiché Sheinberg si rifiuta di produrre un film che veda la presenza di una scimmia. Infine, la professione del padre di Marty McFly è quella di scrittore, gli agenti governativi divengono terroristi libici e la madre di Marty viene rinominata prima Meg e poi Lorraine - in omaggio alla moglie di Sheinberg, Lorraine Gary.
Per questioni di budget, inoltre, viene deciso di utilizzare l'energia di un fulmine e non quella di un'esplosione nucleare per il ritorno di Marty McFly nel presente. Alla base di questa scelta c'è anche il timore, soprattutto da parte di Spielberg, che alcuni bambini possano tentare di emulare il gesto di chiudersi nei frigoriferi.
Sheinberg, convinto che un titolo che usi la parola "futuro" non possa funzionare, chiede più volte che il film sia intitolato Spaceman from Pluto. Spielberg, tuttavia, fingendo che questo sia solo uno scherzo di Sheinberg, riesce a fargli cambiare idea. Viene inoltre chiesto di utilizzare una Mustang, un modello d'auto più famoso e riconoscibile, al posto di una DeLorean, ma Gale si impunta, dicendo che Doc Brown non guiderebbe mai una Mustang.
Tuttavia questo modello di auto non si rivela molto affidabile durante le riprese, andando a volte in crash e dovendo essere sottoposto a piccole revisioni. Alla fine saranno utilizzate tre DeLorean.
Siccome alcuni passaggi della sceneggiatura coinvolgono l'allora presidente degli Stati Uniti, Ronald Reagan, tali parti devono essere mandate alla Casa Bianca per approvazione. Nessuna revisione viene apportata e Reagan stesso ha modo di apprezzare e citare il film qualche tempo dopo.
Salvo alcuni cambiamenti e piccole correzioni apportate poco prima dell'inizio ufficiale delle riprese, quest'ultima è la sceneggiatura finale e così le procedure di casting possono iniziare. L'uscita della pellicola è pianificata inizialmente per maggio 1985.
Per il ruolo di Marty McFly, la prima scelta ricade su Michael J. Fox. L'attore tuttavia è impegnato con le riprese della sit-com Casa Keaton e in quel periodo Meredith Baxter, la quale interpreta la madre di Fox/Alex Keaton, è in congedo per maternità. Il creatore e produttore esecutivo della serie, Gary David Goldberg, rifiuta quindi di concedere Fox - il cui personaggio è molto amato dal pubblico - a un'altra produzione, anche se solo in via temporanea.
Le attenzioni si incentrano dunque su altri due attori, Christopher Thomas Howell ed Eric Stoltz. Sembra debba prevalere il primo, che inizia anche a provare per circa un paio di settimane alcune scene con altri attori, ma Sidney Sheinberg spinge per Stoltz, poiché ha apprezzato la sua interpretazione nel film Dietro La Maschera, di prossima uscita: è così convinto di questa sua decisione da dichiarare che, qualora le cose non andassero bene, il film potrà essere rigirato dall'inizio. A Eric Stoltz viene dunque ufficialmente assegnato il ruolo del protagonista.
Per il ruolo di Emmett "Doc" Brown, la prima scelta ricade su John Lithgow, suggerito dal produttore Neil Canton, che ha lavorato insieme a lui nel film Le Avventure di Buckaroo Banzai nella Quarta Dimensione.
Lithgow tuttavia non è disponibile e, dopo aver vagliato Dudley Moore e Jeff Goldblum, Canton suggerisce un altro attore con cui ha lavorato nella pellicola succitata, Christopher Lloyd. Lloyd all'inizio esita, in quanto ha intenzione di impegnarsi con una rappresentazione teatrale indipendente, ma legge e apprezza la sceneggiatura e sua moglie lo esorta e convince infine ad accettare la parte.
Lloyd, a cui viene concessa qualche improvvisazione sul set, modella il suo personaggio - dal punto di vista estetico e caratteriale - su Albert Einstein e il direttore d'orchestra Leopold Stokowski.
Per il ruolo di George McFly, viene selezionato Crispin Glover. Costui sul set si comporta in maniera eccentrica e agita spesso le mani, comportamenti dovuti all'emozione provata dal fatto che è il suo primo ruolo importante in una grande produzione. Prima della fine delle riprese perde la voce e gli ultimi dialoghi deve doppiarli in studio in un secondo momento.
Nell'effettuare il casting di Stoltz, i produttori vedono un film da lui interpretato intitolato The Wild Life, nel quale recita una giovane attrice di nome Lea Thompson. La donna viene ritenuta adatta per il ruolo di Lorraine McFly, che le viene dunque assegnato a seguito di un'apprezzata audizione.
Per il ruolo di Biff Tannen, la prima scelta è J.J. Cohen, ma si ritiene che la sua corporatura e altezza non siano sufficienti a rendere il personaggio minaccioso nei confronti di Stoltz, così gli viene affidato un ruolo secondario. La parte viene assegnata infine a Thomas Francis Wilson. Il cognome del personaggio è quello di un ex capo della Universal, che aveva trattato a male parole Gale e Zemeckis durante la produzione di un altro film da loro sceneggiato.
