sabato 20 aprile 2013

Libri a caso: Il morso del serpente


Ecco a voi un nuovo libro a caso. Stavolta tocca ad un autrice di mystery molto apprezzata dal pubblico (almeno così si dice), ovvero Elizabeth George. Il libro in questione è Il Morso Del Serpente, il titolo originale è In Pursuit Of The Proper Sinner. Conclusa la lettura vi sentirete un po’ straniti perchè di serpenti non ne avrete visto nemmeno l'ombra. Il libro fa parte di una lunga serie di romanzi dedicata ai due ispettori di Scotland Yard Thomas Linley e Barbara Havers: non stupitevi se ho iniziato a leggere una saga ben dopo il primo capitolo, ho fatto ben di peggio nel corso della mia vita da lettore.
Trama in breve, anche perché se di un giallo vi dico tutto poi non c’è gusto: due giovani muoiono nella campagna londinese e i due investigatori, in rotta tra loro per avvenimenti antecedenti, devono risolvere il caso litigando per la metà del tempo dell'indagine. Scopriranno alla fine sia che il mistero si dipana a doppio filo tra il Derbyshire e Londra, sia alcuni aspetti del loro carattere che non avevano mai voluto affrontare o non pensavano di avere.
Un particolare che risalta subito dalla lettura: ad ogni personaggio, e dico veramente ogni, persino il passante che incappa nei cadaveri, viene dato ampio spazio dal punto di vista psicologico/caratteriale. Capiamo chi è, perchè agisce così o cosa lo spinge a recarsi in quel particolare luogo. Se questo può essere giusto e inevitabile nei confronti dei protagonisti principali, risulta abbastanza inaspettato invece per i comprimari o addirittura le comparse. La conseguenza è che il libro si allunga a dismisura nel numero delle pagine eppure, salvo forse un paio d'eccezioni, non è un voler tirare la corda, ma un voler dare al lettore tutti gli strumenti necessari per comprendere la vicenda (trattandosi di omicidio, parliamo anche dell'analisi degli aspetti più macabri della personalità umana) di modo che tragga le sue conclusioni su ognuno dei personaggi coinvolti. Non c'è un nero o un bianco ben definito. Ci sarà alla fine chi sarà d'accordo col metodo di indagine e le opinioni di Linley, chi invece si ritroverà in sintonia con Barbara Havers, chi forse addirittura capirà (pur non giustificandole) le motivazioni del colpevole o della colpevole di questo efferato doppio assassinio. Sì, perchè alla fine a qualcuno potrebbe non risultare la persona più spregevole al centro di questa vicenda.
Ci troviamo di fronte dunque ad un'opera ben concepita (chissà, si potrebbe anche dire studiata fin troppo a tavolino, non che questo sia un difetto) e che ti spinge infine a volerne sapere di più sul cosa accadrà dopo ai due protagonisti. Certo che, invece del dopo, sarebbe meglio se io mi concentrassi sul prima, prima.
Al prossimo libro a caso!

