mercoledì 30 gennaio 2013

Libri a caso: Il Progetto Atreus


Inauguriamo questa nuova rubrica, incentrata su libri di fresca lettura (ma non necessariamente di fresca edizione) che sono capitati tra le mie mani.
Cominciamo con questo romanzo thriller del 2006, ad opera dello scrittore Andrew James Hartley: si intitola Il Progetto Atreus (The Mask Of Atreus è il titolo originale) e si incentra sulla curatrice di un museo di nome Deborah (con l'acca) Miller. Una donna forte e fragile allo stesso tempo, schiacciata metaforicamente da origini ebree che non ha mai voluto approfondire dopo la prematura morte del padre.
La sua figura paterna di riferimento è il fondatore del museo per cui lavora, Richard Dixon, che noi lettori invece non impareremo mai a conoscere perchè viene trovato subito morto nel suo appartamento, attiguo al museo, dove si scopre una intera collezione di manufatti greci dal valore inestimabile, che però non è stata trafugata. Solo una cassa sembra essere stata portata via. Da queste premesse parte un thriller abbastanza prevedibile nel suo svolgimento (la protagonista sospettata dell'assassinio? Check. Tentato omicidio ai suoi danni? Check. Sostituirsi alla polizia scoprendo indizi fondamentali per l'indagine? Check) che mischia i miti dell'antica Grecia e quel bel tomo di Heinrich Schliemann con la Seconda Guerra Mondiale e le teorie del complotto naziste. Un amalgama decisamente particolare, bisogna ammettere.
Ci aggiungiamo infine che si capisce chi è il vero colpevole la prima volta che fa il suo ingresso sulla scena. Insomma, non una lettura indimenticabile, ma nemmeno una da buttare via del tutto: se lo trovate nel cestone delle occasioni all'ipermercato o come oggetto di book-crossing, potete anche approfittarne. Penso che al giorno d'oggi l'idea del civile che coi suoi soli mezzi fa indagini per suo conto e scopre cose che la polizia non è riuscita a intuire sia ormai sorpassata, anche se conserva un fascino per così dire vintage.
Al prossimo libro a caso!

giovedì 24 gennaio 2013

I film che... ma anche no: Buried Alive


Parliamo di un altro "capolavoro" della cinematografia moderna. Stavolta sotto i riflettori finisce questa pellicola fintohorror del 2007: se volete perdere un paio d'ore della vostra vita, vedere questo film è un ottimo modo per farlo.
Ecco a voi la fintotrama: sei fintostudenti, che si fanno tutti di ecstasy (ragazzi, allora ve la cercate), vanno a soggiornare per un weekend in una villa fintoindiana custodita da Saw l'Enigmista (e già qui a me qualche sospetto sarebbe venuto). Sono il clichè dei clichè: il ragazzo intelligente ma che non si applica, la ragazza intelligente che si applica, il suo fidanzato zerbino, il nerd che non socializza e infine le due ragazze oche (anche se una è esperta di etnologia e folklore).
Una delle studentesse oche scopre che la villa è maledetta (ma dai) per via di un atto efferato ai danni di una donna indiana seppellita viva tempo prima. Da allora il suo spirito vagherebbe per queste lande desolate, dove ovviamente i cellulari non prendono... nel 2007. Ok, d'accordo, a questo punto allora ci si aspetterebbe le classiche scene di tensione... c'è non c'è, muore non muore. Eh no, scusate, la fate troppo facile.
No, le due ragazze oche sono state invitate nella villa per un fintorito di iniziazione volto a farle entrare entrambe nella confraternita degli studenti della ragazza intelligente che si applica. Che tra parentesi non ho mai capito a cosa serva. Quindi per un'ora ci sono prove il cui unico scopo è far vedere le due oche nude, seminude o con le mutande in bella mostra. Oh per carità, intendiamoci, nulla di male solo che dopo un po'... Soltanto negli ultimi venti minuti lo spirito della donna indiana compare e massacra tutti (pure Saw), eccetto la studentessa oca appassionata di folklore perchè ha un fintotatuaggio troppo fico che alla donna morta ricorda tanto la sua tribù (almeno credo, a quel punto la mia attenzione era più che dimezzata).
Atto finale: lo spirito della donna indiana seppellisce vivi il ragazzo intelligente ma che non si applica e la ragazza intelligente che si applica (entrambi imparentati) perchè vuole vendicarsi in questo modo di tutti i discendenti della famiglia che le fecero lo sgarro. Giusto, doveroso, perchè la ragazza oca sopravvissuta non avvertirà mai le autorità, le quali setacceranno la villa fintoindiana da cima a fondo il giorno dopo.
Bravi, bene, bis... ma anche no.

