lunedì 29 ottobre 2012

Alien, Alien, fortissimamente Alien


Alien, Alien, fortissimamente Alien. Quasi 35 anni dall'uscita del primo film e ancora l'angosciante creazione di H.R. Giger tormenta i nostri incubi su pellicola.
1979: L'anno in cui tutto iniziò. L'astronave Nostromo scopre su un pianeta disabitato una strana coltura di uova, da una delle quali esce una strana creatura simile ad una biscia che si attacca al volto del povero John Hurt che, ripresosi e tornato sulla nave, ha il "parto" più insolito e agghiacciante della storia del cinema.
La Nostromo diventa metafora del corpo umano e delle sue insidie; Ripley, l'eroina della situazione (uno dei primi esempi di donna forte - meglio, con le palle - della nona arte), ma dotata anche di un forte istinto materno, è alla fine l'unica sopravvissuta (più il gatto dell'astronave). Il film è caratterizzato da una forte atmosfera di claustrofobia e oscurità, un vero e proprio horror ma con poche reali scene d'azione, poichè tutto si gioca sulla tensione, sui giochi di luci e ombre.
Il regista è Ridley Scott, all'epoca praticamente un esordiente e che grazie a questa pellicola entrerà nell'olimpo dei grandi registi (particolare che non rimarrà unico). Qualcuno dice abbia un po' "copiato" Mario Bava (chi non l'ha fatto in fondo?) ed il suo film Terrore Nello Spazio, però il suo personale stile già risalta... e poi la scena della lotta finale con l'Alien (l'inquadratura in primo piano del volto di Sigourney Weaver che ansima mentre cerca di nascondersi e di indossare la tuta spaziale è meravigliosa) è da antologia.
1986: Strano, vero? Sette anni per un sequel. Di certo non previsto all'inizio. Oggi fin da subito si firmano contratti per serie di tre/quattro film, anche se questi non verranno mai prodotti... oggi. Nel 1984 un giovane regista di nome James Cameron (dopo aver diretto uno strano film su piranha assassini volanti) diventa famoso grazie alla pellicola Terminator e viene opzionato come regista di questo sequel. Sette anni nella vita reale, cinquantasette invece nella finzione narrativa, tanto il tempo in cui Ripley è rimasta in stasi. Cameron abbandona le atmosfere claustrofobiche e si concentra sulla pura azione, con un intero manipolo di Aliens (il film si chiama così e poi sì, escono dalle fottute pareti) a confronto con un esercito interstellare nel bel mezzo del pianeta dove era stato infettato John Hurt. Nel mezzo, la prima apparizione dell'androide Bishop (il gelido Lance Henriksen), una bambina di nome Rebecca (un legame che permette a Ripley di compensare il suo istinto materno) e soprattutto... la Regina, la madre di tutte le disgrazie!
Se la battaglia finale del primo film avveniva nel chiuso di una piccola scialuppa di salvataggio, con Ripley che combatteva in una tuta spaziale, quella del sequel avviene in un grande spazio aperto, con Ripley a bordo di un immenso esoscheletro meccanico capace di suscitare invidia a Tony Stark. Questo per sottolineare la differenza di stile tra i due registi. Va dato merito a Cameron di aver voluto impostare un suo discorso senza ricalcare a tutti i costi Scott. E per alcuni il sequel è migliore dell'originale... noi non diciamo niente e andiamo avanti.
1992: Tocca ad Alien3 (Alien Cube). Il regista è David Fincher, e sentendo questo nome subito vi sono venuti in mente pellicole indimenticabili come Seven o Fight Club. Nel 1992, però, Fincher era un illustre sconosciuto come Scott nel 1979, specializzato più che altro in video musicali. E' passato relativamente poco tempo dal precedente film, ma a causa di un incidente tutti i sopravvissuti della spedizione sul pianeta degli Aliens sono morti, a parte Ripley e l'androide Bishop, che però è conciato così male da risultare inservibile. Fincher cerca di ricatturare l'atmosfera claustrofobica del primo film, inserendo l'eroina nel contesto di un pianeta prigione popolato solo da detenuti maschi e dal quale è impossibile fuggire, nonchè riprende il concetto di corpo come nemico (Ripley è rimasta "incinta" di un Alien, il suo istinto materno è stato appagato nel più tragico dei modi). Alla fine, piuttosto che dare vita a questo abominio, la donna si sacrifica e si getta nella vasca di una fonderia. Fine? Ah, ragazzi, il cinema non ha nulla a che invidiare con un certo tipo di fumetto.
1997: Con il film Alien - La Clonazione si conclude la prima fase di questa saga. E la sceneggiatura è di un tale di nome Joss Whedon, vi dice qualcosa? Siamo in un futuro ormai lontanissimo, dalla morte di Ripley sono passati circa due secoli, ma degli scienziati mercenari la ricreano grazie alla tecnologia della clonazione, con lo scopo di dare vita ad una Regina (essendo il tessuto cellulare a loro disposizione quello rimasto infettato sul pianeta prigione). Un film visionario, che cerca di ricatturare la frenesia e l'azione del secondo episodio, e che si conclude con un insolito (per questa saga) lieto fine che vede Ripley riuscire in quello che era il suo obiettivo fin dal primo film, tornare sulla Terra. A casa. Voci su un possibile quinto capitolo ambientato sulla Terra si rincorsero per qualche anno (a meno che non abbia avuto delle allucinazioni, il che è probabile), ma per varie ragioni non se ne fece nulla. Si decise allora di adottare un differente approccio. Ecco, prima ho citato il mondo del fumetto: si scelse l'approccio del crossover. E di un brusco passaggio ai giorni nostri.
2004: Nel film Predator 2, del 1990, ad un certo punto veniva inquadrata una teca dei trofei del cacciatore alieno. In mezzo a questi, inconfondibile, vi era anche lo scheletro della testa di un alien. Certo, era uno di quelli che in gergo vengono definiti inside-joke... ma non bisogna mai stuzzicare. E nel 2004 il Dracula contro Frankenstein de no' altri diviene realtà. Alien Vs Predator. Questo film detiene l'invidiabile record di essere l'unica pellicola che abbia mai visto che includa tra i suoi protagonisti Raoul Bova (e credetemi, non è uno sforzo indifferente). Sembra di leggere un fumetto di Martin Mystere, ma sceneggiato da Rob Liefeld, con questi alieni che avrebbero influenzato lo sviluppo della civiltà umana eccetera eccetera. Comunque ci sono quelle venti o trenta esplosioni che non possono mancare in un film del genere, anche perchè nessuno (dai produttori al target di spettatore cui si rivolgeva il film) voleva gli approfondimenti stile Ridley Scott. E pensate un po', hanno fatto pure un sequel tre anni dopo: Aliens Vs Predators (notare la sottigliezza dei plurali). Bisogna ammetterlo, si sono impegnati molto per affondare entrambi i franchise.
2012: Arriviamo infine a Prometheus. Voci su un possibile prequel di Alien, diretto dal regista del medesimo, Ridley Scott, si erano rincorse nei mesi precedenti e hanno infine trovato conferma. La storia si colloca circa 30 anni prima del film originario e da un punto di vista narrativo invalida totalmente i due scontri fracassoni con i Predators (ma nessuno ha protestato, e vorrei vedere). Sembra che all'inizio il film dovesse essere un prequel più evidente, ma in fase finale si siano apportate delle modifiche sostanziali. In effetti, a parte la scena finale, i richiami di questo film ad Alien sono l'ambientazione e qualche piccola citazione qua e là (bello rivedere le camere di stasi e la tuta di Ripley). La tematica del corpo come nemico ritorna, ma lascia poi spazio ad una analisi (volutamente?) fallace sul rapporto tra umano e divinità. Alcune pecche nella sceneggiatura, ahinoi, sono evidenti già ad una prima visione. Si poteva fare di meglio. In ogni caso è già previsto un sequel, per il 2014. Per quell'anno forse la creatura ideata da H.R. Giger tornerà a frequentare i nostri incubi.

