domenica 12 gennaio 2014

Storia del New Universe (III)

Dopo la defenestrazione di Jim Shooter dalla Marvel sembrava che anche la sua ultima creazione, il New Universe, ne avrebbe seguito presto il destino. Ma il destino appunto aveva fatto i conti senza l'oste, in questo caso un opulento tipo inglese barbuto... e non stiamo parlando di Alan Moore.

L'EVENTO NERO

Due fattori permisero la sopravvivenza nel New Universe tra la fine del 1987 e l'inizio del 1988. Il primo fu il fatto che a quel tempo negli Stati Uniti era già diffusa la pratica della vendita di alcuni titoli direttamente nel circuito delle fumetterie, o meglio comic shops: edizioni più pregiate, a un costo maggiore ma con tiratura limitata, che facevano sì che i titoli di minor successo trovassero uno sbocco più favorevole. E fu appunto in questo circuito che vennero alla fine dirottati i quattro titoli rimanenti del New Universe. Il secondo, oserei dire più decisivo, fu l'arrivo di John Byrne.
E qui una premessa è d'obbligo, anche se per molti è storia nota. Byrne aveva contribuito al grande successo della Marvel nella prima metà degli anni '80, grazie prima al suo ciclo di Uncanny X-Men (come disegnatore e sceneggiatore non tanto occulto), poi successivamente come autore completo su Fantastic Four e Alpha Flight. La Marvel dell'era Shooter, appunto. Solo che ad un certo punto, dopo un breve ciclo di Hulk (6 episodi), i suoi rapporti con la Casa delle Idee si interruppero e lui si trasferì alla DC Comics per rilanciare il personaggio di Superman a seguito di Crisi Sulle Terre Infinite. La ragione principale di questo abbandono fu proprio il rapporto non tanto idilliaco tra Byrne e Shooter: aldilà di storie bocciate o cassate, evidentemente le loro personalità erano del tutto inconciliabili. Con l'aggravante, per Shooter, che Byrne era ed è uno che notoriamente se la lega al dito per una vita intera. Quando Shooter venne cacciato, a Byrne non parve vero di potersi prendere la sua vendetta.
DP7, Justice e Psi-Force subirono un restyling. Gli ultimi due titoli, dal nr. 16, trovarono finalmente team creativi stabili (Peter David-Lee Weeks per il primo, Fabian Nicieza-Ron Lim per il secondo). Più in generale i toni supereroistici mai esplorati prima divennero parte integrante delle trame. La revisione più intensa la subì Justice: gli eventi dei numeri precedenti furono classificati infatti come una allucinazione indotta da un paranormale e venne rivelato che John Tensen era in realtà un agente della DEA la cui famiglia era stata uccisa dalla mafia e la cui missione era andare alla caccia di paranormali instabili o pericolosi.
Infine Starbrand. Spesso si parla di metafumetto, di messaggi subliminali che gli autori inseriscono nelle loro storie per criticare altri sceneggiatori o le ingerenze editoriali. Il numero 11 di questa serie ne fu l'esempio più eclatante. In una sola storia vennero demoliti tutti i concetti su cui era stato costruito il personaggio di Ken Connell e più in generale le fondamenta stesse del New Universe. Ken un personaggio complesso? In realtà un perdente donnaiolo con niente di meglio da fare che scaricare le sue frustrazioni sulle persone a lui vicine. Niente costumi da supereroe? Ne venne mostrato uno in prima pagina e poi indossato. Realismo? In un dialogo rimasto nella storia, John Byrne, Mark Gruenwald e Howard Mackie spiegarono a Ken come tale pretesa, per usare un eufemismo, fosse roba da far ridere i polli.
E infine l'apoteosi: nel tentativo di liberarsi del potere dello Starbrand, Ken Connell trasferì parte delle sue energie in un oggetto inanimato. La conseguenza fu una terrificante esplosione che distrusse Pittsburgh, ovvero la città natale di Jim Shooter. La metafora della distruzione del mondo che aveva ideato simboleggiata dalla scomparsa dalle mappe e dall'esistenza della sua città fu più che evidente. La vendetta è un piatto che va servito freddo, dicono, anche se ci va di mezzo un intero universo narrativo. Pittsburgh non esisteva più, ora c'era The Pitt, la terribile conseguenza dell'Evento Nero.
Come l'Evento Bianco, anche l'Evento Nero - ovvero la distruzione di Pittsburgh - ebbe una data ben precisa: 22 dicembre 1987, ore 18.06. The Pitt fu anche il titolo di un graphic novel che esplorò le conseguenze del disastro. Scritto da John Byrne e Mark Gruenwald e disegnato da Sal Buscema (pubblicato anche in Italia), vide il recupero del personaggio di Jenny Swensen, alias Spitfire, la quale poco dopo entrò a far parte del cast di DP7.
Il fatto che nessuno sapesse quale fosse stata la causa precisa della tragedia, portò ad un clima di terrore, alla sospensione di alcuni diritti civili (ma guarda un po') e all'idea che il tutto fosse stato un attacco nucleare nemico su suolo americano. E nel 1988 il nemico per eccellenza degli Stati Uniti era la Russia, anzi, l'Unione Sovietica. Gli Stati Uniti iniziarono allora una campagna di reclutamento militare forzato dei paranormals: alcuni si offrirono volontari, altri si diedero alla macchia. Le conseguenze di tutto questo vennero esplorate, oltre che negli altri titoli del New Universe, anche nel graphic novel The Draft.
Nel frattempo, su Starbrand, Byrne introdusse lo Star Child, il figlio di Ken Connell in possesso di straordinarie capacità, che affidò il marchio dello Starbrand ad altre persone prima che la verità fosse rivelata. Ovvero che il Vecchio e Ken Connell fossero la stessa persona e che l'Evento Bianco fosse stato generato quando il Vecchio aveva tentato di liberarsi delle energie dello Starbrand, dando vita ad un ciclo temporale chiuso su sé stesso (questa stessa idea Byrne l'avrebbe poi ripresa due anni dopo nella miniserie OMAC). Tutto ciò accadde nel diciannovesimo e ultimo numero della serie, uscito a metà del 1989. Contemporaneamente, col numero trentadue, chiusero anche le altre serie rimaste: DP7, con una promessa di cura per i paranormals; Justice, col protagonista finalmente libero da vincoli governativi; Psi-Force, col gruppo ancora unito nonostante alcune defezioni.
L'ultimo atto del New Universe fu la miniserie del 1989/1990 The War: la tensione tra Stati Uniti e Russia crebbe e portò ad un tremendo conflitto. Solo l'intervento dello Star Child impedì che venissero usate delle testate nucleari e, per impedire ulteriori spargimenti di sangue, il figlio di Ken Connell cancellò tutte le armi presenti sulla faccia della Terra. Prima di scomparire, infine, affidò il potere dello Starbrand ad un pilota dell'aeronautica militare statunitense.
Poco meno di quattro anni di vita, circa 200 albi prodotti: questa fu l'eredità del New Universe originario. Al che uno potrebbe supporre che non se ne sentì più parlare... sbagliato.

