martedì 20 agosto 2019

Libri a caso: E liberaci dal Padre

Abbiamo già parlato di Elizabeth George e di uno dei suoi romanzi appartenenti alla saga delle indagini di Thomas Lynley (e Barbara Havers), Il Morso del Serpente. Non il primo, però.


La prima opera, che mette insieme questi due personaggi, viene infatti pubblicata nel 1988 e si intitola E liberaci dal Padre (A Great Deliverance). La coppia che scoppia si forma quando un sovrintendente di polizia di Scotland Yard, con motivazioni un po' labili ma comprensibili, pensa che la loro alchimia possa funzionare per un'indagine su un omicidio già risolto, visto che l'assassino ha confessato. Ma qualche dubbio rimane.
Anche al lettore più disattento, non può sfuggire che i due protagonisti, sia dal punto di vista caratteriale che sociale, provengono da due mondi differenti. Lynley discende da una famiglia nobile e vive in un quartiere elegante, cosa che gli ha permesso di conquistarsi una posizione in polizia con relativa facilità, è acculturato ed elegante ed è un tipo perlopiù calmo e riflessivo.
Barbara Havers invece è figlia di povera gente, vive in un quartiere di periferia dovendo occuparsi da sola della sua famiglia, ha ricevuto una educazione ordinaria e ha un temperamento incline all'ira e all'autodistruzione psicologica che ha compromesso una possibilità di carriera in Scotland Yard.
A ben vedere, pensando a quando il romanzo è stato pubblicato, si può pensare che i due siano "figli" della morente Era Thatcher, la quale aveva creato qualche disparità sociale tra le classi abbienti e quelle meno fortunate. La Lady di Ferro avrebbe dato le dimissioni da Primo Ministro due anni dopo la pubblicazione di questo romanzo.
Quindi, prima dell'indagine, l'autrice impiega più di 100 pagine a descrivere con - forse - fin troppa dovizia di particolari il background dei due personaggi, calati in una Londra che appare priva di umanità e compassione. Salvo poi, quando inizia davvero l'indagine, spostarsi in piccole città dello Yorkshire dove, almeno in apparenza, vi è più interazione e apertura mentale. Ma si sa, molto spesso è in luoghi come questi che la gente non si avvede del mostro che vive accanto alla propria porta. O finge di non vedere.
Ne consegue che l'epilogo è molto più che un metaforico pugno allo stomaco, anche a distanza di tempo.
Torneremo a parlare di Lynley & Havers? Solo il tempo lo dirà.

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