sabato 25 febbraio 2012

Quel megalomane di Jim Shooter (I)


Vi ripropongo un mio articolo pubblicato tempo fa sulla mai troppo compianta rivista Omniverso, dedicato a questo celebre personaggio del mondo del fumetto.

Pazzo. Arrogante. Genio incompreso. Megalomane. Venduto. Bastardo. Ed altri termini poco riferibili: questo ed altro è stato detto nel corso degli anni di Jim Shooter, sicuramente una delle figure più controverse nel panorama dei comics statunitensi. Anche se bisogna dire che il tempo come sempre ha fatto il suo sporco lavoro: se provate a pronunciare questo nome a dei giovani lettori, sia americani che italiani, difficilmente dirà loro qualcosa. Invece dite ‘Jim Shooter’ di fronte a dei fan di fumetti più ‘attempati’, che magari hanno cominciato a leggere storie Marvel con la Star Comics: nascerà subito una accesa discussione. Tra innocentisti e colpevolisti, lettori entusiasti e critici infuriati, non ci sarà una via di mezzo. E a volte questi dibattiti offrono spunti sia interessanti che divertenti, del tipo:”Come erano belli i tempi in cui…”. Come si diceva di un nostro dittatore che durante il suo regime “i treni arrivavano sempre in orario”, così di Shooter si è spesso detto:”Con lui, quando Malekith ha aperto lo Scrigno dei Mille Inverni su THOR, su tutte le testate Marvel è nevicato”.
Ma allora Jim Shooter è da considerarsi un dittatore? O una vittima del sistema? Oppure qualcos’altro, magari un po’ banalmente un uomo che ha fatto il suo tempo ed gggi non ha più nulla da dire al mondo dei fumetti? Cercheremo di scoprirlo nelle pagine che seguono, cercando per quanto possibile di dare una versione oggettiva dei vari eventi che hanno caratterizzato la carriera di questo scrittore/editor, anche se, lo diciamo fin da subito, non sarà una cosa facile.

1 – NASCITA DI UNA NOZIONE

Jim Shooter nasce il 27 settembre 1951 a Pittsburgh, Pennsylvania (ricordate questa città, vi sarà utile per dopo). La sua è la classica famiglia del proletariato americano: il padre operaio (in una delle tante industrie dell’acciaio di Pittsburgh), la madre casalinga e numerosi figli. Un solo reddito e gli inevitabili problemi economici. Una realtà difficile, da cui a quel tempo si può fuggire in un unico modo, immergendosi nelle pagine colorate e nei mondi incredibili del fumetto di supereroi, il divertimento più a basso costo che ci sia. E negli anni ’50 supereroi è sinonimo di DC Comics, che comincia proprio in quel periodo la sua Silver Age. Shooter legge le storie di questa casa editrice sin da piccolo, ma se ne stanca abbastanza presto, già ad otto anni, perché a suo dire presentano sempre le stesse situazioni (soprattutto i racconti di Superman, dove Lois Lane ha in mente solo di scoprire il segreto di Clark Kent, mentre l’Uomo d’Acciaio affronta o Lex Luthor o mostri generati dalla kriptonite rossa). Così nei successivi quattro anni praticamente abbandona la loro lettura.
Ritrova l’entusiasmo a dodici anni, grazie alle prime storie della Marvel Comics di Stan Lee e soci, nelle quali avverte un’atmosfera ed un modo di delineare i personaggi totalmente differente. Le serie della DC Comics invece, a suo dire, non sono cambiate. E nella sua candida mente di dodicenne nasce un pensiero: se riuscisse a scrivere storie come Stan Lee, potrebbe tranquillamente venderle alla DC, che ne ha disperatamente bisogno. Ben presto tutto questo diventa realtà.

