domenica 13 aprile 2014

Libri a caso: Il Gioco di Ender


A volte succede. Si legge un libro, ne si rimane ammaliati, conquistati... poi quando spinti dalla curiosità andiamo a vedere chi l'ha scritto scopriamo che costui ha opinioni razziste, antisemite o comunque in contrasto col nostro modo di pensare. Di solito è una scoperta che avviene dopo.
Nel mio caso, per il libro Il Gioco di Ender (Ender's Game) del 1985, conoscevo da tempo le "idee" dell'autore. Orson Scott Card è infatti un noto omofobo e soprattutto in questi ultimi anni non si è fatto alcuno scrupolo ad esternarle, cosa che ha impedito che un suo fumetto già sceneggiato di Superman (eroe portatore di ben altri valori) venisse pubblicato. Quindi è inevitabile che sia partito con la lettura di questo romanzo carico di un forte pregiudizio sulla persona che l'aveva scritto.
Il libro è il primo volume di una lunga serie dedicata al personaggio di Andrew "Ender" Wiggin, il minore di tre fratelli che vive in un mondo preda di forti limitazioni alla libertà individuale e teme il ritorno di una temibile razza aliena, gli Scorpioni, che decenni prima rischiarono quasi di far estinguere l'umanità intera. Un libro oggetto anche di una recente trasposizione cinematografica che ha visto tra i protagonisti Harrison Ford. Ender, che ha solo sei anni, è un ragazzo sveglio, intelligente e sottilmente crudele: la cavia perfetta per l'Esercito Internazionale, in vista di un secondo devastante attacco degli Scorpioni. Tramite estenuanti prove fisiche e psicologiche, Ender in pochi anni arriva alle massime cariche militari, cercando al contempo un riscatto per la sua condizione di paria della società.
Sorprendentemente (e la sorpresa deriva dal pregiudizio di cui sopra) la lettura di questo romanzo è stata piacevole, forse noiosa solo in alcuni intermezzi non dedicati strettamente ad Ender o alla lotta contro gli Scorpioni. Va soprattutto evidenziata l'evoluzione psicologica e morale che compie il protagonista lungo tutto l'arco del romanzo: da pura e semplice vittima della società e della guerra, ad esempio di coraggio e altruismo per tutti, con un insolito atto di pietà persino nei confronti della razza aliena degli Scorpioni, che noi lettori abbiamo visto solo in una accezione negativa. Solo il passare del tempo ha reso un po' obsoleto lo scenario politico descritto in origine (anche se l'idea di un leader politico invisibile che parla alle masse solo attraverso la rete ha precorso Internet e i social network) e le scene di bullismo, molto anni '80.
E alla fine non si può far a meno di notare quanto segue: Ender è un personaggio positivo e lo è in quanto lotta per affermare per sè e per gli altri la propria individualità e la propria identità. Identità che, piaccia o no a Card, può essere di carattere religioso, sociale e anche sessuale. Ma si sa, a volte i peggiori nemici degli scrittori sono i loro stessi libri.