giovedì 11 ottobre 2012

La parabola discendente di Wally West



Wally West pensava di avercela fatta, era certo di essersi distinto dalla massa di quegli eroi che "... sono venuti dopo", si era illuso di aver trovato un proprio posto e una propria identità. Caro Wally missing in action, riepiloghiamo un po' la tua storia.
Il nostro amico Wally compare per la prima volta su Flash 110, in piena Silver Age, grazie a John Broome e Carmine Infantino. Costui è il nipote di Iris West, la fidanzata-nontisposeròmai-seisempreinritardo-tiamoetisposo di Barry Allen, nonchè fondatore del primo fan club di Flash (caro altro Flash di un'altra casa editrice, ti hanno preceduto). Siccome i fulmini adorano le famiglie Allen/West, lo stesso incidente che aveva donato a Barry Allen i poteri di velocista si verifica nei confronti di Wally. Sgomento, miracolo, Wally in realtà io sono Flash e quindi tu sei Kid Flash, frizzi e lazzi e così inizia l'avventura.
In un primo momento il costume di Kid Flash è un'esatta replica, anche se "in miniatura", di quello di Flash. Qualche tempo dopo, però, a causa di un altro incidente (Wally, datti una regolata!) il costume viene modificato dandogli una tinta di giallo, per un look che ancora oggi viene adottato. Quando non è in coppia con Barry, Wally ha le sue back-up avventure a solo nelle quali affronta, tra gli altri, i pericolosissimi hippies drogati buoni a nulla rapitori di bambini (la DC e Mort Weisinger li amavano molto).
Un primo balzo di qualità tuttavia Wally lo ha quando entra a far parte della prima formazione dei Giovani Titani dove, come accade anche per gli altri protagonisti, si cerca di affrancarlo (in puro stile seventies) dall'ombra del suo mentore. A seguito di una strana malattia, però, che gli impedisce di correre a grandi velocità pena la morte, il nostro caro amico si ritira dalle scene.
La vera svolta avviene nel 1986 con Crisi Sulle Terre Infinite: come ben noto, Barry Allen muore (o giù di lì) per distruggere un dispositivo di antimateria dell'Anti-Monitor (adoro queste assonanze) e, in seguito a un incidente (n'ata vota), Wally guarisce dalla sua malattia e decide al termine della crisi di seguire le orme di suo zio. Wally diventa così, a meno di mie sviste clamorose, l'emblema del concetto di legacy tanto caro un tempo al DC Universe: il sidekick adolescente che completa il suo processo di maturazione e prende il posto, e il ruolo, che fu del suo predecessore adulto. Anche se in effetti lo stesso discorso può applicarsi a Dick Grayson, pur avendo lui adottato in precedenza un nome di battaglia diverso.
A suggellare tutto ciò, nel 1987 Wally diventa protagonista di una nuova serie chiamata Flash. Ora, per quanto oggi possa apparirci strano, nessun componente dello staff editoriale DC pensava minimamente all'epoca di riportare sulle scene Barry Allen. Quindi tutti i vari sceneggiatori che si succedettero negli anni sulla testata, nomi di spicco come Mike Baron, Mark Waid, Grant Morrison, Mark Millar e Geoff Johns, si impegnarono a caratterizzare Wally non come colui che aveva sostituito Barry, ma semplicemente come Flash, e gli costruirono attorno un solido background. Non solo comprimari d'eccezione come Linda Park, che sarebbe divenuta sua moglie e gli avrebbe dato due figli, ma anche concetti stessi che sarebbero poi divenuti elementi cardine del cosiddetto DC Universe Post-Crisi. E sì, sto parlando della Speed Force, la fonte di potere a cui attingono tutti i velocisti piedi alati. Insomma, aldilà del fatto che nel mucchio sarà pure uscita fuori qualche storia ciofeca, ci fu un chiaro percorso di modernizzazione e non fossilizzazione. E questo nonostante che i fan di Barry Allen fossero sempre lì a dire:"Ehilà!", o che nel 1991 venisse mandato in onda un telefilm su Flash, all'inizio coronato anche da discreto successo, in cui il protagonista era sempre lui, Barry. La vecchia guardia difficilmente molla l'osso.
Arriviamo così al 1994 (ma lo abbandoniamo subito, tranquilli), anno in cui esce la miniserie Zero Hour. Nel corso di questa saga, Wally ha il suo primo faccia a faccia con un discendente di un lontano futuro del suo predecessore, di nome Bart Allen, nome in codice Impulso. Wally non lo sa, ma il primo chiodo sulla sua bara narrativa viene piantato quel giorno. Qualche anno dopo infatti Impulso diventa il nuovo Kid Flash, tenetelo a mente perchè non sarà un dettaglio secondario.
Nel 2006, col nr. 230, la serie di Wally chiude temporaneamente i battenti poichè il personaggio si sacrifica insieme a tutta la sua famiglia durante Crisi Infinita. Lo sostituisce Bart, il quale muore a sua volta dopo un pestaggio a sangue (dietro questa macabra scelta sembra ci sia un dictat di Dan DiDio, o forse più banalmente Bart come Flash non funziona). Wally ritorna allora dal limbo insieme alla sua serie, che però col nr. 247 chiude ancora. Perchè? Perchè i chiodi continuano ad aumentare.
Arriva il 2009 e, al termine di Crisi Finale, i fan di Barry che esclamano Ehilà vengono accontentati e lui ritorna dalla sua vacanza nella Speed Force. Wally comincia a pagare la forza narrativa di un personaggio che ha segnato una intera epoca, la Silver Age. Non solo, ritorna anche Kid Flash. Ora qui inizia il dilemma: il Flash adulto e maturo (Barry) lo abbiamo, il Flash giovane ed impulsivo (Bart) lo abbiamo, il Flash saggio e vecchio (Jay) lo abbiamo... che ruolo diamo allora a Wally? Quello della comparsa sfuggente. Quando Johns fece rinascere Hal Jordan, ebbe il merito di non volersi liberare (e sarebbe stato facile) delle altre Lanterne Verdi. C'è da dire che le differenze caratteriali che contraddistinguono Hal, John Stewart, Guy Gardner e Kyle Rainer permettono una più facile interazione. Ma Wally? Wally è diventato un Barry Allen a tutti gli effetti, non lo si può certo far ringiovanire e comunque c'è già Bart che occupa quella posizione. Johns fa quel che può, ma nella penultima serie di Flash Wally compare un paio di volte e sempre in abiti civili: non a caso, lo sceneggiatore decide di concentrarsi sul rapporto Barry/Bart.
Infine il chiodo finale. 2011: Flashpoint. Barry Allen modifica del tutto la realtà del DC Universe. Parte una nuova serie di Flash, dove lui è il protagonista assoluto, mentre nella nuova testata dei Giovani Titani abbiamo Bart. E Wally West? Wally non c'è, letteralmente e figurativamente non c'è, non viene nemmeno mai nominato per sbaglio. Già i maligni vociferano che, in questa nuova realtà dove gli eroi sono sulla scena da circa 5 anni, il periodo di Wally come Flash non sia mai avvenuto. Forse ora questo personaggio ha bisogno anche lui di fan che esclamino:"Ehilà!" (a dire il vero già ci sono). In caso di suo ritorno, di cosa avrebbe bisogno? Di un bravo sceneggiatore (si chiami Brian Buccellato o Pinco Pallino) che gli sappia dare una nuova identità. Perchè è veramente strano, anche se non più così sorprendente nell'attuale panorama dei comics, veder scomparire nel nulla un personaggio che è stato sotto le luci della ribalta per oltre vent'anni.

