venerdì 26 luglio 2013

Memorable Quotes: The Golden Age


The Golden Age
Anno di pubblicazione: 1993
Testi: James Robinson
Disegni: Paul Smith


"In Europa e in Asia la guerra infuriava, con i loro popoli induriti, incalliti, da tutto ciò che dovevano sopportare. Sangue e distruzione. Ma l'America... Nonostante i padri e i figli caduti, l'America viveva ancora in un'età dell'innocenza. E in un età degli dei. Il fronte interno era difeso da multicolori divinità. Uomini con poteri. Superpoteri. Volo. Velocità. Forza. Un'età dell'oro e di candido stupore, nella quale nessuna spia o sabotatore poteva dormire sonni tranquilli. Era l'alba della Justice Society e dell'All Star Squadron. Intrepidi eroi in sgargianti costumi, che combattevano in difesa del bene. Sganassoni, facce allegre e lieto fine. Fino al 6 agosto 1945. La bomba. Marcò la fine della guerra. E l'inizio della fine di un'era. L'inizio della fine dell'Età Dell'Oro."


"I miei giorni come Lanterna Verde sono finiti. Ufficialmente. Ti rendi conto di quanto potere controllo? Potrei radere al suolo intere città. Senza Otto Frentz di mezzo avrei potuto porre termine alla guerra in un solo pomeriggio. La bomba atomica, hai visto cosa ha fatto... il costo in vite umane, le ceneri, la devastazione. Ed equivale ad appena una frazione del mio potere, una frazione! Chi ha deciso che la bomba atomica dovesse essere sganciata? Uomini. Che diritto avevano di scatenare una tale distruzione? Abbiamo vinto la guerra, sì, ma chi può asserire che fossimo moralmente nel giusto? Possiedo un potere ben più grande di quello della bomba. Che diritto morale ho di gestirlo? E se un giorno mi sbagliassi e dal mio errore discendesse la morte di una città? Viviamo tempi confusi, sento che è Alan Scott a essere più necessario... per i miei impiegati, per esempio, che contano sul mio sostegno. Possiedo un potere inimmaginabile. Un potere cui sono coniugato da un anello verde. Voglio il divorzio."


"Altri eroi si stanno facendo avanti, irrompendo sulle prime pagine dei quotidiani con monotona regolarità. Eroi nuovi, volti nuovi, nuovi poteri. Tocca a loro. È il loro momento. Questa è la loro era, un'età fulgida e luminosa... come l'argento."

domenica 21 luglio 2013

La storia dei Capitan Marvel (VI)

Con Crisi Sulle Terre Infinite, il Multiverso DC scomparve dalle scene per essere sostituito da un'unica terra. Una terra che era la fusione di cinque mondi precedenti: tra questi mondi vi era anche Terra-S. La Marvel Family dunque c'era ancora... o meglio c'era Capitan Marvel, che avrebbe faticato non poco, editorialmente parlando, per riunirsi alla vecchia cricca.


LA CRISI DI BILLY

A seguito della Crisi, il personaggio di Capitan Marvel ricomparve subito. All'inizio nella miniserie Legends di John Ostrander e John Byrne, successivamente divenne parte integrante della delirante Justice League International di Giffen/DeMatteis/Maguire. Finchè nel 1987 Roy Thomas venne incaricato di narrarne le origini in questo nuovo universo: il risultato fu la miniserie Shazam The New Beginning, che non ottenne molto successo e venne rapidamente dimenticata.
Accadde poi un evento niente affatto insignificante. La DC Comics, che fino a quel momento possedeva solo i diritti di sfruttamento della Marvel Family, acquisì definitivamente dalla Fawcett i diritti sui personaggi, i quali ora erano di sua esclusiva proprietà. La casa editrice incaricò allora lo sceneggiatore Jerry Ordway di scrivere una nuova origine per il personaggio, che gettasse alle ortiche quella di Roy Thomas. Il graphic novel The Power Of Shazam sancì l'inizio di un nuovo periodo fortunato per Capitan Marvel: ad esso fece seguito nel 1995 una serie regolare dallo stesso titolo e scritta sempre da Ordway, che si può considerare il punto più alto della produzione legata a Capitan Marvel nel post-Crisi. Nel corso della sua vita editoriale di 47 numeri, Ordway recuperò e aggiornò ai tempi moderni buona parte della mitologia classica legata a Billy Batson, partendo da sua sorella e arrivando anche agli elementi più insoliti, come gli animali parlanti.
Questa rinnovata popolarità consentì al personaggio di Billy Batson di divenire anche un elemento centrale della miniserie Kingdom Come di Mark Waid e Alex Ross. Lo stesso Alex Ross, poi, nel 2000 in coppia con Paul Dini pubblicò il graphic novel Power Of Hope, che rappresentò il canto del cigno di questa terza ondata di popolarità del personaggio di Capitan Marvel. Ma non l'ultima.