sabato 12 aprile 2014

20 anni di Marvel Italia: iniziare col piede giusto


2 aprile 1994. Segnatevi questa data, è importante e non fu un pesce d'aprile in ritardo: fu il giorno in cui gli albi Marvel Italia esordirono nelle edicole.
Come abbiamo visto nei precedenti capitoli, la transizione dal vecchio al nuovo status non fu semplice e non si era ancora visto il "meglio". Il mese prima c'era stata Lucca Comics (sì, è esistito un tempo in cui questa manifestazione si teneva due volte l'anno e, incredibile a dirsi, all'interno di uno spazio chiuso!). Insomma, il palcoscenico perfetto per presentare questa nuova, importante realtà editoriale. Molti fan accorsero per essere testimoni di questo evento storico, molti fan rimasero delusi.
Eh sì, poichè, per motivi legati alla sicurezza della struttura principale, il Palazzetto dello Sport, ritenuto non adeguato, intervenne la polizia che sbarrò le entrate e consentì l'ingresso scaglionato solo a piccoli gruppi alla volta. Un vero incubo a detta di chi ha vissuto quella manifestazione. Siccome noi italiani non ci facciamo mai mancare nulla, erano presenti anche alcuni autori americani, che a parte stringere le mani ai propri fan aldilà della cancellata poco altro poterono fare. I cinque numeri zero della Marvel Italia, lì in eccezionale anteprima, rischiarono di rimanere lettera morta. Ma non fu così.
Alcuni albi entrano nella storia, a volte subito, a volte perchè acclamati nel tempo. Il numero 0 dell'Uomo Ragno rientrò di prepotenza nella prima categoria e non per le storie che conteneva, bensì per l'appendice curata da Marco Lupoi. Con idee molto chiare e varie pagine a disposizione, Lupoi spiegò per filo e per segno i piani editoriali di tutte le testate Marvel Italia (anche di quelle che dovevano ancora uscire). Idee frutto di una ormai esperienza quasi decennale nel campo dell'editoria, che risaliva fin dai timidi e impacciati esordi come collaboratore della Labor. Chiaro che a rileggere quell'editoriale 20 anni dopo si nota la "polvere", ma questo non intacca il suo valore.
Oltre all'Uomo Ragno, uscirono altri numeri zero dedicati a X-Men, Fantastici Quattro, Devil & Hulk (una novità editoriale su cui nessuno all'epoca avrebbe scommesso) e Thor. Storie di poche pagine, autoconclusive, di cui oggi non rimarrebbe traccia, se non fosse che hanno segnato il cambio di un'epoca.
Come forse intuibile, il "gruppo Lupoi" non fece affidamento su redattori provenienti da due ex editori licenziatari - Comic Art e Play Press - non tanto (è solo una mia opinione) perchè con alcuni di loro aveva avuto qualche contrasto, ma semplicemente perchè preferì avere accanto a sè persone che già conosceva, di cui aveva potuto valutare la professionalità. Sostanzialmente quasi tutto il gruppo Star che lavorava sulle testate Marvel - redattori, letteristi, traduttori - si trasferì alla Marvel Italia, anche se ci fu qualche nuovo innesto. Tra i volti nuovi un nome che spesso passa inosservato, forse perchè non compare in evidenza all'interno dei redazionali o degli albi: proveniente da Disney (toh, guarda un po'), Simone Airoldi cercò di partire subito in quarta con questa nuova avventura.
Solo che, si sa, a volte per andare troppo veloce si rischia di deragliare.

Errata Corrige: Mi è stato fatto giustamente notare che fu Vendicatori e non Thor il quinto numero zero.