Per il ruolo di Jennifer Parker, la fidanzata di Marty, viene scelta in prima battuta Melora Hardin.
Le riprese iniziano in via ufficiale il 26 novembre 1984, in California e presso gli Universal Studios, dove viene creata la città di Hill Valley. Procedono fino al 23 dicembre, ma si nota subito un problema: Eric Stoltz non è adatto a interpretare Marty McFly. Oltre a non trovarsi a suo agio su uno skateboard, dà al personaggio un'aura fin troppo drammatica e poco da commedia. Inoltre non lega in alcun modo con gli altri componenti del cast, alcuni dei quali - come Wilson - non lo sopportano.
Tutti concordano su questa conclusione, dal regista Robert Zemeckis, a Bob Gale, a Spielberg. Il costo di rifare da capo le riprese già girate farà lievitare il budget tra i 3 e i 4 milioni di dollari, ma Sheinberg aveva detto che si sarebbe potuto fare.
È Zemeckis a comunicare la spiacevole notizia a Stoltz, in privato dentro un camper della produzione. Anche l'attore non era comunque troppo convinto della sua parte e, pur con rammarico, abbandona il set senza protestare.
Poco dopo si viene a sapere che Meredith Baxter è tornata a far parte del cast di Casa Keaton e si decide di tentare nuovamente la carta Michael J. Fox. Stavolta l'accordo viene raggiunto: dal lunedì al venerdì, Fox gira le riprese di Casa Keaton dal mattino fino al pomeriggio e quelle della pellicola diretta da Zemeckis dalle 18 circa fino a dopo le due di notte, potendosi concedere al massimo cinque ore di sonno. Le scene del film che necessitano la presenza di Fox e di essere girate in pieno giorno vengono invece effettuate sabato e domenica. In caso di conflitti di programmazione, Casa Keaton ha la precedenza.
L'attrice scelta per interpretare Jennifer Parker, Melora Hardin, che non ha comunque girato neanche una scena, viene scartata in quanto è considerevolmente più alta di Fox, e sostituita con Claudia Wells. Costei aveva in principio dovuto rinunciare al progetto per girare un pilot televisivo, ma i ritardi causati dall'allontanamento di Stoltz le permettono di essere ricontattata.
Per via di questi imprevisti, l'uscita del film viene posticipata di tre mesi e ora è programmata per agosto 1985.
Le riprese ricominciano l'undici gennaio 1985, partendo da quelle da rifare per via dell'allontanamento di Stoltz, e proseguono fino al 20 aprile. Chuck Berry concede i diritti per l'uso della sua canzone Johnny B. Goode solo all'ultimo momento, tanto che Zemeckis pensa di tagliare la scena in cui Marty canta questa canzone, ritenendola ininfluente per la trama. Nel montaggio finale, otto minuti circa di girato vengono tagliati per scelte narrative e di produzione.
L'uscita per agosto viene anticipata a luglio da Sidney Sheinberg a seguito di una preview con pubblico selezionato che ottiene un ampio, favorevole riscontro. La scena di Johnny B. Goode viene acclamata e così Zemeckis decide di mantenerla. Per venire incontro a questa nuova tempistica, Sheinberg mette al lavoro sulla pellicola due montatori.
Per la colonna sonora, Zemeckis suggerisce il nome di Alan Silvestri, che ha composto la partitura musicale di All'Inseguimento della Pietra Verde. Una colonna sonora che, tuttavia, a Spielberg non è piaciuta. Zemeckis suggerisce allora a Silvestri di comporre un qualcosa di epico per impressionare Spielberg. Il compositore accetta l'imbeccata, tanto da utilizzare un'orchestra composta da ben 85 musicisti.
Silvestri stesso invece consiglia, per alcune canzoni originali aggiuntive, di contattare Huey Lewis and the News. La prima canzone sottoposta non incontra il gradimento di Gale e Zemeckis, così Huey Lewis fa ascoltare loro The Power of Love, che viene prescelta insieme a un'altra traccia, Back In Time.
Ritorno Al Futuro (Back To The Future) viene distribuito nei cinema americani a partire dal 3 luglio 1985. A fronte di un budget di 19 milioni di dollari, il film arriva infine a incassarne a livello internazionale oltre 380, divenendo la pellicola campione d'incassi di quell'anno.
Riceve anche tre candidature ai premi Oscar, tra cui quello come migliore sceneggiatura originale, vincendo solo quello per Miglior Montaggio Sonoro.
Eppure all'inizio sembrava proprio, tra rifiuti e problematiche varie, che questo film non sarebbe mai stato girato. Un'odissea, durata cinque anni, trova infine il suo giusto riconoscimento. E dà il via a una saga di cui verranno prodotti due sequel... ma questa è un'altra storia.