PROSSIMAMENTE: GENIS

giovedì 18 luglio 2013

Memorable quotes: Batman - The Killing Joke


Batman: The Killing Joke
Anno di pubblicazione: 1988
Testi: Alan Moore
Disegni: Brian Bolland
  

"Volevo parlarti. È un po’ che ci penso. A te e a me. A quello che ci succederà, alla fine. Uno di noi due ucciderà l'altro, vero? Forse tu ucciderai me. Forse io ucciderò te. Forse presto. Forse tardi. Volevo provare a parlarne con te per evitare che vada a finire così. Almeno una volta. Mi ascolti? È una questione di vita o di morte. Forse la mia, di morte... forse la tua."


"I ricordi sono ciò su cui si fonda la ragione. Se non li affrontiamo, rinneghiamo ogni raziocinio! Ma in effetti, perché no? Nessuno ci vincola per contratto alla razionalità! Non esiste nessun patto natale. Per cui, quando ti trovi a bordo di un brutto pensiero diretto in quei luoghi del passato pieni di urla insostenibili, ricorda, c'è sempre la pazzia. La pazzia è l'uscita di sicurezza. Puoi sempre uscire e chiudere la porta su tutti gli orrori che ti sono successi. Li puoi rinchiudere... per sempre."


"Signore e signori! L'avete letto sui giornali! Ora rabbrividirete guardando con i vostri occhi il più tragico degli errori commessi dalla natura! Ecco a voi... l'uomo medio! Fisicamente è piuttosto banale, ma i suoi valori sono assolutamente deformi. Guardate quant'è rigonfio il senso dell'importanza umana. Notate il piede equino della coscienza sociale e il suo ottimismo rattrappito. Uno spettacolo impressionante, nevvero? Ma davvero ripugnanti sono le sue fragili e disastrose idee di ordine e sanità mentale. Applicando loro una forza eccessiva, quelle scoppiano. 'Come fa a vivere?', voi mi chiederete. Come sopravvive questo misero, patetico esemplare nel mondo crudele e irrazionale di oggi? Purtroppo la risposta è 'non molto bene'. Di fronte all'inoppugnabile dato di fatto che l'esistenza umana è folle, vana e casuale, a un esemplare su otto dà di volta il cervello. E come fargliene una colpa? In un mondo psicotico come questo, ogni altra reazione sarebbe una pazzia!"


"Ho dimostrato la mia teoria. Ho provato che non c'è nessuna differenza tra me e gli altri! Basta una brutta giornata per ridurre alla follia l’uomo più assennato del pianeta. Ecco tutta la distanza che passa tra me e il mondo. Una brutta giornata. E una volta l’hai avuta pure tu. Ho ragione? Ma si che ho ragione. Si vede. Hai avuto una brutta giornata e tutto è cambiato. Altrimenti perché ti vestiresti da topo volante?"