giovedì 3 aprile 2014

20 anni di Marvel Italia: licenziatari's last stand


E si arrivò al mese antecedente l'esordio della Marvel Italia, marzo 1994. I licenziatari mandarono in stampa gli ultimi loro albi con sopra impresso il marchio della Casa delle Idee, dovendo inevitabilmente avvertire i propri lettori del cambio gestione.
La Comic Art, come detto, aveva interrotto già alcuni mesi prima la sua principale testata con pubblicazioni Marvel, quindi non è dato sapere a noi poveri virgulti come Luca Boschi o Paolo Accolti Gil avrebbero ai tempi commentato il tutto. Dopo questo passaggio di consegne, la Comic Art passò dei brutti momenti: tentò di andare avanti con la Vertigo (fu la prima a pubblicare Hellblazer, Sandman e Swamp Thing di Alan Moore), i manga e qualche fumetto autoriale, ma il mercato si dimostrò poco ricettivo. Tra leggende che si rincorsero (il fondatore Rinaldo Traini "scappato con la cassa"), voci di corridoio e 35 anni di attività, oggi questa casa editrice non è più operativa ed esiste solo nei ricordi degli appassionati.
Anche la Play Press si limitò a poche righe di commiato, invitando (forse in segno di sberleffo) i suoi lettori a seguire le nuove pubblicazioni targate DC Comics e Valiant, etichetta fondata da un epurato dalla Marvel, Jim Shooter. Uscì fuori dal coro Marco Rufoloni. Questo nome dirà poco o nulla ai lettori di oggi, ma ha dominato sulle pagine della posta di buona parte delle testate Marvel italiane negli anni '80. Le sue lettere avevano grossomodo lo stesso contenuto: "pubblicherete quella testata?"; "recupererete quelle storie saltate, solo per rispetto a quei lettori che all'inizio compravano due copie delle vostre testate per supportarvi?". E tanto disse e tanto fece che alla fine Rufoloni venne promosso come redattore di alcune testate Play Press (Zona M, X-Marvel) in sostituzione - penso - di Alessandro Bottero. Sembra proprio uno di quei racconti hollywoodiani, il fan di una vita che arriva a coronare il proprio sogno nel mondo che ha conosciuto fin da piccolo: ma questo sogno durò poco, meno di due anni. E così alla fine, dopo aver detto che se avesse continuato la propria Marvel-avventura la Play Press avrebbe pubblicato di tutto e di più (anche se non si sa se a queste parole sarebbero seguiti i fatti), Rufoloni si dichiarò pessimista verso la nuova gestione in quanto a capo di essa c'era "quel" Marco Lupoi responsabile dei salti di storie di Hulk e Devil. Solo che, dette in quel momento, erano niente più che parole al vento, forse solo un piccolo sassolino nella scarpa.
La Play Press smise quasi subito di pubblicare le serie della Valiant - peraltro piccole gemme nella produzione degli anni '90 - in quanto il pubblico si dimostrò poco ricettivo nei loro confronti, e questo semplicemente perchè c'era una vasta offerta in edicola, con nomi di richiamo più celebri. Non solo la Marvel, ma anche Superman, Batman e l'intero DC Universe, di cui la Play Press divenne licenziataria in toto per il mercato italiano a partire dal 1995. Per cinque anni la Play Press cercò con fatica di imporre le proprie pubblicazioni nelle edicole, con abbinamenti anche azzardati (Flash/Lanterna Verde, Catwoman/Wonder Woman) e una rivista che cercava invano di ricatturare lo spirito di Star Magazine (il cui titolo non a caso era Play Magazine). Ma fu tutto inutile. Nel 2000, la Play Press ritirò le proprie testate DC dalle edicole e trasferì il tutto nelle fumetterie, ma sei anni dopo chiuse definitivamente i battenti in quanto un nuovo