Minuti della vostra vita che guadagnerete non vedendo questo film: 94
Giudizio: Game Over!

venerdì 11 gennaio 2013

Vade retro, spoiler!


Lo spoiler è, per sua natura, una anticipazione di trame a venire. Lo spoiler è la maledizione che prima o poi coglie tutti. In una società globalizzata come quella attuale, dove siamo inondati ogni giorno (anche non volendolo) da decine di informazioni superflue, capita anche che uno si ritrovi senza che l'abbia voluto a venire a conoscenza preventivamente di una cosa che intendeva apprendere dal medium da cui sperava di essere "illuminato". Col tempo però i medium di cui sopra si sono attivati per evitare il più possibile questa maledizione.

Cinema: ormai tutti i film più attesi della stagione vengono presentati in contemporanea mondiale, quindi il rischio spoiler è praticamente inesistente. C'è da dire che anche le major si tutelano il più possibile, impedendo che la sceneggiatura trapeli all'esterno e facendo firmare contratti a tutte le persone coinvolte nella produzione della pellicola dove sono previste tremende sanzioni e punizioni corporali in caso venisse rivelato qualcosa di fondamentale della trama (ecco perchè tutte le interviste agli attori durante la premiere sono pre-confezionate, non viene mai inquadrato ma il rappresentante della major è lì e punta la sua pistola laser contro il giornalista o la star, che non si sognano di sgarrare).
Ogni tanto, per perversi giochi di distribuzione, qualche pellicola che giunge in ritardo da noi c'è (Prometheus e Il Cavaliere Oscuro - Il Ritorno sono gli esempi più celebri dello scorso anno), ma rimangono comunque casi isolati. Per il resto nessuno si lamenta se viene rivelata la trama del film horror di serie B arrivato solo ora in Italia o dell'ennesima commedia romantica con trama fotocopiata.

Serie televisive: Per sua natura, lo spettatore televisivo medio è pigro. C'è gente che esorta da anni a vedersi i telefilm sottotitolati perchè così è più bello, si capiscono di più le inflessioni, bla bla bla. Una preghiera per orecchie sorde. Lo spettatore vuole sedersi sulla sua poltrona e vedere i protagonisti che parlano nella sua lingua: non può mica sostenere l'immane sforzo di abbassare gli occhi per leggere la traduzione. Tuttavia lo spettatore medio è anche quello che si va a cercare ogni tanto su Internet le notizie sui suoi telefilm preferiti e, magari perchè un po' sprovveduto, si becca l'anticipazione che non voleva col risultato che, sapendo già come va a finire, smette di seguire il telefilm in questione.
Anche qui si è cercato di ovviare al problema. Tralascio volutamente ogni discorso in merito al fatto che è una cosa che si applica solo a chi usufruisce dei canali a pagamento... altrimenti mi sembrerebbe di rivedere quel vecchio sketch di Fabio De Luigi, che insultava il vecchio abbonato magnificando il nuovo. Non passano più mesi ormai tra la fine di una stagione televisiva in USA e la sua riproposizione in Italia: adesso viene trasmessa o subito dopo la sua conclusione o quando sta per terminare. Ma c'è di più, e a meno che non mi sbagli è iniziato tutto con le ultime stagioni di Lost, ora per i telefilm più seguiti (al giorno d'oggi sono The Walking Dead o Game Of Thrones, ad esempio) il tempo di attesa per un episodio si è ridotto a circa una settimana dopo la programmazione americana. Una settimana, roba da fantascienza.
La cosa ha fatto sì che lo spettatore italiano vivesse la pausa da mid-season che in USA è un classico, con prevedibile smarrimento iniziale per i teleutenti meno navigati. Ma allora... quale potrà mai essere il medium più soggetto al pericolo spoiler? Vi diamo una sola possibilità.