lunedì 8 aprile 2013

Marvel Lost: un ricordo


Penso sia iniziato tutto con Francesco Settembre, quel simpatico buontempone, ai tempi in cui nella rete (e nel forum Paninicomics, sì perchè un tempo Paninicomics aveva anche un forum, sappiatelo) si faceva chiamare col nick supertizio... che penso utilizzi ancora da qualche parte. Si era all'inizio del 2002. Era un'epoca strana quella, un'epoca dove, tra Rinascite e Ritorni di Eroi, dopo le vacche grasse delle testate a 72 pagine si era passati a 48 per tutti salvo rare eccezioni. E puntualmente saltava fuori la sterile polemica di quanta produzione Marvel era rimasta inedita nel nostro paese... almeno quando c'erano 4 editori si pubblicava di tutto, persino Rom e gli orridi Difensori di Perlin... no alle note lobotomizzate... si stava meglio quando si stava peggio... e altre amenità del genere. C'era chi si strappava i capelli perchè, offesa a lesa maestà, "gemme" come Skrull Kill Krew di Grant Morrison e Druid di Warren Ellis non erano mai state pubblicate (e ancora oggi è così, quindi chiedetevi il perchè).
Nel suo piccolo Francesco fece notare che grazie a un bellissimo ragazzo lui stava cercando nei limiti del possibile di arginare il flusso di inediti col progetto Marvel Limbo (ricordatemi di parlarvene, un giorno di questi) e penso fu lui a dire:"Cara Panini, ma perchè non fai anche tu una cosa simile?". In sintesi, Marvel Limbo proponeva (e propone) riassunti dettagliati di quanto accaduto nelle storie inedite di cui sopra. E a dire il vero qualcosa la Panini lo aveva fatto sul suo sito, con un riassuntino striminzito ma efficace di una serie dedicata a Nova scritta da Erik Larsen e di una miniserie – oscena – della Bestia scritta da Terry Kavanagh.
Ora non ricordo come e non ricordo il perchè, ma questo portò a una... amichevole discussione con Stefano Munarini di Paninicomics, decisamente uno strano modo di conoscere una persona che ancora oggi si merita tutto il mio rispetto. Fatto sta che a un certo punto lui mi chiese di chiamarlo in Panini e io lo feci, ma ero convinto chissà perchè che non appena avessi detto al centralino:"Sì, mi chiamo Fabio Volino e cerco Stefano Munarini", rumori inumani sarebbero usciti dalla cornetta e la comunicazione sarebbe stata interrotta bruscamente. Ma non fu così, chiaramente. Stefano mi espose la sua idea: una rubrica che riprendesse il discorso iniziato con Nova e Bestia, avesse carattere continuativo (almeno una volta a settimana) e si intitolasse Marvel Lost. Lost, svariati anni prima del telefilm, cari i miei Abrams e Lindelof. Prima però non sarebbe stato male fare una capatina alla sede Panini.
Panico e straniamento. Prima di quella data i fumetti Marvel li avevo vissuti solo dal punto di vista di lettore (e a volte anche come frequentatore della pagina della posta). Certo, qualcuno (tipo il Francesco di cui sopra o Andrea Antonazzo) bontà sua mi concedeva di scrivere pezzi sul suo sito... ma insomma, questa era la serie A! Anche la Marvel stava vivendo un periodo convulso: ancora impelagata in un procedimento volto a evitarne il fallimento, una sorta di amministrazione controllata made in USA, non ancora di proprietà della Disney e che aveva appena vissuto un cambio di editor-in-chief, dal barbuto Bob Harras al gioviale Joe Quesada. Mi recai a Modena, studiai il percorso alla perfezione, presi l'autobus e... scesi almeno un chilometro prima della destinazione, oh beh una passeggiata non aveva mai fatto male a nessuno. Ora non userò iperboli del tipo che andare alla Panini per me è stato come per un musulmano recarsi alla Mecca, ma di certo è stata un'esperienza che non ho dimenticato e ancora oggi ne ricordo i particolari. Come ad esempio (ma non ditelo a nessuno) una capatina nell'ufficio del diretur Marco Lupoi (assente quel giorno), con tanto di minibusto che lo raffigurava, oppure una chiacchierata con Franz Meo, che a quel tempo lavorava per questa casa editrice. Sono stato in Panini un altro paio di volte in seguito, la seconda volta con la possibilità di visitare il loro sterminato archivio (il paese dei balocchi per un lettore di fumetti), ma quella prima visita rimase e rimane ineguagliata. E così, tornato a casa, il progetto Marvel Lost ebbe inizio. La prima serie Marvel inedita di cui feci i riassunti fu Slingers, oggi dimenticata da tutti, di Joseph Harris. Se la data dei miei documenti Word non mente, il primo update deve essere avvenuto verso metà/fine febbraio.
Notai subito una cosa, quando li vidi online: la mia prima stesura subiva una revisione (ad opera di Stefano), che era quella che poi veniva pubblicata. La cosa non mi dispiacque affatto, anzi: il confrontare le due versioni infatti mi aiutò molto ad affinare il mio stile e i riassunti successivi. Penso che a questo punto possa essere rivelato, ammesso e non concesso che fosse davvero un segreto. Per questa attività non percepivo alcun compenso economico, era totalmente freelance (soprattutto free). Inoltre, non era portata avanti da parte mia con l'intenzione di entrare un giorno a far parte della redazione Panini. Ora non voglio però passare come un "martire" della causa Marvel, semplicemente scrivere Marvel Lost mi divertiva... non credo sia un peccato.