licenziatario era emerso sulla scena, Planeta DeAgostini. Tentò anche di pubblicare manga simil-porno, ma nemmeno qui andò bene. Essendo editori per passione, alla fine quelli della Play Press capirono che la nuova, vera passione degli italiani erano i videogiochi e lanciarono molte riviste dedicate a quel segmento di mercato, abbandonando del tutto il mondo del fumetto. Ignoro se oggi questa casa editrice sia ancora attiva in qualche modo. Marco Rufoloni invece scomparve dalle scene, anche se collaborò poi con qualche sito specializzato e pubblicò negli anni successivi un saggio dal titolo Marvel The Best, dedicato alle 50 migliori storie della Marvel (a suo dire). Io comunque oggi continuo a rendergli merito per la supervisione di una edizione di Watchmen che conservo ancora gelosamente. Chissà se avrà recuperato il volume che ha iniziato a pubblicare le famose storie saltate di Hulk, voluto anche da "quel" Marco Lupoi.
La Star Comics (la casa editrice che, da un punto di vista di presenza editoriale, fu quella maggiormente colpita) si limitò a pubblicare su tutte le sue testate un trafiletto in cui ringraziava i redattori che si sarebbero tuffati in questa nuova avventura editoriale, solo poche righe tuttavia, perchè poi passava subito ad illustrare le grandi novità post-Marvel; solo Marco Lupoi aggiunse su Fantastici Quattro qualcosa di suo ringraziando Sergio Cavallerin e Giovanni Bovini per i 7 anni di "convivenza" e dedicando le pubblicazioni passate presenti e future alla memoria di Jack Kirby, scomparso un mese prima. Solo una rivista sopravvisse dopo l'aprile 1994, cambiando ovviamente registro, e fu Star Magazine (incluso il supplemento quadrimestrale "Oro") che cominciò a pubblicare alcuni titoli delle "neonate" Image e Malibu, nonchè qualche serie della Dark Horse, in primo luogo Next Men di John Byrne. Alle serie Image verranno dedicate molte testate nel corso degli anni successivi (la prima delle quali, forse non a caso, lanciata qualche mese prima della perdita dei diritti Marvel), in un tentativo della Star di ritagliarsi un proprio nuovo spazio dopo l'esordio della Marvel Italia e le nuove serie DC della Play Press, con un editore americano che all'epoca andava per la maggiore e veniva osannato per ragioni a tutt'oggi ignote. Tuttavia anche qui alla fine l'abbondanza di titoli delle due big ebbe la meglio: nel 1998 le due incarnazioni di Star Magazine chiusero i battenti e l'anno successivo venne interrotta del tutto la pubblicazione delle serie Image. Ci fu tuttavia un revival qualche anno più tardi di Star Magazine, con la presentazione di serie di piccoli editori americani, che durò 26 numeri e si concluse nel 2006.
Laddove invece Star Comics concentrò le sue attività fu la pubblicazione dei manga, iniziata peraltro già prima del cambio gestione. Non fu la prima casa editrice italiana a presentare questo tipo di fumetto ai lettori, ma di certo fu quella che contribuì maggiormente a farlo conoscere negli anni '90, grazie alla pubblicazione nel formato originale (ovvero con lettura da destra a sinistra) di moltissimi titoli, anche storici (uno su tutti, Dragon Ball). Oggi la Star Comics è ancora una importante realtà editoriale del panorama italiano: oltre ai manga, pubblica anche fumetti realizzati da autori italiani in formato bonellide - seppur a volte interrompendoli bruscamente. Il suo titolo di punta in tal senso fu - e rimane - Lazarus Ledd di Ade Capone.
Questo fu il destino degli ex licenziatari: ma cosa accadde agli esordi di Marvel Italia?