domenica 7 ottobre 2012

Taskmaster (II)


CAPITOLO 3: UNA TOMBA D'ACQUA (A WATERY GRAVE)
Udon Studios (storia/matite/chine/colori)-Brian Smith (supervisione)

Rinchiuso in un sacco per cadaveri, Taskmaster precipita sul fondo di un fiume: così ha termine il suo mondo.
Due notti prima: Hong viene pestato a sangue da alcuni sgherri di Zio Lo, che osserva il tutto e lo critica per la sua avventatezza: più di trenta dei loro uomini morti, una dozzina delle loro imprese ridotte in cenere, doveva essere pazzo a voler attaccare Sunset Bain, era chiaro che lei si sarebbe vendicata. Hong giura di non essere stato lui a dare quell’ordine. Lo non gli crede e si prepara ad ucciderlo, ma in quel momento riceve una telefonata e la persona all’altro capo del filo gli dice di fermarsi: Hong dice il vero e ci sono le prove.
Alcuni minuti dopo, dunque, Zio Lo e la persona che aveva protestato alla precedente riunione della Triade visionano un filmato di una telecamera di sorveglianza in cui si vede Taskmaster assumere l’identità di Hong. I due non conoscono ancora l’identità del mercenario, ma i loro uomini sono già al lavoro. Inoltre Lo chiede di organizzare un incontro con Sunset Bain: devono discutere di faccende importanti.
Appartamento di Taskmaster, sera: Le mani di Taskmaster non sono solo abili a replicare i movimenti dei supereroi, possono anche fargli acquisire una incredibile capacità a sciare, a giocare a golf o come in questa occasione a cucinare per poter impressionare una ragazza. Sandi, nello specifico. La quale non può far altro che rimanere ammirata di fronte alla portata che Taskmaster posa sul tavolo: se questo piatto è buono anche solo la metà di come appare, sarà una gioia paradisiaca assaggiarlo. Il mercenario però vuole apportare un ultimo tocco, così prende un ravanello e sminuzzandolo con finezza lo trasforma in una rosa bianca. Sandi ironicamente dice di volersene andare: è troppo bello per essere vero.
Baintronics, la notte prima: A colloquio con Zio Lo e la Triade, Sunset Bain trova molto sconfortante l’aver scoperto di essere stata totalmente ingannata da Taskmaster, ma forse è meglio così: ora con un nemico comune le loro due organizzazioni possono concentrare i loro sforzi su un unico obiettivo, anche perché hanno già speso troppe risorse e forze nel combattere uno contro l’altro. Zio Lo concorda: una tregua è dovuta, alleandosi saranno inarrestabili. Dunque l’uomo, come gesto di buona volontà, propone che siano i suoi uomini a catturare questo Taskmaster: la sua organizzazione ha un conto in sospeso col mercenario, una faccenda che va gestita personalmente. Sunset Bain accetta l’offerta e dice che fornirà loro tutte le informazioni di cui hanno bisogno. Zio Lo ribatte che questo non è necessario: i suoi uomini hanno già rintracciato Taskmaster ed entro domani notte la sua testa verrà servita su un piatto d’argento. L’imprenditrice lo esorta a non essere troppo sicuro di sé: quel mercenario è un uomo pericoloso, contro di lui vanno mandati le persone migliori. Poi lei e Zio Lo si stringono la mano, nella speranza che questo segni l’inizio di una lunga e proficua collaborazione.
Sera: Taskmaster e Sandi si concedono un brindisi, poi cominciano a ballare. La ragazza afferma di non aver mai incontrato un uomo vero come lui: la maggior parte degli altri uomini tenta sempre di impressionarla favorevolmente, ma lui è diverso. Anche se si conoscono da poco, si sente totalmente a suo agio con lui. Non c’è finzione o recitazione tra loro due, solo realtà. Improvvisamente Taskmaster intravede un puntino rosso all’altezza della spalla destra di Sandi e la trascina sul pavimento, giusto in tempo per evitarle di essere colpita da una sventagliata di proiettili. Poi la invita a tenere la testa bassa mentre si dirigono verso una porta sul retro, ma Sandi è terrorizzata e rimane immobile. Allora Taskmaster la prende tra le sue braccia e corre verso la stanza accanto, la cucina, proprio mentre Hong ed i suoi uomini irrompono nell’appartamento. Lì il mercenario apre un armadietto, dentro cui vi sono alcune pistole, poi di fronte allo sguardo esterrefatto di Sandi assume il suo consueto aspetto mascherato. Taskmaster le promette che le spiegherà tutto dopo aver risolto questa faccenda, ora però è meglio se si nasconde nel dispensario: la ragazza segue il suo consiglio.
Poco dopo Taskmaster esce a mani alzate dalla cucina e subito due uomini di Hong gli sparano. Ma quella davanti a loro è solo una proiezione olografica del mercenario, il quale piazzato sul soffitto spara ed uccide uno dei sicari, poi con un calcio dietro la testa ben piazzato mette fuori gioco il secondo che utilizza come scudo umano per proteggersi dai proiettili degli altri assassini. Hong leva di mezzo il cadavere ed ordina ai suoi uomini di sparare, ma Taskmaster sfruttando l’agilità dell’Uomo Ragno evita di essere colpito, poi con le tattiche del Punitore uccide altri due sicari. Nel frattempo però Hong si reca in cucina e prende in ostaggio Sandi, poi torna dal mercenario puntando una pistola contro la ragazza. Taskmaster afferma di conoscerla a malapena. Hong allora ribatte che non soffrirà troppo a perderla, prima di spararle a bruciapelo. Sandi crolla a terra, afferrata dal mercenario al quale lancia un ultimo enigmatico sguardo prima che i suoi occhi si chiudano. Taskmaster sta per sparare contro Hong, ma uno degli uomini del criminale lo colpisce dietro la nuca col calcio del suo fucile e lo mette ko.
Quando riprende i sensi, Taskmaster si ritrova strettamente legato ad una sedia e con di fronte a sé Hong, Sunset Bain ed i loro uomini di fiducia. Il mercenario chiede ironicamente all’imprenditrice se ora gli pagherà il milione che ancora gli spetta, ricevendo in cambio un pugno da parte di Mr. Isley. Poi Sunset Bain schiocca le dita ed i suoi sgherri puntano le loro pistole contro Hong e gli uomini della Triade. Il criminale le dice che sta commettendo un azzardo: se ucciderà loro, ne conseguirà di certo una tremenda rappresaglia. La donna non è d’accordo, anche perché ha davanti a sé gli ultimi elementi di spicco della Triade: Zio Lo infatti è già morto, insieme a tutti gli altri capi dell’organizzazione. Si sono dimostrati sorprendentemente vulnerabili mentre Hong ed i suoi erano impegnati in altre faccende. E poi lei non poteva lasciare impuniti i numerosi attacchi al suo impero criminale. In un impeto di rabbia, Hong tenta di estrarre la pistola, ma viene immediatamente ucciso e così i suoi uomini.
Taskmaster afferma che ora sarà lui la sua prossima vittima indifesa, ma Sunset Bain ribatte che ucciderlo subito sarebbe un gesto di cortesia. Verrà torturato fino alla morte e quando sarà stato prosciugato di ogni stilla di energia e di ogni desiderio di vivere verrà infilato in un sacco per cadaveri e fatto annegare. Isley benda il mercenario, su cui cala l’oscurità.
Dieci ore dopo: Un camioncino si ferma su un molo. Ne escono gli uomini di Sunset Bain, che portano con sé il sacco da cadavere con dentro Taskmaster: forse ci sono andati giù troppo pesante, non si sente più pulsazione. Prima di gettarlo in acqua, però, uno degli sgherri della donna apre il sacco e prende come souvenir la maschera del mercenario. Infine Taskmaster viene buttato in acqua. Il sacco precipita arrivando a toccare il fondo e lì rimane immobile, fino a quando da esso escono delle bolle d’aria come se qualcuno ancora lottasse per la propria vita.