lunedì 7 ottobre 2019

A scuola di cinema: Fantozzi (1975)

1964: Un giovane cabarettista genovese, per sbarcare il lunario, lavora come impiegato presso una ditta di progettazioni industriali. Qui entra in contatto con un mondo lavorativo surreale, popolato da personalità eccentriche e sopra le righe. Un'esperienza di cui farà tesoro e da cui prenderà spunto alcuni anni dopo per la sua creazione più famosa. Il nome di questo giovane cabarettista è Paolo Villaggio.


1968: Paolo Villaggio è diventato un affermato comico e conduttore del programma RAI Quelli Della Domenica. Tra i suoi sketch vi sono anche dei monologhi, dal lessico innovativo e originale, incentrati su uno sfortunato impiegato di nome Ugo Fantozzi. Monologhi che si pongono come una tragica metafora di quel mondo e di quelle personalità conosciute negli anni in cui ha lavorato presso la ditta di progettazioni industriali.
Le trascrizioni di tali monologhi vengono pubblicate sul settimanale L'Europeo. Alcuni di essi, nel 1971, formano la base del libro Fantozzi, edito dalla Rizzoli, che ottiene un successo strepitoso, superando il milione di copie vendute e venendo tradotto in Francia e Russia. Così nel 1974 ne esce un seguito, Il Secondo Tragico Libro di Fantozzi.
La Rizzoli all'epoca possiede anche una società di produzione cinematografica, la Cineriz, che decide nel 1974 di portare il personaggio dello sfortunato impiegato sul grande schermo. Dopo aver individuato un primo regista in Salvatore Samperi, il progetto viene infine affidato a Luciano Salce.
Il protagonista è ovviamente il designato Paolo Villaggio, creatore del personaggio e in ogni caso non a digiuno di esperienze cinematografiche. Costui, tuttavia, si divertirà negli anni successivi a spargere la falsa voce che altri attori sono stati considerati per il ruolo.
Per gli altri personaggi di contorno, forse una scelta voluta, si decide di optare per ottimi caratteristi che non sovrastino Villaggio con la loro interpretazione. Ecco dunque Gigi Reder come Ragionier Filini, Liù Bosisio nella parte della moglie di Fantozzi, Giuseppe Anatrelli come Luciano Calboni e Anna Mazzamauro nel ruolo dell'eterna signorina Silvani. La celebrità della saga infatti contribuisce a renderli immortali agli occhi del pubblico in queste loro maschere attoriali.
Per il ruolo della figlia di Fantozzi, Mariangela, che nei libri è brutta e fa paura ai suoi stessi genitori, viene scelto Plinio Fernando, un attore maschio con relativamente poca esperienza alle spalle, ma ottimi studi di recitazione sostenuti. Viene individuato da Salce e Villaggio in persona, a seguito di un provino tenutosi a Roma.
Paolo Villaggio stende il soggetto, occupandosi anche della sceneggiatura insieme a Salce, Piero De Bernardi e Leonardo Benvenuti, nell'estate del 1974. Vengono usati come riferimento alcuni racconti comparsi sia nel primo che nel secondo libro su Fantozzi, con alcune, piccole modifiche narrative, quali spostare l'azione da Genova (dove si trova il Fantozzi dei libri) a Roma e sostituire il personaggio di Fracchia - importante comprimario dei racconti e in televisione interpretato anch'esso da Villaggio - con quello di Filini, che nei libri ha un ruolo minore.
Le riprese hanno luogo tra ottobre e dicembre del 1974, nella zona di Roma e provincia, per concludersi nel gennaio del 1975 a Courmayeur.
Per scelta della produzione, in sede di montaggio finale viene tagliata una scena, girata per intero e della durata di circa dieci minuti, in cui Fantozzi si reca presso una clinica dimagrante per cercare di perdere peso, invano. Tale scena, modificata ed estesa, sarà ripresa in un successivo film su Fantozzi.
Fantozzi viene distribuito nei cinema italiani a partire dal 27 marzo 1975, e in seguito esportato con discreto successo anche in alcune nazioni estere. La pellicola arriva infine a incassare, sul solo territorio italiano, circa sei miliardi di lire (oltre 3 milioni di Euro, al cambio attuale), rendendo così il personaggio di Fantozzi un'amara icona della società italiana di allora. E non solo di allora.
Questo film rappresenta la prima parte di una fortunata saga che sarebbe durata molti anni... ma questa è un'altra storia.