martedì 1 aprile 2014

20 anni, quasi 21, di Marvel Italia


1994, un anno storico per l'editoria italiana. Nell'anno in cui il mondo del fumetto perse per sempre uno dei suoi massimi esponenti, Jack Kirby, in Italia nacque la prima vera succursale della Marvel Comics, Marvel Italia.
Ventuno anni fa, invece, cosa c'era? C'era la suddivisione selvaggia: il materiale della Casa delle Idee era spartito tra "appena" quattro case editrici (Star Comics, Play Press, Comic Art e Max Bunker Press) e siccome - giustamente - ognuna di loro andava avanti seguendo il proprio piano editoriale, capitava spesso e volentieri che eventi futuri venissero spoilerati a causa del divario tra le varie pubblicazioni. Star Comics, infatti, aveva ripreso le serie da lei gestite dall'esatto punto in cui erano state interrotte dall'Editoriale Corno, non pubblicando al massimo cicli narrativi ritenuti deboli (famosi i salti di Hulk e Devil), mentre Comic Art e Play Press o presentavano serie dedicate a nuovi personaggi - tuttavia inserite in un contesto narrativo differente - o nel caso della Play Press prendeva serie storiche (Iron Man, Thor) saltando fin dall'inizio un considerevole numero di episodi rispetto all'ultima pubblicazione per partire con un perfetto starting point (La Guerra Delle Armature per Iron Man, il ciclo di Walter Simonson per Thor).
La situazione del 1993, c'è da dire, rispetto agli esordi era migliorata ma per alcune "famiglie" (mutanti e vendicative in primo luogo) rimaneva un piccolo caos. E fu allora che un uomo scese in campo... ehm, intervenne. Ora qui la leggenda ha versioni differenti: da un lato si dice che furono i dirigenti di allora della Marvel a decidere di radunare la pubblicazione del proprio materiale sotto un'unica casa editrice, una scelta che ricadde sulla Star Comics e che venne proposta al suo fondatore e dirigente, Sergio Cavallerin, ma costui si trovò costretto a rifiutare poichè riteneva di non avere le capacità economico/lavorative per sostenere un impegno simile. Così alla fine la Marvel decise di creare una propria branch italiana; l'altra versione è che il vero ispiratore di questa rivoluzione fu Marco Marcello Lupoi (che da anni coltivava buoni rapporti con la dirigenza Marvel grazie alle sue indubbie capacità oratorie e alla sua perfetta conoscenza della lingua inglese - cosa non così automatica nel 1993... se vogliamo neanche nel 2014). Lupoi, prima al Comicon di San Diego, poi in un incontro tenutosi nel mese di novembre, convinse i dirigenti della Casa delle Idee che era possibile raccogliere tutte le pubblicazioni Marvel sotto un'unica casa editrice, anzi, la Marvel stessa sarebbe stata questa casa editrice con una propria filiale italiana composta da persone competenti... guidate chiaramente da Lupoi stesso... che avrebbe rimesso ordine nella disastrata continuity italiana.
Chissà, forse come sempre la verità sta nel mezzo e la dirigenza Marvel raccolse questo suggerimento prima proponendolo a Cavallerin, poi dopo il suo rifiuto scegliendo la strada indicata a novembre 1993.
Sembrerebbe quasi che la Marvel Italia sia nata, come realtà editoriale, da un giorno all'altro. Di sicuro non fu così, eppure leggendo le pubblicazioni dei licenziatari nei mesi da dicembre 1993 a febbraio 1994 questa rivoluzione praticamente non si notò: era ovvio che non avevano alcun interesse a dire, se non proprio alla fine, che non avrebbero più pubblicato materiale Marvel, eppure sembra che per i redattori di allora (non per i dirigenti, invece, che di sicuro ne erano a conoscenza) questo cambiamento sia stato come un fulmine a ciel sereno. Unica avvisaglia, ma è solo una mia ipotesi priva di riscontri oggettivi, fu l'improvvisa sospensione - a fine 1993 - della collana All American Comics della Comic Art, col nr. 51, tanto che la saga "Operazione Tempesta Nella Galassia", che era stata coordinata in maniera perfetta con la serie Zona M della Play Press e che aveva goduto anche dell'appoggio della Star Comics (la quale aveva "prestato" alcuni numeri delle testate da lei gestite), rimase bruscamente incompleta. Paradossalmente, la prima vera collaborazione tra le tre principali case editrici licenziatarie rappresentò anche il loro canto del cigno. C'è infine da dire che all'epoca (e non è cosa da poco) Internet, Youtube, i social network e quant'altro non esistevano: impossibile che al giorno d'oggi una notizia simile non trapeli in qualche modo.
A distanza di tempo, c'è da sorridere leggendo l'introduzione all'albo di Zona M che presentava i racconti successivi a Operazione Tempesta Nella Galassia:"Allora, avete letto All American Comics 54 con la conclusione della saga?". Quell'albo non uscì mai e i lettori italiani dovettero aspettare alcuni anni per veder completata questa lacuna.
Marvel Italia stava dunque per nascere... ma prima ci fu l'ultimo mese di gestione dei vecchi licenziatari: avrebbero alzato così facilmente bandiera bianca?