Gli aggiornamenti settimanali arrivavano puntuali, ma un giorno Stefano mi disse che non aveva più tempo di rivedere i miei riassunti, quindi (pur continuando a mandare a lui il materiale che veniva caricato - giustamente non potevo certo accedere al dabatase del sito Panini) la cosa veniva affidata totalmente a me. Nessun problema. Anzi, attuai subito un cambiamento: mi ero infatti reso conto che i miei riassunti erano fin troppo striminziti, condensavo avvenimenti di miniserie o serie regolari in massimo uno o due update. Invece ritenni doveroso ampliare il discorso, per dare il maggior numero possibile di informazioni su quella storia stando al contempo attento a non risultare troppo verboso. Anche se a volte mi feci prendere la mano (ricordo maxiserie di 12 numeri - come Marvel: The Lost Generation - spalmate in 12 update, tre mesi, altro che Bendis o Millar, la decompressione narrativa l'ho inventata io).
Ridendo e scherzando, si arrivò al 2008 e le uniche pause che avevo preso erano state probabilmente quelle di agosto. E arrivò la prima doccia fredda, credo a giugno o giù di lì, quando Stefano mi contattò e mi disse che, causa una ristrutturazione del sito, Marvel Lost sarebbe stato interrotto. Senza fare tragedie (perchè non ero così superbo da considerare la mia rubrica indispensabile), consegnai l'ultimo riassunto, una orrida miniserie teen-romance su Mary Jane scritta da Sean McKeever, e rimasi a disposizione. Anche perchè chiudere con quella storia, eh, non era mica giusto!
Passarono pochi mesi e, a fine settembre, Stefano mi comunicò che Marvel Lost avrebbe avuto una seconda chance! La ristrutturazione del sito Panini, infatti, avrebbe permesso l'apertura di nuove sezioni che sarebbero state gestite dai singoli redattori come un blog. E Marvel Lost ne avrebbe fatto parte. Eravamo in un'epoca in cui i social network cominciavano la loro diffusione anche in Italia e la blogosfera assumeva una importanza sempre maggiore nel panorama fumettistico (pensiamo solo ai blog seguitissimi di artisti come Roberto Recchioni o Diego Cajelli). Era doveroso dunque da parte della Panini cavalcare questo cambiamento.
La cosa bella della sezione blog è che ero io a impaginare il tutto, portando il mio ambito di collaborazione a un grado ancora più alto. A farmi compagnia in questo viaggio gente di un certo livello come Elena Zanzi, Marco Cecini e Max Brighel. Lo so bene che non ci si dovrebbe vantare, ma è secondo me giusto dire che, eccezion fatta per "Domande e risposte" curato da Brighel, il blog di Marvel Lost era il più seguito del sito. E quindi, (ri)partendo da Araña, la storia continuò. Il fatto che si potesse usufruire delle potenzialità di un blog mi convinse a trasformare Marvel Lost non solo in un mero contenitore di riassunti di storie inedite, ma anche di approfondimenti, con schede sui personaggi o miei pensieri sul mondo del fumetto dal titolo "Impressioni di...". Ricordo ancora oggi le domeniche in cui effettuavo la mia ultima revisione del riassunto o dell'articolo che andavo a impaginare e di come piano piano aggiungessi un tassello in più ad un archivio che nella mia mente voleva essere un luogo di incontro per vecchi e nuovi fan della Marvel.
Si proseguì con questa impostazione per circa due anni quando, spinto dall'entusiasmo, proposi a Stefano una nuova sezione, un nuovo blog: Marvel Universe. Ebbene sì, le famose schede dell'Official Handbook della Marvel avrebbero avuto un'edizione, anche se solo virtuale e non cartacea. Un'altra sezione molto apprezzata e di cui ancora oggi vado fiero. Poi però... la vita si mise di mezzo: il lavoro, gli impegni di tutti i giorni... Col risultato che ad aprile 2011 venne pubblicato l'ultimo riassunto di Marvel Lost, dedicato agli Heroes For Hire di Misty Knight, che avrebbe vissuto un lungo periodo di oblio, mentre tra update alterni le schede del Marvel Universe continuavano ad apparire. Dopo l'estate, Marvel Lost ebbe finalmente un nuovo aggiornamento in cui il sinceramente vostro si scusava dei ritardi e prometteva un rilancio di questa sezione a breve.
Rilancio che non ci fu mai. Poco dopo infatti si ripetè una scena già vissuta: Stefano Munarini mi ricontattò e mi disse che il sito Panini entro due settimane sarebbe stato ristrutturato una seconda volta. E in questa ristrutturazione l'intera sezione blog non avrebbe trovato spazio. Fu la fine di Marvel Lost. Fui seriamente tentato, nelle due settimane precedenti il rilancio, a scrivere un ultimo post di ringraziamento, ma poi lasciai perdere. Che Marvel Lost finisse in quel modo, con un post che per ironia del destino ne annunciava un rilancio a breve.
Sono passati circa due anni da allora. Intanto diciamo subito una cosa: una rubrica come Marvel Lost oggi non ha più ragione di esistere. Il ventaglio di proposte editoriali della Paninicomics si è così ampliato che le storie inedite (che pur rimangono) sono ormai poche e, diciamolo pure, insignificanti. Addirittura sono stati fatti recuperi di miniserie o serie regolari saltate a suo tempo e riassunte su Marvel Lost (ad esempio, The Irredeemable Ant-Man, The World's Greatest Comics Magazine, Cable & Deadpool). Della scomparsa di Marvel Universe, invece, mi dispiace un po’ di più poiché lo ritenevo una gemma all’occhiello. Quindi forse è giusto, in ultima analisi, che quella rubrica abbia vissuto quel periodo di lunga esistenza, in cui c’era uno scopo chiaro perché venisse portata avanti.
E quindi oggi cosa rimane? Rimangono quegli indimenticabili nove anni, che hanno cambiato anche me, nel bene o nel male. Rimangono i compagni di viaggio che ho incontrato lungo la via. Rimangono quei riassunti, che ancora gelosamente conservo, mentre nella rete si sono perduti “come lacrime nella pioggia” (dai che ci stava bene qui la citazione cinematografica!).