CAPITOLO 4: CON UN OCCHIO APERTO (ONE EYE OPEN)
Udon Studios (storia/matite/chine/colori)-Brian Smith (supervisione)

Taskmaster ricorda. Una memoria fotografica è uno dei bonus che si ottiene con dei riflessi fotografici. Per la maggior parte delle persone il passato è nebbioso: una fitta coltre di esperienze subconscie che devono essere passate al setaccio per ricordare qualcosa di utile. Più indietro nel tempo uno va, più la coltre diventa spessa. Fino a che tutte le memorie non particolarmente traumatiche o gioiose si dissolvono in piccoli pezzi. Tuttavia rimangono, oscure e distanti, sotto forma di un cielo nuvoloso di stelle irraggiungibili. Ma per Taskmaster è diverso: per lui ogni anno, giorno, ora e minuto della sua vita è istantaneamente accessibile, continuamente presente. Non c’è nebbia, non c’è foschia: lui ricorda ogni stella del cielo. E vista la sua attuale, complicata situazione, una memoria gli riviene subito in mente.
Aveva otto anni all’epoca e stava ancora esplorando i confini del suo talento, assorbendo come una spugna nuove abilità. Si trovava in piscina e vide un nuotatore fare un salto magnifico da un trampolino. Ammirato, il futuro mercenario decise di imitarlo capendo così che la conoscenza è una cosa pericolosa. Capì che anche se lui riusciva a replicare il ruotare del lazo di un cowboy, questo non lo rendeva di per sé un cowboy. E mentre imitava alla perfezione il tuffo visto poco prima, questo non cancellava il fatto che ancora non sapeva nuotare. Taskmaster ricorda quel momento con tremenda chiarezza, ricorda ogni millisecondo in cui i suoi polmoni chiedevano aria ma si riempivano invece di bruciante cloro, come se quegli istanti continuassero a ripetersi per l’eternità. Questo gli causò la paura di annegare e la paura nel suo lavoro è uno svantaggio.
Lottando con tutte le sue forze, il mercenario fuoriesce dalla sacca per cadaveri e nuota verso l’alto in cerca d’aria. Placa la sua paura utilizzando un’arcana tecnica di meditazione appresa in Tibet, in una esoterica scuola buddista: ha imparato così a rallentare la respirazione ed il battito cardiaco, permettendogli di sopravvivere per molti minuti senza ossigeno. Una conseguenza di ciò inoltre è che può ridurre i suoi segni vitali fino al punto da essere dato per morto. Un errore fatale. Taskmaster riesce a riemergere dall’acqua ancora vivo. Sul ponte, gli uomini di Sunset Bain stanno giocando con la sua maschera prendendolo in giro. Il mercenario afferra colui che gliel’aveva sottratta e lo fa cadere dal ponte, poi reindossa la sua maschera affermando che non hanno fatto un buon lavoro nell’ucciderlo, ora mostrerà loro come si fa. Con un calcio mette temporaneamente fuori gioco uno degli sgherri dell’imprenditrice, poi assesta ad un altro un manrovescio ben piazzato al naso tanto da mandare le sue ossa nasali e la cartilagine direttamente nel cervello e causargli una morte istantanea. Un altro sgherro prova a fuggire, ma con un perfetto balzo Taskmaster atterra su di lui sfondandogli il cranio. Infine il mercenario afferra l’ultimo uomo ancora vivo e sbatte la sua testa ripetutamente contro un portellone del camioncino fino ad ucciderlo. Terminata la sua opera, Taskmaster si ricorda di Sandi e riparte sgommando a gran velocità.
Adottando la guisa di un medico, il mercenario si introduce nella camera di ospedale dove la donna è stata ricoverata e sta dormendo. Controllando la cartella clinica, nota che i suoi segni vitali sono stabili: ce la farà. Poi estrae un coltello: le faccende in sospeso sono un rischio troppo grande per un lavoro come il suo, cercherà di rendere la cosa rapida ed il meno dolorosa possibile. Poco dopo giunge sul posto il detective Womack, il quale ha urgente bisogno di interrogare Sandi essendo l’unica sopravvissuta di un omicidio multiplo che ha visto coinvolti esponenti della mafia cinese. Nonostante le proteste di una dottoressa, entra nella stanza e nota un biglietto sul letto della donna, sopra c’è scritto:”Mi dispiace, Task”. Ed accanto c’è un radicchio intagliato a forma di rosa bianca. La dottoressa controlla le condizioni di Sandi: i suoi segni vitali sono stabili.
La mattina dopo, appartamento di Taskmaster: Capitanata dal detective Womack, la scientifica esamina la scena del crimine. Un altro detective, Hopkins, raccoglie l’attrezzatura del mercenario per portarla via: i ragazzi del laboratorio si divertiranno ad esaminarla. Poco dopo Hopkins ritorna come se non fosse mai stato lì. Womack gli chiede delle prove portate via, ma lui cade dalle nuvole. Contemporaneamente a bordo di un’elegante auto Taskmaster si allontana dalla zona abbandonando la guisa del detective.
Ciò che deve fare non è facile, ma ultimamente si è abituato a fare le cose nella maniera più ricercata e questo riguarda anche la sua vendetta. Uccidere Sunset Bain da lontano, magari con un fucile di precisione, per lui non è sufficiente: vuole guardarla negli occhi mentre urla e capisce di essersi messa contro la persona sbagliata. Il piano principale del suo complesso ha almeno due dozzine di guardie armate e c’è n’è un’altra mezza dozzina su ogni piano. Per avere una possibilità di arrivare a lei Taskmaster ha bisogno di un diversivo, ma anche così sarà in netta inferiorità numerica. Impossibile anche per uno come lui. E non ci sono capacità da mimare che possano aiutarlo a raggiungere questo obiettivo: dovrà tentare un approccio differente.
Ufficio di New York di Sunset Bain, dodicesimo piano: La donna discute col fido Isley: con la Triade annientata e Taskmaster ucciso finalmente ha un momento di pace, le sembra una cosa così strana. In quel momento l’uomo riceve una telefonata da parte di Gomez, uno degli uomini che doveva liberarsi del cadavere del mercenario: è al primo piano e vuole parlare con lui. Un po’ seccato, Isley si scusa con Sunset Bain dicendole che tornerà subito.