"Com'è che sei diventato quello che sei? La mafia ha ammazzato la tua ragazza? Un rapinatore ha accoltellato tuo fratello? Una cosa così, ci scommetto. Una cosa così. Sai, una cosa così è successa pure a me. Ma non... non so più cosa. A volte ricordo in un modo, a volte in un altro... Se proprio devo avere un passato, lo preferisco a scelta multipla! Ah ah ah! Ma il punto è... il punto è che io sono impazzito. Quando ho visto che barzelletta crudele è il mondo, sono andato fuori di testa! Lo ammetto! Perché tu no? Cioè, non è che ti manchi l'intelligenza! La vedrai anche tu la realtà della situazione. Sai quante volte siamo stati a un pelo dalla terza guerra mondiale perché uno stormo di anatre è apparso su un monitor? E sai com'è cominciata l'ultima guerra mondiale? Per una lite su quanti pali del telegrafo la Germania doveva ai suoi creditori! Per dei pali del telegrafo! Ah ah ah ah ah! È tutto uno scherzo! Le cose importanti, ciò per cui la gente combatte, è tutto una mostruosa, delirante barzelletta! Ma allora perché non ti diverte? Perché non ridi?"
"Perché l'ho già sentita... e non mi ha fatto ridere neanche la prima volta."


Allora, ci sono due matti in manicomio... e una notte, una notte decidono che la vita là dentro non gli piace più. E così decidono di evadere! Allora vanno sul tetto e lì, nello spazio vuoto tra i palazzi, vedono i tetti della città che si estendono al chiaro di luna... che si estendono verso la libertà. Allora, il primo matto, bè, fa un salto e atterra sull’altro tetto senza problema. Ma il suo amico, lui non ha il coraggio di saltare. Sai... sai, ha paura di cadere. Allora il primo ha un’idea... e gli fa: ‘Ehi! Ho una pila! Ora la accendo e la punto qua in mezzo. Così tu puoi venire da me camminando sul raggio di luce!’ Ma il secondo scuote la testa. E gli fa... gli fa: ‘Ma che ti credi? Che sono pazzo? Poi tu la spegni quando sono a metà strada!’

martedì 16 luglio 2013

La storia dei Capitan Marvel (V)

Nel 1982 Billy Batson era nel bene e nel male un personaggio secondario, mentre Mar-Vell era morto di cancro. La dinastia dei Marvel non sembrava passarsela tanto bene finchè...


MONICA

La Marvel non poteva permettersi di non avere un Capitan Marvel e dunque rimediò subito alla scomparsa dell'eroe kree. In Amazing Spider-Man Annual 16 del 1982 fece la sua prima apparizione Monica Rambeau, grazie a Roger Stern e John Romita Jr. Un personaggio che divenne poi parte integrante per molti anni dei Vendicatori, dopo essere stata irradiata da una insolita forma di energia extradimensionale che le permetteva di controllare lo spettro elettromagnetico. Fu fondamentale, tra le altre cose, nel risolvere la crisi legata all'assalto dei Signori del Male durante i Riti di Conquista di Helmut Zemo.
Non sfuggì che questa nuova eroina apparteneva a due minoranze: era una donna afroamericana. Tuttavia Roger Stern, il suo ideatore, non puntò mai su questi due temi di facile presa sul pubblico e gli va dato atto di aver costruito un personaggio tridimensionale e credibile senza scadere in facili clichè sulla razza o le disparità sociali. Lo rese una sorta di suo personaggio feticcio, tanto da farlo comparire in altre serie da lui scritte all'epoca. Ed in effetti, a ben vedere, solo Stern è stato in grado di gestire a livello narrativo il personaggio di Monica Rambeau. Quando infatti lui passò alla DC Comics e le sorti di Monica vennero affidate ad altri sceneggiatori (aldilà del fatto che è divenuta immediatamente un personaggio secondario se non peggio) nessuno sembrava averne carpito lo spirito.
Nonostante ciò, nel 1989 Monica ebbe l'onore di un one shot a lei dedicato, scritto da Dwayne McDuffie (pubblicato a onor del vero solo per non perdere il trademark sul nome). Pratica che si ripetè anche nel 1994. Ma lentamente svanì tra le ombre e, con l'entrata in scena del figlio di Mar-Vell (ne riparleremo), adottò in breve tempo due nuovi alias, dapprima Photon e poi Pulsar. Non per caso, Monica Rambeau tornò a brillare di luce propria con la miniserie del 2000/2001 Avengers Infinity, scritta guarda un po' da Roger Stern.
Grazie a Warren Ellis e Stuart Immonen, nel 2006 Monica ritornò per breve tempo sotto le luci della ribalta con la maxiserie Nextwave, che propose una sua versione più "scanzonata", nonostante alcune libertà sul personaggio e un paio di elementi incompatibili. Poi sostanzialmente più nulla. Ma se Monica è scomparsa, altri Capitan Marvel hanno poi preso il suo posto.