Fumetto: Ok, qui non è che ci siano colpe specifiche o che altro, ma al momento la situazione è questa. C'era, tanto tempo fa in una galassia lontana lontana, un mondo dove i diritti Marvel erano spartiti tra millanta editori e la DC Comics era solo una leggenda metropolitana pubblicata di tanto in tanto per amore di carità. A quel tempo c'erano anni di scarto tra le pubblicazioni americane e quelle italiane, ma sempre a quel tempo Internet era solo un programma militare e quindi... niente spoiler? Ragazzi, sottovalutate l'ingegnosità italiana, che fece sì che gli editori di cui sopra comprassero i diritti di mille e più di mille serie Marvel, ma pubblicandone annate differenti. E così la gente seppe fin da subito, ad esempio, come finiva il Massacro Mutante o Atti Di Vendetta.
Col tempo la situazione si è sistemata, ora c'è un unico editore per la Marvel e un unico editore per la DC Comics. Con molti sforzi il gap tra le pubblicazioni si è ridotto a circa sei mesi. Però nel frattempo sono arrivati Internet e i social network. E qui si è creato un fenomeno particolare. Più sopra vi abbiamo detto di come le major del cinema cerchino di impedire in tutti i modi che la trama venga divulgata, ebbene nel mondo del fumetto avviene il contrario. Le major stesse cavalcano l'evento fin da subito e lo trasformano in una cassa di risonanza mediatica (l'attuale crisi di vendite del panorama statunitense fa sì che più attenzione viene creata attorno ad un personaggio, meglio è). Penso che il punto di non ritorno ci sia stato con la storia della morte di Capitan America, successiva all'epilogo di Civil War. Ebbene, in quella occasione Joe Quesada e soci cominciarono a rilasciare interviste il giorno stesso in cui l'albo uscì, rovinando immagino la sorpresa a quei lettori che quell'albo ce l'avevano nel loro comic shop di fiducia e (magari, eh?) preferivano che fossero le matite di Steve Epting a mostrar loro il fattaccio e non uno speciale della CNN. E sì è andati avanti così, tra morti eccellenti, rilanci editoriali, esseri superiori e quant'altro.
Una notizia che rimbalza su tutte le agenzie di stampa... infine approda in Italia. E qui comincia il dramma. Non vi ripeterò la solita tiritera che in Italia il fumetto è visto come roba da bambini bla bla bla, fate copia e incolla da voi. L'approssimazione con cui vengono date notizie del genere o con cui viene attribuita la paternità di Batman a chi non c'entra nulla è qualcosa di sconcertante e in me suscita anche il dubbio se tale approssimazione venga usata per argomenti ben più importanti (politica, temi sociali, ecc...). In ogni caso i quotidiani, che devono fare il loro mestiere e non possono certo preoccuparsi di quei lettori che hanno già prenotato la loro copia che uscirà tra tot mesi, danno subito questa notizia, che rimbalza e rimbalza in ogni dove. E arriva dappertutto, nessuno ne è immune a meno che non viva sulla Zona Blu (non credete a quelli che vi implorano di non parlarne in quanto non ne sono a conoscenza, mentono spudoratamente e non vogliono soffrire oltre). Ma allora... non c'è soluzione al problema? Chissà, forse la soluzione sta nella tecnologia: offrire in contemporanea un fumetto in più lingue su una piattaforma digitale. Ma questi sono discorsi per cui l'umilmente vostro non ha le giuste competenze.