Giunto al primo piano, l’uomo scopre che non c’è nessuno ad attenderlo e nessuna delle guardie riferisce di qualcuno che lo ha cercato. Improvvisamente un camioncino si dirige a tutta velocità verso la vetrata d’entrata e la sfonda, investendo un paio di uomini prima di fermarsi nella grande fontana che si trova al centro della stanza. Subito gli uomini cominciano a sparare contro il mezzo. Quando la sparatoria ha termine, Isley si avvicina e nota al posto di guida Taskmaster, ma scopre ben presto che quella è una proiezione olografica e che sul sedile c’è una bomba a tempo che sta per esplodere. Isley fa appena in tempo a dire ai suoi uomini di scappare prima che avvenga la deflagrazione.
Contemporaneamente il vero Taskmaster fa il suo ingresso nell’edificio e con la sua mira perfetta inizia ad uccidere gli uomini di Sunset Bain, nascondendosi poi dietro una colonna. Gli uomini della sicurezza si avvicinano, ma il mercenario li coglie di sorpresa gettando contro di loro una granata accecante, poi fuoriesce dal suo nascondiglio ed estraendo una katana ed utilizzando le tecniche di Silver Samurai uccide altri sgherri dell’imprenditrice. La sua velocità è tale che in pochi riescono a reagire. Dopo aver conficcato la katana nella gola di una guardia, Taskmaster estrae altre pistole e ricomincia a sparare: stavolta però la fortuna non lo assiste ed un proiettile lo ferisce al fianco sinistro. Il mercenario allora attiva il suo generatore energetico e con quello si libera di altre tre guardie.
Dodicesimo piano: Gli uomini di Sunset Bain sono tutti piazzati davanti all’unico ascensore che porta a questo piano, ma quando le porte si aprono ne esce un loro compagno ferito, il quale dice loro che Taskmaster sta utilizzando le scale. Le guardie si precipitano subito al luogo indicato, mentre un’altra si accerta delle condizioni di salute dell’uomo ferito: immediatamente costui gli spara un colpo a bruciapelo al petto, poi Taskmaster riadotta la sua vera guisa e spara contro le altre guardie. Seppur ancora ferito, il mercenario va avanti.
Poco dopo Isley entra nell’ufficio di Sunset Bain, la quale gli chiede cosa gli abbia detto Gomez. L’uomo ribatte che ha scambiato con lui solo poche parole. Così Taskmaster adotta nuovamente il suo consueto aspetto ed inizia a declamare i versi del Sonetto 7 del Paradiso Perduto di Milton:”All is, if I have grace to use it so, as ever in my great Taskmaster’s eye”. Pur essendo voltata, la donna capisce chi è alle sue spalle, tanto che è lei a pronunciare le ultime parole, e quando si volta vede il mercenario che le sta puntando contro una pistola: è felice di vedere che si ricorda di quella strofa di Milton, sarebbe stato inappropriato se se ne fosse scordata. Ma grazie al suo ascensore privato, il vero Isley è riuscito ad arrivare contemporaneamente al mercenario e si lancia contro di lui: Taskmaster gli spara contro e lo centra in pieno petto. Senza scomporsi, l’uomo afferra il proiettile a mezz’aria e lo getta alle sue spalle, senza rimanere ferito. C’è un motivo per cui Isley è diventato la guardia del corpo personale di Sunset Bain: ha certe capacità uniche che lo rendono eccezionalmente adatto per questo tipo di lavoro. Taskmaster non se ne preoccupa troppo: non ha certo bisogno delle pistole per liberarsi dell’uomo di fiducia dell’imprenditrice.
Isley attacca il mercenario, il quale riconosce che è davvero molto veloce nei suoi movimenti, se non avesse preso delle contromisure sarebbe già a terra. Ogni pugno o calcio di Isley dunque va a vuoto, fino a quando Taskmaster lo centra con un perfetto pugno al volto. Indietreggiando, l’uomo afferma che è impossibile che sia accaduto, nessuno può essere così rapido. Il fatto è che il mercenario, rivedendo il suo materiale di riferimento per i combattimenti a doppia velocità, ha scoperto di poter mimare quelle stesse azioni anche lui a doppia velocità. Così colpisce nuovamente Isley, pur correndo grandi rischi: quello che sta sfruttando non è un ritmo a cui il corpo umano è abituato, se si sforza troppo rischia di svenire o compromettere la sua struttura ossea e muscolare, senza contare che è già stato ferito. Perciò intensifica i suoi attacchi, fino a quando con un ultimo pugno al volto Isley va ko.
Distratto da ciò, Taskmaster quasi non nota Sunset Bain che afferra una pistola e gli spara contro. La donna si avvicina al mercenario, riverso a terra, e gli chiede perché lo abbia fatto: ha un’idea di quanto sia difficile sostituire uno come Isley? All’improvviso il mercenario si rialza e le spara poco sotto la spalla destra, mostrandole poi il proiettile con cui credeva di averla colpita, afferrato invece a mezz’aria mimando la tattica della sua guardia del corpo. Taskmaster si prepara a sparare nuovamente contro Sunset Bain, ma in quel momento un elicottero con due uomini armati compare alle sue spalle: il mercenario evita i proiettili e decide per una ritirata strategica, ma prima lancia un ultimo avvertimento alla donna. Da ora in avanti dovrà dormire sempre con un occhio aperto.
Epilogo, una settimana dopo: Col braccio fasciato, Sunset Bain esce dall’ospedale in cui è stata ricoverata riassaporando finalmente aria fresca. Circondata da svariate guardie del corpo, sale su una limousine. Una di loro le dice che la terrà sempre d’occhio, inoltre altri uomini saranno presenti davanti e dietro l’automobile. Non deve preoccuparsi, con loro è al sicuro. Sul tetto dell’ospedale, senza che nessuno lo abbia notato, c’è Taskmaster, il quale con un binocolo osserva la donna allontanarsi.