PROSSIMAMENTE: LA CRISI DI BILLY

mercoledì 10 luglio 2013

Il battesimo del fuoco dell'Aquila Fantasma


Adoro Garth Ennis. E non per il suo spirito iconoclasta del mondo supereroistico, anzi, a ben vedere è l’aspetto di lui che mi interessa meno. E nemmeno per il suo linguaggio sboccato, ce ne sono altri come lui in questo senso, chi più bravo e chi meno. No, adoro Garth Ennis semplicemente perchè scrive belle storie: in particolare sa scrivere belle storie di guerra e questo è notevole se si prende in considerazione questo delicato argomento dove lo scivolone è dietro l'angolo. Il fatto è che Ennis ne ha scritte così tante, ma davvero così tante che un giorno tu pensi:"Ma sì, ormai avrà detto tutto il possibile su questo argomento, no?". E invece, siccome un grande sceneggiatore riesce sempre a distinguersi, trova sempre un modo per aggiungere qualcosa di nuovo, per sorprenderti in positivo.
War Is Hell è dedicato ad un personaggio minore ma proprio minore della Marvel Comics, le cui apparizioni prima di questa storia si contavano sulle dita di una sola mano: Karl Kaufmann, l’Aquila Fantasma. Ennis, che pure ha probabilmente letto la storia d’esordio del personaggio, chiaramente prende in considerazione solo gli elementi base dell’Aquila Fantasma, quello di un pilota americano ma dalla discendenza tedesca desideroso di servire la sua patria durante la Prima Guerra Mondiale in ogni modo, anche alterando le sue origini. Ma ben presto Kaufmann scoprirà che il mondo ideale che si era immaginato è ben diverso dalla dura e spietata realtà, una realtà dove degli invisibili capi non si preoccupano di mandare a morire dei giovani piloti inesperti o di ordinare un attacco sapendo che questo porterà al massacro di una intera unità. Nonostante questo, e grazie al supporto di alcuni commilitoni che vedrà man mano morire davanti ai suoi occhi, Kaufmann farà carriera ed alla fine confesserà il suo “atroce”segreto. Ma questo, unito alla spiegazione che avrebbe dato per esso, susciterà nulla più che una risata di un suo commilitone. E Kaufmann stesso diverrà un uomo diverso, consapevole infine che la guerra è un inferno e passa sopra a tutto e tutti, ma non per questo il suo patriottismo verrà meno.
Ennis, come al solito, riesce a mischiare alla perfezione le scene ed un linguaggio crudo con uno humour nero che in pochi possiedono, cosa che riesce a rendere i vari personaggi veri e tridimensionali. I disegni “sporchi” di Howard Chaykin, pur lontani dai fasti di un tempo, risultano comunque apprezzabili e differenti in meglio da quelli di stampo supereroistico verso cui si è dedicato in questi ultimi anni.

domenica 7 luglio 2013

La storia dei Capitan Marvel (IV)

La Silver Age aveva rivitalizzato un genere, il fumetto supereroistico, e portato alla ribalta nuove versioni di eroi della Golden Age. Col tempo anche i più grandi eroi della Golden Age fecero il loro ritorno sulla scena, ne mancava praticamente solo uno all'appello, uno che aveva avuto un successo straordinario: Billy Batson, Capitan Marvel.