CONTINUA...

2 commenti:

  1. Ho sempre provato un certo affetto per il New Universe perchè grazie ai prestiti degli albetti di un amico mi sono (ri)avvicinato poi alla Marvel che credevo allora ancora ferma a Lee e Kirby. Starbrand e DP7 erano partiti molto bene, nonostante allora non capissi che i team creativi non fossero il top dei top ma riuscivano a introdurre concetti nuovi nel ripetitivo mondo dei supereroi. Un analogo Evento Bianco poi mi sembra sia stato ripreso anche da altri fumetti successivi (Rising Star?), addirittura Heroes (potrei sbagliarmi). Comunque Shooter per me rimane quello che ha fatto grande la Marvel degli anni '80 e non solo tramite operazioni di marketing che erano piuttosto ben mirate, dopo di lui lo sbraco fino all'apice degli inizi anni '90. Byrne lo apprezzavo come talento alle matite e per la sua strepitosa gestione dei FF oltre che degli X-Men e ero entusiasta del suo lavoro su Superman ma l'hoo sempre considerata una carognata la miserevole fine che ha fatto fare a Starbrand, soprattutto con il numero da te citato. Spiace anche perchè la Marvel provava di nuovo a cambiare le regole 25 anni dopo e rimane il cruccio di cosa sarebbe potuto sbocciare. L'universo 2099 e l'Ultimate sono state comunque pallide imitazioni dell'universo Marvel ufficiale, con gli inevitabili incroci e crossover.
    Sperai che quando fecero le Untold Stories potessero recuperare qualcosa, purtroppo rimasero solo degli one shot.
    Ehi, in vena di recuperi, che ne dici di recuperare anche il Comics Greatest World della Dark Horse (X, Barb Wire, Machine, Vortex...?).

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  2. Già, anche Rising Stars aveva una sorta di Evento Bianco (e a ripensarci la spiegazione finale era molto simile a quella di Starbrand). Sui recuperi che citi... sarebbero per me vere e proprie nuove scoperte! Pamela Anderson ha avuto su di me effetti negativi :)

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