FINE

venerdì 5 ottobre 2012

Taskmaster (I)

Mini di 4 numeri pubblicati da aprile a luglio 2002

CAPITOLO 1: IL GIUSTO PREZZO (THE RIGHT PRICE)
Udon Studios (storia/matite/chine/colori)-Brian Smith (supervisione)

Las Vegas: Una città che avrà sempre un posto speciale nel cuore di Taskmaster, anche se non è più ciò che era un tempo. Prima era un luogo di classe, dove dimoravano gli affari, un luogo che i criminali di alto rango potevano definire con orgoglio casa loro: adesso invece è solo un altro frammento dell’America corporativa, per tutta la famiglia, con il 50% in meno di calorie. Anche se non tutto della vecchia Las Vegas è scomparso, se si sa dove cercare si può trovare ancora dell’azione.
Un uomo dai capelli biondi, con una bella donna al suo fianco, esce da un casinò e si dirige in un vicolo deserto, dove c’è solo un uomo con alle sue spalle un ascensore. L’ascensore porta i due in un sotterraneo, dove si trova un casinò illegale: qui si accettano solo puntate alte. Questa è la Las Vegas che Taskmaster ancora ama, nei sotterranei e sotto copertura è il tipo di lavoro che preferisce. Lui si occupa di un ramo dell’economia decisamente unico: la realizzazione di una missione. Grazie ad una abilità che lui definisce “riflessi fotografici”, può ricordare e riprodurre ogni azione da lui osservata. Ha appreso ciò che sa da molte fonti, sia eroi che criminali: Capitan America, il Punitore, Iron Man, Elektra… e con le loro capacità non c’è nulla che lui non possa fare. E questo è sicuramente un vantaggio interessante. Col giusto prezzo lui può compiere assassini, furti, spionaggio industriale, persino emettere assegni falsi: piccola o grande che sia, non esiste missione che lui non possa portare a termine.
L’arrivo dell’uomo biondo e della sua compagna viene notato da un altro uomo coi capelli castani, che altri non è che il mercenario. Taskmaster è stato contattato dal padrone del locale, un suo caro amico: l’uomo dai capelli biondi ultimamente sta vincendo un po’ troppo ed è compito del mercenario capire come ci riesce ed inchiodarlo sul fatto. Taskmaster mette i suoi riflessi fotografici all’opera ed osserva l’uomo biondo giocare a carte: ogni piccolo movimento che lui effettua, il mercenario lo vede, anche la più insignificante sfumatura comportamentale, il mercenario la ricorda. E dopo tre mani vincenti capisce. Così afferra l’uomo biondo per un braccio e chiama a sé la sicurezza, chiedendo che sia portato nell’ufficio del direttore. Di fronte alle proteste dell’uomo, Taskmaster mette in scena il suo trucco, che consisteva in una carta nascosta nella manica della giacca da tirare fuori al momento più opportuno e fare blackjack. Il baro, mentre viene portato via dalla sicurezza, rimane incredulo: gli ci sono voluti anni per perfezionare quella mossa. Taskmaster ribatte che lui è un tipo che apprende alla svelta.
Ufficio del direttore, poco dopo: Il direttore ringrazia il mercenario per il servizio resogli, facendogli vedere il filmato dove il baro viene pestato. Poi gli chiede se non desideri qualche souvenir dell’impresa, tipo un dito del baro. Taskmaster rifiuta l’offerta: gli unici souvenir che raccoglie sono gli assegni con molti zeri. Il direttore ride ed invita il mercenario a prendersi un drink e togliersi quella guisa da modello di GQ: così non sembra più quello di prima e parla anche in maniera differente. Taskmaster ritorna dunque al suo consueto aspetto ed afferma che quella sua nuova forma è strettamente per affari: ha scoperto che può avere più clienti se non si comporta o parla come un ladruncolo del Bronx, anche se alla fine è questo ciò che è. Il direttore consegna al mercenario una busta con dentro la sua paga e gli chiede se diriga ancora quelle scuole per aspiranti supercriminali. Taskmaster annuisce, ma precisa che ultimamente è più impegnato in missioni solitarie: sono più redditizie ed interessanti che insegnare a degli studenti idioti per mesi ciò che lui ha appreso in pochi secondi. Poi lui ed il direttore brindano al successo ed alla prosperità.
Poco dopo: Taskmaster beve qualche bicchiere di troppo ed esce dall’ufficio un po’ intontito. Ad un tratto passa davanti ad un tavolo dove una ragazza sta giocando senza troppo successo a dadi. Il mercenario le si avvicina e le dice che la sua fortuna sta per cambiare e che gli dei del casinò vogliono che lui le dia un segno. Quindi le propone una scommessa: se con i dadi farà per tre volte 7, questo venerdì usciranno a cena insieme; se perde, invece, le pagherà il doppio della sua puntata. Certa di vincere, la ragazza accetta. Taskmaster lancia i dati tre volte e per tre volte realizza un punteggio di sette. La ragazza rimane incredula. Il mercenario le consegna un suo biglietto da visita e le ricorda l’appuntamento di venerdì sera prima di andarsene. La ragazza, Sandi, osserva il biglietto da visita sopra il quale è stampato il nome di T. MASTER: quel tipo già le piace.
Più tardi: Taskmaster torna nella sua elegante casa ed ascolta i messaggi della segreteria telefonica mentre legge le e-mail che gli sono arrivate. Una di queste, proveniente da Sunset Bain, attira la sua attenzione.
Il giorno dopo, sede newyorchese della Baintronics: Taskmaster si presenta al cospetto dell’imprenditrice, intenta alla lettura di un’opera del poeta Milton. La donna gli riferisce che la Stark Enterprises sta portando avanti in uno dei suoi laboratori un progetto di ricerca che lei vuole sia immediatamente bloccato e chiede al mercenario se voglia occuparsi della faccenda. Taskmaster non si tira indietro, ma le ricorda che la Stark Enterprises è un obiettivo di alto profilo per via delle sue imponenti misure di sicurezza, dunque il prezzo non sarà economico: un milione di dollari subito ed un altro milione al completamento della missione. In più, visto che rischia di mettersi contro un nemico potente, vuole anche conoscere le motivazioni della donna. Sunset Bain afferma che non è un segreto che lei e Tony Stark abbiano qualche conto in sospeso: alcune fonti ben informate le hanno riferito che l’imprenditore sta sviluppando la tecnologia per un nuovo semiconduttore, molto avanzata rispetto agli standard attuali. Un’invenzione che farebbe la fortuna di Stark, ma metterebbe lei sul lastrico.