IL RITORNO DI BILLY

La Fawcett deteneva ancora i diritti sul personaggio, ma non poteva pubblicarne le storie per via dell'accusa di plagio. Intervenne allora la DC Comics (ma sì, quella che aveva intentato e vinto la causa di cui sopra) e ottenne il permesso di pubblicare nuovi racconti, pur rimanendo in capo alla Fawcett i diritti.
La nuova testata esordì nel 1972 ma, essendo il trademark su Capitan Marvel già stato opzionato dalla Marvel Comics, venne chiamata Shazam, come il mago da cui Billy aveva ottenuto i poteri. Nessuno degli eroi, assenti da vent'anni sulle scene, era invecchiato e questo venne spiegato dicendo che erano rimasti in stasi per tutto questo tempo a causa delle macchinazioni di Sivana. Per ricatturare lo spirito di un tempo, venne scelto come disegnatore C.C. Beck, colui che aveva realizzato le storie della Golden Age. Essendo il Multiverso in auge all'epoca, venne detto che Billy e soci vivevano le loro avventure su Terra-S, uno dei tanti mondi paralleli della DC.
I venti anni di assenza però non tardarono a farsi sentire: il pubblico era ormai maturato e le atmosfere giocose e infantili di Shazam non avevano più il fascino di un tempo. La testata chiuse col nr. 35, con un tentativo di rilancio dai toni più seri immediatamente abortito. Capitan Marvel però continuò ad apparire negli anni successivi su altre testate in varie back-up stories (in particolare World's Finest), fino a Crisi Sulle Terre Infinite, al cui termine avrebbe vissuto un nuovo rilancio. Quello decisivo.

PROSSIMAMENTE: MONICA

sabato 6 luglio 2013

Blast from the past: Angelo - Rivelazioni


Grazie a questa miniserie di cinque numeri del 2008, si torna alle origini di uno dei membri fondatori degli X-Men (nello specifico, Angelo è stato il terzo dei componenti storici ad entrare nel gruppo) con un racconto dall’inevitabile ma appropriato sapore biblico, con tanto di percorso di discesa e redenzione, dedicato a Warren Worthington III. Origini in piena regola, poichè apprendiamo della prima volta in cui il futuro eroe scoprì la sua mutazione e come reagì ad essa, il tutto durante un convulso anno scolastico in cui Warren Worthington deve anche affrontare le angherie dei compagni di scuola e l’attacco di un fondamentalista religioso convinto che i mutanti siano la progenie del diavolo. Il cosiddetto romanzo di formazione di stampo fumettistico, dentro il quale ricadono inevitabilmente anche alcuni cliché (il compagno sfigato, il bullo del quartiere, la bionda oca giuliva), che però alla fine vengono in buona parte ribaltati.
Tuttavia i testi di Roberto Aguirre-Sacasa sono equilibrati e ben progettati, si può chiaramente notare una impostazione “teatrale” che lui conosce molto bene essendo il suo mondo di provenienza. Ma nessuno dei personaggi principali è mai fuori posto, nemmeno quelli che compaiono per poche vignette. Passiamo allora al capitolo disegni, realizzati da Adam Pollina: ammetto che inizialmente sono rimasto sconvolto, dal momento che le sue matite e il suo tratto apparivano così distanti dalle sue prime prove. In questa storia troviamo un Warren che ha gambe che sembrano lunghe chilometri e un girovita così piccolo da risultare invisibile. Ma poi questi stessi elementi mi hanno conquistato, in quanto sono funzionali all’atmosfera un po’ surreale della storia. Molto apprezzabili alcune vignette costruite come se fossero una sorta di iconografia dell’angelo biblico, simili a quelle vetrate che possiamo ammirare nelle chiese.
Oh, certo, magari c’è qualcosa che cozza con la continuity del personaggio (l’intervento del Professor Xavier, il successivo ruolo di Angelo Vendicatore, l'assenza dalla storia di Cameron Hodge), ma nulla di trascendentale a mio parere e facilmente superabile e spiegabile. Sono giunto al punto della mia vita da lettore da ormai non rimanere più di tanto turbato da queste cose, se non proprio nei casi più estremi.