venerdì 4 ottobre 2019

A scuola di cinema: Profondo Rosso (1975)

1974: Dario Argento ha concluso da tempo le riprese del film Le Cinque Giornate, uscito l'anno precedente. Una pellicola di ambientazione storica di cui è stato praticamente costretto, per motivi di produzione, ad assumere la regia, allontanandosi in via temporanea da quel genere thriller/horror che ha caratterizzato i suoi fortunati esordi.
Il film incassa in maniera discreta, ma non ottiene il successo sperato e, a peggiorare le cose, il regista in quell'anno divorzia dalla sua seconda moglie, Marilù Tolo. Eppure - e forse non dovremmo stupircene troppo - è proprio da questo momento di difficoltà che il regista trova la forza di andare avanti e ideare il suo progetto più celebre.


Un progetto la cui origine risale a qualche anno prima, all'epoca in cui Dario Argento sta scrivendo la sceneggiatura di quello che sarà il terzo film da lui diretto, Quattro Mosche di Velluto Grigio, e si immagina la scena di una medium che capta i pensieri di un assassino. Scena che tuttavia non viene infine inserita.
Tale idea rimane nella mente di Argento che, alcuni anni dopo, per dimenticare il suo matrimonio andato in pezzi, circondato dalla solitudine generata da una sua abitazione di campagna a Roma, la usa come punto di partenza per la sceneggiatura di un nuovo film.
Scrive un primo trattamento in poche settimane, e con tempo limitato poiché quando cala la sera non vi è alcun tipo di illuminazione nella casa di campagna. Solo il titolo rimane fuori, non riesce a trovarne uno adatto.
Tuttavia, il regista non è ancora del tutto soddisfatto, sente che manca qualcosa. Qualcosa che lui da solo non è in grado di apportare. Contatta allora lo sceneggiatore Bernardino Zapponi, tra i preferiti di Federico Fellini, che oltre a operare col regista sulla revisione del copione dà alcuni consigli, come legare gli omicidi a una dimensione domestica e sfruttando oggetti di uso comune, di modo tale che chiunque possa identificarsi, e di associare i momenti di maggiore paura a una nenia infantile, come metafora delle paure ancestrali che si trascinano per una vita intera.
Il regista sottopone la sceneggiatura all'attenzione di suo padre e suo fratello, che la dovranno produrre. Costoro la reputano strana e straniante, nonché troppo lunga, essendo di 500 pagine, il che comporterebbe una durata del film di oltre tre ore. Argento la riduce dunque a circa 320, ma mantenendone lo spirito originario contro il parere dei suoi familiari.
A quest'ultima stesura viene dato il titolo provvisorio di Chipsiomega. Per ingannare i giornalisti, invece, Argento dice che il film si intitolerà La Tigre dai Denti a Sciabola, continuando così il solco della cosiddetta Trilogia degli Animali.
In questo nuovo trattamento, il protagonista si chiama Frank D'Amico. Per ricoprire questo ruolo, Argento pensa subito a David Hemmings, in una sorta di insolito omaggio a Blow Up di Michelangelo Antonioni. Quando lo incontra la prima volta, l'attore si presenta in sovrappeso, ma dichiara che per l'inizio delle riprese tornerà in forma. Cosa che accade,
Per il ruolo di Carlo, la prima scelta ricade su Lino Capolicchio, il quale però rimane coinvolto in un incidente stradale ed è costretto suo malgrado a non poter prendere parte al progetto. Viene selezionato dunque Gabriele Lavia. L'attore all'epoca è impegnato anche sul set dello sceneggiato Marco Visconti, le cui riprese realizza di giorno, recandosi la sera invece presso il set del film di Dario Argento.