E questo non è l’unico problema di Sunset Bain: tempo fa aveva assoldato alcuni componenti della Triade Cinese per alcune delicate questioni di sicurezza. Ma la Triade non si è accontentata: grazie al vuoto di potere causato dalla scomparsa di Wilson Fisk, ha trasferito parte delle sue azioni negli Stati Uniti ed in segno di arroganza e mancanza di rispetto nei suoi confronti le aziende “legali” della banda criminale hanno la loro sede proprio di fronte al suo ufficio. La Triade ha un piano per acquisire la nuova tecnologia di Stark, ma se il progetto venisse sabotato il loro obiettivo fallirebbe miseramente. Taskmaster si dichiara soddisfatto della risposta. Sunset Bain gli stringe la mano e gli conferma che il primo milione di dollari in contanti gli verrà immediatamente consegnato, insieme ai dati necessari per completare la missione.
Notte, laboratori della Stark Enterprises: Grazie a del gas soporifero, Taskmaster supera le difese esterne dell’edificio: il prossimo giro avverrà tra quindici minuti, ma lui si sarà già da tempo dileguato per quell’ora. Il mercenario cerca di mantenere il livello di uccisioni al minimo, questi lavoratori sottopagati subiscono già abbastanza. All’interno del complesso, si libera della sicurezza grazie alle mosse apprese in anni di visione di film di 007 e Mission Impossible. Taskmaster passa davanti alle telecamere di sorveglianza, ma grazie al loop da lui inserito nel sistema di sicurezza è come se non ci fosse nessuno. Il mercenario si inoltra così nel cuore del complesso, dove il sistema di sicurezza diviene più intenso. C’è un pavimento in grado di rilevare la minima pressione o il minimo rumore, ma grazie ad un passo silenzioso e privo di peso appreso da un ninja in Giappone Taskmaster lo oltrepassa senza problemi; c’è un sistema laser di rilevamento, ma grazie al repertorio acrobatico combinato di Devil e dell’Uomo Ragno anche questo ostacolo viene superato. Infine c’è un sistema di riconoscimento vocale: Taskmaster può imitare alla perfezione le voci di chiunque in maniera naturale e dunque utilizza la voce di Tony Stark penetrando nel laboratorio segreto.
Cinque minuti dopo: Taskmaster raccoglie tutti i dischi e nastri del back-up e li getta in un cestino, sciogliendoli poi con dell’acido corrosivo. Cancella dunque tutti i dati archiviati nei computer grazie ad un piccolo campo magnetico. Il suo compito è finito, ora deve solo uscire ed incassare l’altro milione di dollari. Ma qualcuno non è d’accordo: Iron Man, che compare in quel momento alle sue spalle. L’eroe è rimasto sorpreso quando è stato attivato il sistema di riconoscimento vocale, dal momento che in quel momento era al fianco di Tony Stark. Iron Man ordina a Taskmaster di arrendersi, ma lui non ne vuole sapere: c’è una bella somma di denaro che lo attende là fuori e non vuole tardare. L’eroe sta per attivare i suoi raggi repulsori, ma il mercenario compie uno straordinario salto in alto ed afferma che questo bluff con lui non funziona: i principali condotti refrigeranti del reattore a fusione del laboratorio scorrono attraverso queste pareti e di certo Iron Man non vuole causare una esplosione termonucleare. L’eroe rimane basito: come fa il mercenario a conoscere la pianta dell’edificio, che è classificata? Lui risponde che ha corrotto un paio degli ingegneri al servizio di Stark. Iron Man ribatte che, con o senza raggi repulsori, il criminale verrà sconfitto, ma Taskmaster non si lascia impressionare da questo sfoggio di forza bruta ed evitando un colpo dell’eroe utilizza una mossa di judo appresa da un grande maestro, una tecnica con cui la forza del più potente avversario può essere rivoltata contro di lui. E così Iron Man viene scaraventato contro una parete.
L’eroe si fa prendere dalla rabbia ed attacca alla cieca Taskmaster, che evita ogni assalto utilizzando le tecniche acrobatiche di Devil e dell’Uomo Ragno: sa benissimo di non poter competere con Iron Man, dunque deve continuare con queste manovre evasive sperando di portare la situazione a suo vantaggio. Allontanandosi dall’eroe, il mercenario attiva un dispositivo prelevato alcune settimane prima dallo SHIELD: un generatore capace di creare forme solide composte di pura energia. Taskmaster lo sfrutta per creare una replica dello scudo di Capitan America, che centra in pieno petto l’eroe corazzato, il quale crolla a terra. Taskmaster cerca di approfittare della situazione per fuggire, ma Iron Man non si è ancora arreso. Allora il mercenario con la sua pistola ferisce una guardia della sicurezza, dicendo di aver fatto collassare il suo polmone destro e la sua milza: l’eroe può salvarlo se porta subito l’uomo al più vicino ospedale, a meno che non voglia perdere tempo ad inseguire lui. Iron Man maledice Taskmaster, ma non può far altro che prestare soccorso alla guardia ferita, mentre il mercenario se la dà a gambe.
Iron Man esamina l’uomo e si accorge che non ha ossa rotte e che nessun organo vitale è stato danneggiato, solo lievi ferite a cui sopravvivrà senza problemi. Colto dall’ira per essere stato ingannato, l’eroe si fionda fuori dall’edificio, ma ormai il mercenario ha assunto la guisa di un operaio dell’edificio e si allontana dalla zona a bordo di un’automobile. Ha avuto un confronto diretto col vendicatore dorato e ne è uscito senza un graffio: adora il suo lavoro.
Delphonics Diner: Ancora in guisa, Taskmaster si incontra con un uomo di fiducia di Sunset Bain, Mr. Isley. Costui ha con sé una valigetta, dentro cui afferma esserci il resto del compenso, poi si scusa ed esce dal locale dicendo di dover fare una telefonata. Il mercenario apre la valigetta e rimane sorpreso quando trova dentro di essa una pistola. Immediatamente dopo si odono le sirene della polizia ed un manipolo di agenti irrompe nel locale, intimando a Taskmaster di abbassare l’arma ed arrendersi.
All’esterno intanto Isley ha un colloquio con l’agente Daniels, il quale lo rassicura che l’intera tavola calda è circondata: Taskmaster non ha speranze. Isley esorta Daniels ad andare fino in fondo: se non le verrà portata la testa del mercenario, Sunset Bain si rivarrà contro chi ha fallito. Subito dopo Isley chiama l’imprenditrice, dicendole che tutto sta andando secondo i piani. Per lei è un peccato doversi liberare di Taskmaster, ma si è dimostrato fin troppo curioso sulle sue motivazioni.
Dentro la tavola calda, gli agenti intimano nuovamente a Taskmaster di abbassare l’arma. Il mercenario li invita a piantarla con la recita: sa benissimo che sono qui per ucciderlo. Così abbandona il suo travestimento olografico per riassumere il suo consueto aspetto. Obiettivo: eliminare un intero squadrone di poliziotti corrotti, fuggire da un’area chiusa che è stata completamente circondata e sopravvivere. Non sarà un problema.