mercoledì 3 luglio 2013

La storia dei Capitan Marvel (III)

Dopo che la Fawcett smise di pubblicare storie di supereroi, nessuno pensò più a Capitan Marvel. Passarono gli anni e, nonostante la breve esperienza della M.F. Enterprises, nessuno ne rilevò il trademark. Tanto che nel 1967 ad una giovane casa editrice che stava scalzando la DC Comics dalla sua posizione di predominio quasi non parve vero di potersi accaparrare i diritti di un nome così prezioso e storico. Quella casa editrice si chiamava Marvel Comics.


MAR-VELL

Una premessa che aiuterà a capire il florilegio di nomi che vedrete nei prossimi capitoli. Il fatto che la Marvel detenga il trademark 'Capitan Marvel' significa che ha l'obbligo di pubblicare entro un certo periodo albi che siano intitolati così (che siano ristampe o nuove storie, non ha alcuna importanza): se non lo facesse, perderebbe il trademark.
Il personaggio di Mar-Vell esordì alla fine del 1967 su Marvel Super-Heroes 12, per opera di Stan Lee e Gene Colan per poi conquistare rapidamente gli onori di una serie regolare. Per quei pochi che non lo sapessero, si tratta di un alieno appartenente alla razza kree che, conquistato dalla razza umana, si ribella agli ordini del suo superiore Yon-Rogg e adotta l'alias di Walter Lawson per combattere le ingiustizie, cercando allo stesso tempo di riconquistare il suo perduto amore, Una.
Questa situazione non durò più di tanto e i personaggi di Yon-Rogg e Una vennero fatti fuori e l'identità di Lawson abbandonata. Questo causò anche una breve sospensione della serie. Ma dopo la sua apparizione ne La Guerra Kree-Skrull, Mar-Vell ritornò a vivere le sue avventure, stavolta insieme a Rick Jones, col quale si era legato a livello molecolare. Tuttavia fu solo con l'arrivo di Jim Starlin che la testata visse il suo periodo di gloria: lo sceneggiatore riprese una sua creazione apparsa in una storia di Iron Man, Thanos, e gli fece acquisire il Cubo Cosmico dando così vita ad una piccola perla degli anni '70. Successivamente, per sconfiggere Nitro, Mar-Vell inalò una dose di gas nervino, anche se per molto tempo non vi furono conseguenze evidenti.
Dopo l'addio di Starlin, la serie continuò la sua corsa fino al nr. 62. Poi Mar-Vell comparve in un breve ciclo inserito nella serie antologica Marvel Spotlight (a disegnare una di queste storie fu il giovane Frank Miller), al termine del quale si ritirò a vita privata su Titano insieme al suo nuovo amore Elysius. Erano ormai iniziati gli anni '80, un nuovo formato si stava imponendo all'attenzione del pubblico, la cosiddetta graphic novel. La Marvel pensò di sfruttare questo formato, che permetteva una foliazione più ampia e una maggiore creatività artistica, e decise di iniziare con una storia che facesse epoca. Le morti degli eroi a quel tempo erano rare, ma di certo non si era mai vista la morte di uno di loro per cause naturali.
Jim Starlin aveva appena vissuto la tragica perdita di suo padre per cancro e decise di convogliare tutte le emozioni che questa esperienza gli aveva provocato nella storia del 1982 'La Morte Di Capitan Marvel', una sorta di catarsi del periodo negativo che aveva sperimentato sulla sua pelle. La storia fece veramente scalpore e, salvo qualche flashback o ritorni semi-fittizi, Mar-Vell a tutt'oggi non ha più avuto una seconda chance. Ma laddove un eroe moriva, un altro ritornava dall'oblio, anche se forse non nel modo che avrebbe sperato.

PROSSIMAMENTE: IL RITORNO DI BILLY