Per il ruolo della madre di Carlo, il regista vuole che a interpretarlo sia un'attrice un tempo famosa, ma assente dalle scene da svariati anni. Dopo alcune valutazioni, la scelta ricade su Clara Calamai, che, salvo essere apparsa alcuni anni prima in un episodio diretto da Luchino Visconti di un film in più parti, non compare in un lungometraggio da circa quindici anni. Il film di Dario Argento è l'ultimo da lei interpretato, anche se avrebbe potuto comparire in altre pellicole. Solo che le viene offerto sempre il ruolo dell'assassina e non intende rimanere bloccata in questo cliché.
Per il ruolo della giornalista Gianna Brezzi, Zapponi suggerisce ad Argento di provinare Daria Nicolodi, una giovane attrice con già qualche film e sceneggiato alle spalle. Il regista accetta il consiglio e non avrà di che pentirsene.
Una revisione finale della sceneggiatura cambia il nome del protagonista in Marc Daly e ottiene infine un titolo, concepito da Argento mentre sta guidando: Profondo Rosso. Ai produttori della Cineriz tuttavia non piace e suggeriscono Rosso Profondo, ma il regista è irremovibile su questo punto.
Le riprese iniziano in via ufficiale il 9 settembre 1974, dividendosi tra Roma, Perugia e Torino. Dovendo trovare una villa per alcune scene, si opta per Villa Scott a Torino. All'epoca è un collegio gestito da delle suore e, per far sì che loro e le studentesse non disturbino le riprese, Argento offre loro una vacanza di alcune settimane a Rimini.
Quando l'assassino è presente nella scena, le sue mani sono quelle di Dario Argento in persona. Il regista opta per questa scelta più che altro per velocizzare la lavorazione e non dover spiegare e insegnare a un altro attore come muoversi.
Le riprese si concludono il 19 dicembre 1974.
Per la colonna sonora, sempre seguendo il solco dell'omaggio ad Antonioni, Argento contatta in prima battuta i Pink Floyd, ma costoro rifiutano, in quanto impegnati nella realizzazione del disco Wish You Were Here. Viene contattato dunque Giorgio Gaslini, il quale aveva già collaborato alla partitura musicale de Le Cinque Giornate, ma incomprensioni sorte tra lui e il regista lo portano ad abbandonare quasi subito il progetto.
Per integrare quanto realizzato da Gaslini, dunque, Argento si rivolge al produttore Carlo Bixio, il quale a sua volta gli suggerisce una band allora sconosciuta, i Goblin di Claudio Simonetti. Dopo aver ascoltato alcune loro canzoni, Argento propone loro di completare la colonna sonora.
Profondo Rosso viene programmato nei cinema italiani a partire dal 7 marzo 1975, arrivando infine a incassare sul territorio italiano oltre 3 miliardi e 700 mila lire, e questo non contando gli introiti esteri, visto che la pellicola viene poi distribuita in vari paesi.
E c'è un insolito risvolto personale per Dario Argento. Sul set si innamora di Daria Nicolodi e insieme a lei inizia una nuova relazione, dimenticando così Marilù Tolo. Nello stesso anno d'uscita di Profondo Rosso, il 1975, i due hanno la loro prima figlia, Asia, la quale alcuni anni dopo inizierà a girare dei film insieme al padre.
Ma questa... è un'altra storia.