2 – LA LEGIONE DI JIMBO

Alcuni mesi dopo la famiglia di Shooter si ritrova in una drammatica condizione economica, alle soglie della povertà. Il giovane ragazzo vorrebbe aiutare i suoi cari per quanto può, ma alla sua età uno come lui non può di certo andare a lavorare in fabbrica, al massimo deve accontentarsi di incarichi mal pagati come consegnare i giornali porta a porta. Ed allora quella idea di qualche tempo prima gli torna alla mente. È giusto precisare una cosa: Shooter non ha mai visto questa cosa come un divertimento, anzi, trattandosi di dover aiutare la sua famiglia era per lui una cosa molto seria. E mai gli è passato per la testa che fosse inconcepibile che un tredicenne entrasse in un mondo competitivo come quello dei comics. E così inizia, letteralmente, a studiare le storie di Stan Lee, cercando di capire cosa le renda così speciali e di adattare quello stile ai racconti della DC, che possiedono un impianto narrativo leggermente differente, più formale se possiamo così definirlo.
La scelta di Shooter ricade sulla Legione dei Supereroi, le cui avventure a quell’epoca sono pubblicate su ADVENTURE COMICS. Il giovane scrittore, ovviamente ignaro di come si stenda una sceneggiatura, disegna degli schizzi della sua storia a cui aggiunge poi i dialoghi e le didascalie. Terminata la sua opera la spedisce alla DC, la quale la consegna all’editor Mort Weisinger, che assolutamente ignaro dell’età dello scrittore rimane così impressionato dalla storia da accettarla subito e chiederne altre. Shooter manda una saga in due parti, che viene ugualmente approvata, poi Weisinger gli offre il suo primo lavoro su commissione, un racconto di Supergirl. Nasce così una leggenda. Le prime storie di Shooter vengono affidate a disegnatori più esperti come Sheldon Modoff e Curt Swan perché le ripuliscano da inevitabili imperfezioni: nonostante ciò soprattutto Swan (disegnatore del maggior numero di storie di Superman) rimane impressionato dagli schizzi del ragazzo ed adatta ad essi il suo stile. Questi racconti vengono infine pubblicati dal luglio 1966 sui nr. 346 e seguenti di ADVENTURE COMICS (ignoro se abbiano mai avuto una edizione italiana).
Shooter viene infine contattato da Weisinger, che scopre finalmente di aver a che fare con un quattordicenne. Ma questo non lo scoraggia e chiede al ragazzo di iniziare a scrivere su base regolare per la DC e di venire a New York per discutere di alcune cose, anche se per richiesta di Weisinger il primo viaggio Shooter deve farlo accompagnato da sua madre, cosa che lo imbarazza un po’. Arrivato nella Grande Mela a Shooter viene chiesto di non recarsi direttamente negli uffici della DC, ma di aspettare nella sua stanza d’albergo. Quando Weisinger infine arriva rimane impressionato da due cose: Shooter è più alto di lui (non a caso nel corso degli anni è stato spesso soprannominato lo Spilungone) ed è vestito in modo impeccabile, in giacca e cravatta. Weisinger invece si aspettava un ragazzino lentigginoso con una maglietta casual. Shooter ha il giusto codice di abbigliamento e di comportamento da passare come scrittore e può ora recarsi negli uffici DC.
Nei successivi cinque anni, oltre ai racconti della Legione, Shooter riceve da Weisinger altri incarichi per altre testate ed impara come sceneggiare in modo appropriato una storia. Non è tutto rose e fiori ovviamente. Innanzitutto c’è un problema che solo uno con l’età di Shooter può avere: la scuola. Il giovane sceneggiatore è costretto a studiare di giorno e scrivere la sera o la notte, cosa che non è esattamente salutare per nessuno. Oltre a ciò è a volte costretto a recarsi a New York, negli uffici della casa editrice, per discutere con alcuni editor. Secondariamente, quello che forse era iniziato come un divertimento, si rivela ben presto un lavoro serio e più duro del previsto, competitivo come molti altri: le scadenze e le pressioni editoriali sono davvero forti e spesso Weisinger critica il suo protetto definendo le sue storie stupide e lamentandosi anche dei particolari più insignificanti. Shooter (che bene o male all’epoca è ancora un ragazzo) all’inizio ci rimane male e pensa di ritirarsi dalle scene, poi però capisce che quella di Weisinger è solo una posa: finge di criticarlo, in realtà apprezza quanto sta facendo. E lo sceneggiatore di Pittsburgh prova ad osare.
Prima di questo tuttavia mi preme sottolineare una cosa: Mort Weisinger, uno della vecchia scuola, è la prima figura autoritaria, per così dire, che Shooter incontra nel corso della sua carriera. Da lui capisce che essere il capo non significa necessariamente essere l’amico di tutti, anzi, a volte comporta dire “no” soprattutto agli scrittori più quotati, che in forza di ciò credono che qualsiasi loro idea possa passare, anche la più orrenda. Inoltre, nel corso dei loro colloqui newyorchesi, Weisinger spiega a Shooter non solo il lato creativo dei fumetti, ma anche ciò che vi sta dietro: la produzione di un albo, la sua stampa, il merchandising, la pubblicità… Lezioni che Shooter ascolta con piacere e che gli sarebbero presto tornate utili.
Lo sceneggiatore di Pittsburgh è un nome nuovo negli uffici della DC Comics, una forza fresca, una mente giovane con idee nuove laddove gli altri scrittori, nella stragrande maggioranza dei casi, provengono dalla Golden Age ed hanno inevitabilmente idee conservative. Così prova ad inserire temi sociali nelle sue storie, ma capisce subito che un editor quando deve dire no non usa tanti giri di parole, lo dice e basta. La sua prima idea è di creare un supereroe afroamericano, Ferro Lad, che inizialmente appare solo in maschera: nei suoi piani, quando si fosse rivelato, la cosa sarebbe stata accolta come normale ed ordinaria, poiché in un illuminato trentesimo secolo di certo non possono esistere pregiudizi ed odi razziali. Sfortunatamente per lui, Shooter ha a che fare con menti precluse del ventesimo secolo: in questo caso l’idea gli viene bocciata poiché la presenza di un supereroe nero avrebbe reso difficile se non impossibile la distribuzione dell’albo nel sud degli Stati Uniti; successivamente il giovane scrittore prova ad introdurre lo scottante tema della droga, ma la storia (“The Lotus Fruit”) viene pesantemente revisionata togliendo ogni problematico riferimento poiché un racconto del genere, con un argomento del genere, sarebbe sicuramente stato bocciato dal Comics Code, cosa che all’epoca la DC non poteva permettersi. Lo stesso Stan Lee, quando poco tempo dopo fece una cosa simile su AMAZING SPIDER-MAN, andò avanti consapevole che non avrebbe avuto l’approvazione, una manovra più che rischiosa per quei tempi.
Tra alti e bassi Shooter scrive le storie della Legione fino al nr. 380 di ADVENTURE COMICS. Cinque anni durante i quali, anche grazie a lui, le condizioni economiche della sua famiglia migliorano. Inoltre, terminato il liceo, il giovane sceneggiatore si appresta ad entrare nel college. Il tutto mentre la storia dei suoi esordi comincia a filtrare fuori dagli uffici della DC Comics: inizialmente molti la ritengono una leggenda metropolitana e non ci credono. La Legione viene sostituita da Supergirl, mentre Cosmic Boy e soci diventano protagonisti di storie d’appendice su ACTION COMICS. Shooter però ha già raggiunto il suo scopo, la carriera nel campo dei fumetti non gli interessa: può dedicarsi ad altri obiettivi ora. E così abbandona questo colorato mondo, non immaginando che ne sarebbe presto diventato uno dei protagonisti principali.