CAPITOLO 2: FERITE (PATCHED WOUNDS)
Udon Studios (storia/matite/chine/colori)-Brian Smith (supervisione)

Taskmaster comincia immediatamente a sparare ed uccide tre agenti, mentre un loro collega chiama dei rinforzi, poi si rifugia dietro un bancone. Così quando altri poliziotti entrano dentro la tavola calda per recuperare i corpi dei loro compagni caduti, il mercenario esce con uno scatto dal suo nascondiglio e colpisce anche questi agenti. Intanto all’esterno una squadra speciale con armamento pesante sta per irrompere nel locale: la porta sul retro viene sfondata, ma Taskmaster è lì ad attenderli e con una spada mozza le mani di due dei componenti della squadra. Gli altri iniziano a sparare, ma il mercenario si protegge attivando il suo generatore di forme solide e ricreando lo scudo di Capitan America per alcuni secondi. Recupera poi la sua pistola ed un’altra scarica di proiettili investe la squadra speciale, che replica lanciando una capsula contenente gas lacrimogeno: Taskmaster è costretto a ritirarsi e finalmente i componenti della squadra speciale possono entrare nella tavola calda. Il leader del plotone si guarda intorno e scopre che prima di andarsene Taskmaster ha aperto le condutture del gas e lasciato un congegno esplosivo che deflagrerà in pochi secondi, così ordina ai suoi uomini di uscire subito. Il mercenario esce il più velocemente possibile da una finestra, poi col suo generatore crea una replica energetica della ragnatela dell’Uomo Ragno, grazie alla quale si allontana dal luogo dell’esplosione senza danni permanenti.
Più tardi, appartamento newyorchese di Taskmaster: Il mercenario estrae dal suo corpo i proiettili che lo hanno colpito: non ricorda da quanto tempo non vedesse più il suo stesso sangue. Questa esperienza gli ha insegnato una lezione: non deve confidare troppo nelle sue capacità o essere disattento, la sua pelle non è ricoperta di kevlar o adamantio. Se fosse stato più astuto avrebbe previsto questo tradimento, sarebbe stato meglio preparato e non avrebbe dovuto ricucire le sue ferite. Certo, il buon senso gli consiglierebbe di non cercare una vendetta: andarsene in giro quando si è stati presi di mira da un potente cartello criminale non è esattamente una mossa intelligente. La logica suggerirebbe di salire subito su un aereo e recarsi in qualche sperduto di villaggio di pescatori del Sud America, ma sarebbe cattiva pubblicità se Taskmaster permettesse a Sunset Bain di passarla liscia: sarebbe un pessimo precedente. A qualsiasi costo, lui vuole il suo milione di dollari.
Il giorno dopo: Travestito da poliziotto, Taskmaster entra nell’archivio cartaceo della polizia e raccoglie i file più significativi su Sunset Bain e la Triade. Poi ritorna presso la macchina dell’agente a cui ha rubato l’identità ed apre il portabagagli: lì dentro, legato ed imbavagliato, c’è il poliziotto. Lui si dibatte, ma il mercenario lo invita a non preoccuparsi troppo: ha parcheggiato in maniera davvero illegale e molto presto un agente del traffico lo individuerà e lo salverà. E quando il poliziotto farà rapporto al suo capo, dovrà dirgli che dovranno stare tutti all’erta nei prossimi giorni: presto si vedrà molta azione. Poi Taskmaster richiude il portabagagli e si allontana.
Il mercenario intende dare inizio ad una guerra: dopo che avrà usato la Triade per riprendersi il suo milione di dollari, senza dubbio Sunset Bain vorrà rivalersi. Poi sarà la Triade a volersi rivalere su di lei e così via. Sarà molto divertente. Taskmaster inquadra il suo obiettivo: il giovane pupillo Hong. Il primo nella catena di comando, che si occupa di gran parte delle operazioni giornaliere. Usando l’attrezzatura per la registrazione integrata nella sua maschera, Taskmaster si documenta su come cammina, come parla, persino su come fuma (un’abitudine che trova disgustosa). Ora tutto quello che gli rimane è raccogliere un campione della sua voce. Sfruttando le sue capacità, il mercenario adotta la guisa di una massaggiatrice del locale dove Hong è solito recarsi, e dunque non ha problemi a registrare la sua voce. Raggiunto il suo obiettivo, il mercenario si allontana soddisfatto.
Appartamento newyorchese di Taskmaster: Provando e riprovando, il mercenario regola il suo tono di voce su quello di Hong, fino a quando i suoi strumenti gli confermano che è praticamente uguale. Poi comincia ad imitare i suoi gesti, fino a raggiungere una perfetta corrispondenza.
Più tardi, appartamento di Hong: Introducendosi di soppiatto, Taskmaster inietta con una siringa un narcotico a Hong: questo dovrebbe tenerlo fuori gioco fino a quando non avrà portato a termine il suo lavoro.
Il mercenario, nella guisa del capomafia, si presenta dunque a una riunione della Triade, dicendo ai suoi partecipanti che Sunset Bain ha sabotato una loro operazione la scorsa notte, dunque è tempo di dimostrarle che loro non hanno paura di lei. Ha scoperto il luogo di un sito dove Sunset Bain fa ripulire il denaro sporco: qui transitano milioni di dollari ogni giorno, dunque è un sito chiave e va colpito stanotte. Uno dei partecipanti alla riunione si alza ed esprime le sue perplessità: questa è una follia, un errore. Sunset Bain non è stupida, di certo vorrà rivalersi dopo questo attacco e ciò darebbe vita ad una guerra su larga scala. Taskmaster dice allora all’uomo di rivolgere questi suoi dubbi a Zio Lo, dal momento che l’ordine di attaccare proviene proprio da lui. L’uomo, terrorizzato, si zittisce e si rimette a sedere. Il mercenario allora ribadisce l’ordine di assalto per questa notte.
Seguendo dunque gli ordini del finto Hong, il sito appartenente a Sunset Bain viene attaccato ed i suoi uomini eliminati. L’ultimo rimasto dice loro che stanno commettendo un grosso errore, non hanno la minima idea di chi si sono messi contro. Colui che aveva protestato alla riunione ribatte invece di saperlo benissimo, poi gli spara.
Il mattino dopo: Sunset Bain legge su un giornale dell’assalto della polizia alla tavola calda, fatto passare per una indagine su un traffico di droga. Chiede dunque al suo assistente, Mr. Isley, se il corpo di Taskmaster sia stato ritrovato. Di fronte alla risposta negativa di lui, rimane delusa: non ama lasciare questioni in sospeso. Isley tuttavia le fa presente che al momento ci sono questioni più pressanti di cui occuparsi. Quando viene a sapere di quello che è accaduto la scorsa notte, la donna per la rabbia sfonda una finestra con un libro. Taskmaster, presente all’esterno nella guisa di lavavetri, osserva il tutto con attenzione e con un microfono speciale ascolta il dialogo tra Sunset Bain e Isley. L’imprenditrice ordina che venga convocata subito una riunione: se quei porci giapponesi vogliono una guerra, l’avranno. Così sceglie degli obiettivi, che andranno colpiti e distrutti prima dell’alba di domani.
Appartamento newyorchese di Taskmaster: Il mercenario legge il libro di Milton scagliato via da Sunset Bain e rimane favorevolmente colpito dal suo buon gusto. Poi qualcuno suona il campanello ed adotta la guisa dell’uomo dai capelli castani adottata a Las Vegas. Apre la porta e si ritrova di fronte Sandi, la ragazza incontrata al casinò, che rimane colpita dal suo enorme appartamento e dall’eleganza ostentata dall’uomo. Taskmaster la porta alla sua limousine: ha riservato per loro due posti in un accogliente ristorante mediterraneo, poco fuori da Chinatown. La vista dal terrazzo è splendida.
Poco dopo, da questo posto privilegiato, il mercenario osserva uno dei grattacieli appartenenti alla Triade esplodere e crollare. Una scena per lui magnifica.

CONTINUA...