martedì 1 ottobre 2019

Fabolous Stack of Comics: Justice League di Mark Millar


Ma in che rapporti sono oggi Mark Millar e Grant Morrison? Circa venti anni fa, erano di sicuro grandi amici. Scrivevano fumetti insieme, bevevano birra al pub insieme, prendevano per il culo Alan Moore insieme...
Poi qualcosa è cambiato. La verità non è mai uscita fuori, ma se prestiamo ascolto a certe voci, Millar si sarebbe preso il merito di una storia di The Authority scritta come ghost-writer da Morrison per aiutare l'amico mentre stava affrontando una malattia... e rischiando di non essere pagato perché Millar non aveva rivelato la cosa alla Wildstorm. Però c'è da pensare che dietro ci sia altro.
Comunque, prima del 2000, di certo erano ancora amici e Morrison coinvolgeva Millar in molti suoi progetti. Come ad esempio JLA della DC Comics. Pur essendo la serie principale guidata e scritta al 90% da Morrison, lo sceneggiatore scozzese aveva abbastanza potere alla DC da chiedere e ottenere che Millar potesse scrivere speciali e fill-in.
Racconti che sono stati raccolti nel volume Justice League di Mark Millar. Storie brevi tratti da tre albi speciali della JLA, una miniserie (Paradise Lost, John Milton scansate, aho) e un fill-in della serie JLA. Tutti pubblicati tra il 1997 e il 1999.
Ora io ho provato a trovare un corrispettivo americano, ma senza successo, il che significa - salvo mie sicure sviste o errori - che questo volume è un prodotto originale della RW Edizioni, che avrà comunque attinto da vari altri volumi americani.
Ora va da sé che chi cerca in queste storie il Mark Millar dei suoi più recenti prodotti ne rimarrà deluso, poiché dei temi di queste più recenti storie non se ne vede nemmeno l'ombra. Anzi, diciamo che uno spiraglio di ombra appare in un paio di dialoghi negli albi speciali, ma è poca cosa.
Quindi il Mark Millar che vedrete in queste pagine è uno sceneggiatore comunque già navigato, avendo già alle spalle alcuni anni di pubblicazioni, anche con importanti case editrici, ma che cerca ancora di trovare una propria dimensione.
Il che appare strano perché, appena un anno dopo la pubblicazione dell'ultima storia pubblicata in questo volume, Millar sostituisce Warren Ellis alla guida di The Authority e lì sì che dà una decisa sterzata al modo di narrare supereroi. Sterzata sulla cui strada, comunque, ce lo aveva condotto Ellis. Per poi passare a Ultimates, eccetera, eccetera.
Molto banalmente, il fatto che alla fine quegli albi non intaccassero la continuità della serie principale non incentivava Millar a premere sull'acceleratore, senza dimenticare che inoltre il controllo editoriale su quei tipi di albi era comunque molto forte. E "sporcare" i più grandi eroi della DC Comics non sarebbe stata di certo una grande mossa.
Quindi cosa rimane di queste storie venti anni dopo la loro pubblicazione? Racconti di formazione, di formazione di uno sceneggiatore che oggi esprime il suo pieno potenziale e che dimostrano che anche i migliori da qualche parte devono pur iniziare e farsi le ossa. Magari supportati e consigliati da un caro amico.
Comunque penso che, visto che entrambi sono milionari e vedono loro opere trasposte su grande e piccolo schermo, oggi Grant Morrison e Mark Millar se ne freghino della loro rivalità e si beino - giustamente - dei loro immensi ego.