3 – L’APPRODO ALLA MARVEL

I fan della Legione non approvano il cambiamento. Su ADVENTURE i loro eroi erano i protagonisti assoluti, su ACTION COMICS invece devono accontentarsi di poche pagine d’appendice. Inoltre manca qualcosa, manca quel mordente che c’era prima: è inevitabile che lettori adolescenti si identifichino in personaggi tratteggiati da un loro coetaneo e non da un ultraquarantenne vissuto in un’altra epoca. E così cominciano ad inondare la redazione di lettere, chiedendo che si torni a quei temi ed a quelle atmosfere. Occorre dire che a quell’epoca la DC Comics non inseriva i credits nelle sue storie, dunque a parte le persone più informate in pochi potevano dire:”Rivorrei quel ragazzo di Pittsburgh al timone della serie”.
Comunque la casa editrice corre immediatamente ai ripari: trasferisce la Legione su SUPERBOY, che per l’occasione viene rinominato SUPERBOY AND THE LEGION OF SUPER-HEROES, e circa a metà degli anni ‘70 richiama Shooter all’ovile, suppongo con un contratto economico non indifferente. Questo sancisce il ritorno definitivo dell’autore nel campo dei comics e ben presto avrebbe scalato le gerarchie, imponendosi come una delle più importanti figure mai esistite. Ma andiamo con ordine: Shooter ricomincia a scrivere le storie della Legione, ma entra subito in contrasto col suo nuovo editor Murray Boltinoff. E non solo una volta. Da qui all’addio alla serie il passo è breve. Ma stavolta Shooter decide di non ritornare nell’oblio.
Nel 1976 Marv Wolfman lo assume alla Marvel come editor associato. Shooter rimane colpito, la prima volta che entra negli uffici di questa casa editrice, dall’ambiente informale e goliardico che domina tra i suoi dipendenti, molto diverso da quello da lui visto alla DC. C’è gente che ride, scherza e gioca, ci sono persone vestite in modo assolutamente casual e non costrette ad indossare giacca e cravatta, ci sono gigantografie dei vari personaggi pubblicati… insomma, c’è di tutto. Ed a lui piace molto. Dopo un breve periodo di rodaggio Shooter comincia a sceneggiare alcune serie, tra queste GHOST RIDER, DAREDEVIL e AVENGERS.
Soprattutto su quest’ultima testata lo scrittore mostra tutte le sue capacità: coadiuvato dagli esordienti ma già capacissimi George Perez e John Byrne (futuro amico/nemico) dà vita a celebri saghe come ‘La Sposa di Ultron’ o ‘La Saga di Korvac’ e crea personaggi come Jocasta e Graviton. Oltre a ciò riceve il prestigioso incarico di plottare insieme a Stan Lee le storie dell’Uomo Ragno che compaiono sulle strisce sindacate di vari quotidiani. E questo fino al 1978, quando Archie Goodwin abdica dalla sua posizione come Editor-in-Chief e Shooter ne prende il posto.

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